Rafaello eseguiva assai meglio il precetto del dottissimo Leonardo da Vinci nell’espressione de’ suoi dipinti, di quello avesse fatto ogni altro antecessore, il quale era: «che i professori dovessero fuggire l’estremo ricercamento de’ muscoli, accioché non rieschino difficili e disgraziati»57. Perché egli considerava il bello di natura non dar a conoscere, massime negl’ignudi, che un particolar concerto di grande unione e delicatezza, e solamente dimostrarsi fra la diversità delle parti alcune più gagliarde, con altre dolcemente accennate, e tutte dentro a’ limiti della buona unione, e debita moderanza. Adunque espresse in somigliante guisa saranno stimate biasmevoli ed imperfette? E ’l dipinto partecipante di crudo non poco fiero, e fuori della convenevole naturalezza per satisfare al gusto depravato, come di febricitante sarà il bello e il buono? Non è che fuori del ragionevole il pensare che debba in alcun tempo prevalere il gusto viziato ed imperfetto, al temperato, e di buona sanità. Ma oltre l’evidenti ragioni decida pure il tutto la stessa sperienza, che del continuo dimostra la copia de’ buoni studiosi di pittura applicata a’ più degni e perfetti operati di Rafaello, massime nella città di Roma, ove risiede il maggior aggregato dell’opere, e non altrimenti a quelle degli altri, contuttoché dal sudetto autore58 venghino rappresentate di più assoluta perfezione. Sanzio, Raffaello, pittore architetto Il Microcosmo della pittura
grazia, particolare spirito, e rara leggiadria, e al contrario quelli che si ritrovano valevoli e sufficienti, per altro, e hanno palesato nelle loro figure dipinte l’estremo del mancamento, come participanti della dispiacevole tozzezza e soverchia brevità, si vedono coll’operazione molto diminuita di grazia, spirito e desiderata bellezza. Mazzola, Girolamo Francesco Maria, pittore>Parmegianino</persona>, le quali appaiono per lo più accompagnate coll’eccesso della sveltezza, e dimostrano ancora sopra l’altre de’ più degni maestri maggior <lemma val= Il Microcosmo della pittura
Tiziano e l’idea, con la grazia, unione e delicato dipingere d’Antonio da Correggio, e questo non già perché solamente fossero di laudabile [p. 68] sufficienza in riguardo delle particolari parti, ma sì bene per aver ecceduto ogni altro più eccellente con le particolari loro qualificate e supreme prerogative, ancorché siano riusciti in effetto nel tutto spettante alla buona pitturanon poco sufficienti. Perché il dimostrarsi mediante l’operazione di talenti, e maniera diversa, non è che effetto de’ conaturali geni che per l’ordinario vengono ad originarsi da’ climi del cielo, che sono cause universali e remote, come dalle più prossime de’ particolari maestri, da’ propri temperamenti; e da simili accidenti esteriori, che vengono a concorrere per cause maggiormente vicine alla più immediata disposizione. Non resta, però, che non si venga a riconoscere in una tal verità, massime nell’opere dipinte con più esquisito gusto, che questi rari maestri hanno posseduto sopra d’ogni altro il meglio delle qualità sufficienti che si ricercano ne’ più perfetti pittori, sebene dimostra sentire altrimente Giovanni Paolo Lumazzi, mentre per compimento di bella pittura, non stimando adeguata la particolar sufficienza de’ primi e più eccellenti maestri, vole che solo mediante l’unione delle megliori qualità si possa formare la bellissima pittura; e soggionge le seguenti parole: «Chi volesse formare quadri di perfezione come un Adamo ed un’Eva, come corpi nobillissimi, bisognerebbe che l’Adamo si desse a dissegnare a Michelangelo Bonarota, e a Tiziano da colorare, togliendo la proporzione, e convenienza da Rafaello, e l’Eva si dissegnasse da Rafaello, e si colorisse dal Correggio, e questi due sarebbero i megliori quadri che si fossero mai fatti al mondo»98. Pensa ciò a mio credere solo in riguardo dell’invenzione laudabile, ma in effetto di poca riuscita, quando però dalla divina potenzia non venisse prodotto soggetto, il quale eminentemente contenesse da sè solo simili come divine qualità, che sono riconosciute nelli quattro citati maestri, che in un tal caso verisimilmente artefice così prodigioso potria dissegnare e colorire ogni sorte d’operazione, ed esprimere ogni più fina bellezza, e anco superare di vantaggio le maggiori difficoltà; ma considerandosi ciò in ordine all’atto prattico, sendo che per essere vissuti questi straordinari soggetti ad una stessa età, e facilmente ad un [p. 69] medesimo tempo, e però data come possibile l’occasione di un tal congresso per fabbricare di concerto l’opera adeguatissima, conoscerassi in un simil caso non poter sortire verisimilmente, che varie e repugnanti difficoltà per l’unione di queste incompatibili materie in ordine alla lega e forma di perfezione, non avendo in fatti fra di loro la debita simboleità. Il primo si potrà stimare, che mediante il caldo di studiosa applicazione destilasse la materia ed il fondamento de’ buoni contorni, ma il secondo per non essere disposto ad incorporarsi non potria che succedere se non imperfetto il composto, conoscendosi non essere il compito dissegno del Bonarota che una forza e idea di particolar sufficienza, che si ritrova molto più accomodata in ordine a’ sassi che a’ colori. E il più proprio talento di Tiziano essere un modo singolare, che dimostra con gran facilità uniformarsi adeguatamente alle belle operazioni di natura; e però dato anco il caso che il Bonarota dissegni la figura dell’Adamo col solito della sua più esatta sufficienza, questa riuscirà verisimilmente più ricercata d’altre figure d’angeli e di giovani, altre volte dal medesimo dipinti con estremo ed improprio ricercamento, nelle quali il tutto dell’azione col particolar di ciascheduna parte viene a dimostrare con la durezza il troppo artificio. Né mi dica il geloso dissegnatore che il buon contorno non possa dimostrare simili eccessi, e serva mai sempre per l’invenzione e buona simetria, come parte nella pittura maggiormente necessaria, e supplisca solamente il colorito alla delicata naturalezza: perché si potrà anco rispondere che essere necessario pe ’l compimento di buona pittura, che il colorito e dissegno unitamente conspiri alla formazione dell’opera, ed anco il particolar dissegno e puro contorno essere valevole per dimostrare con la proporzione la grazia e vera naturalezza, ed altre buone qualità conforme al proprio talento dell’artefice; e però conosceremo non potere conformarsi ad un tal dissegno la differente maniera di Tiziano. Ritiene il primo un’idea di corpo in estremo risentito, e di studio oltramodo ricercato, e diligentemente l’altro non concepisce l’opera che dentro a’ [p. 70] limiti della stessa natura. Eccoti co’ colori Tiziano a ridurre il contornato del Bonarota, il quale in conformità del proprio genio, tenendo nella mente impresso l’idolo della buona e desiata naturalezza, e così mentre procura col proprio stile uniformarsi al vero, incontrando eccessi ne’ contorni, parte de’ caricati lineamenti con i colori annulla, altri diminuisce e alcuni varia ne’ siti, e conoscendo il più e meno di linea acuta ed ottusa arrecare più facilità, grazia e espressione maggiormente propria, non può che ridurla a forza di colore al proprio gusto. In maniera che dato sopragiunga il medesimo Bonarota, vedendo l’opera ridotta con differentissimo gusto, non resterà che mal sodisfatto, sendo che in questo caso l’aiuto dell’uno non potria servire, che per la confusione dell’altro. Nemmeno vale il dire, che sia detto vulgato e vero non solo del medesimo Bonarota, ma parimente della commune de’ professori, che si debba prima ricercare il buon dissegno, perché dentro al contorno di proposito venga ogni cosa a campeggiare nel mezo, essendo divulgato un simil detto per dimostrare la necessità che tiene il pittore del sufficiente dissegno, né per questo seguire che un puro, ancorché fosse adeguatissimo disegnatore, possa essere stimato compito nella professione di pittura, e nel nostro caso, trattandosi del dipingere opera bellissima e naturale, non sarà valevole il dissegno del Bonarota, quantunque si ritrovi per sé stesso sufficientissimo in conformità mai sempre del molto studio, e sua particolare idea, perché in ordine alla buona immitazione del vero ritrovato lontano, si potrà credere che il gran maestro da Cadoro, come eccellentissimo nel colorito, ed assai sufficiente nel dissegno, in occorrenza non possa di meno di non procurare con gli ultimi ritocchi del suo proprio talento la più desiderata verità, ne’ quali ritocchi si contiene veramente dissegno e colorito, e si può credere ogni cosa di buono per essere in effetto i colpi del compimento, che lasciano l’opera nell’ultimo termine di perfezione, ed in tal modo pare che si possa dire non essere in ogni tempo che ammirabile lo studio ed intelligenza del Bonarota: ma questo suodissegno non [p. 71] poter meglio servire che a se stesso, e per l’opere sue, massime di rilievo, nelle quali si ritrova per ogni parte raro, e per altri artefici solo quanto all’invenzione, e ciò evidentemente si dimostrò per appunto nel caso in prattica a Cavaliere primario della città di Forlì, il quale venendo persuaso da’ gustosi della professione a far dipingere la bella veduta del suo palazzo ad Angelomichel Colonna, che si ritrovava casualmente di passaggio in detta città, e per ciò fatto vedere il sito al detto maestro, restarono che mandasse il dissegno di convenevole prospettiva, affinché potesse di poi venire a perfezionarla: dopo giunto a Bologna mandovvi bello e compito dissegno, con lettera nella quale avvisava, che essendo fatta la maggior fatica ad ogni mottivo saria venuto per operarlo. Onde ciò communicato a persone di poco e nulla d’intendimento, massime ad un pittore volgare, assai della casa domestico, il quale operò per suo interesse a segno che insieme con gli altri persuasero il detto signore che un pittore ordinario l’avria ancora in questa operazione servito di vantaggio, essendo provisto di puntualissimo dissegno, che era il più della fatica; al che acconsentendo il padrone, diede ordine che venisse ad operare quello il quale più aspirava al proprio interesse, che alla buona riuscita; fornì in breve di mal dipingere con poco onore, e riuscì il tutto di poca sodisfazione. Di maniera che poco dopo, ritrovandosi in Bologna uno di quelli che, affidato nel solo dissegno, pensava che il pittore ordinario operasse con un tal mezo straordinarie maraviglie, incontratosi in discorso co ’l sopradetto Colonna, che pur stava ad attendere la risoluzione, sentì a dire che l’opera era stata fatta con mala riuscita, e ciò non era seguito che mediante il fondamento della sua lettera, la quale avvisava essere fatto con esso dissegno la maggior fatica, al che rispose immediatamente il suddetto Colonna, che questa maggior fatica non intendeva essere fatta che per lui, come quello ch’avea adeguata conoscenza del proprio dissegno, e non altrimenti per altri, i quali per ritrovarsi di gusto e sufficienza differenti, non possono debitamente approfittarsi, e di ciò pare, che la ragione sia in pronto, perché [p. 72] quello di meno intelligenza non può conoscere, né tampoco accommodarsi per esseguire adeguatamente l’altrui dissegno, con tutto che tal volta egli sia alquanto sufficiente ne’ colori. Nemmeno potrà in tal proposito ostare l’esempio di Marcello Venusti mantovano, come di soggetto che mediante i dissegni del Bonarota dava a conoscere l’opere anco megliori, e veramente degne d’osservazione; sendo che questo per essere stato longo tempo studioso di quel maestro avea anco occasione d’uniformarsi ad un tal andamento, e per essere languido nel dissegno restava facilmente contento di caminare dentro a quei limiti, che per uscirne non teneva spirito e forza sufficiente, quando non voleva dimostrare più debile ed imperfetto il dipinto, e ’l maestro Bonarota permetteva che colorisse i suoi dissegni per conoscerlo altrettanto mancante nel pensiero e capriccio spettante al buon dissegno, quanto abbondevole di pazienza ed altri qualificati talenti, mediante i quali dava a conoscere nell’opera anco sopra il maestro grazia più eccellente e meglior colorito; e desiderando il curioso della professione vedere opere di tal sorte, ritroverà nel Palazzo de’ Farnesi in Roma il Giudicio del medesimo Michelangelo in picciolo, il quale veramente nelle parti spettanti alla grazia, decoro e delicatezza, appare più compito; e quadro che dimostra parimente un composto raro di questa unione con figure di grandezza simile a quelle del Giudicio, e forsi di maggior perfezione, vedesi in Forlì nelle stanze dell’appartamento nobile del Collegio sopra alla Pace della città nel Palazzo Publico della piazza, il quale fa conoscere eccellentemente la Ressurrezione di Cristo con alcuni soldati alla guardia, dipinto coll’esattissimo dissegno del Bonarota e colorito in modo che palesa il tutto ed ogni minima parte, con graziosa e puntuale osservazione; che in occorrenza potrassi vedere ritrovandosi in tal luogo ben custodito, come merita opera per ogni parte qualificata. Non sarà però l’esempio di questo, che fu assai inferiore nel dissegno, e particolar immitatore del suo maestro Bonarota, valevole per dimostrare il simile di quel Tiziano, che si trovò per ogni parte adeguatamente compito, e solo seguace [p. 73] e sopra a tutti eccellente nell’imitazione di più vera naturalezza. Vecellio, Tiziano, pittore Il Microcosmo della pittura
e l’idea, con la grazia, unione e delicato dipingere d’Antonio da Correggio, e questo non già perché solamente fossero di laudabile [p. 68] sufficienza in riguardo delle particolari parti, ma sì bene per aver ecceduto ogni altro più eccellente con le particolari loro qualificate e supreme prerogative, ancorché siano riusciti in effetto nel tutto spettante alla buona pitturanon poco sufficienti. Perché il dimostrarsi mediante l’operazione di talenti, e maniera diversa, non è che effetto de’ conaturali geni che per l’ordinario vengono ad originarsi da’ climi del cielo, che sono cause universali e remote, come dalle più prossime de’ particolari maestri, da’ propri temperamenti; e da simili accidenti esteriori, che vengono a concorrere per cause maggiormente vicine alla più immediata disposizione. Non resta, però, che non si venga a riconoscere in una tal verità, massime nell’opere dipinte con più esquisito gusto, che questi rari maestri hanno posseduto sopra d’ogni altro il meglio delle qualità sufficienti che si ricercano ne’ più perfetti pittori, sebene dimostra sentire altrimente Giovanni Paolo Lumazzi, mentre per compimento di bella pittura, non stimando adeguata la particolar sufficienza de’ primi e più eccellenti maestri, vole che solo mediante l’unione delle megliori qualità si possa formare la bellissima pittura; e soggionge le seguenti parole: «Chi volesse formare quadri di perfezione come un Adamo ed un’Eva, come corpi nobillissimi, bisognerebbe che l’Adamo si desse a dissegnare a Michelangelo Bonarota, e a Tiziano da colorare, togliendo la proporzione, e convenienza da Rafaello, e l’Eva si dissegnasse da Rafaello, e si colorisse dal Correggio, e questi due sarebbero i megliori quadri che si fossero mai fatti al mondo»98. Pensa ciò a mio credere solo in riguardo dell’invenzione laudabile, ma in effetto di poca riuscita, quando però dalla divina potenzia non venisse prodotto soggetto, il quale eminentemente contenesse da sè solo simili come divine qualità, che sono riconosciute nelli quattro citati maestri, che in un tal caso verisimilmente artefice così prodigioso potria dissegnare e colorire ogni sorte d’operazione, ed esprimere ogni più fina bellezza, e anco superare di vantaggio le maggiori difficoltà; ma considerandosi ciò in ordine all’atto prattico, sendo che per essere vissuti questi straordinari soggetti ad una stessa età, e facilmente ad un [p. 69] medesimo tempo, e però data come possibile l’occasione di un tal congresso per fabbricare di concerto l’opera adeguatissima, conoscerassi in un simil caso non poter sortire verisimilmente, che varie e repugnanti difficoltà per l’unione di queste incompatibili materie in ordine alla lega e forma di perfezione, non avendo in fatti fra di loro la debita simboleità. Il primo si potrà stimare, che mediante il caldo di studiosa applicazione destilasse la materia ed il fondamento de’ buoni contorni, ma il secondo per non essere disposto ad incorporarsi non potria che succedere se non imperfetto il composto, conoscendosi non essere il compito dissegno del Bonarota che una forza e idea di particolar sufficienza, che si ritrova molto più accomodata in ordine a’ sassi che a’ colori. E il più proprio talento di Tiziano essere un modo singolare, che dimostra con gran facilità uniformarsi adeguatamente alle belle operazioni di natura; e però dato anco il caso che il Bonarota dissegni la figura dell’Adamo col solito della sua più esatta sufficienza, questa riuscirà verisimilmente più ricercata d’altre figure d’angeli e di giovani, altre volte dal medesimo dipinti con estremo ed improprio ricercamento, nelle quali il tutto dell’azione col particolar di ciascheduna parte viene a dimostrare con la durezza il troppo artificio. Né mi dica il geloso dissegnatore che il buon contorno non possa dimostrare simili eccessi, e serva mai sempre per l’invenzione e buona simetria, come parte nella pittura maggiormente necessaria, e supplisca solamente il colorito alla delicata naturalezza: perché si potrà anco rispondere che essere necessario pe ’l compimento di buona pittura, che il colorito e dissegno unitamente conspiri alla formazione dell’opera, ed anco il particolar dissegno e puro contorno essere valevole per dimostrare con la proporzione la grazia e vera naturalezza, ed altre buone qualità conforme al proprio talento dell’artefice; e però conosceremo non potere conformarsi ad un tal dissegno la differente maniera di Tiziano. Ritiene il primo un’idea di corpo in estremo risentito, e di studio oltramodo ricercato, e diligentemente l’altro non concepisce l’opera che dentro a’ [p. 70] limiti della stessa natura. Eccoti co’ colori Tiziano a ridurre il contornato del Bonarota, il quale in conformità del proprio genio, tenendo nella mente impresso l’idolo della buona e desiata naturalezza, e così mentre procura col proprio stile uniformarsi al vero, incontrando eccessi ne’ contorni, parte de’ caricati lineamenti con i colori annulla, altri diminuisce e alcuni varia ne’ siti, e conoscendo il più e meno di linea acuta ed ottusa arrecare più facilità, grazia e espressione maggiormente propria, non può che ridurla a forza di colore al proprio gusto. In maniera che dato sopragiunga il medesimo Bonarota, vedendo l’opera ridotta con differentissimo gusto, non resterà che mal sodisfatto, sendo che in questo caso l’aiuto dell’uno non potria servire, che per la confusione dell’altro. Nemmeno vale il dire, che sia detto vulgato e vero non solo del medesimo Bonarota, ma parimente della commune de’ professori, che si debba prima ricercare il buon dissegno, perché dentro al contorno di proposito venga ogni cosa a campeggiare nel mezo, essendo divulgato un simil detto per dimostrare la necessità che tiene il pittore del sufficiente dissegno, né per questo seguire che un puro, ancorché fosse adeguatissimo disegnatore, possa essere stimato compito nella professione di pittura, e nel nostro caso, trattandosi del dipingere opera bellissima e naturale, non sarà valevole il dissegno del Bonarota, quantunque si ritrovi per sé stesso sufficientissimo in conformità mai sempre del molto studio, e sua particolare idea, perché in ordine alla buona immitazione del vero ritrovato lontano, si potrà credere che il gran maestro da Cadoro, come eccellentissimo nel colorito, ed assai sufficiente nel dissegno, in occorrenza non possa di meno di non procurare con gli ultimi ritocchi del suo proprio talento la più desiderata verità, ne’ quali ritocchi si contiene veramente dissegno e colorito, e si può credere ogni cosa di buono per essere in effetto i colpi del compimento, che lasciano l’opera nell’ultimo termine di perfezione, ed in tal modo pare che si possa dire non essere in ogni tempo che ammirabile lo studio ed intelligenza del Bonarota: ma questo suodissegno non [p. 71] poter meglio servire che a se stesso, e per l’opere sue, massime di rilievo, nelle quali si ritrova per ogni parte raro, e per altri artefici solo quanto all’invenzione, e ciò evidentemente si dimostrò per appunto nel caso in prattica a Cavaliere primario della città di Forlì, il quale venendo persuaso da’ gustosi della professione a far dipingere la bella veduta del suo palazzo ad Angelomichel Colonna, che si ritrovava casualmente di passaggio in detta città, e per ciò fatto vedere il sito al detto maestro, restarono che mandasse il dissegno di convenevole prospettiva, affinché potesse di poi venire a perfezionarla: dopo giunto a Bologna mandovvi bello e compito dissegno, con lettera nella quale avvisava, che essendo fatta la maggior fatica ad ogni mottivo saria venuto per operarlo. Onde ciò communicato a persone di poco e nulla d’intendimento, massime ad un pittore volgare, assai della casa domestico, il quale operò per suo interesse a segno che insieme con gli altri persuasero il detto signore che un pittore ordinario l’avria ancora in questa operazione servito di vantaggio, essendo provisto di puntualissimo dissegno, che era il più della fatica; al che acconsentendo il padrone, diede ordine che venisse ad operare quello il quale più aspirava al proprio interesse, che alla buona riuscita; fornì in breve di mal dipingere con poco onore, e riuscì il tutto di poca sodisfazione. Di maniera che poco dopo, ritrovandosi in Bologna uno di quelli che, affidato nel solo dissegno, pensava che il pittore ordinario operasse con un tal mezo straordinarie maraviglie, incontratosi in discorso co ’l sopradetto Colonna, che pur stava ad attendere la risoluzione, sentì a dire che l’opera era stata fatta con mala riuscita, e ciò non era seguito che mediante il fondamento della sua lettera, la quale avvisava essere fatto con esso dissegno la maggior fatica, al che rispose immediatamente il suddetto Colonna, che questa maggior fatica non intendeva essere fatta che per lui, come quello ch’avea adeguata conoscenza del proprio dissegno, e non altrimenti per altri, i quali per ritrovarsi di gusto e sufficienza differenti, non possono debitamente approfittarsi, e di ciò pare, che la ragione sia in pronto, perché [p. 72] quello di meno intelligenza non può conoscere, né tampoco accommodarsi per esseguire adeguatamente l’altrui dissegno, con tutto che tal volta egli sia alquanto sufficiente ne’ colori. Nemmeno potrà in tal proposito ostare l’esempio di Marcello Venusti mantovano, come di soggetto che mediante i dissegni del Bonarota dava a conoscere l’opere anco megliori, e veramente degne d’osservazione; sendo che questo per essere stato longo tempo studioso di quel maestro avea anco occasione d’uniformarsi ad un tal andamento, e per essere languido nel dissegno restava facilmente contento di caminare dentro a quei limiti, che per uscirne non teneva spirito e forza sufficiente, quando non voleva dimostrare più debile ed imperfetto il dipinto, e ’l maestro Bonarota permetteva che colorisse i suoi dissegni per conoscerlo altrettanto mancante nel pensiero e capriccio spettante al buon dissegno, quanto abbondevole di pazienza ed altri qualificati talenti, mediante i quali dava a conoscere nell’opera anco sopra il maestro grazia più eccellente e meglior colorito; e desiderando il curioso della professione vedere opere di tal sorte, ritroverà nel Palazzo de’ Farnesi in Roma il Giudicio del medesimo Michelangelo in picciolo, il quale veramente nelle parti spettanti alla grazia, decoro e delicatezza, appare più compito; e quadro che dimostra parimente un composto raro di questa unione con figure di grandezza simile a quelle del Giudicio, e forsi di maggior perfezione, vedesi in Forlì nelle stanze dell’appartamento nobile del Collegio sopra alla Pace della città nel Palazzo Publico della piazza, il quale fa conoscere eccellentemente la Ressurrezione di Cristo con alcuni soldati alla guardia, dipinto coll’esattissimo dissegno del Bonarota e colorito in modo che palesa il tutto ed ogni minima parte, con graziosa e puntuale osservazione; che in occorrenza potrassi vedere ritrovandosi in tal luogo ben custodito, come merita opera per ogni parte qualificata. Non sarà però l’esempio di questo, che fu assai inferiore nel dissegno, e particolar immitatore del suo maestro Bonarota, valevole per dimostrare il simile di quel Tiziano, che si trovò per ogni parte adeguatamente compito, e solo seguace [p. 73] e sopra a tutti eccellente nell’imitazione di più vera naturalezza. None Il Microcosmo della pittura
Giovanni Paolo Lumazzi, mentre per compimento di bella pittura, non stimando adeguata la particolar sufficienza de’ primi e più eccellenti maestri, vole che solo mediante l’unione delle megliori qualità si possa formare la bellissima pittura; e soggionge le seguenti parole: «Chi volesse formare quadri di perfezione come un Adamo ed un’Eva, come corpi nobillissimi, bisognerebbe che l’Adamo si desse a dissegnare a Michelangelo Bonarota, e a Tiziano da colorare, togliendo la proporzione, e convenienza da Rafaello, e l’Eva si dissegnasse da Rafaello, e si colorisse dal Correggio, e questi due sarebbero i megliori quadri che si fossero mai fatti al mondo»98. Pensa ciò a mio credere solo in riguardo dell’invenzione laudabile, ma in effetto di poca riuscita, quando però dalla divina potenzia non venisse prodotto soggetto, il quale eminentemente contenesse da sè solo simili come divine qualità, che sono riconosciute nelli quattro citati maestri, che in un tal caso verisimilmente artefice così prodigioso potria dissegnare e colorire ogni sorte d’operazione, ed esprimere ogni più fina bellezza, e anco superare di vantaggio le maggiori difficoltà; ma considerandosi ciò in ordine all’atto prattico, sendo che per essere vissuti questi straordinari soggetti ad una stessa età, e facilmente ad un [p. 69] medesimo tempo, e però data come possibile l’occasione di un tal congresso per fabbricare di concerto l’opera adeguatissima, conoscerassi in un simil caso non poter sortire verisimilmente, che varie e repugnanti difficoltà per l’unione di queste incompatibili materie in ordine alla lega e forma di perfezione, non avendo in fatti fra di loro la debita simboleità. Il primo si potrà stimare, che mediante il caldo di studiosa applicazione destilasse la materia ed il fondamento de’ buoni contorni, ma il secondo per non essere disposto ad incorporarsi non potria che succedere se non imperfetto il composto, conoscendosi non essere il compito dissegno del Bonarota che una forza e idea di particolar sufficienza, che si ritrova molto più accomodata in ordine a’ sassi che a’ colori. E il più proprio talento di Tiziano essere un modo singolare, che dimostra con gran facilità uniformarsi adeguatamente alle belle operazioni di natura; e però dato anco il caso che il Bonarota dissegni la figura dell’Adamo col solito della sua più esatta sufficienza, questa riuscirà verisimilmente più ricercata d’altre figure d’angeli e di giovani, altre volte dal medesimo dipinti con estremo ed improprio ricercamento, nelle quali il tutto dell’azione col particolar di ciascheduna parte viene a dimostrare con la durezza il troppo artificio. Né mi dica il geloso dissegnatore che il buon contorno non possa dimostrare simili eccessi, e serva mai sempre per l’invenzione e buona simetria, come parte nella pittura maggiormente necessaria, e supplisca solamente il colorito alla delicata naturalezza: perché si potrà anco rispondere che essere necessario pe ’l compimento di buona pittura, che il colorito e dissegno unitamente conspiri alla formazione dell’opera, ed anco il particolar dissegno e puro contorno essere valevole per dimostrare con la proporzione la grazia e vera naturalezza, ed altre buone qualità conforme al proprio talento dell’artefice; e però conosceremo non potere conformarsi ad un tal dissegno la differente maniera di Tiziano. Ritiene il primo un’idea di corpo in estremo risentito, e di studio oltramodo ricercato, e diligentemente l’altro non concepisce l’opera che dentro a’ [p. 70] limiti della stessa natura. Eccoti co’ colori Tiziano a ridurre il contornato del Bonarota, il quale in conformità del proprio genio, tenendo nella mente impresso l’idolo della buona e desiata naturalezza, e così mentre procura col proprio stile uniformarsi al vero, incontrando eccessi ne’ contorni, parte de’ caricati lineamenti con i colori annulla, altri diminuisce e alcuni varia ne’ siti, e conoscendo il più e meno di linea acuta ed ottusa arrecare più facilità, grazia e espressione maggiormente propria, non può che ridurla a forza di colore al proprio gusto. In maniera che dato sopragiunga il medesimo Bonarota, vedendo l’opera ridotta con differentissimo gusto, non resterà che mal sodisfatto, sendo che in questo caso l’aiuto dell’uno non potria servire, che per la confusione dell’altro. Nemmeno vale il dire, che sia detto vulgato e vero non solo del medesimo Bonarota, ma parimente della commune de’ professori, che si debba prima ricercare il buon dissegno, perché dentro al contorno di proposito venga ogni cosa a campeggiare nel mezo, essendo divulgato un simil detto per dimostrare la necessità che tiene il pittore del sufficiente dissegno, né per questo seguire che un puro, ancorché fosse adeguatissimo disegnatore, possa essere stimato compito nella professione di pittura, e nel nostro caso, trattandosi del dipingere opera bellissima e naturale, non sarà valevole il dissegno del Bonarota, quantunque si ritrovi per sé stesso sufficientissimo in conformità mai sempre del molto studio, e sua particolare idea, perché in ordine alla buona immitazione del vero ritrovato lontano, si potrà credere che il gran maestro da Cadoro, come eccellentissimo nel colorito, ed assai sufficiente nel dissegno, in occorrenza non possa di meno di non procurare con gli ultimi ritocchi del suo proprio talento la più desiderata verità, ne’ quali ritocchi si contiene veramente dissegno e colorito, e si può credere ogni cosa di buono per essere in effetto i colpi del compimento, che lasciano l’opera nell’ultimo termine di perfezione, ed in tal modo pare che si possa dire non essere in ogni tempo che ammirabile lo studio ed intelligenza del Bonarota: ma questo suodissegno non [p. 71] poter meglio servire che a se stesso, e per l’opere sue, massime di rilievo, nelle quali si ritrova per ogni parte raro, e per altri artefici solo quanto all’invenzione, e ciò evidentemente si dimostrò per appunto nel caso in prattica a Cavaliere primario della città di Forlì, il quale venendo persuaso da’ gustosi della professione a far dipingere la bella veduta del suo palazzo ad Angelomichel Colonna, che si ritrovava casualmente di passaggio in detta città, e per ciò fatto vedere il sito al detto maestro, restarono che mandasse il dissegno di convenevole prospettiva, affinché potesse di poi venire a perfezionarla: dopo giunto a Bologna mandovvi bello e compito dissegno, con lettera nella quale avvisava, che essendo fatta la maggior fatica ad ogni mottivo saria venuto per operarlo. Onde ciò communicato a persone di poco e nulla d’intendimento, massime ad un pittore volgare, assai della casa domestico, il quale operò per suo interesse a segno che insieme con gli altri persuasero il detto signore che un pittore ordinario l’avria ancora in questa operazione servito di vantaggio, essendo provisto di puntualissimo dissegno, che era il più della fatica; al che acconsentendo il padrone, diede ordine che venisse ad operare quello il quale più aspirava al proprio interesse, che alla buona riuscita; fornì in breve di mal dipingere con poco onore, e riuscì il tutto di poca sodisfazione. Di maniera che poco dopo, ritrovandosi in Bologna uno di quelli che, affidato nel solo dissegno, pensava che il pittore ordinario operasse con un tal mezo straordinarie maraviglie, incontratosi in discorso co ’l sopradetto Colonna, che pur stava ad attendere la risoluzione, sentì a dire che l’opera era stata fatta con mala riuscita, e ciò non era seguito che mediante il fondamento della sua lettera, la quale avvisava essere fatto con esso dissegno la maggior fatica, al che rispose immediatamente il suddetto Colonna, che questa maggior fatica non intendeva essere fatta che per lui, come quello ch’avea adeguata conoscenza del proprio dissegno, e non altrimenti per altri, i quali per ritrovarsi di gusto e sufficienza differenti, non possono debitamente approfittarsi, e di ciò pare, che la ragione sia in pronto, perché [p. 72] quello di meno intelligenza non può conoscere, né tampoco accommodarsi per esseguire adeguatamente l’altrui dissegno, con tutto che tal volta egli sia alquanto sufficiente ne’ colori. Nemmeno potrà in tal proposito ostare l’esempio di Marcello Venusti mantovano, come di soggetto che mediante i dissegni del Bonarota dava a conoscere l’opere anco megliori, e veramente degne d’osservazione; sendo che questo per essere stato longo tempo studioso di quel maestro avea anco occasione d’uniformarsi ad un tal andamento, e per essere languido nel dissegno restava facilmente contento di caminare dentro a quei limiti, che per uscirne non teneva spirito e forza sufficiente, quando non voleva dimostrare più debile ed imperfetto il dipinto, e ’l maestro Bonarota permetteva che colorisse i suoi dissegni per conoscerlo altrettanto mancante nel pensiero e capriccio spettante al buon dissegno, quanto abbondevole di pazienza ed altri qualificati talenti, mediante i quali dava a conoscere nell’opera anco sopra il maestro grazia più eccellente e meglior colorito; e desiderando il curioso della professione vedere opere di tal sorte, ritroverà nel Palazzo de’ Farnesi in Roma il Giudicio del medesimo Michelangelo in picciolo, il quale veramente nelle parti spettanti alla grazia, decoro e delicatezza, appare più compito; e quadro che dimostra parimente un composto raro di questa unione con figure di grandezza simile a quelle del Giudicio, e forsi di maggior perfezione, vedesi in Forlì nelle stanze dell’appartamento nobile del Collegio sopra alla Pace della città nel Palazzo Publico della piazza, il quale fa conoscere eccellentemente la Ressurrezione di Cristo con alcuni soldati alla guardia, dipinto coll’esattissimo dissegno del Bonarota e colorito in modo che palesa il tutto ed ogni minima parte, con graziosa e puntuale osservazione; che in occorrenza potrassi vedere ritrovandosi in tal luogo ben custodito, come merita opera per ogni parte qualificata. Non sarà però l’esempio di questo, che fu assai inferiore nel dissegno, e particolar immitatore del suo maestro Bonarota, valevole per dimostrare il simile di quel Tiziano, che si trovò per ogni parte adeguatamente compito, e solo seguace [p. 73] e sopra a tutti eccellente nell’imitazione di più vera naturalezza. Lamazzo, Giovanni Paolo, pittore trattatista Il Microcosmo della pittura
i Dossi Dossi, Dosso, di Niccolò Luteri Giovanni Francesco, pittore, Dossi, Battista, pittore Il Microcosmo della pittura
[p. 74] nelle Academie dell’Ignudo lo stesso modello, e anco nella medesima vista e positura, perché ciascheduno l’osserva con occhi, mente e gusto differente, parimenti non riuscire che molto vario il dissegnato. E per conoscere una tale difficoltà, il saggio Francesco Barbieri99 in occasione di visitare nella festività di S. Anna la picciola chiesa de’ Padri Certosinidentro la città di Bologna dedicata alla santa, fu ricercato in tal tempo da que’ Padri a dar compimento ad una tavola, che dimostrarono conservare sbozzata dalla buona memoria di Guido Reni; e per ritrovarmi in compagnia di questo maestro sentii anco per risposta che avendo in ogni tempo portato la debita riverenza all’artefice, perciò fino allora non avea accettato l’incominciate pitture, e nemmeno voleva la presente, apportando per sufficiente ragione il dire, che sia assai meglio conservare in tal forma la memoria di un così pregiato maestro ed esser vano il pensare, come essi stimavano, di poter in uno ottenere l’opera, e particolar virtù di soggetti differenti, e ciò con minor studio e fatica dell’ultimo, perché in fatti non potria riuscire che l’opposito, essendo cosa co ne impossibile, che altro pittore venga al compimento di quello sbozzo, e conservi intatta la particolar virtù che si ritrova nel principiato, per essere in effetto l’opera di quello, che concorre maggiormente, e con gli ultimi colpi a perfezionarla, e quando desiderassero il saggio dell’uno e dell’altro compiacendosi del di lui pennello l’avria fatta molto volentieri da sé solo senza veruna obligazione di tal sorte, ma solo in ordine al soggetto che avessero addimandato, e con questo modo avriano sortito l’opere d’amendue. Campi, Giulio, pittore, Campi, Antonio, pittore storico architetto, Campi, Vincenzo, pittore>i Campi</persona>e simili degni lombardi, e soggetti veramente straordinari, i quali avendo studiato unitamente come anco imparato l’uno dall’altro, ed in occorrenza sono stati in diversi tempi maestri, scolari, modelli, emoli e compagni. Dove all’incontro quando non vengano a concorrere simili le condizioni, si vede che molti, ancorché vengano unitamente ad osservare <pagina numero= Il Microcosmo della pittura
Fra’ Bartolomeo di S. Marco Bigordi, Domenico, detto il Ghirlandaio, pittore>Domenico Ghirlandaio</persona>, e di <persona norm= Il Microcosmo della pittura
Contuttociò non fu in ogni tempo, che effetto come proprio della straordinaria virtù il generarsi negli emoli della professione l’invidia, e da questa derivare per ogni parte gli incontri e le persecuzioni, massime in tal caso che i maggiori e più celebri professori non potevano darsi a credere, che simili effetti di suprema eccellenza si potessero manifestare in tal guisa, come sopra l’ordine delle stesse cause. Sapeva, e già avea per prattica sperimentato Francesco Francia che i buoni abiti non si vengono ad acquistare se non dopo gli atti più frequenti di longo e continuato esercizio, e perciò egli [p. 148] sopra d’ogni altro mostrava repugnanza al credere che soggetto in età d’adolescenza potesse giungere a lasciarsi a dietro appena giovine i più vecchi e maggiori saggi della professione; ma quella verità, che più volte di lontano intonata dalla fama non volse credere, veduta poscia da vicino nella perfettissima tavola della Santa Cecilia posta nella Chiesa di S. Giovanni in Monte della Città di Bologna, fu forzato a confessare con un silenzio eterno, perché in conformità di quello che si raccoglie dagli scrittori di pittura164, morì Francesco Francia pittore di quei tempi laudabile nel vedere (come oggetto impensato) così stupenda operazione. Zeusiper la vista del commendatissimo panno, che raccontano dipingesse l’emulo Parasio165, è fama che restasse all’improvviso ingannato e soprafatto ad un tempo da vergogna e confusione, si dichiarasse vinto ed avria forsi fatto altrettanto il Francia, quando l’opera da lui scoperta non si fosse dimostrata di più trascendente perfezione, ma privando immediatamente i sensi tutti, venne con una violenza insopportabile ad estinguere insiememente la vita. Sanzio, Raffaello, pittore architetto>Rafaello</persona> come transmesso dal cielo per sublimare e rendere d’ultima e piena perfezione la bella pittura.</p>
<p style= Il Microcosmo della pittura
, ed anco avantaggiasse insieme coll’altro più eccellente Giorgione ogni altro antecessore; e l’opere che dipinse ne’ tempi de’ suddetti maestri dimostrano l’esatta uniformità, che sono nella chiesa di S. Spirito fuori di Venezia; la tavola col S. Marco in mezo, e altri Santi dalle parti uniforme al maestro Bellini, scoprendosi in quella della capella maggiore, dopo dipinta, maniera e bellezza maggiore, e all’opere che dipinse nell’esterno muro del sopracitato Fondaco de’ Tedeschi dove verrà il virtuoso a conoscere non essere i dipinti del maestro Giorgione che belli a gran segno, e per ogni parte eccellenti, ma in paragone dell’eccellentissimo Tiziano inferiori. Ecco lo scolare sopra il maestro, ordine prevertito, e straordinaria repugnanza, i quali singolari avvenimenti allora solo vengono a succedere, quando il sommo Iddio si compiace di produrre simili soggetti, come rari prodi"gi per manifestare al mondo il supremo grado della virtù, massime nella professione [p. 215] di pittura. E l’opere che dimostrano a questi giorni indelebile la memoria di così prodigioso maestro, sono in particolare le due tavole nella Chiesa de’ Francescani detti i Frari, l’una è l’Altare in capo al Coro, che rappresenta la Beata Vergine, che ascende al Cielo accompagnata con angeli all’intorno in forma di bellissimi putti ignudi co’ Santi Apostoli, tutte figure anco maggiori del vero; e nell’altra, ch’è circa il mezo della Chiesa nell’entrare a mano sinistra, vi è la Beata Vergine col Santo Bambino, e S. Pietro, figure poco meno del vero, e alla sinistra dalla parte di sotto vi sono alcuni ritratti di meze figure, così somiglianti al vero, e dimostrano tanto di spirito e vivezza, che in riguardo della loro stupenda bellezza vien detta la tavola de’ ritratti, contuttoché si ritrovino anco le figure dell’una e l’altra tavola di suprema eccellenza. Nella chiesa de’ Padri Crociferi dirò che si dava a vedere la gran tavola del martirio di S. Lorenzo, che sembrava essere illuminata da più veri e stupendi riflessi del fuoco, opera al pari d’ogni altra rara e maravigliosa, ma al presente credo che si manifesti assai più nelle carte intagliata che nella tavola dipinta; s’osserva anco nella chiesa di S. Nicolò de’ Padri Serviti la tavola dell’Altare maggiore con quattro figure di Santi, che palesano la più bella, rilevante e vera pittura che forsi abbia dipinto il raro Tiziano, e che in altro luogo dimostri l’arte a gloria della professione; similmente sono due chiesa di S. Salvatore ove risiedono i Padri Regolari di S. Agostino, l’una nell’Altare maggiore con la Trasfigurazione di Cristo nel Monte Tabor, e l’altra nell’entrare dalla porta maggiore verso il mezo della chiesa a mano destra, ch’è la Beata Vergine Annonziata dall’Angelo; e nella sopracitata chiesa di S. Spirito, lontana poche miglia da Venezia, vi sono tre tavole non meno differenti in riguardo della maniera che del soggetto, tutte però palesano egregiamente l’intento del maestro conforme a quello che pretende far conoscere in ordine a’ più veri effetti della natura; e nel soffittato stanno i tre gran quadri, che dimostrano al proprio della vista al disotto in su, tre istorie del Testamento Vecchio, con le figure maggiori del vero; il soggetto di questi in uno è il Sacrificio di Abramo, e nell’altro [p. 216] quando Davide uccise Gola Gigante, e nel terzo Caino quando ammazza Abel, istorie della più compita, vera e bella maniera che si ritrovi fra i dipinti di tanto maestro; quivi la proporzione e intelligenza di prospettiva campeggia al supremo segno, appaiono l’invenzioni puntuali, le disposizioni molto ordinate e le figure per ogni parte compite, le quali s’inalzano sopra all’occhio al proprio della veduta con tanto di rilievo, spirito e più bella e convenevole azione rassembrando formate di carne viva, che arrecano un gustoso spavento al riguardante, come se al vero vedesse in tal luogo così orrende dimostrazioni, e questi sono senza difficoltà i più belli dipinti, che a’ nostri tempi si conservino in ordine alla più adeguata imitazione della bella natura, e quelli che verranno ad osservare ignudi di tal sorte per mostrare la più esquisita verità, avranno anco occasione di conoscere che Tiziano, avendo espresso a maraviglia il più difficile in occasione, non aveva bisogno d’addottrinarsi sopra gl’ignudi e in altre operazioni del Bonarota, e d’altri simili, come fantasticarono i sopra citati autori173 stimando un tanto soggetto mancante, per non ritrovarsi facilmente delle proprie parti e a lor gusto confacevole, e in ordine a maestri stimati da loro per norma infallibile della perfetta operazione, benché siano poi questi tali per lo più lontani dalla bella idea e più vera naturalezza, e per opera corrispondente a mentoati quadri. Si ritrova pure in Venezia nella chiesa detta di S. Giovanni, e Polo de’ Padri Domenicani la famosissima tavola del martirio di S. Pietro Martire, pittura al sicuro della più eccellente bellezza, che in alcun tempo possa dimostrare coi suoi più vivi effetti la natura per esprimere in eccellenza il vero. Quivi l’ istoria vien rapportata all’occhio così adeguatamente, che una verità cotanto esatta inorridisce l’applicato spettatore; vedesi nella parte di mezo il Santo che, assalito fieramente dal feroce percussore, si ritrova in posto come di fatto abbandonato; già si mirano l’estremità mancanti di spirito e calore, la faccia languida e gli orrori della morte vicini, e solo mostra negli occhi ridotta la vita, mentre coll’ultimo spirito affissi al Cielo, già ormai perduto il corpo, fa conoscere stare in un tal punto l’anima per attendere i beni di vita [p. 217] eterna per dove si dimostrano due putti della più vera proporzione, e delicata bellezza, pronti con la corona e palma in mano, per riconoscere meritamente il gran Campione, il quale con istraordinaria intrepidezza sta sperimentando il martirio e la morte per Cristo e sua Santa Fede; appare l’aggressore nell’atto di replicare sopra la testa del Martire moribondo nuovi colpi, e per la vista di così orrendo spettacolo si vede poco distante il compagno nel primo moto accompagnato dal tutto della più vera e propria azione, che di già confuso dallo spavento mostra co’ più vivi clamori darsi del tutto in preda alla disperata fuga, apportando ad un tempo al riguardante improvisi effetti non meno di timore ed orrore, che di maraviglia e compassione, massime rappresentato in un bosco, che raffigura al proprio proporzionato paese della più facile, eccellente e bella verità, e come estratto della maggior perfezione fa conoscere in epilogo ogni più degna parte che si possa desiderare in un composto della più scielta naturalezza con invenzione, disposizione ed attitudini tali, che ridotte con lo studio e suprema intelligenza de’ colori, mostra le figure al maggior segno della più bella verità, che si venga ad osservare fra l’opere dipinte, e le teste, mani e piedi, col tutto dell’ignudo non meno dell’aggressore, che degli angeletti palesano una particolare idea del vero in eccellenza espresso, e per mostrare che un tale, come prodigioso istoriato, arrechi, per così dire, anco vergogna alla stessa natura, basti il concludere, che in fatti sia la più compita e miglior tavola che mai abbia formato con la più egregia mischianza de’ colori il gran maestro Tiziano, vero padre della più vera naturalezza. E per dar a conoscere in concorrenza d’altri straordinari soggetti, ch’egli in opera tale saria giunto al sommo grado di perfezione già anticipatamente furono sicuri presagi i disegni, che in tal occorenza perciò formarono i primi maestri, tra i quali, eccettuato quello del supremo Tiziano, che ottenne il primo luogo, l’altro poi di Giovanni Antonio da Pordenone dichiarò il maestro di successivo valore e sempre laudabile, e questi dissegni viddi già nella città di Bologna appresso persona particolare, ch’ora intendo in occasione straordinaria abbia prevaluto l’amore del danaro all’affetto, che dimostrava alla pittura. Quindi [p. 218] appare quanto possa l’emulazione ne’ gran soggetti, mentre vengono forzati dalla medesima ad operare negli eccessi de’ loro talenti. Ma quello che in tal caso apporta estremo cordoglio a’ gustosi della professione è il conoscere che uno de’ maggiori tesori della pittura, quale viene stimata questa famosissima tavola, resti mediante la poca cura in parte offesa, e già corra a gran passi alla total rovina; ed io che non potendo, se non in tal modo, compatire, lasciando a’ superiori una simile incombenza, dirò intanto che altre non poche tavole ed operazioni publiche nella medesima città si vengono ad osservare, come in S. Giovanni di Rialto una tavola. Nella scuola di S. Giovanni Evangelista nel secondo albergo si potrà vedere i dipinti del soffittato d’esso Tiziano, come nella scuola di S. Marco, e anco nella capella del collegio nel Gran Palazzo di S. Marco, e se bene queste e altre simili siano di rara bellezza, l’opere però migliori dello stesso Tiziano, de’ Bellini, di Giacomo Tintoretto ed altri, vogliano i più saggi della professione che fossero quelle che prima avevano dipinto, in particolare nella Sala Regia già dall’incendio annichilate; attestando tutt’ora Francesco Albani che Agostino Carracci suo maestro solea dire in tal proposito, come quello ch’aveva veduto l’une e l’altre, che le presenti sono al certo mirabili, ma le prime ch’erano senza difficoltà migliori, e la ragione sarà, come s’è detto nel primo libro, che le pitture fatte nella più fresca, e spiritosa età riescono per l’ordinario migliori; dicono che in S. Nazario nella città di Brescia vi sia l’altare della capella maggiore, e nella città d’ Ancona due tavole, una in S. Domenico, e l’altra nella chiesa de’ Zoccolanti, e altri quadri, come in Vicenza sotto publica loggia, e in altri luoghi, e se bene da me tali non siano state vedute, in Milano però conobbi nella chiesa detta delle Grazie de’ Padri Domenicani la tavola della Coronazione di Cristo con la corona di spine altre volte mentoata, opera delle migliori del maestro, e la più rara ed eccellente, che venghi osservata in tanta città, e chi vorrà più distinta narrazione, massime dell’opere publiche, e di quelle che si ritrovano nel publico palazzo di Venezia fatte da Tiziano e d’altri non pochi gran maestri della seconda scuola, potrà procurare quello c’hanno scritto con ogni esattezza ultimamente gli scrittori di quelle parti174. Carpasio, Vittore, pittore Il Microcosmo della pittura
Giacomo da Ponte da Bassano, detto il Vecchio Da Ponte, Jacopo, detto Jacopo Bassano, detto il Vecchio, pittore Il Microcosmo della pittura
Francesco Dal Ponte, Francesco Giambattista, detto Francesco dal Ponte il Giovane, detto Francesco Bassano il Giovane, pittore Il Microcosmo della pittura
Francesco Dal Ponte, Francesco Giambattista, detto Francesco dal Ponte il Giovane, detto Francesco Bassano il Giovane, pittore Il Microcosmo della pittura
Francesco Dal Ponte, Francesco Giambattista, detto Francesco dal Ponte il Giovane, detto Francesco Bassano il Giovane, pittore Il Microcosmo della pittura
Francesco il giovane Dal Ponte, Francesco Giambattista, detto Francesco dal Ponte il Giovane, detto Francesco Bassano il Giovane, pittore Il Microcosmo della pittura
Francesco Dal Ponte, Francesco Giambattista, detto Francesco dal Ponte il Giovane, detto Francesco Bassano il Giovane, pittore Il Microcosmo della pittura
Giovane Dal Ponte, Francesco Giambattista, detto Francesco dal Ponte il Giovane, detto Francesco Bassano il Giovane, pittore Il Microcosmo della pittura
Vecchio primo Bassano Da Ponte, Jacopo, detto Jacopo Bassano, detto il Vecchio, pittore Il Microcosmo della pittura
Francesco il giovane Dal Ponte, Francesco Giambattista, detto Francesco dal Ponte il Giovane, detto Francesco Bassano il Giovane, pittore Il Microcosmo della pittura
Verona. India, Bernardino, pittore>Bernardino detto l’India</persona> si ritrovano non poche operazioni, ed anco le migliori in casa dei Tieni e dei Canossi nella città di <luogo città= Il Microcosmo della pittura
BRAMANTI MILANESE di Angelo di Pascuccio, Donato, detto il Bramante, pittore architetto, Suardi, Bartolomeo, detto il Bramantino, pittore architetto Il Microcosmo della pittura
FRANCESCO FRANCIA DA BOLOGNA Raibolini, Francesco, detto Francesco Francia, pittore Il Microcosmo della pittura
Bramanti da[p. 269]Milano di Angelo di Pascuccio, Donato, detto il Bramante, pittore architetto, Suardi, Bartolomeo, detto il Bramantino, pittore architetto Il Microcosmo della pittura
genio) prima non fossero stati più volte alla studiosa osservazione dell’opere supreme di questo vero capo della terza scuola, e di tutta la pittura, invano al certo il Civoli, il Barocci, il Vanni ed altri simili avriano potuto dimostrare per mezo delle proprie operazioni sopra le debite sufficienze la grazia, delicata unione, bella idea e buona naturalezza a quei tempi insolita e mai sempre mirabile, non si potendo al certo bellezze cotanto qualificate e rare, che parteciparsi dal solo Correggio. Quindi è, che del continuo i professori di buon gusto vengono da tutte le parti per approfittarsi co’ la studiosa osservazione nella sola Lombardia, benché non sia di tali e [p. 270] tanti dipinti, che poca ed imperfetta la memoria, e perciò fra molti di Lombardia che hanno ragionevole occasione di querelarsi del Vasari, pare che solo particolar soggetto mostri dolersi che nel descrivere le vite de’ principali e più degni pittori abbia trascorso a piedi asciutti li campi molto eccellenti professori della città di Cremona sua patria, non essendo forse egli consapevole, che non fosse il primo190, e determinato intento d’esso Vasari, nel descrivere una tal istoria, che di fabricare un sodo e pieno racconto dei propri toscani, come per se stessi copiosi e degni, solo accenare gli altri per accidente o per dir meglio per lor disgrazia. Contutto ciò mi dò a credere che scuola cotanto degna non venga ad ascondersi in alcun tempo, massime alla memoria de’ buoni virtuosi, e tanto maggiormente che appaiono tuttavia pullulanti i suoi rari effetti mediante i più eccellenti professori, che fanno conoscere ritrovarsi riunito in questa degna parte di Lombardia quello che forsi è diffuso per ogn’altro luogo, e se altrove non ricevono per lo più lo stimolo industrioso, che dalla penuria natia per formare con lo stentato studio virtù considerabile, in queste felicissime parti si può dire che ottenghino gli abitanti coll’esordio della prima formazione i più prossimi e ben disposti preparamenti; onde vengono poscia di facile, e come per natura a dimostrarsi pronti, copiosi e qualificati, in tal maniera che questi, per la facilità e copia de’ soggetti, riescono altrettanto trascurati, quanto gli altri di soverchia diligenza parziali; e però lo studioso per intravvenire quel vero che non comparisce se non imperfettamente descritto, potrà, allettato dal genio di pittura, anco osservare in occorrenza insieme coll’altre queste non poche e forsi più raffinate operazioni della terza scuola di Lombardia, per riconoscere ad un tempo i chiari effetti di quella verità che fin ad ora più volte trascurata, e allo spesso con menzogne adorna, pare in effetto, che non sia manifestata se non varia e difforme. Carracci, famiglia, pittori>Carracci</persona>, anco gli stessi maggiormente commendati delle altre scuole, quando eglino (come persuasi dalla fama, ed incitati dal proprio connaturale <lemma val= Il Microcosmo della pittura
Bramanti da Milano di Angelo di Pascuccio, Donato, detto il Bramante, pittore architetto, Suardi, Bartolomeo, detto il Bramantino, pittore architetto Il Microcosmo della pittura
Bramante è in Milano sua patria sopra la porta della chiesa di S. Sepolcro un Cristo morto, e le pitture che si ritrovano nell’Osteria del Rebechino, e una facciata d’una casa particolare nella strada detta di Brena. Fu similmente dopo Bramantino forse nella maniera migliore, ma nel gran fondamento del disegno non affatto corrispondente; l’opere del quale sono un’Annonziata sopra la porta dell’Ospitale all’incontro della chiesa di S. Celso a fresco, ed altri somiglianti operazioni nella medesima città di Milano, come nel cortile della Zecca, in una facciata la Natività di Cristo, e nella chiesa di S. Maria di Baia l’istoria della Natività della Beata Vergine; e alcuni profeti nello sportello dell’organo, che scorziano stupendamente, e dimostrano con ogni sufficienza oltre la buona proporzione il sodo intendimento di prospettiva e architettura essendo stato al pari d’ogn’altro più dotto artefice fondato e prattico. L’opere però della chiesa di S. Satiro, ed altre simili sono da Bramante disegnate, e dipinte da Nolfo da Monza pittore anch’egli se non uguale ai primi, nondimeno eccellente, e degno. di Angelo di Pascuccio, Donato, detto il Bramante, pittore architetto Il Microcosmo della pittura
mirabil pittore, degna e qualificata al maggior segno che possa a’ nostri giorni dimostrare la professione della pittura, facendo conoscere fra gli altri dipinti di così gran maestro maniera di particolar gusto, con maggior [p. 289] idea, più diligente ricercamento e delicata unione, che viene talvolta dichiarata da’ buoni professori e più delicati intelligenti, come d’idea più divina e di qualità più raffinate, e perciò ad ogni altro dipinto impareggiabile. Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore Il Microcosmo della pittura
Antonio da Correggio, fu per appunto formata nel meriggio e maggiore auge della sua più rara esquisita operazione. Notte tanto più chiara del giorno, quanto si ritrova da maggiori lumi illustrata, lumi sempre più risplendenti, come sopranaturali e divinizzati. E se bene l’altre sopracitate operazioni si ritrovino ancor esse fabbricate dallo stesso gran pittore da Correggio, e siano in fatti qualificate e rare, riescono non di meno fra di loro, sicome varie ne’ particolari soggetti, e nella maniera parimente, e idee non poco differenti, in quella guisa che i frutti derivanti dallo stesso stelo, se bene siano la maggior parte buoni e laudabili, nondimeno per cagione degli accidenti talora però vari riescono e discrepanti. Così la prima detta di S. Sebastiano dimostra prevalere nell’idea di maggior studio, e più delicata unione, e l’altra detta di S. Pietro Martire in riguardo alla grandezza di rara maniera e più vera naturalezza; e la terza tavola della Notte si manifesta suprema ad ogni altra, particolarmente in ordine alla più esatta rappresentazione della divina istoria, come delle più affettuose e proprie espressioni, massime di lumi differenti, e come deificati con unione di colori, che dichiarano l’operazione assolutamente impareggiabile che serve ai nostri tempi per ultimo termine alle maraviglie della pittura. Questa non mai appieno lodata operazione esprime con modo insolito, e mai sempre stupendo il Natale di Cristo, e però avranno occasione i veri saggi e buoni professori nel seguire la scorta del glorioso nome di tanto maestro di godere anco con la presenza del senso effetti singolari e per ogni parte divinizzati. Parerà facilmente insolito paradosso di primo tratto a chi si sia bramoso di sodisfare l’avida vista il rincontrare motivi sufficienti nell’oscurità della notte, ch’è [p. 296]un riconoscere la luce dalle stesse tenebre; e in un tal modo riuscirebbe al di certo se con mezi insoliti e rari non restassimo in tal caso prodigiosamente illuminati, e di così fatta maniera che nissuno può vedere questa Notte stupendamente divinizzata senza l’abbagliamento de’ sensi, nè participare la vista de’ geminati splendori pria di riconoscere nello stesso tempo il resto il terzo, che ne risulta d’un tanto maestro. Appaiono in questa Notte per oggetti principali in luogo più degno la Beata Vergine col picciolo Cristo Bambino, dal quale ne deriva tale e tanto splendore, che ferisce, come oggetto più vicino la Santissima Madre, e poscia l’altre figure a proporzione e chiarezza così rara si dimostra sopra l’ordine de’ naturali colori, che tantosto dal riguardante viene riconosciuta per effetto immediato della luce celeste. Sta con lo sguardo la gloriosa Madre del tutto siffatta nel Figlio, e dall’eccedente splendore abbagliata, come sopraffatta dall’eccessivo contento di vedere e godere insiememente l’umanato Iddio, mostra di tal sorte gioire nel più interno del cuore, che in effetto spira grazia divina, amore, riverenza e divozione. Alquanto lontano si manifesta a proporzione della vista il santo padre Gioseffo, il quale anch’egli del tutto intento dà segno d’affaticarsi in tanto bisogno per ostare con ogni potere all’estremo del freddo, e però si vede nell’atto di condurre l’asinello vicino al Cristo Bambino, affinché possa riscaldare col suo natural calore il castissimo corpicciolo, e perché ne’ giumenti di tal sorte vive per natura la pigra ostinazione, e però in questo caso il Santo Vecchio, altrettanto ardente, fa conoscere l’artefice di spiritoso giudicio ad un tempo, co’ contrapposti egualmente di fervida celerità, e di stupida pigrizia coll’espressione più propria e naturale; e ricercandosi in oltre l’intervento de’ poveri pastori per la necessaria convenienza della sacrata istoria, eglino verrano riconosciuti dallo spettatore nella parte destra così ordinatamente collocati, che dimostrano giungere in un tal luogo ripieni di semplice e affettuosa divozione, i quali mentre s’avvicinano con estrema riverenza alla divinità di Cristo Bambino, illuminati ad un punto dagli splendori di Paradiso, sembrano liquefarsi non meno per gli eccessi di così vivaci lumi, che dalla [p. 297] tenerezza del proprio interno affetto, in modo che dimostrano à riguardanti di restare abbagliati da’ raggi celesti, e del tutto in preda del santo godimento, si scopre una femmina fra gli altri, che fa conoscere a maraviglia in tal caso l’inclinazione naturale del proprio sesso nella particolar curiosità, la quale avida di soverchio qual sitibonda di luce mostra anco più d’ogni altro d’inoltrare col capo lo sguardo per bevere al vero fonte della bellezza, appare però sopragiunta ad un tempo da un diluvio di più veri splendori, e come da sopranaturale dolcezza inebriata e confusa, pare che si dichiari con modestissima apparenza incapace di così eccedenti chiarori, e viene a dimostrare gli effetti di non immaginata espressione. Scopronsi parimente nella parte di sopra una squadra di celesti messaggeri, che riempiono ordinatamente il tutto nello spazio, i quali formati con ogni debita osservazione in ordine alla propria veduta sopra all’occhio, con iscorci in eccellenza espressi, dimostrano accompagnare con vari e convenienti moti, con modo di rara e insolita facilità e buona naturalezza, la necessaria proporzione, la quale, animata dallo spirito di ben fondato intendimento, fa conoscere con gran convenienza il più a noi verosimile il loro essere, mentre in tal occasione si dimostrano ridenti e gioiosi, accompagnati da supremo splendore, che viene stupendamente ad illuminare la parte più alta, e danno in chiaro a vedere il desiato annuncio della pace. Or quivi si potrà fermare l’intelligente per riconoscere quel tanto che mostrano desiderare per l’ordinario i soggetti di più delicato gusto, i quali si danno bene spesso a credere che nelle sole proprie parti si conservi il tutto della buona pittura, perché essaminando debitamente lo stupendo di così fatta divinità ritroverà primieramente l’istoria con ogni puntuale e debita convenienza rappresentata, come quella che non contiene mancamento nel convenevole, nemmeno abbondanza nel superfluo, ma come di tutta convenienza espressa non lascia minimo dubbio alla buona erudizione; però dimostrandosi proporzionatamente le figure ed oggetti particolari benissimo disposti, si conosce che l’una non apporta impedimento all’altra, che sono le più degne ne’ luoghi principali, e l’altre si dimostrano con l’ordine successivo in [p. 298] riguardo del proprio stato, e tutte ben disposte senza occultare, o lasciare talvolta equivoca la debita e propria azione. Quivi parimente si verrà a rincontrare il possesso e chiara dimostrazione della buona prospettiva, la quale mediante la conveniente degradazione, rapporta alla vista un ripieno di buon concerto, che ad un tempo mostra distinguere adeguatamente il particolare d’attitudini sceltissime, le quali, debitamente proporzionate, e con bella diversità contraposte nelle figure e loro azioni, come nel sesso, età, gesti, vestiti,colori, etc., rendono consimili, ben espresse contrapposizioni, i soggetti spiritosamente propri e adeguati; e le bellissime positure, con tutto che si ritrovino in buona parte ricoperte, palesano però a maraviglia con la debita simetria la morbida sufficienza del vero, con sprezzatura e facilità indicibile; perché in fatti si vede in questa rara operazione ciascuno de’ membri concorrere all’intento del particolar composto, ed egli alla propria azione, e finalmente il tutto conspirare all’istoria, in modo che si scopre egualmente il buon rilievo delle figure, come rappresentati in eccellenza i più degni iscorzi, i quali senza veruno intoppo ed offesa della vista vengono ad unirsi ne’ bellissimi figurati col mezo d’un ben fondato sapere e rara diminuzione de’ colori, che formano all’umana veduta, massime de’ gustosi ed intelligenti della professione, la più bella e fina sembianza del vero, onde il tutto unitamente concordato con artificio incomprensibile della più qualificata mistione mostra contenere gli eccessi degli stessi colori, con somma eccellenza refratti ed imprigionati, che vengono a rappresentare all’occhio il temperamento della determinata verità, e con esquisita delicatezza la carne, come vera dagli spiriti animata, e talvolta resa da lumi maggiormente viva e concordata dalla dolcezza dell’ombre, e per gl’intermezzati riflessi debitamente rilevata, che formano il verisimile a proporzione con tanto di spirito, tenerezza e grazia, che indarno vien ricercato cosa simile, perché l’opera essendo composta con artificio di maniera di suprema eccellenza, alla quale non corrisponde appieno, nemeno i migliori dipinti de’ più compiti moderni, vengono perciò i buoni intelligenti a contraporre lo stupendo di tanta bellezza [p. 299] alle grandi ed immortali operazioni del famosissimo Apelle, e d’ogni altro più degno della passata antichità per dichiararlo fra presenti e passati in ogni tempo supremo; e ciò, sicome ne viene in chiaro il testimonio de’ moderni, si scopre parimente dagli antichi raccordi204, che i fatti più famosi ed egregi di quei tempi non furono che il dimostrare, insieme con la più rara imitazione del vero espresso in conformità dell’occorrenze, le Deità fulminanti, lo splendore de’ lampi ed altri più propri interni affetti, come d’amore, sdegno, dolore e somiglianti rappresentati, che in effetto hanno dichiarato grandi, eterni e gloriosi gli stessi antichi pittori della Grecia. Ma Dio buono chi non vede in questa prodigiosa notte simili ed anco più eccellenti effetti, ogni volta che si compiaccia di ponderare con debita applicazione il singolar compendio delle maggiori maraviglie della pittura? Dove verrà ad iscoprire a proporzione, se non l’ira di Giove fulminante, almeno la bella e rara delicatezza di putto divinizzato, vero Giove del Paradiso, il quale, come ripieno di celeste splendore, vibra raggi d’amore, che non feriscono già, ma trapassando dolcemente per gli occhi de’ riguardanti all’interno del cuore ammolliscono il duro di quello, e liquefacendolo con modo insolito in amorosa dolcezza l’inducono mediante un gran motivo di divozione a contemplare in un tal luogo come reale ed assistente il gran mistero della nostra Redenzione. Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore Il Microcosmo della pittura
pittore da Correggio innalzare mole d’immensa virtù per giungere col tempo al bramato Cielo dell’eternità, non debba poscia arrecar maraviglia se riguardati in tal caso gli stessi principi venghino a ritrovarsi debili ed imperfetti. Avrà nondimeno occasione il discreto osservatore di scoprire a lume tanto della nascita, quanto dell’accrescimento e del meriggio di questo sole di pittura, l’eroica magnanimità della Serenissima Casa d’Este, ch’è di giovare, e in tal guisa egualmente dilettare a tutti, come quella che in ogni tempo lampeggia fra le più degne, già arrichita di merito supremo, ed ora posseditrice delle più rare e maggiori bellezze di questa nobilissima virtù, si rende al mondo per ogni parte singolarizzata ed immortale. Ma perché lo studioso potria facilmente raccogliere sentimento differente dalla lettura di Giorgio Vasari, massime intorno alla virtù del supremo maestro da Correggio, non sarà per avventura in tal proposito fuori del conveniente il riflettere alquanto sopra di quello che può contrariare la chiara evidenza del fin qui proposto, pria di proseguire l’incominciata osservazione207. Posciaché egli in varie occorenze dello scrivere, massime in luogo più determinato, facendo menzione d’esso maestro da Correggio, con altri della prima e maggior eccellenza, fa conoscere diversi soggetti della prima scuola aver palesato la pittura di piena perfezione e solamente Antonio da Correggio in riguardo d’alcune particolarità e alle minuzie spettanti alla particolar maniera, dando chiaramente a conoscere altro non esser stato il proprio intento, che dimostrare un tal soggetto dotato di particolare ed imperfetto talento in comparazione de’ pittori delle proprie parti da lui creduti per ogni verso singolari e perfetti; e perciò dopo aver degnamente encomiato Rafaello Sanzio da Urbino per far palese i maestri, che poscia vennero a perfezionare al maggior segno la pittura, con la terza e più compita maniera, soggiunse le seguenti parole208: «Seguì in questa maniera, ma più dolce di colorito, e non tanto gagliarda Andrea del Sarto, il quale si può dire, [p. 304] che fosse raro, perché l’opere sue sono senza errori: né si può esprimere la leggiadrissima vivacità che fece nelle opere sue Antonio da Correggio sfilando i suoi capelli con un modo, non di quella maniera, che facevano inanzi a lui, che era difficile, tagliente, e secca, ma di una piumosità morbidi, che si scorgeano le fila nella facilità del fargli, che parevano d’oro, e più belli, che i vini, i quali restavano vinti dai suoi coloriti. Il simile fece Francesco Mazuoli Parmeggiano, ecc.». Opinione si può dire in ogni tempo erronea, ed al presente si tiene, massime appresso la commune de’ buoni professori e più sinceri intelligenti, come affatto affettata e viziosa, ancorchè vari della prima scuola persistano con ebraica ostinazione, e come invasati da cattivo spirito, mostrano con cavillosi discorsi di non soddisfarli con la vista di queste stupende operazioni; posciaché eglino nati o casualmente trascorsi ad abitare ed insieme ad abituarsi negli andamenti de’ luoghi particolari, dove l’erronea opinione forma lo sciocco disordine con una non mai interrotta discendenza e abuso, che si conserva fino ai nostri giorni, sono però scorsi a credere indubitatamente non derivare altronde la somma perfezione della pittura, che dalla puntualità delle misure e maggiori apparenze de’ ricercamenti, ed una così fatta opinione si conosce verisimilmente originata in un somigliante modo. Alcuni si ritrovano nel principio della virtuosa applicazione aver commodo lo studio delle singolari antichità, dell’opere di Rafaello, del Bonarota e d’altri simili. Questi invaghiti di tali difficoltà si sforzano con ogni lor potere di farsi adorni con abito ad essi non poco disdicevole, il quale non serve in un tal tempo che a confondere, ed a maggiormente deformarli nell’operazione, come poscia palesano in fatti i propri suoi sconcertati dissegni e dipinti insieme, perché con il solito loro mal regolato studio procurano di primo tratto d’esprimere i più sensibili contorni e scoperti risalti, e per successiva concordanza e total compimento, come quelli che si ritrovano di corpo e mente stanchi, concordano il tutto con le parti in confuso senza ricercare i debiti mezi, e smozzare a sufficienza gli estremi, né tampoco l’eccedente vivezza de’ colori, non valendo in effetto col proprio giudicio per compire di vantaggio; non possono nemeno esprimere [p. 305] la diversità de’ siti, e altre debite parti con la scambievolezza de’ colori, che sono nelle opere de’ più esatti maestri realmente fra di loro diversificate, con vari refratti di meze tinte ed altri delicatissimi livori, ed intramezzati riflessi, colle quali parti il tutto unitamente viene a cospirare alla dimostrazione del più bel composto, col rilievo dell’apparente come vera naturalezza: ma cotali principianti per sodisfazione dell’imperfetto lor conoscimento formano infine mediante lo sconcerto delle parti l’imperfetta e cruda operazione, la qual crudità, sicome da’ migliori fisici209 vien riconosciuta nascere per l’ordinario nell’umano Microcosmo alla languidezza e mala qualità del calore naturale, così nell’altro della pittura dal mal praticato studio, e mancanza del debito intendimento, e nella maniera, che lo stesso calore operando di soverchio nella medesima materia è solito convertire poscia il crudo in adusto, in somigliante guisa vengono parimente i professori di tal sorte con longa e viziosa diligenza ad acquistare di facile nelle loro operazioni la successiva seccaggine, che inoltrandosi talora nell’eccesso vizioso riesce la stessa adustione; e tali professori operando in somigliante forma fuori della buona strada invece di comporre una buona imitazione del vero, danno a conoscere finalmente un composto che, fabbricato a caso con artificio di stento, non serve che per modello della crudezza, della seccaggine e della stessa imperfezione, che lo spettatore di buon gusto e di sufficiente intelligenza non può dopo la vista, se non fuggirlo ed abominarlo. Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore Il Microcosmo della pittura
Bonarota e d’altri simili. Questi invaghiti di tali difficoltà si sforzano con ogni lor potere di farsi adorni con abito ad essi non poco disdicevole, il quale non serve in un tal tempo che a confondere, ed a maggiormente deformarli nell’operazione, come poscia palesano in fatti i propri suoi sconcertati dissegni e dipinti insieme, perché con il solito loro mal regolato studio procurano di primo tratto d’esprimere i più sensibili contorni e scoperti risalti, e per successiva concordanza e total compimento, come quelli che si ritrovano di corpo e mente stanchi, concordano il tutto con le parti in confuso senza ricercare i debiti mezi, e smozzare a sufficienza gli estremi, né tampoco l’eccedente vivezza de’ colori, non valendo in effetto col proprio giudicio per compire di vantaggio; non possono nemeno esprimere [p. 305] la diversità de’ siti, e altre debite parti con la scambievolezza de’ colori, che sono nelle opere de’ più esatti maestri realmente fra di loro diversificate, con vari refratti di meze tinte ed altri delicatissimi livori, ed intramezzati riflessi, colle quali parti il tutto unitamente viene a cospirare alla dimostrazione del più bel composto, col rilievo dell’apparente come vera naturalezza: ma cotali principianti per sodisfazione dell’imperfetto lor conoscimento formano infine mediante lo sconcerto delle parti l’imperfetta e cruda operazione, la qual crudità, sicome da’ migliori fisici209 vien riconosciuta nascere per l’ordinario nell’umano Microcosmo alla languidezza e mala qualità del calore naturale, così nell’altro della pittura dal mal praticato studio, e mancanza del debito intendimento, e nella maniera, che lo stesso calore operando di soverchio nella medesima materia è solito convertire poscia il crudo in adusto, in somigliante guisa vengono parimente i professori di tal sorte con longa e viziosa diligenza ad acquistare di facile nelle loro operazioni la successiva seccaggine, che inoltrandosi talora nell’eccesso vizioso riesce la stessa adustione; e tali professori operando in somigliante forma fuori della buona strada invece di comporre una buona imitazione del vero, danno a conoscere finalmente un composto che, fabbricato a caso con artificio di stento, non serve che per modello della crudezza, della seccaggine e della stessa imperfezione, che lo spettatore di buon gusto e di sufficiente intelligenza non può dopo la vista, se non fuggirlo ed abominarlo. Buonarroti, Michelangelo, scultore pittore architetto Il Microcosmo della pittura
gran maestro della medicina che ponevano ogni lor studio nel rendere di tal forma il capo de’ propri figli, e che riuscisse così efficace l’impressione che, trasferita l’arte col tempo nella stessa natura210, vennero dopo da loro medesimi gli stessi parti ad ottenere la desiderata formazione dove questi in simil modo per conservare altamente radicato determinato gusto, vengono ancor del continuo mediante l’osservanza degli oggetti di tal sorte a formare nella propria immaginazione somiglianti le spezie, ed in conformità del già concepito palesano similmente i loro dipinti, i quali se bene appaiano in copia, e differenti, ed ancor in parte laudabili, s’osservano però ordinariamente nell’universale, che fanno conoscere il vizio dell’affettata durezza; e perciò come di gusto viziato, e non poco contrari alla pura e bella verità non possono in occorrenza d’incontrare dipinti dal proprio genio lontani, sodisfarsi anco delle più rare eccellenze della pittura ad essi incognite, e per conseguenza tralasciate. Hippocrate, medico Il Microcosmo della pittura
divino da Correggio, le due grandi e più esquisite sopracitate istorie di Paolo da Verona, similmente tre tavole straordinarie de’ Dossi, tutto il suffittato delle più eccellenti de’ Carracci, all’intorno del fregio sono paesi alternati ma rari de’ Carracci, e Dossi, una tavola del Parmeggianino, opere del gran Tiziano ed altri, col quadro sopracitato d’Andrea del Sarto, il quale se bene sia della più eccellente perfezione ch’abbia dipinto, e venga stimato dallo stesso Vasari l’artefice sopra d’ogni altro più eccellente, e come un’assoluta divinità, in riguardo d’essere dichiarato per maestro senza errori, si veda in paragone, ancorché la medesima istoria del Sacrificio d’Isac sia dimostrata anco dallo stesso Vasari pittura fra le migliori dello stesso Andrea del Sarto, coll’opere di quell’ Antonio da Correggio, che stima di poco fondamento, e solo riguardevole nella parte del colorito, che verrà a conoscere, oltre i capelli sfilati ed altre simili debolezze, il tutto in eccellenza, e a maggior segno dell’altro, e tali dimostrarsi parimenti le due grandi istorie di Paolo da Verona, le figure de’ Carracci, perché queste come compite con ogni debita sufficienza di dissegno e colorito, esprimono i propri più interni affetti della vera e buona naturalezza, e per conseguenza lasciano adietro (con pace di quelli che stimano altrimenti) la stessa opera d’ Andrea, con tutto che sia per se stessa non poco riguardevole. E però quello che tali dicitori non hanno visto o distinto, e forse non credono, potrà scoprire il sincero virtuoso per incontrare la verità del fatto Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore Il Microcosmo della pittura
Dossi, una tavola del Parmeggianino, opere del gran Tiziano ed altri, col quadro sopracitato d’Andrea del Sarto, il quale se bene sia della più eccellente perfezione ch’abbia dipinto, e venga stimato dallo stesso Vasari l’artefice sopra d’ogni altro più eccellente, e come un’assoluta divinità, in riguardo d’essere dichiarato per maestro senza errori, si veda in paragone, ancorché la medesima istoria del Sacrificio d’Isac sia dimostrata anco dallo stesso Vasari pittura fra le migliori dello stesso Andrea del Sarto, coll’opere di quell’ Antonio da Correggio, che stima di poco fondamento, e solo riguardevole nella parte del colorito, che verrà a conoscere, oltre i capelli sfilati ed altre simili debolezze, il tutto in eccellenza, e a maggior segno dell’altro, e tali dimostrarsi parimenti le due grandi istorie di Paolo da Verona, le figure de’ Carracci, perché queste come compite con ogni debita sufficienza di dissegno e colorito, esprimono i propri più interni affetti della vera e buona naturalezza, e per conseguenza lasciano adietro (con pace di quelli che stimano altrimenti) la stessa opera d’ Andrea, con tutto che sia per se stessa non poco riguardevole. E però quello che tali dicitori non hanno visto o distinto, e forse non credono, potrà scoprire il sincero virtuoso per incontrare la verità del fatto Luteri, pittori Il Microcosmo della pittura
Parmeggianino, opere del gran Tiziano ed altri, col quadro sopracitato d’Andrea del Sarto, il quale se bene sia della più eccellente perfezione ch’abbia dipinto, e venga stimato dallo stesso Vasari l’artefice sopra d’ogni altro più eccellente, e come un’assoluta divinità, in riguardo d’essere dichiarato per maestro senza errori, si veda in paragone, ancorché la medesima istoria del Sacrificio d’Isac sia dimostrata anco dallo stesso Vasari pittura fra le migliori dello stesso Andrea del Sarto, coll’opere di quell’ Antonio da Correggio, che stima di poco fondamento, e solo riguardevole nella parte del colorito, che verrà a conoscere, oltre i capelli sfilati ed altre simili debolezze, il tutto in eccellenza, e a maggior segno dell’altro, e tali dimostrarsi parimenti le due grandi istorie di Paolo da Verona, le figure de’ Carracci, perché queste come compite con ogni debita sufficienza di dissegno e colorito, esprimono i propri più interni affetti della vera e buona naturalezza, e per conseguenza lasciano adietro (con pace di quelli che stimano altrimenti) la stessa opera d’ Andrea, con tutto che sia per se stessa non poco riguardevole. E però quello che tali dicitori non hanno visto o distinto, e forse non credono, potrà scoprire il sincero virtuoso per incontrare la verità del fatto Manzuoli, Francesco, detto il Parmigianino, pittore Il Microcosmo della pittura
Rafaello eseguiva assai meglio il precetto del dottissimo Leonardo da Vinci nell’espressione de’ suoi dipinti, di quello avesse fatto ogni altro antecessore, il quale era: «che i professori dovessero fuggire l’estremo ricercamento de’ muscoli, accioché non rieschino difficili e disgraziati»57. Perché egli considerava il bello di natura non dar a conoscere, massime negl’ignudi, che un particolar concerto di grande unione e delicatezza, e solamente dimostrarsi fra la diversità delle parti alcune più gagliarde, con altre dolcemente accennate, e tutte dentro a’ limiti della buona unione, e debita moderanza. Adunque espresse in somigliante guisa saranno stimate biasmevoli ed imperfette? E ’l dipinto partecipante di crudo non poco fiero, e fuori della convenevole naturalezza per satisfare al gusto depravato, come di febricitante sarà il bello e il buono? Non è che fuori del ragionevole il pensare che debba in alcun tempo prevalere il gusto viziato ed imperfetto, al temperato, e di buona sanità. Ma oltre l’evidenti ragioni decida pure il tutto la stessa sperienza, che del continuo dimostra la copia de’ buoni studiosi di pittura applicata a’ più degni e perfetti operati di Rafaello, massime nella città di Roma, ove risiede il maggior aggregato dell’opere, e non altrimenti a quelle degli altri, contuttoché dal sudetto autore58 venghino rappresentate di più assoluta perfezione. Sanzio, Raffaello, pittore architetto Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
grazia, particolare spirito, e rara leggiadria, e al contrario quelli che si ritrovano valevoli e sufficienti, per altro, e hanno palesato nelle loro figure dipinte l’estremo del mancamento, come participanti della dispiacevole tozzezza e soverchia brevità, si vedono coll’operazione molto diminuita di grazia, spirito e desiderata bellezza. Mazzola, Girolamo Francesco Maria, pittore>Parmegianino</persona>, le quali appaiono per lo più accompagnate coll’eccesso della sveltezza, e dimostrano ancora sopra l’altre de’ più degni maestri maggior <lemma val= Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Tiziano e l’idea, con la grazia, unione e delicato dipingere d’Antonio da Correggio, e questo non già perché solamente fossero di laudabile [p. 68] sufficienza in riguardo delle particolari parti, ma sì bene per aver ecceduto ogni altro più eccellente con le particolari loro qualificate e supreme prerogative, ancorché siano riusciti in effetto nel tutto spettante alla buona pitturanon poco sufficienti. Perché il dimostrarsi mediante l’operazione di talenti, e maniera diversa, non è che effetto de’ conaturali geni che per l’ordinario vengono ad originarsi da’ climi del cielo, che sono cause universali e remote, come dalle più prossime de’ particolari maestri, da’ propri temperamenti; e da simili accidenti esteriori, che vengono a concorrere per cause maggiormente vicine alla più immediata disposizione. Non resta, però, che non si venga a riconoscere in una tal verità, massime nell’opere dipinte con più esquisito gusto, che questi rari maestri hanno posseduto sopra d’ogni altro il meglio delle qualità sufficienti che si ricercano ne’ più perfetti pittori, sebene dimostra sentire altrimente Giovanni Paolo Lumazzi, mentre per compimento di bella pittura, non stimando adeguata la particolar sufficienza de’ primi e più eccellenti maestri, vole che solo mediante l’unione delle megliori qualità si possa formare la bellissima pittura; e soggionge le seguenti parole: «Chi volesse formare quadri di perfezione come un Adamo ed un’Eva, come corpi nobillissimi, bisognerebbe che l’Adamo si desse a dissegnare a Michelangelo Bonarota, e a Tiziano da colorare, togliendo la proporzione, e convenienza da Rafaello, e l’Eva si dissegnasse da Rafaello, e si colorisse dal Correggio, e questi due sarebbero i megliori quadri che si fossero mai fatti al mondo»98. Pensa ciò a mio credere solo in riguardo dell’invenzione laudabile, ma in effetto di poca riuscita, quando però dalla divina potenzia non venisse prodotto soggetto, il quale eminentemente contenesse da sè solo simili come divine qualità, che sono riconosciute nelli quattro citati maestri, che in un tal caso verisimilmente artefice così prodigioso potria dissegnare e colorire ogni sorte d’operazione, ed esprimere ogni più fina bellezza, e anco superare di vantaggio le maggiori difficoltà; ma considerandosi ciò in ordine all’atto prattico, sendo che per essere vissuti questi straordinari soggetti ad una stessa età, e facilmente ad un [p. 69] medesimo tempo, e però data come possibile l’occasione di un tal congresso per fabbricare di concerto l’opera adeguatissima, conoscerassi in un simil caso non poter sortire verisimilmente, che varie e repugnanti difficoltà per l’unione di queste incompatibili materie in ordine alla lega e forma di perfezione, non avendo in fatti fra di loro la debita simboleità. Il primo si potrà stimare, che mediante il caldo di studiosa applicazione destilasse la materia ed il fondamento de’ buoni contorni, ma il secondo per non essere disposto ad incorporarsi non potria che succedere se non imperfetto il composto, conoscendosi non essere il compito dissegno del Bonarota che una forza e idea di particolar sufficienza, che si ritrova molto più accomodata in ordine a’ sassi che a’ colori. E il più proprio talento di Tiziano essere un modo singolare, che dimostra con gran facilità uniformarsi adeguatamente alle belle operazioni di natura; e però dato anco il caso che il Bonarota dissegni la figura dell’Adamo col solito della sua più esatta sufficienza, questa riuscirà verisimilmente più ricercata d’altre figure d’angeli e di giovani, altre volte dal medesimo dipinti con estremo ed improprio ricercamento, nelle quali il tutto dell’azione col particolar di ciascheduna parte viene a dimostrare con la durezza il troppo artificio. Né mi dica il geloso dissegnatore che il buon contorno non possa dimostrare simili eccessi, e serva mai sempre per l’invenzione e buona simetria, come parte nella pittura maggiormente necessaria, e supplisca solamente il colorito alla delicata naturalezza: perché si potrà anco rispondere che essere necessario pe ’l compimento di buona pittura, che il colorito e dissegno unitamente conspiri alla formazione dell’opera, ed anco il particolar dissegno e puro contorno essere valevole per dimostrare con la proporzione la grazia e vera naturalezza, ed altre buone qualità conforme al proprio talento dell’artefice; e però conosceremo non potere conformarsi ad un tal dissegno la differente maniera di Tiziano. Ritiene il primo un’idea di corpo in estremo risentito, e di studio oltramodo ricercato, e diligentemente l’altro non concepisce l’opera che dentro a’ [p. 70] limiti della stessa natura. Eccoti co’ colori Tiziano a ridurre il contornato del Bonarota, il quale in conformità del proprio genio, tenendo nella mente impresso l’idolo della buona e desiata naturalezza, e così mentre procura col proprio stile uniformarsi al vero, incontrando eccessi ne’ contorni, parte de’ caricati lineamenti con i colori annulla, altri diminuisce e alcuni varia ne’ siti, e conoscendo il più e meno di linea acuta ed ottusa arrecare più facilità, grazia e espressione maggiormente propria, non può che ridurla a forza di colore al proprio gusto. In maniera che dato sopragiunga il medesimo Bonarota, vedendo l’opera ridotta con differentissimo gusto, non resterà che mal sodisfatto, sendo che in questo caso l’aiuto dell’uno non potria servire, che per la confusione dell’altro. Nemmeno vale il dire, che sia detto vulgato e vero non solo del medesimo Bonarota, ma parimente della commune de’ professori, che si debba prima ricercare il buon dissegno, perché dentro al contorno di proposito venga ogni cosa a campeggiare nel mezo, essendo divulgato un simil detto per dimostrare la necessità che tiene il pittore del sufficiente dissegno, né per questo seguire che un puro, ancorché fosse adeguatissimo disegnatore, possa essere stimato compito nella professione di pittura, e nel nostro caso, trattandosi del dipingere opera bellissima e naturale, non sarà valevole il dissegno del Bonarota, quantunque si ritrovi per sé stesso sufficientissimo in conformità mai sempre del molto studio, e sua particolare idea, perché in ordine alla buona immitazione del vero ritrovato lontano, si potrà credere che il gran maestro da Cadoro, come eccellentissimo nel colorito, ed assai sufficiente nel dissegno, in occorrenza non possa di meno di non procurare con gli ultimi ritocchi del suo proprio talento la più desiderata verità, ne’ quali ritocchi si contiene veramente dissegno e colorito, e si può credere ogni cosa di buono per essere in effetto i colpi del compimento, che lasciano l’opera nell’ultimo termine di perfezione, ed in tal modo pare che si possa dire non essere in ogni tempo che ammirabile lo studio ed intelligenza del Bonarota: ma questo suodissegno non [p. 71] poter meglio servire che a se stesso, e per l’opere sue, massime di rilievo, nelle quali si ritrova per ogni parte raro, e per altri artefici solo quanto all’invenzione, e ciò evidentemente si dimostrò per appunto nel caso in prattica a Cavaliere primario della città di Forlì, il quale venendo persuaso da’ gustosi della professione a far dipingere la bella veduta del suo palazzo ad Angelomichel Colonna, che si ritrovava casualmente di passaggio in detta città, e per ciò fatto vedere il sito al detto maestro, restarono che mandasse il dissegno di convenevole prospettiva, affinché potesse di poi venire a perfezionarla: dopo giunto a Bologna mandovvi bello e compito dissegno, con lettera nella quale avvisava, che essendo fatta la maggior fatica ad ogni mottivo saria venuto per operarlo. Onde ciò communicato a persone di poco e nulla d’intendimento, massime ad un pittore volgare, assai della casa domestico, il quale operò per suo interesse a segno che insieme con gli altri persuasero il detto signore che un pittore ordinario l’avria ancora in questa operazione servito di vantaggio, essendo provisto di puntualissimo dissegno, che era il più della fatica; al che acconsentendo il padrone, diede ordine che venisse ad operare quello il quale più aspirava al proprio interesse, che alla buona riuscita; fornì in breve di mal dipingere con poco onore, e riuscì il tutto di poca sodisfazione. Di maniera che poco dopo, ritrovandosi in Bologna uno di quelli che, affidato nel solo dissegno, pensava che il pittore ordinario operasse con un tal mezo straordinarie maraviglie, incontratosi in discorso co ’l sopradetto Colonna, che pur stava ad attendere la risoluzione, sentì a dire che l’opera era stata fatta con mala riuscita, e ciò non era seguito che mediante il fondamento della sua lettera, la quale avvisava essere fatto con esso dissegno la maggior fatica, al che rispose immediatamente il suddetto Colonna, che questa maggior fatica non intendeva essere fatta che per lui, come quello ch’avea adeguata conoscenza del proprio dissegno, e non altrimenti per altri, i quali per ritrovarsi di gusto e sufficienza differenti, non possono debitamente approfittarsi, e di ciò pare, che la ragione sia in pronto, perché [p. 72] quello di meno intelligenza non può conoscere, né tampoco accommodarsi per esseguire adeguatamente l’altrui dissegno, con tutto che tal volta egli sia alquanto sufficiente ne’ colori. Nemmeno potrà in tal proposito ostare l’esempio di Marcello Venusti mantovano, come di soggetto che mediante i dissegni del Bonarota dava a conoscere l’opere anco megliori, e veramente degne d’osservazione; sendo che questo per essere stato longo tempo studioso di quel maestro avea anco occasione d’uniformarsi ad un tal andamento, e per essere languido nel dissegno restava facilmente contento di caminare dentro a quei limiti, che per uscirne non teneva spirito e forza sufficiente, quando non voleva dimostrare più debile ed imperfetto il dipinto, e ’l maestro Bonarota permetteva che colorisse i suoi dissegni per conoscerlo altrettanto mancante nel pensiero e capriccio spettante al buon dissegno, quanto abbondevole di pazienza ed altri qualificati talenti, mediante i quali dava a conoscere nell’opera anco sopra il maestro grazia più eccellente e meglior colorito; e desiderando il curioso della professione vedere opere di tal sorte, ritroverà nel Palazzo de’ Farnesi in Roma il Giudicio del medesimo Michelangelo in picciolo, il quale veramente nelle parti spettanti alla grazia, decoro e delicatezza, appare più compito; e quadro che dimostra parimente un composto raro di questa unione con figure di grandezza simile a quelle del Giudicio, e forsi di maggior perfezione, vedesi in Forlì nelle stanze dell’appartamento nobile del Collegio sopra alla Pace della città nel Palazzo Publico della piazza, il quale fa conoscere eccellentemente la Ressurrezione di Cristo con alcuni soldati alla guardia, dipinto coll’esattissimo dissegno del Bonarota e colorito in modo che palesa il tutto ed ogni minima parte, con graziosa e puntuale osservazione; che in occorrenza potrassi vedere ritrovandosi in tal luogo ben custodito, come merita opera per ogni parte qualificata. Non sarà però l’esempio di questo, che fu assai inferiore nel dissegno, e particolar immitatore del suo maestro Bonarota, valevole per dimostrare il simile di quel Tiziano, che si trovò per ogni parte adeguatamente compito, e solo seguace [p. 73] e sopra a tutti eccellente nell’imitazione di più vera naturalezza. Vecellio, Tiziano, pittore Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
e l’idea, con la grazia, unione e delicato dipingere d’Antonio da Correggio, e questo non già perché solamente fossero di laudabile [p. 68] sufficienza in riguardo delle particolari parti, ma sì bene per aver ecceduto ogni altro più eccellente con le particolari loro qualificate e supreme prerogative, ancorché siano riusciti in effetto nel tutto spettante alla buona pitturanon poco sufficienti. Perché il dimostrarsi mediante l’operazione di talenti, e maniera diversa, non è che effetto de’ conaturali geni che per l’ordinario vengono ad originarsi da’ climi del cielo, che sono cause universali e remote, come dalle più prossime de’ particolari maestri, da’ propri temperamenti; e da simili accidenti esteriori, che vengono a concorrere per cause maggiormente vicine alla più immediata disposizione. Non resta, però, che non si venga a riconoscere in una tal verità, massime nell’opere dipinte con più esquisito gusto, che questi rari maestri hanno posseduto sopra d’ogni altro il meglio delle qualità sufficienti che si ricercano ne’ più perfetti pittori, sebene dimostra sentire altrimente Giovanni Paolo Lumazzi, mentre per compimento di bella pittura, non stimando adeguata la particolar sufficienza de’ primi e più eccellenti maestri, vole che solo mediante l’unione delle megliori qualità si possa formare la bellissima pittura; e soggionge le seguenti parole: «Chi volesse formare quadri di perfezione come un Adamo ed un’Eva, come corpi nobillissimi, bisognerebbe che l’Adamo si desse a dissegnare a Michelangelo Bonarota, e a Tiziano da colorare, togliendo la proporzione, e convenienza da Rafaello, e l’Eva si dissegnasse da Rafaello, e si colorisse dal Correggio, e questi due sarebbero i megliori quadri che si fossero mai fatti al mondo»98. Pensa ciò a mio credere solo in riguardo dell’invenzione laudabile, ma in effetto di poca riuscita, quando però dalla divina potenzia non venisse prodotto soggetto, il quale eminentemente contenesse da sè solo simili come divine qualità, che sono riconosciute nelli quattro citati maestri, che in un tal caso verisimilmente artefice così prodigioso potria dissegnare e colorire ogni sorte d’operazione, ed esprimere ogni più fina bellezza, e anco superare di vantaggio le maggiori difficoltà; ma considerandosi ciò in ordine all’atto prattico, sendo che per essere vissuti questi straordinari soggetti ad una stessa età, e facilmente ad un [p. 69] medesimo tempo, e però data come possibile l’occasione di un tal congresso per fabbricare di concerto l’opera adeguatissima, conoscerassi in un simil caso non poter sortire verisimilmente, che varie e repugnanti difficoltà per l’unione di queste incompatibili materie in ordine alla lega e forma di perfezione, non avendo in fatti fra di loro la debita simboleità. Il primo si potrà stimare, che mediante il caldo di studiosa applicazione destilasse la materia ed il fondamento de’ buoni contorni, ma il secondo per non essere disposto ad incorporarsi non potria che succedere se non imperfetto il composto, conoscendosi non essere il compito dissegno del Bonarota che una forza e idea di particolar sufficienza, che si ritrova molto più accomodata in ordine a’ sassi che a’ colori. E il più proprio talento di Tiziano essere un modo singolare, che dimostra con gran facilità uniformarsi adeguatamente alle belle operazioni di natura; e però dato anco il caso che il Bonarota dissegni la figura dell’Adamo col solito della sua più esatta sufficienza, questa riuscirà verisimilmente più ricercata d’altre figure d’angeli e di giovani, altre volte dal medesimo dipinti con estremo ed improprio ricercamento, nelle quali il tutto dell’azione col particolar di ciascheduna parte viene a dimostrare con la durezza il troppo artificio. Né mi dica il geloso dissegnatore che il buon contorno non possa dimostrare simili eccessi, e serva mai sempre per l’invenzione e buona simetria, come parte nella pittura maggiormente necessaria, e supplisca solamente il colorito alla delicata naturalezza: perché si potrà anco rispondere che essere necessario pe ’l compimento di buona pittura, che il colorito e dissegno unitamente conspiri alla formazione dell’opera, ed anco il particolar dissegno e puro contorno essere valevole per dimostrare con la proporzione la grazia e vera naturalezza, ed altre buone qualità conforme al proprio talento dell’artefice; e però conosceremo non potere conformarsi ad un tal dissegno la differente maniera di Tiziano. Ritiene il primo un’idea di corpo in estremo risentito, e di studio oltramodo ricercato, e diligentemente l’altro non concepisce l’opera che dentro a’ [p. 70] limiti della stessa natura. Eccoti co’ colori Tiziano a ridurre il contornato del Bonarota, il quale in conformità del proprio genio, tenendo nella mente impresso l’idolo della buona e desiata naturalezza, e così mentre procura col proprio stile uniformarsi al vero, incontrando eccessi ne’ contorni, parte de’ caricati lineamenti con i colori annulla, altri diminuisce e alcuni varia ne’ siti, e conoscendo il più e meno di linea acuta ed ottusa arrecare più facilità, grazia e espressione maggiormente propria, non può che ridurla a forza di colore al proprio gusto. In maniera che dato sopragiunga il medesimo Bonarota, vedendo l’opera ridotta con differentissimo gusto, non resterà che mal sodisfatto, sendo che in questo caso l’aiuto dell’uno non potria servire, che per la confusione dell’altro. Nemmeno vale il dire, che sia detto vulgato e vero non solo del medesimo Bonarota, ma parimente della commune de’ professori, che si debba prima ricercare il buon dissegno, perché dentro al contorno di proposito venga ogni cosa a campeggiare nel mezo, essendo divulgato un simil detto per dimostrare la necessità che tiene il pittore del sufficiente dissegno, né per questo seguire che un puro, ancorché fosse adeguatissimo disegnatore, possa essere stimato compito nella professione di pittura, e nel nostro caso, trattandosi del dipingere opera bellissima e naturale, non sarà valevole il dissegno del Bonarota, quantunque si ritrovi per sé stesso sufficientissimo in conformità mai sempre del molto studio, e sua particolare idea, perché in ordine alla buona immitazione del vero ritrovato lontano, si potrà credere che il gran maestro da Cadoro, come eccellentissimo nel colorito, ed assai sufficiente nel dissegno, in occorrenza non possa di meno di non procurare con gli ultimi ritocchi del suo proprio talento la più desiderata verità, ne’ quali ritocchi si contiene veramente dissegno e colorito, e si può credere ogni cosa di buono per essere in effetto i colpi del compimento, che lasciano l’opera nell’ultimo termine di perfezione, ed in tal modo pare che si possa dire non essere in ogni tempo che ammirabile lo studio ed intelligenza del Bonarota: ma questo suodissegno non [p. 71] poter meglio servire che a se stesso, e per l’opere sue, massime di rilievo, nelle quali si ritrova per ogni parte raro, e per altri artefici solo quanto all’invenzione, e ciò evidentemente si dimostrò per appunto nel caso in prattica a Cavaliere primario della città di Forlì, il quale venendo persuaso da’ gustosi della professione a far dipingere la bella veduta del suo palazzo ad Angelomichel Colonna, che si ritrovava casualmente di passaggio in detta città, e per ciò fatto vedere il sito al detto maestro, restarono che mandasse il dissegno di convenevole prospettiva, affinché potesse di poi venire a perfezionarla: dopo giunto a Bologna mandovvi bello e compito dissegno, con lettera nella quale avvisava, che essendo fatta la maggior fatica ad ogni mottivo saria venuto per operarlo. Onde ciò communicato a persone di poco e nulla d’intendimento, massime ad un pittore volgare, assai della casa domestico, il quale operò per suo interesse a segno che insieme con gli altri persuasero il detto signore che un pittore ordinario l’avria ancora in questa operazione servito di vantaggio, essendo provisto di puntualissimo dissegno, che era il più della fatica; al che acconsentendo il padrone, diede ordine che venisse ad operare quello il quale più aspirava al proprio interesse, che alla buona riuscita; fornì in breve di mal dipingere con poco onore, e riuscì il tutto di poca sodisfazione. Di maniera che poco dopo, ritrovandosi in Bologna uno di quelli che, affidato nel solo dissegno, pensava che il pittore ordinario operasse con un tal mezo straordinarie maraviglie, incontratosi in discorso co ’l sopradetto Colonna, che pur stava ad attendere la risoluzione, sentì a dire che l’opera era stata fatta con mala riuscita, e ciò non era seguito che mediante il fondamento della sua lettera, la quale avvisava essere fatto con esso dissegno la maggior fatica, al che rispose immediatamente il suddetto Colonna, che questa maggior fatica non intendeva essere fatta che per lui, come quello ch’avea adeguata conoscenza del proprio dissegno, e non altrimenti per altri, i quali per ritrovarsi di gusto e sufficienza differenti, non possono debitamente approfittarsi, e di ciò pare, che la ragione sia in pronto, perché [p. 72] quello di meno intelligenza non può conoscere, né tampoco accommodarsi per esseguire adeguatamente l’altrui dissegno, con tutto che tal volta egli sia alquanto sufficiente ne’ colori. Nemmeno potrà in tal proposito ostare l’esempio di Marcello Venusti mantovano, come di soggetto che mediante i dissegni del Bonarota dava a conoscere l’opere anco megliori, e veramente degne d’osservazione; sendo che questo per essere stato longo tempo studioso di quel maestro avea anco occasione d’uniformarsi ad un tal andamento, e per essere languido nel dissegno restava facilmente contento di caminare dentro a quei limiti, che per uscirne non teneva spirito e forza sufficiente, quando non voleva dimostrare più debile ed imperfetto il dipinto, e ’l maestro Bonarota permetteva che colorisse i suoi dissegni per conoscerlo altrettanto mancante nel pensiero e capriccio spettante al buon dissegno, quanto abbondevole di pazienza ed altri qualificati talenti, mediante i quali dava a conoscere nell’opera anco sopra il maestro grazia più eccellente e meglior colorito; e desiderando il curioso della professione vedere opere di tal sorte, ritroverà nel Palazzo de’ Farnesi in Roma il Giudicio del medesimo Michelangelo in picciolo, il quale veramente nelle parti spettanti alla grazia, decoro e delicatezza, appare più compito; e quadro che dimostra parimente un composto raro di questa unione con figure di grandezza simile a quelle del Giudicio, e forsi di maggior perfezione, vedesi in Forlì nelle stanze dell’appartamento nobile del Collegio sopra alla Pace della città nel Palazzo Publico della piazza, il quale fa conoscere eccellentemente la Ressurrezione di Cristo con alcuni soldati alla guardia, dipinto coll’esattissimo dissegno del Bonarota e colorito in modo che palesa il tutto ed ogni minima parte, con graziosa e puntuale osservazione; che in occorrenza potrassi vedere ritrovandosi in tal luogo ben custodito, come merita opera per ogni parte qualificata. Non sarà però l’esempio di questo, che fu assai inferiore nel dissegno, e particolar immitatore del suo maestro Bonarota, valevole per dimostrare il simile di quel Tiziano, che si trovò per ogni parte adeguatamente compito, e solo seguace [p. 73] e sopra a tutti eccellente nell’imitazione di più vera naturalezza. None Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Giovanni Paolo Lumazzi, mentre per compimento di bella pittura, non stimando adeguata la particolar sufficienza de’ primi e più eccellenti maestri, vole che solo mediante l’unione delle megliori qualità si possa formare la bellissima pittura; e soggionge le seguenti parole: «Chi volesse formare quadri di perfezione come un Adamo ed un’Eva, come corpi nobillissimi, bisognerebbe che l’Adamo si desse a dissegnare a Michelangelo Bonarota, e a Tiziano da colorare, togliendo la proporzione, e convenienza da Rafaello, e l’Eva si dissegnasse da Rafaello, e si colorisse dal Correggio, e questi due sarebbero i megliori quadri che si fossero mai fatti al mondo»98. Pensa ciò a mio credere solo in riguardo dell’invenzione laudabile, ma in effetto di poca riuscita, quando però dalla divina potenzia non venisse prodotto soggetto, il quale eminentemente contenesse da sè solo simili come divine qualità, che sono riconosciute nelli quattro citati maestri, che in un tal caso verisimilmente artefice così prodigioso potria dissegnare e colorire ogni sorte d’operazione, ed esprimere ogni più fina bellezza, e anco superare di vantaggio le maggiori difficoltà; ma considerandosi ciò in ordine all’atto prattico, sendo che per essere vissuti questi straordinari soggetti ad una stessa età, e facilmente ad un [p. 69] medesimo tempo, e però data come possibile l’occasione di un tal congresso per fabbricare di concerto l’opera adeguatissima, conoscerassi in un simil caso non poter sortire verisimilmente, che varie e repugnanti difficoltà per l’unione di queste incompatibili materie in ordine alla lega e forma di perfezione, non avendo in fatti fra di loro la debita simboleità. Il primo si potrà stimare, che mediante il caldo di studiosa applicazione destilasse la materia ed il fondamento de’ buoni contorni, ma il secondo per non essere disposto ad incorporarsi non potria che succedere se non imperfetto il composto, conoscendosi non essere il compito dissegno del Bonarota che una forza e idea di particolar sufficienza, che si ritrova molto più accomodata in ordine a’ sassi che a’ colori. E il più proprio talento di Tiziano essere un modo singolare, che dimostra con gran facilità uniformarsi adeguatamente alle belle operazioni di natura; e però dato anco il caso che il Bonarota dissegni la figura dell’Adamo col solito della sua più esatta sufficienza, questa riuscirà verisimilmente più ricercata d’altre figure d’angeli e di giovani, altre volte dal medesimo dipinti con estremo ed improprio ricercamento, nelle quali il tutto dell’azione col particolar di ciascheduna parte viene a dimostrare con la durezza il troppo artificio. Né mi dica il geloso dissegnatore che il buon contorno non possa dimostrare simili eccessi, e serva mai sempre per l’invenzione e buona simetria, come parte nella pittura maggiormente necessaria, e supplisca solamente il colorito alla delicata naturalezza: perché si potrà anco rispondere che essere necessario pe ’l compimento di buona pittura, che il colorito e dissegno unitamente conspiri alla formazione dell’opera, ed anco il particolar dissegno e puro contorno essere valevole per dimostrare con la proporzione la grazia e vera naturalezza, ed altre buone qualità conforme al proprio talento dell’artefice; e però conosceremo non potere conformarsi ad un tal dissegno la differente maniera di Tiziano. Ritiene il primo un’idea di corpo in estremo risentito, e di studio oltramodo ricercato, e diligentemente l’altro non concepisce l’opera che dentro a’ [p. 70] limiti della stessa natura. Eccoti co’ colori Tiziano a ridurre il contornato del Bonarota, il quale in conformità del proprio genio, tenendo nella mente impresso l’idolo della buona e desiata naturalezza, e così mentre procura col proprio stile uniformarsi al vero, incontrando eccessi ne’ contorni, parte de’ caricati lineamenti con i colori annulla, altri diminuisce e alcuni varia ne’ siti, e conoscendo il più e meno di linea acuta ed ottusa arrecare più facilità, grazia e espressione maggiormente propria, non può che ridurla a forza di colore al proprio gusto. In maniera che dato sopragiunga il medesimo Bonarota, vedendo l’opera ridotta con differentissimo gusto, non resterà che mal sodisfatto, sendo che in questo caso l’aiuto dell’uno non potria servire, che per la confusione dell’altro. Nemmeno vale il dire, che sia detto vulgato e vero non solo del medesimo Bonarota, ma parimente della commune de’ professori, che si debba prima ricercare il buon dissegno, perché dentro al contorno di proposito venga ogni cosa a campeggiare nel mezo, essendo divulgato un simil detto per dimostrare la necessità che tiene il pittore del sufficiente dissegno, né per questo seguire che un puro, ancorché fosse adeguatissimo disegnatore, possa essere stimato compito nella professione di pittura, e nel nostro caso, trattandosi del dipingere opera bellissima e naturale, non sarà valevole il dissegno del Bonarota, quantunque si ritrovi per sé stesso sufficientissimo in conformità mai sempre del molto studio, e sua particolare idea, perché in ordine alla buona immitazione del vero ritrovato lontano, si potrà credere che il gran maestro da Cadoro, come eccellentissimo nel colorito, ed assai sufficiente nel dissegno, in occorrenza non possa di meno di non procurare con gli ultimi ritocchi del suo proprio talento la più desiderata verità, ne’ quali ritocchi si contiene veramente dissegno e colorito, e si può credere ogni cosa di buono per essere in effetto i colpi del compimento, che lasciano l’opera nell’ultimo termine di perfezione, ed in tal modo pare che si possa dire non essere in ogni tempo che ammirabile lo studio ed intelligenza del Bonarota: ma questo suodissegno non [p. 71] poter meglio servire che a se stesso, e per l’opere sue, massime di rilievo, nelle quali si ritrova per ogni parte raro, e per altri artefici solo quanto all’invenzione, e ciò evidentemente si dimostrò per appunto nel caso in prattica a Cavaliere primario della città di Forlì, il quale venendo persuaso da’ gustosi della professione a far dipingere la bella veduta del suo palazzo ad Angelomichel Colonna, che si ritrovava casualmente di passaggio in detta città, e per ciò fatto vedere il sito al detto maestro, restarono che mandasse il dissegno di convenevole prospettiva, affinché potesse di poi venire a perfezionarla: dopo giunto a Bologna mandovvi bello e compito dissegno, con lettera nella quale avvisava, che essendo fatta la maggior fatica ad ogni mottivo saria venuto per operarlo. Onde ciò communicato a persone di poco e nulla d’intendimento, massime ad un pittore volgare, assai della casa domestico, il quale operò per suo interesse a segno che insieme con gli altri persuasero il detto signore che un pittore ordinario l’avria ancora in questa operazione servito di vantaggio, essendo provisto di puntualissimo dissegno, che era il più della fatica; al che acconsentendo il padrone, diede ordine che venisse ad operare quello il quale più aspirava al proprio interesse, che alla buona riuscita; fornì in breve di mal dipingere con poco onore, e riuscì il tutto di poca sodisfazione. Di maniera che poco dopo, ritrovandosi in Bologna uno di quelli che, affidato nel solo dissegno, pensava che il pittore ordinario operasse con un tal mezo straordinarie maraviglie, incontratosi in discorso co ’l sopradetto Colonna, che pur stava ad attendere la risoluzione, sentì a dire che l’opera era stata fatta con mala riuscita, e ciò non era seguito che mediante il fondamento della sua lettera, la quale avvisava essere fatto con esso dissegno la maggior fatica, al che rispose immediatamente il suddetto Colonna, che questa maggior fatica non intendeva essere fatta che per lui, come quello ch’avea adeguata conoscenza del proprio dissegno, e non altrimenti per altri, i quali per ritrovarsi di gusto e sufficienza differenti, non possono debitamente approfittarsi, e di ciò pare, che la ragione sia in pronto, perché [p. 72] quello di meno intelligenza non può conoscere, né tampoco accommodarsi per esseguire adeguatamente l’altrui dissegno, con tutto che tal volta egli sia alquanto sufficiente ne’ colori. Nemmeno potrà in tal proposito ostare l’esempio di Marcello Venusti mantovano, come di soggetto che mediante i dissegni del Bonarota dava a conoscere l’opere anco megliori, e veramente degne d’osservazione; sendo che questo per essere stato longo tempo studioso di quel maestro avea anco occasione d’uniformarsi ad un tal andamento, e per essere languido nel dissegno restava facilmente contento di caminare dentro a quei limiti, che per uscirne non teneva spirito e forza sufficiente, quando non voleva dimostrare più debile ed imperfetto il dipinto, e ’l maestro Bonarota permetteva che colorisse i suoi dissegni per conoscerlo altrettanto mancante nel pensiero e capriccio spettante al buon dissegno, quanto abbondevole di pazienza ed altri qualificati talenti, mediante i quali dava a conoscere nell’opera anco sopra il maestro grazia più eccellente e meglior colorito; e desiderando il curioso della professione vedere opere di tal sorte, ritroverà nel Palazzo de’ Farnesi in Roma il Giudicio del medesimo Michelangelo in picciolo, il quale veramente nelle parti spettanti alla grazia, decoro e delicatezza, appare più compito; e quadro che dimostra parimente un composto raro di questa unione con figure di grandezza simile a quelle del Giudicio, e forsi di maggior perfezione, vedesi in Forlì nelle stanze dell’appartamento nobile del Collegio sopra alla Pace della città nel Palazzo Publico della piazza, il quale fa conoscere eccellentemente la Ressurrezione di Cristo con alcuni soldati alla guardia, dipinto coll’esattissimo dissegno del Bonarota e colorito in modo che palesa il tutto ed ogni minima parte, con graziosa e puntuale osservazione; che in occorrenza potrassi vedere ritrovandosi in tal luogo ben custodito, come merita opera per ogni parte qualificata. Non sarà però l’esempio di questo, che fu assai inferiore nel dissegno, e particolar immitatore del suo maestro Bonarota, valevole per dimostrare il simile di quel Tiziano, che si trovò per ogni parte adeguatamente compito, e solo seguace [p. 73] e sopra a tutti eccellente nell’imitazione di più vera naturalezza. Lamazzo, Giovanni Paolo, pittore trattatista Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
[p. 74] nelle Academie dell’Ignudo lo stesso modello, e anco nella medesima vista e positura, perché ciascheduno l’osserva con occhi, mente e gusto differente, parimenti non riuscire che molto vario il dissegnato. E per conoscere una tale difficoltà, il saggio Francesco Barbieri99 in occasione di visitare nella festività di S. Anna la picciola chiesa de’ Padri Certosinidentro la città di Bologna dedicata alla santa, fu ricercato in tal tempo da que’ Padri a dar compimento ad una tavola, che dimostrarono conservare sbozzata dalla buona memoria di Guido Reni; e per ritrovarmi in compagnia di questo maestro sentii anco per risposta che avendo in ogni tempo portato la debita riverenza all’artefice, perciò fino allora non avea accettato l’incominciate pitture, e nemmeno voleva la presente, apportando per sufficiente ragione il dire, che sia assai meglio conservare in tal forma la memoria di un così pregiato maestro ed esser vano il pensare, come essi stimavano, di poter in uno ottenere l’opera, e particolar virtù di soggetti differenti, e ciò con minor studio e fatica dell’ultimo, perché in fatti non potria riuscire che l’opposito, essendo cosa co ne impossibile, che altro pittore venga al compimento di quello sbozzo, e conservi intatta la particolar virtù che si ritrova nel principiato, per essere in effetto l’opera di quello, che concorre maggiormente, e con gli ultimi colpi a perfezionarla, e quando desiderassero il saggio dell’uno e dell’altro compiacendosi del di lui pennello l’avria fatta molto volentieri da sé solo senza veruna obligazione di tal sorte, ma solo in ordine al soggetto che avessero addimandato, e con questo modo avriano sortito l’opere d’amendue. Campi, Giulio, pittore, Campi, Antonio, pittore storico architetto, Campi, Vincenzo, pittore>i Campi</persona>e simili degni lombardi, e soggetti veramente straordinari, i quali avendo studiato unitamente come anco imparato l’uno dall’altro, ed in occorrenza sono stati in diversi tempi maestri, scolari, modelli, emoli e compagni. Dove all’incontro quando non vengano a concorrere simili le condizioni, si vede che molti, ancorché vengano unitamente ad osservare <pagina numero= Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Contuttociò non fu in ogni tempo, che effetto come proprio della straordinaria virtù il generarsi negli emoli della professione l’invidia, e da questa derivare per ogni parte gli incontri e le persecuzioni, massime in tal caso che i maggiori e più celebri professori non potevano darsi a credere, che simili effetti di suprema eccellenza si potessero manifestare in tal guisa, come sopra l’ordine delle stesse cause. Sapeva, e già avea per prattica sperimentato Francesco Francia che i buoni abiti non si vengono ad acquistare se non dopo gli atti più frequenti di longo e continuato esercizio, e perciò egli [p. 148] sopra d’ogni altro mostrava repugnanza al credere che soggetto in età d’adolescenza potesse giungere a lasciarsi a dietro appena giovine i più vecchi e maggiori saggi della professione; ma quella verità, che più volte di lontano intonata dalla fama non volse credere, veduta poscia da vicino nella perfettissima tavola della Santa Cecilia posta nella Chiesa di S. Giovanni in Monte della Città di Bologna, fu forzato a confessare con un silenzio eterno, perché in conformità di quello che si raccoglie dagli scrittori di pittura164, morì Francesco Francia pittore di quei tempi laudabile nel vedere (come oggetto impensato) così stupenda operazione. Zeusiper la vista del commendatissimo panno, che raccontano dipingesse l’emulo Parasio165, è fama che restasse all’improvviso ingannato e soprafatto ad un tempo da vergogna e confusione, si dichiarasse vinto ed avria forsi fatto altrettanto il Francia, quando l’opera da lui scoperta non si fosse dimostrata di più trascendente perfezione, ma privando immediatamente i sensi tutti, venne con una violenza insopportabile ad estinguere insiememente la vita. Sanzio, Raffaello, pittore architetto>Rafaello</persona> come transmesso dal cielo per sublimare e rendere d’ultima e piena perfezione la bella pittura.</p>
<p style= Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
, ed anco avantaggiasse insieme coll’altro più eccellente Giorgione ogni altro antecessore; e l’opere che dipinse ne’ tempi de’ suddetti maestri dimostrano l’esatta uniformità, che sono nella chiesa di S. Spirito fuori di Venezia; la tavola col S. Marco in mezo, e altri Santi dalle parti uniforme al maestro Bellini, scoprendosi in quella della capella maggiore, dopo dipinta, maniera e bellezza maggiore, e all’opere che dipinse nell’esterno muro del sopracitato Fondaco de’ Tedeschi dove verrà il virtuoso a conoscere non essere i dipinti del maestro Giorgione che belli a gran segno, e per ogni parte eccellenti, ma in paragone dell’eccellentissimo Tiziano inferiori. Ecco lo scolare sopra il maestro, ordine prevertito, e straordinaria repugnanza, i quali singolari avvenimenti allora solo vengono a succedere, quando il sommo Iddio si compiace di produrre simili soggetti, come rari prodi"gi per manifestare al mondo il supremo grado della virtù, massime nella professione [p. 215] di pittura. E l’opere che dimostrano a questi giorni indelebile la memoria di così prodigioso maestro, sono in particolare le due tavole nella Chiesa de’ Francescani detti i Frari, l’una è l’Altare in capo al Coro, che rappresenta la Beata Vergine, che ascende al Cielo accompagnata con angeli all’intorno in forma di bellissimi putti ignudi co’ Santi Apostoli, tutte figure anco maggiori del vero; e nell’altra, ch’è circa il mezo della Chiesa nell’entrare a mano sinistra, vi è la Beata Vergine col Santo Bambino, e S. Pietro, figure poco meno del vero, e alla sinistra dalla parte di sotto vi sono alcuni ritratti di meze figure, così somiglianti al vero, e dimostrano tanto di spirito e vivezza, che in riguardo della loro stupenda bellezza vien detta la tavola de’ ritratti, contuttoché si ritrovino anco le figure dell’una e l’altra tavola di suprema eccellenza. Nella chiesa de’ Padri Crociferi dirò che si dava a vedere la gran tavola del martirio di S. Lorenzo, che sembrava essere illuminata da più veri e stupendi riflessi del fuoco, opera al pari d’ogni altra rara e maravigliosa, ma al presente credo che si manifesti assai più nelle carte intagliata che nella tavola dipinta; s’osserva anco nella chiesa di S. Nicolò de’ Padri Serviti la tavola dell’Altare maggiore con quattro figure di Santi, che palesano la più bella, rilevante e vera pittura che forsi abbia dipinto il raro Tiziano, e che in altro luogo dimostri l’arte a gloria della professione; similmente sono due chiesa di S. Salvatore ove risiedono i Padri Regolari di S. Agostino, l’una nell’Altare maggiore con la Trasfigurazione di Cristo nel Monte Tabor, e l’altra nell’entrare dalla porta maggiore verso il mezo della chiesa a mano destra, ch’è la Beata Vergine Annonziata dall’Angelo; e nella sopracitata chiesa di S. Spirito, lontana poche miglia da Venezia, vi sono tre tavole non meno differenti in riguardo della maniera che del soggetto, tutte però palesano egregiamente l’intento del maestro conforme a quello che pretende far conoscere in ordine a’ più veri effetti della natura; e nel soffittato stanno i tre gran quadri, che dimostrano al proprio della vista al disotto in su, tre istorie del Testamento Vecchio, con le figure maggiori del vero; il soggetto di questi in uno è il Sacrificio di Abramo, e nell’altro [p. 216] quando Davide uccise Gola Gigante, e nel terzo Caino quando ammazza Abel, istorie della più compita, vera e bella maniera che si ritrovi fra i dipinti di tanto maestro; quivi la proporzione e intelligenza di prospettiva campeggia al supremo segno, appaiono l’invenzioni puntuali, le disposizioni molto ordinate e le figure per ogni parte compite, le quali s’inalzano sopra all’occhio al proprio della veduta con tanto di rilievo, spirito e più bella e convenevole azione rassembrando formate di carne viva, che arrecano un gustoso spavento al riguardante, come se al vero vedesse in tal luogo così orrende dimostrazioni, e questi sono senza difficoltà i più belli dipinti, che a’ nostri tempi si conservino in ordine alla più adeguata imitazione della bella natura, e quelli che verranno ad osservare ignudi di tal sorte per mostrare la più esquisita verità, avranno anco occasione di conoscere che Tiziano, avendo espresso a maraviglia il più difficile in occasione, non aveva bisogno d’addottrinarsi sopra gl’ignudi e in altre operazioni del Bonarota, e d’altri simili, come fantasticarono i sopra citati autori173 stimando un tanto soggetto mancante, per non ritrovarsi facilmente delle proprie parti e a lor gusto confacevole, e in ordine a maestri stimati da loro per norma infallibile della perfetta operazione, benché siano poi questi tali per lo più lontani dalla bella idea e più vera naturalezza, e per opera corrispondente a mentoati quadri. Si ritrova pure in Venezia nella chiesa detta di S. Giovanni, e Polo de’ Padri Domenicani la famosissima tavola del martirio di S. Pietro Martire, pittura al sicuro della più eccellente bellezza, che in alcun tempo possa dimostrare coi suoi più vivi effetti la natura per esprimere in eccellenza il vero. Quivi l’ istoria vien rapportata all’occhio così adeguatamente, che una verità cotanto esatta inorridisce l’applicato spettatore; vedesi nella parte di mezo il Santo che, assalito fieramente dal feroce percussore, si ritrova in posto come di fatto abbandonato; già si mirano l’estremità mancanti di spirito e calore, la faccia languida e gli orrori della morte vicini, e solo mostra negli occhi ridotta la vita, mentre coll’ultimo spirito affissi al Cielo, già ormai perduto il corpo, fa conoscere stare in un tal punto l’anima per attendere i beni di vita [p. 217] eterna per dove si dimostrano due putti della più vera proporzione, e delicata bellezza, pronti con la corona e palma in mano, per riconoscere meritamente il gran Campione, il quale con istraordinaria intrepidezza sta sperimentando il martirio e la morte per Cristo e sua Santa Fede; appare l’aggressore nell’atto di replicare sopra la testa del Martire moribondo nuovi colpi, e per la vista di così orrendo spettacolo si vede poco distante il compagno nel primo moto accompagnato dal tutto della più vera e propria azione, che di già confuso dallo spavento mostra co’ più vivi clamori darsi del tutto in preda alla disperata fuga, apportando ad un tempo al riguardante improvisi effetti non meno di timore ed orrore, che di maraviglia e compassione, massime rappresentato in un bosco, che raffigura al proprio proporzionato paese della più facile, eccellente e bella verità, e come estratto della maggior perfezione fa conoscere in epilogo ogni più degna parte che si possa desiderare in un composto della più scielta naturalezza con invenzione, disposizione ed attitudini tali, che ridotte con lo studio e suprema intelligenza de’ colori, mostra le figure al maggior segno della più bella verità, che si venga ad osservare fra l’opere dipinte, e le teste, mani e piedi, col tutto dell’ignudo non meno dell’aggressore, che degli angeletti palesano una particolare idea del vero in eccellenza espresso, e per mostrare che un tale, come prodigioso istoriato, arrechi, per così dire, anco vergogna alla stessa natura, basti il concludere, che in fatti sia la più compita e miglior tavola che mai abbia formato con la più egregia mischianza de’ colori il gran maestro Tiziano, vero padre della più vera naturalezza. E per dar a conoscere in concorrenza d’altri straordinari soggetti, ch’egli in opera tale saria giunto al sommo grado di perfezione già anticipatamente furono sicuri presagi i disegni, che in tal occorenza perciò formarono i primi maestri, tra i quali, eccettuato quello del supremo Tiziano, che ottenne il primo luogo, l’altro poi di Giovanni Antonio da Pordenone dichiarò il maestro di successivo valore e sempre laudabile, e questi dissegni viddi già nella città di Bologna appresso persona particolare, ch’ora intendo in occasione straordinaria abbia prevaluto l’amore del danaro all’affetto, che dimostrava alla pittura. Quindi [p. 218] appare quanto possa l’emulazione ne’ gran soggetti, mentre vengono forzati dalla medesima ad operare negli eccessi de’ loro talenti. Ma quello che in tal caso apporta estremo cordoglio a’ gustosi della professione è il conoscere che uno de’ maggiori tesori della pittura, quale viene stimata questa famosissima tavola, resti mediante la poca cura in parte offesa, e già corra a gran passi alla total rovina; ed io che non potendo, se non in tal modo, compatire, lasciando a’ superiori una simile incombenza, dirò intanto che altre non poche tavole ed operazioni publiche nella medesima città si vengono ad osservare, come in S. Giovanni di Rialto una tavola. Nella scuola di S. Giovanni Evangelista nel secondo albergo si potrà vedere i dipinti del soffittato d’esso Tiziano, come nella scuola di S. Marco, e anco nella capella del collegio nel Gran Palazzo di S. Marco, e se bene queste e altre simili siano di rara bellezza, l’opere però migliori dello stesso Tiziano, de’ Bellini, di Giacomo Tintoretto ed altri, vogliano i più saggi della professione che fossero quelle che prima avevano dipinto, in particolare nella Sala Regia già dall’incendio annichilate; attestando tutt’ora Francesco Albani che Agostino Carracci suo maestro solea dire in tal proposito, come quello ch’aveva veduto l’une e l’altre, che le presenti sono al certo mirabili, ma le prime ch’erano senza difficoltà migliori, e la ragione sarà, come s’è detto nel primo libro, che le pitture fatte nella più fresca, e spiritosa età riescono per l’ordinario migliori; dicono che in S. Nazario nella città di Brescia vi sia l’altare della capella maggiore, e nella città d’ Ancona due tavole, una in S. Domenico, e l’altra nella chiesa de’ Zoccolanti, e altri quadri, come in Vicenza sotto publica loggia, e in altri luoghi, e se bene da me tali non siano state vedute, in Milano però conobbi nella chiesa detta delle Grazie de’ Padri Domenicani la tavola della Coronazione di Cristo con la corona di spine altre volte mentoata, opera delle migliori del maestro, e la più rara ed eccellente, che venghi osservata in tanta città, e chi vorrà più distinta narrazione, massime dell’opere publiche, e di quelle che si ritrovano nel publico palazzo di Venezia fatte da Tiziano e d’altri non pochi gran maestri della seconda scuola, potrà procurare quello c’hanno scritto con ogni esattezza ultimamente gli scrittori di quelle parti174. Carpasio, Vittore, pittore Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
genio) prima non fossero stati più volte alla studiosa osservazione dell’opere supreme di questo vero capo della terza scuola, e di tutta la pittura, invano al certo il Civoli, il Barocci, il Vanni ed altri simili avriano potuto dimostrare per mezo delle proprie operazioni sopra le debite sufficienze la grazia, delicata unione, bella idea e buona naturalezza a quei tempi insolita e mai sempre mirabile, non si potendo al certo bellezze cotanto qualificate e rare, che parteciparsi dal solo Correggio. Quindi è, che del continuo i professori di buon gusto vengono da tutte le parti per approfittarsi co’ la studiosa osservazione nella sola Lombardia, benché non sia di tali e [p. 270] tanti dipinti, che poca ed imperfetta la memoria, e perciò fra molti di Lombardia che hanno ragionevole occasione di querelarsi del Vasari, pare che solo particolar soggetto mostri dolersi che nel descrivere le vite de’ principali e più degni pittori abbia trascorso a piedi asciutti li campi molto eccellenti professori della città di Cremona sua patria, non essendo forse egli consapevole, che non fosse il primo190, e determinato intento d’esso Vasari, nel descrivere una tal istoria, che di fabricare un sodo e pieno racconto dei propri toscani, come per se stessi copiosi e degni, solo accenare gli altri per accidente o per dir meglio per lor disgrazia. Contutto ciò mi dò a credere che scuola cotanto degna non venga ad ascondersi in alcun tempo, massime alla memoria de’ buoni virtuosi, e tanto maggiormente che appaiono tuttavia pullulanti i suoi rari effetti mediante i più eccellenti professori, che fanno conoscere ritrovarsi riunito in questa degna parte di Lombardia quello che forsi è diffuso per ogn’altro luogo, e se altrove non ricevono per lo più lo stimolo industrioso, che dalla penuria natia per formare con lo stentato studio virtù considerabile, in queste felicissime parti si può dire che ottenghino gli abitanti coll’esordio della prima formazione i più prossimi e ben disposti preparamenti; onde vengono poscia di facile, e come per natura a dimostrarsi pronti, copiosi e qualificati, in tal maniera che questi, per la facilità e copia de’ soggetti, riescono altrettanto trascurati, quanto gli altri di soverchia diligenza parziali; e però lo studioso per intravvenire quel vero che non comparisce se non imperfettamente descritto, potrà, allettato dal genio di pittura, anco osservare in occorrenza insieme coll’altre queste non poche e forsi più raffinate operazioni della terza scuola di Lombardia, per riconoscere ad un tempo i chiari effetti di quella verità che fin ad ora più volte trascurata, e allo spesso con menzogne adorna, pare in effetto, che non sia manifestata se non varia e difforme. Carracci, famiglia, pittori>Carracci</persona>, anco gli stessi maggiormente commendati delle altre scuole, quando eglino (come persuasi dalla fama, ed incitati dal proprio connaturale <lemma val= Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Bramante è in Milano sua patria sopra la porta della chiesa di S. Sepolcro un Cristo morto, e le pitture che si ritrovano nell’Osteria del Rebechino, e una facciata d’una casa particolare nella strada detta di Brena. Fu similmente dopo Bramantino forse nella maniera migliore, ma nel gran fondamento del disegno non affatto corrispondente; l’opere del quale sono un’Annonziata sopra la porta dell’Ospitale all’incontro della chiesa di S. Celso a fresco, ed altri somiglianti operazioni nella medesima città di Milano, come nel cortile della Zecca, in una facciata la Natività di Cristo, e nella chiesa di S. Maria di Baia l’istoria della Natività della Beata Vergine; e alcuni profeti nello sportello dell’organo, che scorziano stupendamente, e dimostrano con ogni sufficienza oltre la buona proporzione il sodo intendimento di prospettiva e architettura essendo stato al pari d’ogn’altro più dotto artefice fondato e prattico. L’opere però della chiesa di S. Satiro, ed altre simili sono da Bramante disegnate, e dipinte da Nolfo da Monza pittore anch’egli se non uguale ai primi, nondimeno eccellente, e degno. di Angelo di Pascuccio, Donato, detto il Bramante, pittore architetto Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
mirabil pittore, degna e qualificata al maggior segno che possa a’ nostri giorni dimostrare la professione della pittura, facendo conoscere fra gli altri dipinti di così gran maestro maniera di particolar gusto, con maggior [p. 289] idea, più diligente ricercamento e delicata unione, che viene talvolta dichiarata da’ buoni professori e più delicati intelligenti, come d’idea più divina e di qualità più raffinate, e perciò ad ogni altro dipinto impareggiabile. Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Antonio da Correggio, fu per appunto formata nel meriggio e maggiore auge della sua più rara esquisita operazione. Notte tanto più chiara del giorno, quanto si ritrova da maggiori lumi illustrata, lumi sempre più risplendenti, come sopranaturali e divinizzati. E se bene l’altre sopracitate operazioni si ritrovino ancor esse fabbricate dallo stesso gran pittore da Correggio, e siano in fatti qualificate e rare, riescono non di meno fra di loro, sicome varie ne’ particolari soggetti, e nella maniera parimente, e idee non poco differenti, in quella guisa che i frutti derivanti dallo stesso stelo, se bene siano la maggior parte buoni e laudabili, nondimeno per cagione degli accidenti talora però vari riescono e discrepanti. Così la prima detta di S. Sebastiano dimostra prevalere nell’idea di maggior studio, e più delicata unione, e l’altra detta di S. Pietro Martire in riguardo alla grandezza di rara maniera e più vera naturalezza; e la terza tavola della Notte si manifesta suprema ad ogni altra, particolarmente in ordine alla più esatta rappresentazione della divina istoria, come delle più affettuose e proprie espressioni, massime di lumi differenti, e come deificati con unione di colori, che dichiarano l’operazione assolutamente impareggiabile che serve ai nostri tempi per ultimo termine alle maraviglie della pittura. Questa non mai appieno lodata operazione esprime con modo insolito, e mai sempre stupendo il Natale di Cristo, e però avranno occasione i veri saggi e buoni professori nel seguire la scorta del glorioso nome di tanto maestro di godere anco con la presenza del senso effetti singolari e per ogni parte divinizzati. Parerà facilmente insolito paradosso di primo tratto a chi si sia bramoso di sodisfare l’avida vista il rincontrare motivi sufficienti nell’oscurità della notte, ch’è [p. 296]un riconoscere la luce dalle stesse tenebre; e in un tal modo riuscirebbe al di certo se con mezi insoliti e rari non restassimo in tal caso prodigiosamente illuminati, e di così fatta maniera che nissuno può vedere questa Notte stupendamente divinizzata senza l’abbagliamento de’ sensi, nè participare la vista de’ geminati splendori pria di riconoscere nello stesso tempo il resto il terzo, che ne risulta d’un tanto maestro. Appaiono in questa Notte per oggetti principali in luogo più degno la Beata Vergine col picciolo Cristo Bambino, dal quale ne deriva tale e tanto splendore, che ferisce, come oggetto più vicino la Santissima Madre, e poscia l’altre figure a proporzione e chiarezza così rara si dimostra sopra l’ordine de’ naturali colori, che tantosto dal riguardante viene riconosciuta per effetto immediato della luce celeste. Sta con lo sguardo la gloriosa Madre del tutto siffatta nel Figlio, e dall’eccedente splendore abbagliata, come sopraffatta dall’eccessivo contento di vedere e godere insiememente l’umanato Iddio, mostra di tal sorte gioire nel più interno del cuore, che in effetto spira grazia divina, amore, riverenza e divozione. Alquanto lontano si manifesta a proporzione della vista il santo padre Gioseffo, il quale anch’egli del tutto intento dà segno d’affaticarsi in tanto bisogno per ostare con ogni potere all’estremo del freddo, e però si vede nell’atto di condurre l’asinello vicino al Cristo Bambino, affinché possa riscaldare col suo natural calore il castissimo corpicciolo, e perché ne’ giumenti di tal sorte vive per natura la pigra ostinazione, e però in questo caso il Santo Vecchio, altrettanto ardente, fa conoscere l’artefice di spiritoso giudicio ad un tempo, co’ contrapposti egualmente di fervida celerità, e di stupida pigrizia coll’espressione più propria e naturale; e ricercandosi in oltre l’intervento de’ poveri pastori per la necessaria convenienza della sacrata istoria, eglino verrano riconosciuti dallo spettatore nella parte destra così ordinatamente collocati, che dimostrano giungere in un tal luogo ripieni di semplice e affettuosa divozione, i quali mentre s’avvicinano con estrema riverenza alla divinità di Cristo Bambino, illuminati ad un punto dagli splendori di Paradiso, sembrano liquefarsi non meno per gli eccessi di così vivaci lumi, che dalla [p. 297] tenerezza del proprio interno affetto, in modo che dimostrano à riguardanti di restare abbagliati da’ raggi celesti, e del tutto in preda del santo godimento, si scopre una femmina fra gli altri, che fa conoscere a maraviglia in tal caso l’inclinazione naturale del proprio sesso nella particolar curiosità, la quale avida di soverchio qual sitibonda di luce mostra anco più d’ogni altro d’inoltrare col capo lo sguardo per bevere al vero fonte della bellezza, appare però sopragiunta ad un tempo da un diluvio di più veri splendori, e come da sopranaturale dolcezza inebriata e confusa, pare che si dichiari con modestissima apparenza incapace di così eccedenti chiarori, e viene a dimostrare gli effetti di non immaginata espressione. Scopronsi parimente nella parte di sopra una squadra di celesti messaggeri, che riempiono ordinatamente il tutto nello spazio, i quali formati con ogni debita osservazione in ordine alla propria veduta sopra all’occhio, con iscorci in eccellenza espressi, dimostrano accompagnare con vari e convenienti moti, con modo di rara e insolita facilità e buona naturalezza, la necessaria proporzione, la quale, animata dallo spirito di ben fondato intendimento, fa conoscere con gran convenienza il più a noi verosimile il loro essere, mentre in tal occasione si dimostrano ridenti e gioiosi, accompagnati da supremo splendore, che viene stupendamente ad illuminare la parte più alta, e danno in chiaro a vedere il desiato annuncio della pace. Or quivi si potrà fermare l’intelligente per riconoscere quel tanto che mostrano desiderare per l’ordinario i soggetti di più delicato gusto, i quali si danno bene spesso a credere che nelle sole proprie parti si conservi il tutto della buona pittura, perché essaminando debitamente lo stupendo di così fatta divinità ritroverà primieramente l’istoria con ogni puntuale e debita convenienza rappresentata, come quella che non contiene mancamento nel convenevole, nemmeno abbondanza nel superfluo, ma come di tutta convenienza espressa non lascia minimo dubbio alla buona erudizione; però dimostrandosi proporzionatamente le figure ed oggetti particolari benissimo disposti, si conosce che l’una non apporta impedimento all’altra, che sono le più degne ne’ luoghi principali, e l’altre si dimostrano con l’ordine successivo in [p. 298] riguardo del proprio stato, e tutte ben disposte senza occultare, o lasciare talvolta equivoca la debita e propria azione. Quivi parimente si verrà a rincontrare il possesso e chiara dimostrazione della buona prospettiva, la quale mediante la conveniente degradazione, rapporta alla vista un ripieno di buon concerto, che ad un tempo mostra distinguere adeguatamente il particolare d’attitudini sceltissime, le quali, debitamente proporzionate, e con bella diversità contraposte nelle figure e loro azioni, come nel sesso, età, gesti, vestiti,colori, etc., rendono consimili, ben espresse contrapposizioni, i soggetti spiritosamente propri e adeguati; e le bellissime positure, con tutto che si ritrovino in buona parte ricoperte, palesano però a maraviglia con la debita simetria la morbida sufficienza del vero, con sprezzatura e facilità indicibile; perché in fatti si vede in questa rara operazione ciascuno de’ membri concorrere all’intento del particolar composto, ed egli alla propria azione, e finalmente il tutto conspirare all’istoria, in modo che si scopre egualmente il buon rilievo delle figure, come rappresentati in eccellenza i più degni iscorzi, i quali senza veruno intoppo ed offesa della vista vengono ad unirsi ne’ bellissimi figurati col mezo d’un ben fondato sapere e rara diminuzione de’ colori, che formano all’umana veduta, massime de’ gustosi ed intelligenti della professione, la più bella e fina sembianza del vero, onde il tutto unitamente concordato con artificio incomprensibile della più qualificata mistione mostra contenere gli eccessi degli stessi colori, con somma eccellenza refratti ed imprigionati, che vengono a rappresentare all’occhio il temperamento della determinata verità, e con esquisita delicatezza la carne, come vera dagli spiriti animata, e talvolta resa da lumi maggiormente viva e concordata dalla dolcezza dell’ombre, e per gl’intermezzati riflessi debitamente rilevata, che formano il verisimile a proporzione con tanto di spirito, tenerezza e grazia, che indarno vien ricercato cosa simile, perché l’opera essendo composta con artificio di maniera di suprema eccellenza, alla quale non corrisponde appieno, nemeno i migliori dipinti de’ più compiti moderni, vengono perciò i buoni intelligenti a contraporre lo stupendo di tanta bellezza [p. 299] alle grandi ed immortali operazioni del famosissimo Apelle, e d’ogni altro più degno della passata antichità per dichiararlo fra presenti e passati in ogni tempo supremo; e ciò, sicome ne viene in chiaro il testimonio de’ moderni, si scopre parimente dagli antichi raccordi204, che i fatti più famosi ed egregi di quei tempi non furono che il dimostrare, insieme con la più rara imitazione del vero espresso in conformità dell’occorrenze, le Deità fulminanti, lo splendore de’ lampi ed altri più propri interni affetti, come d’amore, sdegno, dolore e somiglianti rappresentati, che in effetto hanno dichiarato grandi, eterni e gloriosi gli stessi antichi pittori della Grecia. Ma Dio buono chi non vede in questa prodigiosa notte simili ed anco più eccellenti effetti, ogni volta che si compiaccia di ponderare con debita applicazione il singolar compendio delle maggiori maraviglie della pittura? Dove verrà ad iscoprire a proporzione, se non l’ira di Giove fulminante, almeno la bella e rara delicatezza di putto divinizzato, vero Giove del Paradiso, il quale, come ripieno di celeste splendore, vibra raggi d’amore, che non feriscono già, ma trapassando dolcemente per gli occhi de’ riguardanti all’interno del cuore ammolliscono il duro di quello, e liquefacendolo con modo insolito in amorosa dolcezza l’inducono mediante un gran motivo di divozione a contemplare in un tal luogo come reale ed assistente il gran mistero della nostra Redenzione. Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
pittore da Correggio innalzare mole d’immensa virtù per giungere col tempo al bramato Cielo dell’eternità, non debba poscia arrecar maraviglia se riguardati in tal caso gli stessi principi venghino a ritrovarsi debili ed imperfetti. Avrà nondimeno occasione il discreto osservatore di scoprire a lume tanto della nascita, quanto dell’accrescimento e del meriggio di questo sole di pittura, l’eroica magnanimità della Serenissima Casa d’Este, ch’è di giovare, e in tal guisa egualmente dilettare a tutti, come quella che in ogni tempo lampeggia fra le più degne, già arrichita di merito supremo, ed ora posseditrice delle più rare e maggiori bellezze di questa nobilissima virtù, si rende al mondo per ogni parte singolarizzata ed immortale. Ma perché lo studioso potria facilmente raccogliere sentimento differente dalla lettura di Giorgio Vasari, massime intorno alla virtù del supremo maestro da Correggio, non sarà per avventura in tal proposito fuori del conveniente il riflettere alquanto sopra di quello che può contrariare la chiara evidenza del fin qui proposto, pria di proseguire l’incominciata osservazione207. Posciaché egli in varie occorenze dello scrivere, massime in luogo più determinato, facendo menzione d’esso maestro da Correggio, con altri della prima e maggior eccellenza, fa conoscere diversi soggetti della prima scuola aver palesato la pittura di piena perfezione e solamente Antonio da Correggio in riguardo d’alcune particolarità e alle minuzie spettanti alla particolar maniera, dando chiaramente a conoscere altro non esser stato il proprio intento, che dimostrare un tal soggetto dotato di particolare ed imperfetto talento in comparazione de’ pittori delle proprie parti da lui creduti per ogni verso singolari e perfetti; e perciò dopo aver degnamente encomiato Rafaello Sanzio da Urbino per far palese i maestri, che poscia vennero a perfezionare al maggior segno la pittura, con la terza e più compita maniera, soggiunse le seguenti parole208: «Seguì in questa maniera, ma più dolce di colorito, e non tanto gagliarda Andrea del Sarto, il quale si può dire, [p. 304] che fosse raro, perché l’opere sue sono senza errori: né si può esprimere la leggiadrissima vivacità che fece nelle opere sue Antonio da Correggio sfilando i suoi capelli con un modo, non di quella maniera, che facevano inanzi a lui, che era difficile, tagliente, e secca, ma di una piumosità morbidi, che si scorgeano le fila nella facilità del fargli, che parevano d’oro, e più belli, che i vini, i quali restavano vinti dai suoi coloriti. Il simile fece Francesco Mazuoli Parmeggiano, ecc.». Opinione si può dire in ogni tempo erronea, ed al presente si tiene, massime appresso la commune de’ buoni professori e più sinceri intelligenti, come affatto affettata e viziosa, ancorchè vari della prima scuola persistano con ebraica ostinazione, e come invasati da cattivo spirito, mostrano con cavillosi discorsi di non soddisfarli con la vista di queste stupende operazioni; posciaché eglino nati o casualmente trascorsi ad abitare ed insieme ad abituarsi negli andamenti de’ luoghi particolari, dove l’erronea opinione forma lo sciocco disordine con una non mai interrotta discendenza e abuso, che si conserva fino ai nostri giorni, sono però scorsi a credere indubitatamente non derivare altronde la somma perfezione della pittura, che dalla puntualità delle misure e maggiori apparenze de’ ricercamenti, ed una così fatta opinione si conosce verisimilmente originata in un somigliante modo. Alcuni si ritrovano nel principio della virtuosa applicazione aver commodo lo studio delle singolari antichità, dell’opere di Rafaello, del Bonarota e d’altri simili. Questi invaghiti di tali difficoltà si sforzano con ogni lor potere di farsi adorni con abito ad essi non poco disdicevole, il quale non serve in un tal tempo che a confondere, ed a maggiormente deformarli nell’operazione, come poscia palesano in fatti i propri suoi sconcertati dissegni e dipinti insieme, perché con il solito loro mal regolato studio procurano di primo tratto d’esprimere i più sensibili contorni e scoperti risalti, e per successiva concordanza e total compimento, come quelli che si ritrovano di corpo e mente stanchi, concordano il tutto con le parti in confuso senza ricercare i debiti mezi, e smozzare a sufficienza gli estremi, né tampoco l’eccedente vivezza de’ colori, non valendo in effetto col proprio giudicio per compire di vantaggio; non possono nemeno esprimere [p. 305] la diversità de’ siti, e altre debite parti con la scambievolezza de’ colori, che sono nelle opere de’ più esatti maestri realmente fra di loro diversificate, con vari refratti di meze tinte ed altri delicatissimi livori, ed intramezzati riflessi, colle quali parti il tutto unitamente viene a cospirare alla dimostrazione del più bel composto, col rilievo dell’apparente come vera naturalezza: ma cotali principianti per sodisfazione dell’imperfetto lor conoscimento formano infine mediante lo sconcerto delle parti l’imperfetta e cruda operazione, la qual crudità, sicome da’ migliori fisici209 vien riconosciuta nascere per l’ordinario nell’umano Microcosmo alla languidezza e mala qualità del calore naturale, così nell’altro della pittura dal mal praticato studio, e mancanza del debito intendimento, e nella maniera, che lo stesso calore operando di soverchio nella medesima materia è solito convertire poscia il crudo in adusto, in somigliante guisa vengono parimente i professori di tal sorte con longa e viziosa diligenza ad acquistare di facile nelle loro operazioni la successiva seccaggine, che inoltrandosi talora nell’eccesso vizioso riesce la stessa adustione; e tali professori operando in somigliante forma fuori della buona strada invece di comporre una buona imitazione del vero, danno a conoscere finalmente un composto che, fabbricato a caso con artificio di stento, non serve che per modello della crudezza, della seccaggine e della stessa imperfezione, che lo spettatore di buon gusto e di sufficiente intelligenza non può dopo la vista, se non fuggirlo ed abominarlo. Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Bonarota e d’altri simili. Questi invaghiti di tali difficoltà si sforzano con ogni lor potere di farsi adorni con abito ad essi non poco disdicevole, il quale non serve in un tal tempo che a confondere, ed a maggiormente deformarli nell’operazione, come poscia palesano in fatti i propri suoi sconcertati dissegni e dipinti insieme, perché con il solito loro mal regolato studio procurano di primo tratto d’esprimere i più sensibili contorni e scoperti risalti, e per successiva concordanza e total compimento, come quelli che si ritrovano di corpo e mente stanchi, concordano il tutto con le parti in confuso senza ricercare i debiti mezi, e smozzare a sufficienza gli estremi, né tampoco l’eccedente vivezza de’ colori, non valendo in effetto col proprio giudicio per compire di vantaggio; non possono nemeno esprimere [p. 305] la diversità de’ siti, e altre debite parti con la scambievolezza de’ colori, che sono nelle opere de’ più esatti maestri realmente fra di loro diversificate, con vari refratti di meze tinte ed altri delicatissimi livori, ed intramezzati riflessi, colle quali parti il tutto unitamente viene a cospirare alla dimostrazione del più bel composto, col rilievo dell’apparente come vera naturalezza: ma cotali principianti per sodisfazione dell’imperfetto lor conoscimento formano infine mediante lo sconcerto delle parti l’imperfetta e cruda operazione, la qual crudità, sicome da’ migliori fisici209 vien riconosciuta nascere per l’ordinario nell’umano Microcosmo alla languidezza e mala qualità del calore naturale, così nell’altro della pittura dal mal praticato studio, e mancanza del debito intendimento, e nella maniera, che lo stesso calore operando di soverchio nella medesima materia è solito convertire poscia il crudo in adusto, in somigliante guisa vengono parimente i professori di tal sorte con longa e viziosa diligenza ad acquistare di facile nelle loro operazioni la successiva seccaggine, che inoltrandosi talora nell’eccesso vizioso riesce la stessa adustione; e tali professori operando in somigliante forma fuori della buona strada invece di comporre una buona imitazione del vero, danno a conoscere finalmente un composto che, fabbricato a caso con artificio di stento, non serve che per modello della crudezza, della seccaggine e della stessa imperfezione, che lo spettatore di buon gusto e di sufficiente intelligenza non può dopo la vista, se non fuggirlo ed abominarlo. Buonarroti, Michelangelo, scultore pittore architetto Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
gran maestro della medicina che ponevano ogni lor studio nel rendere di tal forma il capo de’ propri figli, e che riuscisse così efficace l’impressione che, trasferita l’arte col tempo nella stessa natura210, vennero dopo da loro medesimi gli stessi parti ad ottenere la desiderata formazione dove questi in simil modo per conservare altamente radicato determinato gusto, vengono ancor del continuo mediante l’osservanza degli oggetti di tal sorte a formare nella propria immaginazione somiglianti le spezie, ed in conformità del già concepito palesano similmente i loro dipinti, i quali se bene appaiano in copia, e differenti, ed ancor in parte laudabili, s’osservano però ordinariamente nell’universale, che fanno conoscere il vizio dell’affettata durezza; e perciò come di gusto viziato, e non poco contrari alla pura e bella verità non possono in occorrenza d’incontrare dipinti dal proprio genio lontani, sodisfarsi anco delle più rare eccellenze della pittura ad essi incognite, e per conseguenza tralasciate. Hippocrate, medico Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
divino da Correggio, le due grandi e più esquisite sopracitate istorie di Paolo da Verona, similmente tre tavole straordinarie de’ Dossi, tutto il suffittato delle più eccellenti de’ Carracci, all’intorno del fregio sono paesi alternati ma rari de’ Carracci, e Dossi, una tavola del Parmeggianino, opere del gran Tiziano ed altri, col quadro sopracitato d’Andrea del Sarto, il quale se bene sia della più eccellente perfezione ch’abbia dipinto, e venga stimato dallo stesso Vasari l’artefice sopra d’ogni altro più eccellente, e come un’assoluta divinità, in riguardo d’essere dichiarato per maestro senza errori, si veda in paragone, ancorché la medesima istoria del Sacrificio d’Isac sia dimostrata anco dallo stesso Vasari pittura fra le migliori dello stesso Andrea del Sarto, coll’opere di quell’ Antonio da Correggio, che stima di poco fondamento, e solo riguardevole nella parte del colorito, che verrà a conoscere, oltre i capelli sfilati ed altre simili debolezze, il tutto in eccellenza, e a maggior segno dell’altro, e tali dimostrarsi parimenti le due grandi istorie di Paolo da Verona, le figure de’ Carracci, perché queste come compite con ogni debita sufficienza di dissegno e colorito, esprimono i propri più interni affetti della vera e buona naturalezza, e per conseguenza lasciano adietro (con pace di quelli che stimano altrimenti) la stessa opera d’ Andrea, con tutto che sia per se stessa non poco riguardevole. E però quello che tali dicitori non hanno visto o distinto, e forse non credono, potrà scoprire il sincero virtuoso per incontrare la verità del fatto Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Dossi, una tavola del Parmeggianino, opere del gran Tiziano ed altri, col quadro sopracitato d’Andrea del Sarto, il quale se bene sia della più eccellente perfezione ch’abbia dipinto, e venga stimato dallo stesso Vasari l’artefice sopra d’ogni altro più eccellente, e come un’assoluta divinità, in riguardo d’essere dichiarato per maestro senza errori, si veda in paragone, ancorché la medesima istoria del Sacrificio d’Isac sia dimostrata anco dallo stesso Vasari pittura fra le migliori dello stesso Andrea del Sarto, coll’opere di quell’ Antonio da Correggio, che stima di poco fondamento, e solo riguardevole nella parte del colorito, che verrà a conoscere, oltre i capelli sfilati ed altre simili debolezze, il tutto in eccellenza, e a maggior segno dell’altro, e tali dimostrarsi parimenti le due grandi istorie di Paolo da Verona, le figure de’ Carracci, perché queste come compite con ogni debita sufficienza di dissegno e colorito, esprimono i propri più interni affetti della vera e buona naturalezza, e per conseguenza lasciano adietro (con pace di quelli che stimano altrimenti) la stessa opera d’ Andrea, con tutto che sia per se stessa non poco riguardevole. E però quello che tali dicitori non hanno visto o distinto, e forse non credono, potrà scoprire il sincero virtuoso per incontrare la verità del fatto Luteri, pittori Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Parmeggianino, opere del gran Tiziano ed altri, col quadro sopracitato d’Andrea del Sarto, il quale se bene sia della più eccellente perfezione ch’abbia dipinto, e venga stimato dallo stesso Vasari l’artefice sopra d’ogni altro più eccellente, e come un’assoluta divinità, in riguardo d’essere dichiarato per maestro senza errori, si veda in paragone, ancorché la medesima istoria del Sacrificio d’Isac sia dimostrata anco dallo stesso Vasari pittura fra le migliori dello stesso Andrea del Sarto, coll’opere di quell’ Antonio da Correggio, che stima di poco fondamento, e solo riguardevole nella parte del colorito, che verrà a conoscere, oltre i capelli sfilati ed altre simili debolezze, il tutto in eccellenza, e a maggior segno dell’altro, e tali dimostrarsi parimenti le due grandi istorie di Paolo da Verona, le figure de’ Carracci, perché queste come compite con ogni debita sufficienza di dissegno e colorito, esprimono i propri più interni affetti della vera e buona naturalezza, e per conseguenza lasciano adietro (con pace di quelli che stimano altrimenti) la stessa opera d’ Andrea, con tutto che sia per se stessa non poco riguardevole. E però quello che tali dicitori non hanno visto o distinto, e forse non credono, potrà scoprire il sincero virtuoso per incontrare la verità del fatto Manzuoli, Francesco, detto il Parmigianino, pittore Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Paolo Guidotti. Nel coro si conserva il quadro del Cavalier d’Arpino con un S. Francesco che va in estasi, donato dal Cardinal Sfondrato, e l’altre pitture [p. 53] sono di Giovanni Battista Ricci da Novara. Guidotti, Paolo, pittore scultore Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Nell’altare a man destra dentro alla nicchia vi è dipinta sopra la tela ad olio la Decollazione di S. Paolo con il miracolo delli tre fonti, di mano di Bernardino Passerotto bolognese, e nella nicchia della parte sinistra vi è sopra l’altare colorita in tela ad olio la Crocifissione di S. Pietro apostolo, opera eccellente di Guido Reni. Cordier, Nicolas, scultore>Nicolò Cordieri</persona> detto il Franciosino.</p>
<p style= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
La tribuna con la sua cuppola e lanternino e gl’adornamenti col disegno dell’altare maggiore è architettura cominciata da Flaminio Ponzio milanese e finita da Giovanni Fiamingo, nel quale è dipinto a fresco il crocefisso con la Madonna e San Giovanni da Innocenzo Tacconi bolognese, allievo d’Anibale Caracci. Vannucci, Pietro di Cristoforo, pittore>Archita perugino</persona>.</p>
<p style= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Cappella de’ Signori Mattei, che è la quinta da questo lato, vi si vedono diverse istorie del santo e sopra l’altare l’Evangelista con l’angiolo, ad olio dipinte tutte con buona prattica [p. 212] dal Muziani. De’ Vecchi, Giovanni, pittore>Giovanni de’ Vecchi</persona>, da tutti assai stimate.
Nella <luogo norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
e sono delle meglio opere che egli facesse. Nella Cappella de’ Signori Cavallieri vicino alla porta, che va nel claustro, vi è un quadro ad olio con Maria Vergine in aria, e dai lati vi stanno li SS. Gregorio e Francesco, opera di Stefano Speranza romano. Martinelli, Nicolò, pittore Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Faustina moglie dell’imperatore Marco Aurelio Antonino e doppo d’esser stato Colleggiata fu concesso da Martino V del 1430 al Collegio de’ [p. 223] Speziali ,quali l’accommodarono in questa bella forma, con farvi accanto un commodo ospedale. Galeria, Faustina, Annia, imperatrice Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Giovanni Antonio Valsoldino; e diversi trofei d’instrumenti musicali di marmo, come anche le due mezze figure che rappresentano il Re David con l’arpa et il re Ezechia con l’organo, sono scolture assai buone d’Ambrogio Malvicino. Paracca, Giovanni, Antonio, Valsoldo, scultore Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Cardinale Lancellotto romano, con architettura di Francesco da Volterra, alla quale oggettoi viene impedito l’ingresso per la nuova fabrica del Boromino, e qui vicino è un altare dove è dipinto S. Agostino, felicemente condotto, e per di sopra Dio Padre con altre figure da Guglielmo Borgognone. L’altar maggiore, che è in mezzo alla chiesa, ha un tabernacolo sopra fatto all’antica gotica, dove stanno riposte le teste de’ SS. Pietro e Paolo con altre reliquie insigni, et al tempo d’Urbano V vi furono dipinti [p. 245] a fresco alcuni santi di maniera assai buona. Lancellotti, Scipione, cardinale Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Cappella (secondo il nostro giro) della Compagnia del Carmine ha il quadro, che è bell’opera di Girolamo Maffei da Lucca, et il S. Silvestro Papa e S. Martino Vescovo posti dalle bande dell’altar maggiore furono fatti dal Cavaliere Baglione. Canini, Giovanni Angelo, pittore incisore>Canino</persona>; l’ultima <oggetto norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
l’Ecce homo, con tutto il resto che ivi si vede, è di mano del Ciampelli, e nell’altre vi operò Paris Nogari et altri; alcuni delli chiari scuri però tinti gialli sono di Cesare Rossetti. Croce, Baldassarre, pittore>del Croce</persona>, <oggetto norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
scoltura di Il sepolcro incontro, che è di Cavaliere Rainaldi, ha la sua statua a sedere scolpita da Virtù dai lati, quella che rappresenta la Carità è d’ Fede di Sopra la scalinata nel mezzo vi è un bel ciborio di marmo bianco tocco d’oro et istoriato di figure antiche assai buone, e sotto la cupoletta si vedono colorito ad olio diversi angioli dal Marca. La volta fra la tribuna e l’arcone fu ornata da pitture dal Cardinale Pinello, dove sono li quattro Evangelisti e mezze figure delli quattro Dottori della [p. 292] chiesa, parte coloriti da Paris Nogari e parte dal Novara. Tra le quattro fenestre sotto la cornice vi sono cinque istorie della Beata Vergine fatte di mosaico antico assai diligente da Giacomo Turrita, e la tribuna è tutta lavorata di mosaico con Nostro Signore che incorona Maria Vergine et altre figure, opera condotta dal medemo Turrita con ordine di Papa Nicola IV l’anno 1286. Fontana, Domenico, Cavaliere, architetto>Cavaliere Domenico Fontana</persona> e <oggetto norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Il sepolcro incontro, che è di Cavaliere Rainaldi, ha la sua statua a sedere scolpita da Virtù dai lati, quella che rappresenta la Carità è d’ Fede di Sopra la scalinata nel mezzo vi è un bel ciborio di marmo bianco tocco d’oro et istoriato di figure antiche assai buone, e sotto la cupoletta si vedono colorito ad olio diversi angioli dal Marca. La volta fra la tribuna e l’arcone fu ornata da pitture dal Cardinale Pinello, dove sono li quattro Evangelisti e mezze figure delli quattro Dottori della [p. 292] chiesa, parte coloriti da Paris Nogari e parte dal Novara. Tra le quattro fenestre sotto la cornice vi sono cinque istorie della Beata Vergine fatte di mosaico antico assai diligente da Giacomo Turrita, e la tribuna è tutta lavorata di mosaico con Nostro Signore che incorona Maria Vergine et altre figure, opera condotta dal medemo Turrita con ordine di Papa Nicola IV l’anno 1286. da Sarzana, Leonardo, scultore>Leonardo da Serzana</persona>.</p>
<p style= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Virtù dai lati, quella che rappresenta la Carità è d’ Fede di Sopra la scalinata nel mezzo vi è un bel ciborio di marmo bianco tocco d’oro et istoriato di figure antiche assai buone, e sotto la cupoletta si vedono colorito ad olio diversi angioli dal Marca. La volta fra la tribuna e l’arcone fu ornata da pitture dal Cardinale Pinello, dove sono li quattro Evangelisti e mezze figure delli quattro Dottori della [p. 292] chiesa, parte coloriti da Paris Nogari e parte dal Novara. Tra le quattro fenestre sotto la cornice vi sono cinque istorie della Beata Vergine fatte di mosaico antico assai diligente da Giacomo Turrita, e la tribuna è tutta lavorata di mosaico con Nostro Signore che incorona Maria Vergine et altre figure, opera condotta dal medemo Turrita con ordine di Papa Nicola IV l’anno 1286. Guidi, Domenico, scultore>Domenico Guidi</persona> e le due <oggetto norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Fede di Sopra la scalinata nel mezzo vi è un bel ciborio di marmo bianco tocco d’oro et istoriato di figure antiche assai buone, e sotto la cupoletta si vedono colorito ad olio diversi angioli dal Marca. La volta fra la tribuna e l’arcone fu ornata da pitture dal Cardinale Pinello, dove sono li quattro Evangelisti e mezze figure delli quattro Dottori della [p. 292] chiesa, parte coloriti da Paris Nogari e parte dal Novara. Tra le quattro fenestre sotto la cornice vi sono cinque istorie della Beata Vergine fatte di mosaico antico assai diligente da Giacomo Turrita, e la tribuna è tutta lavorata di mosaico con Nostro Signore che incorona Maria Vergine et altre figure, opera condotta dal medemo Turrita con ordine di Papa Nicola IV l’anno 1286. Ferrata, Ercole, scultore>Ercole Ferrata</persona>, l’altra che è la <oggetto norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Sopra la scalinata nel mezzo vi è un bel ciborio di marmo bianco tocco d’oro et istoriato di figure antiche assai buone, e sotto la cupoletta si vedono colorito ad olio diversi angioli dal Marca. La volta fra la tribuna e l’arcone fu ornata da pitture dal Cardinale Pinello, dove sono li quattro Evangelisti e mezze figure delli quattro Dottori della [p. 292] chiesa, parte coloriti da Paris Nogari e parte dal Novara. Tra le quattro fenestre sotto la cornice vi sono cinque istorie della Beata Vergine fatte di mosaico antico assai diligente da Giacomo Turrita, e la tribuna è tutta lavorata di mosaico con Nostro Signore che incorona Maria Vergine et altre figure, opera condotta dal medemo Turrita con ordine di Papa Nicola IV l’anno 1286. Fancelli, Cosimo, scultore>Cosimo Fancelli</persona>.</p>
<p style= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Marca. La volta fra la tribuna e l’arcone fu ornata da pitture dal Cardinale Pinello, dove sono li quattro Evangelisti e mezze figure delli quattro Dottori della [p. 292] chiesa, parte coloriti da Paris Nogari e parte dal Novara. Tra le quattro fenestre sotto la cornice vi sono cinque istorie della Beata Vergine fatte di mosaico antico assai diligente da Giacomo Turrita, e la tribuna è tutta lavorata di mosaico con Nostro Signore che incorona Maria Vergine et altre figure, opera condotta dal medemo Turrita con ordine di Papa Nicola IV l’anno 1286. Cati, Pasquale, pittore>Cati da Iesi</persona> nella <luogo norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Alessandro VII abbassò et ingrandì la piazza e anche fece rimettere le colonne smisurate per la parte che va alla Minerva con l’architettura di Frate Gioseppe Paglia; oltre l’esser questa chiesa Collegiata, vi è una compagnia dove non entrano che virtuosi in pittura, scoltura e simili, e qui fu sepolto Perino del Vaga, Giovanni da Udine, primo [p. 392] inventore di grottesche, Taddeo Zuccaro, il gran Raffaello d’Urbino et altri. Chigi, Fabio, Papa Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Gioseppe Paglia; oltre l’esser questa chiesa Collegiata, vi è una compagnia dove non entrano che virtuosi in pittura, scoltura e simili, e qui fu sepolto Perino del Vaga, Giovanni da Udine, primo [p. 392] inventore di grottesche, Taddeo Zuccaro, il gran Raffaello d’Urbino et altri. Paglia, Giuseppe, architetto Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Clemente Maioli allievo del Romanelli, e nel quarto altare vi è Gesù Cristo risuscitato quando apparve a gl’apostoli e San Tomaso li mette il dito dentro al costato, opera assai ben condotta da Pietro Paolo Gobbo da Cortona. Maioli, Clemente, pittore Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Romanelli, e nel quarto altare vi è Gesù Cristo risuscitato quando apparve a gl’apostoli e San Tomaso li mette il dito dentro al costato, opera assai ben condotta da Pietro Paolo Gobbo da Cortona. Romanelli, Francesco Giovanni, pittore Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Nell’altare della prima cappella contigua dall’altro lato il medesimo Gioseppe del Bastaro vi dipinse con buona maniera un S. Girolamo; in quella che segue vi rappresentò Nostro Signore morto et altre figure, e diversi santi dipinti nel soffitto li fece Andrea d’Ancona. Nucci, Avanzino, pittore>Avanzino Nucci</persona>.</p>
<p style= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
d’Antonio Pomarancio.
[p. 475] Il quadro dell’altare della crociata con Maria Vergine, Gesù, angioli e S. Maria Madalena de’ Pazzi, è opera di Giovanni Domenico perugino.
L’altar maggiore si nobilita con un bel tabernacolo dal Padre Generale col disegno del Cavaliere Carlo Fontana; e nella cappella dall’altra parte dipinse il quadro di S. Angelo Carmelitano, con tutto il restante a fresco, Giovanni Battista Ricci da Novara.
La Cappella dedicata alli SS. Pietro e Paolo, quali sono rappresentati nel quadro, con l’altre opere a fresco, la colorì il medesimo Novara, e l’immagine di S. Michele Arcangiolo nell’ultima cappella fu fatta dal Procaccino; questa però che vi è oggettoi è copia, avendo li padri venduto l’originale.
Di S. Giacomo Scossacavalli
[p. 476] Nella piazza a mezzo Borgo è la Chiesa di S. Giacomo detta Scossa Cavalli, da che S. Elena volendo far portare a S. Pietro la pietra sopra la quale Nostro Signore fu presentato al Tempio, e quella nella quale Abramo volse sacrificar il suo figlio, che qui al presente si trovano li cavalli che le tiravano, giunti a questa chiesa, non volsero in alcun modo passar più oltre.
La Natività della Beata Vergine dipinta in un quadro di altare è opera del Novara; il tabernacolo di pietra affricana nell’altar maggiore lo fece Giovanni Battista Ciolli; e le pitture, che sono nell’Altare dedicato alla Madonna Santissima, vengono descritte per opere [p. 477] di Cristofaro Ambrosini.
L’oratorio contiguo alla medesima chiesa fu eretto dall’Arciconfraternita del 1601, dove sopra l’altare, che è disegno di Giovanni Battista Cerosa, sta un quadro con dentro effigiato S. Sebastiano dal Cavalier Paolo Guidotti detto il Borghese da Lucca, sopra la volta vi è Dio Padre, e nei lati i quattro Dottori latini opere di Vespasiano Strada romano.
IL FINE
Circignani, Antonio, detto Pomarancio, pittore Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
tavola del Serenissimo Duca di Modana, che esprime stupendamente l’istoria della Natività di Cristo, e nello scoprire tra l’altre singularità d’artificioso componimento un raggio più puro di raffinato sapere che rende la notte chiara e l’ombre luminose, e con didivine vine rappresentazioni e celesti apparenze, come animati i medemi splendori, avrà occasione di riconoscere in chiaro il primario e più nobile sentimento della vista quadro, adorazione dei pastori, la notte Il Microcosmo della pittura
Et in un tal luogo rimirando parimente la bellissima tavola, e varia detta di San Pietro Martire, e sopra non poche singolarità egregiamente espresse, nel riconoscere in questa tremenda operazione la carne al vivo palpitante, come animata da più veri spiriti muovere ad un punto l’immaginazione al desiderio del tatto, sarà verisimilmente creduta per lo real senso del tangibile, et in somigliante modo essaminate l’opere di questo supremo maestro, a proporzione [p. 20] scoprirà mai sempre da questa mirabil parte esser derivato il sommo della perfezione nella pittura, avendo in fatti accresciuto supreme qualità, però meritamente dovrà prevalere come parte più nobile e principale intelligenza di così degno artificio quadro, Madonna di San Giorgio Il Microcosmo della pittura
Ressurrezione di Cristo con alcuni soldati alla guardia dipinto, Resurrezione di Cristo di Venusti Il Microcosmo della pittura
tavola, che dimostrarono conservare sbozzata dalla buona memoria di Guido Reni; e per ritrovarmi in compagnia di questo maestro sentii anco per risposta che avendo in ogni tempo portato la debita riverenza all’artefice, perciò fino allora non avea accettato l’incominciate pitture, e nemmeno voleva la presente, apportando per sufficiente ragione il dire, che sia assai meglio conservare in tal forma la memoria di un così pregiato maestro ed esser vano il pensare, come essi stimavano, di poter in uno ottenere l’opera, e particolar virtù di soggetti differenti, e ciò con minor studio e fatica dell’ultimo, perché in fatti non potria riuscire che l’opposito, essendo cosa co ne impossibile, che altro pittore venga al compimento di quello sbozzo, e conservi intatta la particolar virtù che si ritrova nel principiato, per essere in effetto l’opera di quello, che concorre maggiormente, e con gli ultimi colpi a perfezionarla, e quando desiderassero il saggio dell’uno e dell’altro compiacendosi del di lui pennello l’avria fatta molto volentieri da sé solo senza veruna obligazione di tal sorte, ma solo in ordine al soggetto che avessero addimandato, e con questo modo avriano sortito l’opere d’amendue. Quadro, Annuncio a S. Anna Il Microcosmo della pittura
, che dimostrarono conservare sbozzata dalla buona memoria di Guido Reni; e per ritrovarmi in compagnia di questo maestro sentii anco per risposta che avendo in ogni tempo portato la debita riverenza all’artefice, perciò fino allora non avea accettato l’incominciate pitture, e nemmeno voleva la presente, apportando per sufficiente ragione il dire, che sia assai meglio conservare in tal forma la memoria di un così pregiato maestro ed esser vano il pensare, come essi stimavano, di poter in uno ottenere l’opera, e particolar virtù di soggetti differenti, e ciò con minor studio e fatica dell’ultimo, perché in fatti non potria riuscire che l’opposito, essendo cosa co ne impossibile, che altro pittore venga al compimento di quello sbozzo, e conservi intatta la particolar virtù che si ritrova nel principiato, per essere in effetto l’opera di quello, che concorre maggiormente, e con gli ultimi colpi a perfezionarla, e quando desiderassero il saggio dell’uno e dell’altro compiacendosi del di lui pennello l’avria fatta molto volentieri da sé solo senza veruna obligazione di tal sorte, ma solo in ordine al soggetto che avessero addimandato, e con questo modo avriano sortito l’opere d’amendue. None Il Microcosmo della pittura
dipinto con gran sufficienza S. Bruno loro fondatore, con la Beata Vergine che tiene il Cristo in braccio, angeli e paese dipinto, La Vergine appare a San Bruno Il Microcosmo della pittura
alcune femmine ignude, che dimostrano diverse vedute alquanto sopra l’occhio, col tutto che si ricerca alla più eccellente bellezza affreschi Il Microcosmo della pittura
la molto delicata e graziosissima Galatea, la quale coll’intervento di belli e ben intesi ignudi di varie meze figure insieme con alcuni putti palesa sopra un’intelligenza estrema un eccesso di spirito, rilievo e delicata naturalezza Affresco, Trionfo di Galatea Il Microcosmo della pittura
tavola di S. Pietro in Montorio fra l’altre figure di maravigliosa bellezza, che si considerano diversamente vestite, e in guisa di persone viventi con lo spirito e vari movimenti animate, vedrà un mezo nudo di figura così egregiamente studiata in ordine alla più fina perfezione, che al dicerto palesa un estratto della singolar naturalezza Quadro, Trasfigurazione Il Microcosmo della pittura
tavola di S. Pietro Martire Quadro, Martirio di San Pietro da Verona, olio su tavola Il Microcosmo della pittura
tavola di Girolamo da Cotignola, nella quale scoprirà dalla parte di sopra la Beata Vergine sedente col Cristo bambino leggiadramente stante, figure poco meno di naturale, rappresentate a proporzione alquanto sopra l’ordinaria veduta con tanto di sufficienza, grazia e delicatezza Quadro, Madonna col Bambino e Santi Il Microcosmo della pittura
volto della capella maggiore, oltre gli altri dipinti a fresco, il rappresentato d’un Dio Padre sopra le nubi, attorniato da copia di putti, che in vari belli modi mostrano servirlo, figure al naturale espresse adequatissimamente alla propria vista del di sotto in su, dipinte da Francesco Minzochi da Forlì con tanto di sapere, e con tal naturalezza, forza e spirito, che di tal vista non credo si dovrà pentire il gustoso della professione [p. 105] d’aver speso qualche passo per sodisfare alla virtuosa curiosità Affreschi, Padre Eterno e Putti Il Microcosmo della pittura
ornamenti convenevoli [p. 123] all’invenzione e luogo, talmente adeguati che porgendo agli spettatori continuo l’inganno, si dimostravano piutosto rilevati e veri in sito retto e sfondato, che artificiati in luogo convesso: la qual cuppola per solita disgrazia del maestro e della patria insieme in occorrenza di nuova fabbrica, prevalendo l’uso e il commodo allavirtù, l’anno del 1651 fu miseramente atterrata dalla simplicità di quei buoni Padri, non senza cordoglio de’ virtuosi. Ed opere di tal sorte quando non fossero contaminate ed infette dal vizio dell’esecranda seccaggine, solito di quei tempi, avriano potuto come di straordinaria intelligenza altresì concorrere a grandi onori. Egli però, per non essere sopravissuto gran fatto, e bene spesso trasportato in diversi paesi dalla brama di approfittarsi, non lasciò al luogo natio che poche operazioni, a parte delle quali gli accidenti e il tempo hanno conspirato alla distruzione: ritrovasi nondimeno vivere alla vista virtuosa per caparra del molto suo sapere la tavola, che è l’altare d’uno de’ iuspadronati de’ Bezzi nella Chiesa della Trinità nella città di Forlì, e se bene alcuni stimano che sia del vecchio Cotignola, vero è che la maggior parte la credono di Melozzo, dimostrando in fatti con la solita antica maniera lo straordinario fondamento dell’arte e fra le cose, che allo spesso vengano a tirare i professori e gustosi della pittura, alla di lei osservazione sono le posature de’ Santi Pietro e Paolo, che in fatti oltre la compita espressione de’ piedi, meglio collocati sopra ben regolato piano non può al certo dimostrare la buona intelligenza di prospettiva; si vede parimente d’esso maestro meza figura esposta in publico rappresentante al vivo un pestapepe, che già dipinse sopra una botega di Speciaria di quei tempi, il quale espresso in atto di alzare il pesante ferro dimostra il proprio dell’azione con la debita simetria e buonaprospettiva, che allo spesso alletta alla di lui osservazione il passaggiere per ritrovarsi in via Maestra vicino alla Piazza, dove può essere visto, e come tale veduto e considerato da’ virtuosi. ornamenti Il Microcosmo della pittura
oggetti di natura e negli artificiati, delle quali si vengono poi a formare per vigore d’interno conoscimento idee di singolar bellezza, che servono per mezo [p. 131] maggiormente efficaci, e pronti per far conoscere adeguata
espressione de’ più eccellenti dipinti, che sono veri prodigi di maraviglia, essendo riconosciuto dallo spettatore virtuoso in tali stupendi rappresentanti sopra l’esattissimo nel tutto spettate al buono dissegno, e adeguata naturalezza una tal verità, che apporta piacevole inganno, e dimostra il bello dell’azioni co’ le parti corrispondenti che non lasciano alla vista che sensi di stupore. Così in altri verrà a riconoscere, oltre i dovuti e ben’espressi fondamenti dell’arte, fra i concerti dell’istorie molto al proposito disseminati e ancora essi dimostrati al vivo, gli effetti più propri ed interni dell’animo, e veri primi moti sommamente spiritosi, da’ quali non poco allettata la vista vengono ad un tempo a commoversi i sensi de’ riguardanti, che s’inducono in un tal punto in ordine al rappresentato non meno a motivi di compassione, che ora di sdegno ed amore, in modo che rapiscono con dolce violenza per la loro osservazione il concerto de’ più vivi spiriti, che non possono nello stesso punto che uniformarsi al soggetto dipinto, dove le già concepite specie del bellissimo vengonsi a rappresentare all’immaginazione con la stessa somiglianza di quel vero, ancorché finto e simulato, come se tale venisse esposto a’ sentimenti umani, e in un tal modo per vedersi come al vivo espressa bellezza e grazia quasi divina soprapresi in un tratto i sentimenti da qualità cotanto eccellenti non possono, che restar commossi all’amore e devozione, e similmente per l’apparenza, come vera, di profana bellezza a lussuria e ad incitamento di libidine: né perciò come a motrice d’affetti libidinosi diasi taccia alla pittura, ma lode per imitare, ed iscoprire l’opere dell’Altissimo, e se talora ne deriva il vizio, non sarà che per accidente, e non altrimenti dall’oggetto per se stesso buono, ma di chi malamente il riceve; perché questa armonia de’ corpi, che bellezza è detta, non è altro, che una via per cui si camina alla cognizione di Dio, onde il poeta ebbe a dire di queste visibili creature oggetti di natura Il Microcosmo della pittura
statue157 e quelli dell’opere dipinte, come la loro particolar qualità e somma sufficienza. E quando in oltre si trovasse inquieto il desio dell’umano pensiero per intravenire quelli che, in effetto, si dimostrarono piùluminosifra gli antichi splendori, e come tali furono celebrati sopra copia quasi infinita di buoni professori, in leggendo l’antiche carte scoprirà facilmente per eccedente lume di virtù sublime non meno il chiaroApelle cheProtogene,Zeusi, Aristide, Apollodoro ed altri più famosi e decantati come primi e celebratissimi professori della rinomata antichità; e quando bramasse l’avidità virtuosa anco intendere di vantaggio, leggerà M. Vitruvio158 unico padre della buona architettura, che verrà a ritrovare essere stati similmente riconosciuti da questo degno autore altri soggetti buoni e forsi maggiormente meritevoli sopra i mentuati, già per ogni parte illustri e manifesti, che furono sommamente risplendenti per l’eccesso della loro virtù, benché si ritrovino per mera disgrazia nel silenzio sepolti; come Aristomene Casio,Policle Atramiteno, Nicomaco ed altri, a’ quali, in conformità di quello racconta l’autore, non mancò studio e sufficienza dell’arte, e però dovranno essere creduti a’ primi e più famosi eguali; e per autorità di tanto maestro facilmente maggiori, i quali per essere vissuti, come egli dice, ne’ luoghi di poca considerazione mancanti bene spesso di robba e di eloquenza da piazza, e mai sempre di conveniente fortuna, non incontrarono nemmeno la congiuntura per l’impiego de’ loro tempi, né frequentarono le più famose città, perché non venendo portati a simili fortunevoli avvenimenti, non hanno per conseguenza potuto ottenere condegni glionoriper essere tramandati meritamente da’ posteri alla gloriosa eternità; dove in tal proposito commiserando lo scrittore al loro disgraziato merito, non resta di desiderare negli umani petti, conforme al prudentissimoSocrate, a sufficienza l’apertura, accioché fosse riconosciuto coll’interno dell’animo parimente i più veri gradi dellavirtù, a fin che venisse in tal manierano [p. 136] ad arrecarsi gli onorati applausi a’ dotti e meritevoli, e l’occasioni maggiori fussero lasciate a’ più degni virtuosi. Con tutto ciò, per esser assicurate opere di tal sorte dall’autorità di soggetto veramente d’ogni eccezione maggiore, si potrà credere che fossero in effetto impareggiabili, e fra l’altre di più qualificate prerogative ed eccellenti perfezioni, e quando persona particolare verrà eccitata dal gustoso talento di questa celebratissima professione per vedere coll’indubitato del senso, come rigenerata, e di nuovo ridotta in epilogo la perfezione e bellezza estrema degli antichi e moderni pittori, provisi pure di godere con la sufficiente osservazione l’opere più compite de’ primi e maggiori moderni, perché in fatti ricercandosi l’occasioni degne, e fortunate e la virtùconosciuta, e sollevata da maggiori Prencipi, e resa ad un tempo palese per ogni parte dell’universo, la ritroverà riunita adeguatamente ne’ principali soggetti diRafaelloe di Tiziano, ne’ quali a proporzione fu riconosciuto poscia rinnovarsi quei secoli tanto memorandi de’ più famosi pittori della Grecia, e se a quei giorni, come pur poco dianzi dicemmo, furono osservate gareggiare a vicenda con eguali gradi di esquisitezza l’opere dipinte con le scolpite di rilievo159, ed amendue ritrovarsi eternate nelle memorie de’ posteri, niuna somiglianza al di certo si ritrova più uniforme al giudicio de’ più dotti intelligenti all’opere scolpite di bella e ben ricercata antichità di quello siano l’operazioni dell’adeguatissimo Rafaello, e di ciò i dipinti dell’uno, come i rilievi degli altri ne danno a’ stessi sensi chiara e continuata cognizione, sicome proporzionatamente quelle che appaiono di maggior maniera, e più pastosa naturalezza sono al celebratissimo Tiziano maggiormente corrispondenti. E se alla fine fra gli avanzi più stimati e degni dell’antichità si ritrovano al sentimento de’ più spiritosi ingegni, quelli fra gli altri prevalere in eccellenza e merito, che col duro de’ marmi hanno annessi una tal insolita delicatezza con idea e graziasingolare, che viene in oltre a dimostrare una rara espressione de’ propri affetti sopra il sodo di necessarie proporzioni, i quali rilievi si possono credere ragionevolmenteproporzionati ed eguali alla somma sufficienza di quegli artefici160, che per autorità del medesimo [p. 137] Vitruvio furono a’ suoi tempi ritrovati coll’opere eguali a’ primi e più famosi. E però chi verrà ad astraere con giudiciosa considerazione e proporzionevole parità, incontrerà facilmente in tal modo un particolare saggio de’ già passati secoli, perché nel riconoscere maestri egregi, e sopra i più famosi maggiormente riguardevoli, con tuttoché in estremo sfortunati, avrà occasione di ritrovare, se non ripullulato nel numero, almeno nella somiglianza e più adeguata parità della specie, ed in molti degli accidenti il passato, come invitto valore, quasi nel tutto immedesimato nell’unicoAntonio da Correggio. E con tali, e simili modi considerandosi nell’opere de’ primi, e maggiori moderni le rare qualità , e vere perfezioni potrassi dedurre, ed in qualche modo conoscere, gli effetti più celebrati e stupendi della già stata pittura. statue Il Microcosmo della pittura
nelle mura del coro, dove si vedono diverse istorie della Beata Vergine Cappella Tornabuoni, Affresco, Storie della Vergine Il Microcosmo della pittura
in quelle de’ Borghesi alcuni profetidipinti di natural grandezza con lo studio ed intelligenza estrema collezione Borghese Il Microcosmo della pittura
nel Palazzo degli Orsini a Monte Giordano un quadro con figura d’ignudo meno assai del vero, come una simile con architettura, paese e altri bellissimi concetti si vede nella Galeria dell’Eminentiss. Sig. Cardinal Antonio Barberini, e ’l tutto si osserva espresso a segno di gran sapere collezione Orsini Il Microcosmo della pittura
quadro con figura d’ignudo meno assai del vero Quadro, figura di ignudo con architettura, paese e altri bellissimi concetti Il Microcosmo della pittura
come una simile con architettura, paese e altri bellissimi concetti collezione Barberini Il Microcosmo della pittura
nella Galeria del Serenissimo Gran Duca di Toscana si vede un quadro che rappresenta la caduta di Fetonte con figure picciole, opera molto dotta e capricciosa, la quale benché sia solamente sbozzata, dimostra però la straordinaria sufficienza di un tal maestro collezione Medici Il Microcosmo della pittura
quadro che rappresenta la caduta di Fetonte con figure picciole Quadro, caduta di Fetonte Il Microcosmo della pittura
Nella singolar radunanza del Serenissimo Duca di Modena ritroverà il gustoso di questa virtù fra molti e più rari dipinti una meza figura poco meno di naturale, che dimostra il rappresentato di Santa Caterina, la quale con atto graziosissimo tiene una palma nella destra, e si fa conoscere quasi di tutta faccia con viso ridente, grazioso e dilicato, e quello che vedrà opera tale, stimeralla al sicuro una delle più rare operazioni di questo straordinario maestro; si vede pure in tal luogo del singolar pennello del medesimo Leonardo una testa con alquanto di petto meno del naturale, che raffigura giovinetto armato con gran compitezza, e non poco grazioso, se bene al primo inferiore collezione Estense Il Microcosmo della pittura
rappresentato di Santa Caterina, la quale con atto graziosissimo tiene una palma nella destra Quadro, Santa Caterina Il Microcosmo della pittura
testa con alquanto di petto meno del naturale, che raffigura giovinetto armato con gran compitezza, e non poco grazioso Quadro, giovinetto armato Il Microcosmo della pittura
si possono anche vedere in Roma nella Galeria degli Aldobrandini nel Palazzo del Monte detto Magna Napoli, ed oltre diverse teste, e altri quadri si riconoscerà in particolare il ritratto della Regina Giovanna di Napoli al naturale, che dimostra assai più di meza figura talmente esquisito, che al certo viene con ragione per l’ordinario stimato uno de’ più belli ritratti, che abbia mai fatto, e anche si venga a vedere tra l’opere dipinte collezione Aldobrandini Il Microcosmo della pittura
ritratto della Regina Giovanna di Napoli al naturale Quadro, Ritratto di Isabella de Requesens Il Microcosmo della pittura
Sono similmente nel Palazzo de’ Borghesi alcuni quadri, che rappresentano la Beata Vergine al naturale col Cristo Bambino in meze figure circa al naturale, e altre teste, opere veramente di somma adeguatezza collezione Borghese Il Microcosmo della pittura
un quadro il dipinto di Sant’Eustachio inginocchiato in aperto paese col Cavallo vicino, ed egli armato capricciosamente, e con ogni puntualità, che in ordine all’invenzione, buona simetria ed estrema diligenza del tutto, e d’ogni più minima parte riesce opera rara e sempre ammirabile incisione, Sant’Eustachio Il Microcosmo della pittura
appresso i sudetti Borghesi sono piccioli dipinti d’Alberto, ma di Luca una grande istoria in quadro assai capace, e molto ben conservata, nella quale con tutto che le figure non siano più longhe d’un braccio espresse con la solita maniera, si palesa però così bella ed abbondante l’invenzione, e le figure particolari tanto capricciose e ben osservate, che un quadro simile di questo autore al sicuro non si vede in altro luogo dell’Italia collezione Borghese Il Microcosmo della pittura
in Fiorenza conserva il Serenissimo Gran Duca del sudetto Alberto alcuni quadretti con figure picciole, le quali sopra l’invenzione e buona simetria mostrano le parti così al minuto, e pare come impossibile che la pazienza del riguardante possa resistere per ritrovare coll’occhio quello che la diligenza estrema dell’artefice ha espresso col pennello, riescono però anco più lontane dell’altre dalla prefissa verità per essere maggiormente contaminate dalla viziosa seccaggine collezione Medici Il Microcosmo della pittura
nella stupenda Galeria di Modona, oltre alcuni piccioli operati di minor momento, un quadro dello stesso Alberto, che dimostra più di meza figura ignuda al naturale, la quale rappresenta un S. Girolamo, ed è tale che in riguardo della particolar maniera dimostra meno durezza, ed un vero assai confacevole al naturale, e di questo artefice non si vede forsi nell’Italia il simile collezione Estense Il Microcosmo della pittura
S. Girolamo, ed è tale che in riguardo della particolar maniera dimostra meno durezza, ed un vero assai confacevole al naturale, e di questo artefice non si vede forsi nell’Italia il simile Quadro, San Girolamo nello studio Il Microcosmo della pittura
un Cristo in alto sopra le nubi, e di sotto nel piano diversi monaci inginocchiati, i quali eccedendo non poco gli altri dipinti dello stesso maestro, per essere in effetto di miglior maniera, così ben studiati con grazia, proporzione e buona naturalezza, espressi con tanta intelligenza di prospettiva e di colori, che in fatti viene in questo caso a comparire all’occhio del riguardante quella debita distanza, che fra l’una e l’altra figura per l’ordinario si riconosce negli oggetti naturali ordinatamente disposti Affresco, Trinità e Santi Il Microcosmo della pittura
una tavola dove sta dipinta la generazione di Cristo, facilmente la migliore d’ogni altra Polittico, Polittico di Sant’Agostino Il Microcosmo della pittura
figura maggiore del vero espressa alquanto sopra l’ordinaria veduta, in parte denudata, con due putti del tutto ignudi, nella quale dimostrò apertamente supremo possesso di proporzione, prospettiva ed intelligenza dell’ignudo, e lo studio adeguatissimo de’ panni Affresco, Profeta Isaia e due putti Il Microcosmo della pittura
tavola della Santa Cecilia posta nella Chiesa di S. Giovanni in Monte della Città di Bologna, fu forzato a confessare con un silenzio eterno, perché in conformità di quello che si raccoglie dagli scrittori di pittura164, morì Francesco Francia pittore di quei tempi laudabile nel vedere (come oggetto impensato) così stupenda operazione Quadro, Estasi di Santa Cecilia Il Microcosmo della pittura
l’opera egregia della Santa Cecilia vada in Bologna a ritrovarla nella Chiesa de’ Padri Lateranensi detta di S. Giovanni in Monte, che sta nell’ultima capella a mano manca nell’entrare dalla porta maggiore e per essere ordinariamente rinchiusa, e sotto le chiavi custodita, appare di quella conservazione come se al presente fosse stata dipinta, ed in riguardo d’ogni dovuto studio e più esatta sufficienza si riconosce a tutte l’opere sue, et ad ogni altro primo e più eccellente maestro suprema Quadro, Estasi di santa Ceciclia Il Microcosmo della pittura
Santa Cecilia, la quale per la contemplazione delle cose celesti che dalla parte di sopra vengono a rappresentarsi, rapita dall’estasi dimostra con organo in mano rovesciato, ed in sconcerto insieme co’ gli altri instrumenti musicali che vi stanno a’ piedi di tutta verità, che non si può non disprezzare ogni cosa della terra quando l’anime sante giungono a fruire in qualche parte, con tutto che di riflesso, i godimenti incomparabili del Paradiso. Quadro, Estasi di Santa Cecilia Il Microcosmo della pittura
l’ultima tavola del Coro, coll’espressione della Beata Vergine col Cristo Bambino in mezo, e dalle parti S. Barbara e S. Sisto similmente rara, con due putti nella parte più bassa di stupenda bellezza Quadro, Madonna Sistina Il Microcosmo della pittura
il Papa e l’Imperatore danno le leggi Affreschi, Triboniano consegna la Pandette a Giustiniano, Gregorio XI approva le Decretali Il Microcosmo della pittura
istoria del Santissimo Sagramento venga ad osservare fra l’altre la figura del S. Marco, che mostra l’addietro della persona, che più ordinata e meglio vestita, e posatura migliore non è possibile immaginare, sicome di quella del S. Giovanni, che posta in atto sfiancheggiante, che amendue riescono in fatti i veri modelli delle più graziose e rare posature dell’uomo in piedi Affresco, Disputa del Sacramento Il Microcosmo della pittura
istoria della Scuola d’Atene vedrà fra l’altre la figura di uno coricato sopra le scale, che meglio in ordine alla positura naturale non si può dimostrare, massime in riguardo all’azione del particolar soggetto, nemmeno conoscerà che si possa mai sedere più acconciatamente di quello si mostri la figura prima ad oggettarsi che appoggiata con la faccia sopra la manca mano sta coll’altra scrivendo con espresione maravigliosa; e per differenza di questi potrà vedere l’ingenocchiato, il quale [p. 158] si ritrova del tutto intento per osservare l’espressioni matematiche, che il maestro alquanto incurvato mostra co’ sesti in mano esprimere con ogni puntualità, e per opposto dell’azione che palesa la fermezza vedesi soggetto di tutta movenza, il quale mostra ascendere le scale con tanto di spirito, grazia e propria naturalezza, che la verità stessa non può palesare simili azioni, che appaiono in questi stupendi istoriati, che per lo saggio di quel più bello che abbia saputo produrre la più perfetta natura. Ma non saria l’istoria, e figura compita ed animata di total perfezione, quando sopra la buona simetria del tutto e parte non concorressero l’espressioni de’ più veri e propri effetti, essendo in fatti simili, come più eccellenti qualità quelle che in ogni tempo hanno reso famosi ed immortali i buoni artefici, così testificano del pari l’antiche memorie, mentre vogliono che le qualità più riguardevoli di quei tempi fossero il dar a conoscere mediante l’artificio de’ colori nelle figure delle loro mal pensate deità, sopra l’altre sufficienze, i più particolari e propri effetti non meno della tremenda maestà, tal volta benigna ed amorevole, e benespesso severa ed ultrice, che in altre il furore, lo sdegno, l’amore, la lascivia, con altri più convenevoli effetti corrispondenti alla propria essenza de’ soggetti169 Affresco, Scuola di Atene Il Microcosmo della pittura
Santissimo Sagramento. Quivi vedrassi sopra le nubi nella parte di sopra, come oggetto più degno, la figura dell’umanato Cristo che, spirando grazia amorosa, pare che vivo manifesti veri effetti della Divinità: appare alla destra genuflessa in atto di somma riverenza la figura della Beata Vergine, la quale acconciata con gran decoro, con le mani al petto, e per ogni parte rivestita di panno azurro, che dimostra il puntuale studio di tutte le parti che formano un composto ripieno di spirito e divozione, il quale rivolto con modestissima grazia all’umanato Cristo, mostra vivezza indicibile per intercedere con efficacissime preghiere appresso il benedetto suo figliulo la salute de’ mortali. Dalla sinistra appare il precursore S. Giovanni Battista, che si dimostra in atto vivacissimo, riverente e divoto, additante la figura del vero Messia. [p. 159] E successivamente appaiono espressi con ordine mirabile gli antichi patriarchi, i quali co’ gesti ed effiggiati più convenevoli ed arie insolite e stravaganti, pare che le loro faccie spirino una viva e veneranda Maestà, e quelle de’ Santi Apostoli un intenso amore, ed una sincera carità; sicome i Santi Martiri e Vergini, una più pura semplicità e vera allegrezza di cuore, effetti che si conoscono derivare dalla viva fede, ed intenso amore, che conservano al vero Iddio. Vengono in oltre a dimostrarsi i Santi Dottori ed Evangelisti, diversamente applicati e debitamente intenti in ordine al proprio ufficio, che già esercitarono ad onore e gloria di Dio, et al profitto della Santa Chiesa, e perciò fra questi sono alcuni che si palesano per oggetti primi alla vista in attitudine più rara di speculare, altri di scrivere, vari di studiare ed insieme fare fra di loro dispute per rinvenire il certo di quello che mostrano egregiamente difficoltare, dove si scuoprono ancora di quelli, i quali per ispiegare al vivo una tal più intensa brama appaiono (quando fosse lecito il dirlo) più che veri, posciaché eglino, accomodati adeguatissimamente col tutto della persona alla propria azione, con gesti più particolari e maggiormente propri, formano atti più convenevoli col concerto ed unione de’ sentimenti, di maniera tale che tenendo gli occhi intenti, le ciglia inarcate, l’orecchie erette, la testa diversamente ritorta e la bocca ristretta e verso il naso inalzata, mostrano co’ gli effetti di più fina verità di stupire alcuni di loro per intendere alti misteri, e divenire accertati in un tal punto di quelle cose, che per l’avanti non poco difficoltavano, e queste diverse positure, gesti ed espressioni con ogni parte concertata e propria fanno del continuo conoscere un’estrema maraviglia dell’arte, che forsi riuscì più facile ad un tanto soggetto l’esprimerla perfettamente co’ colori, che a scrittore meno che ordinario, mio pari, l’accennarla rozzamente con la penna Affresco, Disputa del Sacramento Il Microcosmo della pittura
Scuola d’Atene, si mirano sopra la solita rara invenzione, quivi la mirabile disposizione e l’attitudini mai sempre singolari. Nel mezo si vedono i Santi Pietro e Paolo in abito apostolico con atti gravi, e graziosamente compiti in forma di predicare la nuova [p. 160] e più vera scienza de’ beni eterni, che hanno in ogni parte espresso il proprio e debito ricercamento; all’intorno stanno diversamente accomodati Platone, Socrate, Aristotile, ed altri simili straordinari soggetti co’ libri più famosi da loro composti; quivi dimostrano mirabilmente speculare ciascuno in ordine allo stato e sua propria professione, et in oltre a’ più famosi filosofi dell’antichità si scuoprono parimente gli astrologi e geometri, i quali espressi nella positura più confacevole, si vede fra questi chi tiene la sfera in mano, e vari con sesti, squadre, tavole ed altri propri stromenti rappresentati in modo più conveniente per dimostrare al vivo la professata virtù Affresco, Scuola di Atene Il Microcosmo della pittura
rappresentato del Monte di Parnaso e Fonte d’Elicona, attorniato da folta selva di verdi lauri, sopra a’ quali stanno volando vari graziosi amoretti con atti diversi molto spiritosi e concertati, parte di questi mostrano di cogliere la sommità di detti lauri per formarne corone ed altri di gettar le già fatte sopra i poeti. Affresco, Il Parnaso Il Microcosmo della pittura
il Papa e l’Imperatore danno le Leggi Canoniche e Civili, istoria se non copiosa al pari dell’altre due, almeno di rara e straordinaria perfezione Affresco, Virtù e la Legge Il Microcosmo della pittura
l’istoria per ogni parte grande del famoso Incendio con figure anco maggiori del vero, e forsi in riguardo de’ figurati di maggior movenza coll’espressione de’ più veri affetti in ordine alla convenienza di pittura sommamente riguardevole Affresco, Incendio di Borgo Il Microcosmo della pittura
il proprio dipinto con miglior facilità, e co’ la più bella e spiritosa invenzione, come nelle figure maggiore spirito, grazia e natural vaghezza Quadro, Trasfigurazione Il Microcosmo della pittura
sibille, profeti e putti, che furono già espressi dal medesimo Rafaello sopra al di fuori della prima capella in entrando alla destra della Chiesa della Pace, opera per quello si può comprendere della più esquisita, grande e ben intesa naturalezza, che possa dimostrare l’artificio della pittura Affresco, Sibille e angeli Il Microcosmo della pittura
dipinti che stanno nelle de’ Farnesi. E se bene nella Giulio Romano, e forsi anco da altro scolare sopra i puntuali dissegni di tanto maestro, appaiono nondimeno alcune femmine dipinte ignude con esquisito studio e rara naturalezza, le quali formate, come si viene a raccogliere dalla coniettura particolare di straordinario naturale, palesano un’ eccedente ed insolita bellezza propria della singolare eccellenza di Rafaello, essendo motivi di tal sorte l’occasioni più efficaci, che per lo più hanno eccitato i migliori professori ad operare nella pittura le vere maraviglie Affreschi, Trionfo di Galatea, Loggia di Psiche Il Microcosmo della pittura
Galatea, invenzione di tutta puntualità, imperoché non mi posso dar a credere che sia possibile il vedere figura di femmina ignuda con atto più grazioso e leggiadro, e putti maggiormente proporzionati e spiritosi, nemmeno così bel ricercamento con bene intesa e rilevata naturalezza di quello dimostrino gli stessi tritoni Affresco, Il Trionfo di Galatea Il Microcosmo della pittura
tavola di S. Pietro in Montorio dipinta ad oglio, procuri in oltre di veder questo fresco, che in opere tali l’assicuro, che non solo ritroverà la maggiore eccellenza d’ogni altro antecessore, ma al pari ed anco maggiore in ordine a’ più adequati e sodi fondamenti della professione Quadro, Flagellazione di Cristo Il Microcosmo della pittura
meza figura di femmina al naturale nella Galeria dell’Eminentissimo Antonio Barberino dipinta in ordine al gusto di quelle che sono a’ Ghisi, creduta il ritratto e particolar modello della propria innamorata; pittura la quale contiene sopra l’altre adeguatissime sufficienze dell’arte una pastosità straordinaria con grande e ben rilevata naturalezza Quadro, la Fornarina Il Microcosmo della pittura
tre quadri che ciascheduno di loro raffigura la Beata Vergine col Cristo Bambino, figure poco meno del naturale, tutte tre di Rafaello, ma però totalmente diversificate nell’invenzione, attitudini e gesti, particolari, col tutto ed ogni minima parte in estremo compito con grazia e decoro veramente singolare, in maniera che il virtuoso potrà dalla vista adeguatissima di questi rari oggetti restare appieno sodisfatto e consolato Quadri, Madonna col Bambino Il Microcosmo della pittura
radunanza ch’è nel Palazzo de’ Borghesi tra l’altre non poche famose ed eccellenti operazioni di pittura la famosa tavola, che dimostra l’istoria [p. 167] di Cristo morto, quando vien procurato di sepellirlo, dove interviene con la figura del morto Cristo quella della Santissima Madre, di S. Giovanni ed altri tutti poco meno del naturale con atti dolorosi, e propri alla più bella e convenevole naturalezza, e ’l tutto della sacrata istoria con ogni minima parte si dimostra così in eccellenza e di total perfezione, che non meno l’ignudo di quelle parti, che sono delicatamente ricoperte, che le denudate, palesano un’estrema proporzione, con attitudini rare, con ogni espressione più conveniente, con tanto d’unione, spirito, grazia e delicata natuaralezza, che al di certo si può considerare per una delle più belle operazioni di Rafaello e di pittura. Vi sono in oltre in tanta radunanza alcuni quadri, che rappresentano la Beata Vergine col Santo Bambino, e ritratti di teste maravigliose, che ciascheduna è degna di particolare e longa osservazione; e tra gli oggetti vari e di straordinaria bellezza, che m’arecarono in tal luogo un’insolita sodisfazione, fu la vista di quattro figurati della Beata Vergine col Cristo Bambino, quadri tutti che si ritrovavano sopra quattro porte d’una medesima stanza di somigliante grandezza con figure poco meno di naturale, i maestri de’ quali furono il Vinci, Rafaello da Urbino, Andrea del Sarto e Giulio Romano, e veramente ciascheduno di questi rari dipinti pareva come sopra l’ordinario sapere un particolar contrasegno della più bella operazione; erano bensì espresse con gusto vario e per ogni parte fra di loro differenti, ma ciascuna laudabile in eccesso; ebbi occasione di godere una così rara unione senza l’esperimentare da’ ministri la violenza de’ soliti impulsi, e dopo reiterata osservazione richiesto dal custode del mio particolar senso, non seppi che dimostrar gusto in ordine alla compiacenza di tutti, pure nell’uscire dalla stanza ritornato di nuovo, incitato, come da natural instinto a quella di Rafaello, sentii ad un tempo lo stesso custode che disse: «ancor voi fate quel tanto, che per l’ordinario mostrano di far gli altri, che hanno gusto di questa particolar virtù, laudate il tutto, ma poi infine ritornate a Rafaello, e però non dubbiate nel dire, che tale sia la più perfetta, perché non sarete il primo, né forsi l’ultimo a confessare questa verità». Così è [p. 168] dove sono le compitezze maggiori del supremo Rafaello, vengono in buona parte a perdere l’altre, ancorché siano di straordinaria perfezione, non avendo contrasto più adeguato una tanta sufficienza, che le maggiori ed estreme qualità degli altri due maestri, che furono Tiziano da Cadoro et Antonio da Correggio collezione Borghese Il Microcosmo della pittura
tavola, che dimostra l’istoria [p. 167] di Cristo morto, quando vien procurato di sepellirlo, dove interviene con la figura del morto Cristo quella della Santissima Madre, di S. Giovanni ed altri tutti poco meno del naturale con atti dolorosi, e propri alla più bella e convenevole naturalezza, e ’l tutto della sacrata istoria con ogni minima parte si dimostra così in eccellenza e di total perfezione, che non meno l’ignudo di quelle parti, che sono delicatamente ricoperte, che le denudate, palesano un’estrema proporzione, con attitudini rare, con ogni espressione più conveniente, con tanto d’unione, spirito, grazia e delicata natuaralezza, che al di certo si può considerare per una delle più belle operazioni di Rafaello e di pittura Tavola, Deposizione di Cristo Il Microcosmo della pittura
quattro figurati della Beata Vergine col Cristo Bambino, quadri tutti che si ritrovavano sopra quattro porte d’una medesima stanza di somigliante grandezza con figure poco meno di naturale Quadri, Madonna col Bambino Il Microcosmo della pittura
Palazzo della Vigna de’ Lodovisi quattro e forsi sei quadri del medesimo Rafaello, che dimostrano la Beata Vergine col Salvatore Bambino, però quadri di poca grandezza con altre teste di particolari ritratti, i quali tutti palesano in ogni tempo l’estrema sufficienza di così degno maestro collezione Ludovisi Il Microcosmo della pittura
quattro e forsi sei quadri del medesimo Rafaello, che dimostrano la Beata Vergine col Salvatore Bambino, però quadri di poca grandezza con altre teste di particolari ritratti, i quali tutti palesano in ogni tempo l’estrema sufficienza di così degno maestro Quadri, Madonna col Bambino Il Microcosmo della pittura
Nel Palazzo pure degli Aldobrandini nel Monte detto Magna Napoli si osservano alcuni quadri di somigliante materia, sebene in minor quantità, et anco più piccioli collezione Aldobrandini Il Microcosmo della pittura
nella straordinaria del Serenissimo Gran Duca di Fiorenza si vede un quadro assai grande, che raffigura al naturale il ritratto di Papa Leone, del Cardinale de’ Medici e de’ Rossi, della solita ma sempre maggiore eccellenza di Rafaello, e poco lontano a questo sta nella medesima stanza quadro forsi men d’un braccio, che dimostra espresso un capriccioso ritrovato della Beata Vergine col Cristo Bambino fra le braccia, opera talmente ben disposta, e con tanto di bell’artificio ridotta, che dimostra in così angusto spazio quasi meza figura al naturale, et in questo eccellentissimo dipinto riconoscerà il virtuoso, quello possa operare un ingegno divino in tal professione, perché in effetto quivi l’invenzione è rara, e la disposizione dell’attitudini del tutto pellegrina, che contiene proporzione adequatissima, ed i panni del proprio abito si vedono così bene appropriati alla qualità della determinata figura, che insieme con le teste, mani e ’l tutto del bellissimo corpicciuolo ignudo palesano una tal più eccellente naturalezza, tutta spirito, grazia e decoro e si può dire uno de’ più belli e ben conservati quadri, che abbia dipinto Rafaello; et in riguardo di così eccedente paragone restano in tal luogo molt’altri mancanti, con [p. 169] tutto che siano di straordinaria bellezza, e quello che aggiunge alla rara perfezione il maggior pregio, è il ritrovarsi di sì bella conservazione, che se venisse immediatamente dalle mani dell’artefice collezione Medici Il Microcosmo della pittura
quadro assai grande, che raffigura al naturale il ritratto di Papa Leone, del Cardinale de’ Medici e de’ Rossi, della solita ma sempre maggiore eccellenza di Rafaello Quadro, Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi Il Microcosmo della pittura
quadro forsi men d’un braccio, che dimostra espresso un capriccioso ritrovato della Beata Vergine col Cristo Bambino fra le braccia, opera talmente ben disposta, e con tanto di bell’artificio ridotta, che dimostra in così angusto spazio quasi meza figura al naturale, et in questo eccellentissimo dipinto riconoscerà il virtuoso, quello possa operare un ingegno divino in tal professione, perché in effetto quivi l’invenzione è rara, e la disposizione dell’attitudini del tutto pellegrina, che contiene proporzione adequatissima, ed i panni del proprio abito si vedono così bene appropriati alla qualità della determinata figura, che insieme con le teste, mani e ’l tutto del bellissimo corpicciuolo ignudo palesano una tal più eccellente naturalezza, tutta spirito, grazia e decoro e si può dire uno de’ più belli e ben conservati quadri, che abbia dipinto Rafaello; et in riguardo di così eccedente paragone restano in tal luogo molt’altri mancanti, con [p. 169] tutto che siano di straordinaria bellezza, e quello che aggiunge alla rara perfezione il maggior pregio, è il ritrovarsi di sì bella conservazione, che se venisse immediatamente dalle mani dell’artefice Quadro, Madonna della seggiola Il Microcosmo della pittura
Appresso il Serenissimo Duca di Parma viene ad osservarsi ancora quadro, che dimostra quasi meza figura di giovane, circa al naturale, molto compito e conservato, il quale palesa in effetto il tutto delle migliori qualità che si possano desiderare ne’ dipinti di piu eccellente perfezione collezione Farnese Il Microcosmo della pittura
quadro, che dimostra quasi meza figura di giovane, circa al naturale, molto compito e conservato, il quale palesa in effetto il tutto delle migliori qualità che si possano desiderare ne’ dipinti di piu eccellente perfezione Quadro, Il Microcosmo della pittura
Santa Dorotea, stimata dalla maggior parte di Rafaello, veramente di suprema bellezza, ed in ordine alla più delicata verità pare forsi all’altre del maestro superiore, e perciò furono alcuni indotti a credere che sia stata dipinta da Paolo da Verona per gusto d’imitare opera particolare di Rafaello, ma sia come si voglia, vero è che l’opera si conosce di così rara bellezza, che si può stimare al pari dell’altre e forsi di vantaggio Quadro, Dorotea Il Microcosmo della pittura
tavola nella capella all’incontro a quella della Santissima Colonna, una delle migliori ch’abbia dipinto, ritrovandosi il volto molto ben fatto dal Cavaliere Gioseffo Cesari, in questa capella ciascuno di loro ha dimostrato l’estremo saggio del proprio valore Quadro, Incontro di Gesù con la Veronica Il Microcosmo della pittura
Calunnia che operò ad imitazione dell’antico Apelle, forsi il meglio e più compito dipinto che abbia fatto Quadro, La Calunnia di Apelle Il Microcosmo della pittura
cuppola di Santa Maria del Fiore, opera più tosto per la grandezza, che in ordine alla qualità riguardevole Cupola, Cupola di Santa Maria del Fiore Il Microcosmo della pittura
Cristo quando libera i Santi Padri dal Limbo Quadro, Cristo libera i Santi Padri dal Limbo Il Microcosmo della pittura
istorie di chiaro scuro nel publico Palazzo della Piazza Affresco, Nove Storie eucaristiche e sette Profeti Il Microcosmo della pittura
quadro con S. Girolamo ignudo al naturale espresso con intelligenza, e fondamento dell’arte Quadro, San Girolamo Il Microcosmo della pittura
tela d’argento una figura di mezo naturale, che dimostra la Beata Vergine in piedi col Santo Bambino Quadro, olio su argento, La Beata Vergine col Bambino Il Microcosmo della pittura
gl’Arcivescovi dipinti al naturale, figure che dimostrano il valore e sufficienza mirabile del medesimo Agresti, ed essendo dagli accidenti del tempo in parte guasti, venne permesso da persone di poco giudicio e meno di conoscenza, che soggetto di niuna considerazione con il pretesto di ristorare e risarcire, distruggesse e vituperasse il tutto Quadro, SS. Vescovi Colombini Il Microcosmo della pittura
gran tavola con S. Girolamo e vari bellissimi romiti, con raro paese Quadro, olio su tela, San Girolamo che predica ai monaci nel deserto Il Microcosmo della pittura
grande istoria, che fa vedere la venuta dello Spirito Santo sopra gli Apostoli Quadro, olio su tela, Pentecoste Il Microcosmo della pittura
tavola di Cristo quando apparve alla Maddalena in forma d’ortolano Quadro, Cristo appare alla Maddalena in veste di ortolano Il Microcosmo della pittura
tavola, che dimostra l’istoria quando Cristo da le chiavi a San Pietro Quadro, olio su tela, Consegna delle Chiavi Il Microcosmo della pittura
l’istoria della resurrezione di Lazzaro Quadro, olio su tela, Resurrezione di Lazzaro Il Microcosmo della pittura
pitture dell’arco, e pilastri della capella vicina alla porticella del fianco Affresco Il Microcosmo della pittura
quadro che dimostra S. Basilio che celebra la messa, lasciato imperfetto per la morte d’esso maestro Quadro, Messa di San Basilio Il Microcosmo della pittura
ne’ peducci le due figure nel vano di mezo dove è la natività; l’uno di questi appare con una zaina e l’altro con un vaso d’oglio Affreschi Il Microcosmo della pittura
pezzo di battaglia sopra il muro dentro al Palazzo Vecchio del Serenissimo Gran Duca, che in fatti non ho veduto opera simile di questo autore Affresco, Storie di Furio Camillo Il Microcosmo della pittura
Cristo che dopo la cena communica i Santi Apostoli con figure assai meno di naturale Quadro, Istituzione dell’eucarestia Il Microcosmo della pittura
l’istoria famosa dell’Anchise portato dal figlio Enea per iscampo dell’incendio di Troia, che già fu [p. 197] non poco nobilitata dall’ intaglio straordinario di Agostino Caracci Quadro, Fuga di Enea da Troia, olio su tela Il Microcosmo della pittura
tavola della deposizione di Cristo dalla Croce Quadro, Deposizione dalla Croce, olio su tela Il Microcosmo della pittura
tavola che dimostra quando il morto Cristo vien portato a sepellire Quadro, Sepoltura di Cristo Il Microcosmo della pittura
tavola coll’istoria del santo quando col fratello Pietro vien chiamato dal Redentore all’Apostolato Quadro, La Vocazione dei santi Pietro e Andrea Il Microcosmo della pittura
Santa Michelina, opera stimata communemente la più eccellente di Federico Quadro, Beata Michelina da Pesaro Il Microcosmo della pittura
tavola con Cristo morto e diverse figure, la quale per non essere del tutto compita fu facilmente l’ultima operazione, e tutto per l’ordinario, oltre la buona sufficienza del dissegno, si conoscono nella particolar grazia e dolce delicatezza eccedere ogni altro, che da primi capi sino a quei giorni avevano dipinto Quadro, Cristo Morto e altre figure Il Microcosmo della pittura
tavola che dimostra S. Matteo con un Angelo Quadro, San Matteo e l’angelo, olio su tela Il Microcosmo della pittura
l’istoria pure del santo quando fu chiamato da Cristo all’Apostolato, veramente una delle più pastose, rilevate e naturali operazioni, che venga a dimostrare l’artificio della pittura per immitazione di mera verità, essendo in tal luogo, [p. 198] quasi del tutto mancante il lume, in modo che opera tale per disgrazia de’ virtuosi e dello stesso autore non si può vedere che imperfettamente Quadro, Vocazione di San Matteo, olio su tela Il Microcosmo della pittura
tavola dove intese di rappresentare dalla parte destra la Beata Vergine in piedi col Santo Bambino in collo, e alla sinistra inginocchiati un pellegrino insieme con una vecchia in atto di divozione, e chi viene ad osservarli non può, anco, se non confessare il lor animo ben disposto, ed assai confirmato egualmente nella fede, come nella pura simplicità di cuore per orare ad immagine che, invece di contenere il dovuto decoro, con grazia e devozione, si riconosce per ogni parte priva, avendo in fatti i soli primi capi e maggiori maestri dimostrato in un epilogato a maraviglia il tutto Quadro, Madonna dei Pellegrini, olio su tela Il Microcosmo della pittura
istoria della Crocefissione di S. Pietro Quadro, Crocifissione di San Pietro, olio su tela Il Microcosmo della pittura
quadro, che fa conoscere S. Tommaso quando mette il dito nel costato di Cristo Quadro, Incredulità di San Tommaso, olio su tela Il Microcosmo della pittura
appresso l’Eminentissimo Antonio Barberini si vede un quadro di meze figure al naturale, che dimostrano giocare mirabilmente alle carte, invenzione molto al di lui genio confacevole, e per conseguenza in tal particolare di rara bellezza collezione Barberini Il Microcosmo della pittura
quadro di meze figure al naturale, che dimostrano giocare mirabilmente alle carte Quadro, I Bari, olio su tela Il Microcosmo della pittura
nella vigna Pamfilia fuori della porta S. Pancrazio il quadro della zingara, che dà ad un giovane la buona ventura, e in un altro quadro una Maddalena, figura intera al naturale, e l’altro di meze figure collezione Pamphilj Il Microcosmo della pittura
quadro della zingara, che dà ad un giovane la buona ventura Quadro, La Buona Ventura, olio su tela Il Microcosmo della pittura
S. G. Battista ignudo, che non potria dimostrare più vera carne quando fosse vivo Quadro, San Giovanni Battista, olio su tela Il Microcosmo della pittura
sicome l’amoretto, che si ritrova appresso al prencipe Giustiniani, che fra i dipinti privati di Michelangelo da Caravaggio sarà forsi il più degno collezione Giustiniani Il Microcosmo della pittura
l’amoretto, che si ritrova appresso al prencipe Giustiniani, che fra i dipinti privati di Michelangelo da Caravaggio sarà forsi il più degno Quadro, Amor Vincit Omnia, olio su tela Il Microcosmo della pittura
nelle stanze del Serenissimo Gran Duca di Toscana un quadro di meze figure della solita naturalezza, che fa vedere quando un ceretano cava ad un contadino un dente, e se questo quadro fosse di buona conservazione, come si ritrova in buona parte oscuro e rovinato, saria una delle più degne operazioni che avesse dipinto collezione Medici Il Microcosmo della pittura
quadro di meze figure della solita naturalezza, che fa vedere quando un ceretano cava ad un contadino un dente Quadro, Il Cavadenti, olio su tela Il Microcosmo della pittura
quadro fosse di buona conservazione, come si ritrova in buona parte oscuro e rovinato, saria una delle più degne operazioni che avesse dipinto Quadro, Il Cavadenti, olio su tela Il Microcosmo della pittura
nella straordinaria Galeria del Serenissimo Duca di Modana un quadro d’un S. Agostino di meze figure al naturale, il quale sta rivolto con la penna in mano in atto spiritosissimo, che palesa vivezza e verità veramente insolita e rara, come un’altra meza figura, parimente di grandezza simile con S. Sebastiano ignudo, la quale dimostra oltre la solita forza e rilievo della maniera, una tal grazia, delicatezza e maggior decoro, che forsi non ha palesato in altro suo dipinto collezione Estense Il Microcosmo della pittura
quadro d’un S. Agostino di meze figure al naturale, il quale sta rivolto con la penna in mano in atto spiritosissimo Quadro, S. Agostino Il Microcosmo della pittura
S. Sebastiano ignudo, la quale dimostra oltre la solita forza e rilievo della maniera, una tal grazia, delicatezza e maggior decoro, che forsi non ha palesato in altro suo dipinto Quadro, S. Sebastiano Il Microcosmo della pittura
l’istoria di Cristo quando libera lo stroppiato alla porta del tempio Quadro, San Pietro che guarisce lo storpiato Il Microcosmo della pittura
tavola uno fra i migliori dipinti [p. 200] che si ritrovino in una tanta chiesa Quadro, San Pietro che guarisce lo storpiato Il Microcosmo della pittura
quadro, che fece fare già il famosissimo medico Girolamo Mercuriali, uno de’ principali splendori della medesima città e di tutta la medicina, il quale è dalla parte destra di detta capella, e dimostra quando detto santo in processione guida miracolosamente il drago che infestava per ogni parte il paese per precipitarlo in un pozzo vicino, come fece Quadro, San Mercuriale ammansisce il drago e libera la città di Forlì Il Microcosmo della pittura
tavola nel maggiore altare, che raffigura detta santa, ma di maggiore bellezza dell’altre Quadro, Santa Caterina Il Microcosmo della pittura
storia quando il santo fa precipitare Simon Mago coll’orazione Quadro, San Pietro fa precipitare Simon Mago con l’orazione Il Microcosmo della pittura
l’istoria del Martirio di S. Giuliano con figure intere al vivo, che al sicuro non ha dipinto opera maggiore Quadro, Martirio di San Giuliano Il Microcosmo della pittura
nella Galeria del Serenissimo Duca di Modana un gran quadro, che rappresenta il martirio di S. Bartolomeo con diverse figure intere al naturale, e in un altro un gioco di carte di meze figure, opere facilmente, come più uniformi al genio, anco delle migliori di questo maestro collezione Estense Il Microcosmo della pittura
gran quadro, che rappresenta il martirio di S. Bartolomeo con diverse figure intere al naturale Quadro, Martirio di San Bartolomeo Il Microcosmo della pittura
l’istorie del Santo alle parti Affresco, Storie della vita del Santo, angeli e profeti Il Microcosmo della pittura
l’istoria della Crocefissione del Santo, una delle migliori operazioni che si ritrovi in detta chiesa Quadro, Crocefissione del Santo, olio su tela Il Microcosmo della pittura
le porte della città di Gaza, e le dipinte Virtù con putti vari, e gli apostoli Affresco, Decorazioni Il Microcosmo della pittura
battaglie, che sono dentro al Palazzo del Campidoglio, nelle quali si può dire, che questo maestro dimostrasse uno sforzo del proprio sapere, e degne in vero mai sempre d’osservazione e di memoria Affresco, Episodi della Storia di Roma Il Microcosmo della pittura
un raro pensiero con figure picciole di chiaro oscuro, espresso in vero con grande studio e spirito, rappresentante la caduta di Lucifero co’ suoi seguaci Quadro, Caduta degli Angeli ribelli Il Microcosmo della pittura
Crocefissione d’esso Cristo, con la Beata Vergine, e le Marie e diversi manigoldi Quadro, Innalzamento della croce Il Microcosmo della pittura
quadro, che dimostra un S. Girolamo anco maggior del vero, figura intera, con un Leone di puntuale e rara naturalezza, e opera tale viene stimata delle migliori ch’abbia dipinto Quadro, San Girolamo Il Microcosmo della pittura
ritratto della Serenissima Infanta di Savoia Madre del Serenissimo vivente, figura intera di gran naturalezza Quadro, Ritratto di Isabella di Savoia Il Microcosmo della pittura
S. Clemente posto nella Rocca e gettato nel mare coll’ancora al collo Affresco, Martirio di San Clemente Il Microcosmo della pittura
rappresentazione di Sodoma che abbrugiava, di grandezza anco meno di un quarto di carta, ma al sicuro non credo che il fuoco al vivo sia stato meglio rappresentato da verun maestro coll’artificio de’ colori Quadro, Sodoma Il Microcosmo della pittura
martirio di S. Erasmo con figure diverse al naturale Quadro, Martirio di Sant'Erasmo, olio su tela Il Microcosmo della pittura
Cavalier dal Pozzo, dove riconoscerà [p. 207] l’istorie de’ Sette Sagramenti della Chiesa con figure circa d’un braccio esprimenti a maraviglia con ogni spirito e decoro il tutto dell’istoria collezione dal Pozzo Il Microcosmo della pittura
l’istorie de’ Sette Sagramenti della Chiesa con figure circa d’un braccio esprimenti a maraviglia con ogni spirito e decoro il tutto dell’istoria Quadro, Sette Sacramenti, serie Il Microcosmo della pittura
tavola della Presentazione al Tempio, istoria con figure di straordinaria grandezza Quadro, Presentazione di Gesù al Tempio Il Microcosmo della pittura
istoria che si ritrova nelle prime stanze dell’appartamento nobile di detto Palazzo de’ Bernini fatta adequatamente nella volta alla vista del di sotto in su Affresco, La Divina Sapienza Il Microcosmo della pittura
tavola di sua mano nella capella alla destra dell’altare maggiore Quadro, Morte di S. Anna Il Microcosmo della pittura
S. Caterina da Siena, nella quale si osserva la Beata Vergine con la Santa, ed altri Santi diversi, e due putti, che mostrano cantare nella parte del piano di rara bellezza, e nella parte di sopra s’osserva la volta dipinta Pala d’altare, Altare di Santa Caterina da Siena e Tommaso d’Aquino Il Microcosmo della pittura
la più rara di Giovanni, quella che io viddi nella Chiesa delle Monache di S. Zaccaria, dove sta il deposito del Santo Pala d’altare, Pala di San Zaccaria Il Microcosmo della pittura
diverseistorie della Santa che dimostrano lo straordinario fondamento di così puntuale artefice. Affreschi, Storie di Sant’Orsola Il Microcosmo della pittura
alcuni dipinti ne’ peducci della cuppola, come nelle parti all’intorno, e per quello si può conoscere dimostrano una rara sufficienza con maniera mai sempre stupenda Affreschi, Percorso dell’umanità verso Dio fin dai tempi del paganesimo Il Microcosmo della pittura
quella de’Lodovisi, che mostrano diversi capricci, come di cantare alcuni, e altri di sonare, con ritratti stravaganti, soggetti per quello si può comprendere molto confacevoli al particolar genio dell’autore, dimostrando con lo spirito tanto di sapere, e bella verità, [p. 213] che pare non si possano che in estremo lodare collezione Ludovisi Il Microcosmo della pittura
diversi capricci, come di cantare alcuni, e altri di sonare, con ritratti stravaganti, soggetti per quello si può comprendere molto confacevoli al particolar genio dell’autore, dimostrando con lo spirito tanto di sapere, e bella verità, [p. 213] che pare non si possano che in estremo lodare Affreschi, L’aurora, La Fama Il Microcosmo della pittura
Palazzo de’ Borghesi, dove si vede fra gli altri un quadro istoriato collezione Borghese Il Microcosmo della pittura
nella Galeria degli Aldobrandini al Monte detto Magna Napoli alcune teste, e in altri diversi luoghi somiglianti teste e meze figure, che dimostrano continuamente l’eccellenza d’uno de’ maggiori maestri che nella pittura abbia operato a’ tempi moderni collezione Aldobrandini Il Microcosmo della pittura
la tavola col S. Marco in mezo, e altri Santi dalle parti uniforme al maestro Bellini Quadro, San Marco in trono Il Microcosmo della pittura
all’opere che dipinse nell’esterno muro del sopracitato Fondaco de’ Tedeschi Quadri, Caino ed Abele, Il sacrificio di Abramo ed Isacco, Davide e Golia>ne’ quadri del suffittato d’eccellenza suprema</oggetto>. E se intorno <oggetto norm= Il Microcosmo della pittura
l’Altare in capo al Coro, che rappresenta la Beata Vergine, che ascende al Cielo accompagnata con angeli all’intorno in forma di bellissimi putti ignudi co’ Santi Apostoli, tutte figure anco maggiori del vero Quadro, Assunta Il Microcosmo della pittura
e nell’altra, ch’è circa il mezo della Chiesa nell’entrare a mano sinistra, vi è la Beata Vergine col Santo Bambino, e S. Pietro, figure poco meno del vero, e alla sinistra dalla parte di sotto vi sono alcuni ritratti di meze figure, così somiglianti al vero, e dimostrano tanto di spirito e vivezza, che in riguardo della loro stupenda bellezza vien detta la tavola de’ ritratti, contuttoché si ritrovino anco le figure dell’una e l’altra tavola di suprema eccellenza Quadro, Madonna di Ca’ Pesaro Il Microcosmo della pittura
tavola del martirio di S. Lorenzo, che sembrava essere illuminata da più veri e stupendi riflessi del fuoco, opera al pari d’ogni altra rara e maravigliosa Quadro, Martirio di San Lorenzo Il Microcosmo della pittura
la tavola dell’Altare maggiore con quattro figure di Santi, che palesano la più bella, rilevante e vera pittura che forsi abbia dipinto il raro Tiziano, e che in altro luogo dimostri l’arte a gloria della professione Quadro, La Madonna col bambino e Santi Il Microcosmo della pittura
chiesa di S. Salvatore ove risiedono i Padri Regolari di S. Agostino, l’una nell’Altare maggiore con la Trasfigurazione di Cristo nel Monte Tabor, e l’altra nell’entrare dalla porta maggiore verso il mezo della chiesa a mano destra, ch’è la Beata Vergine Annonziata dall’Angelo; e nella sopracitata chiesa di S. Spirito Quadro, Annunciazione>tavole</oggetto> nella <luogo città= Il Microcosmo della pittura
nell’Altare maggiore con la Trasfigurazione di Cristo nel Monte Tabor Quadro, Trasfigurazione Il Microcosmo della pittura
nell’entrare dalla porta maggiore verso il mezo della chiesa a mano destra, ch’è la Beata Vergine Annonziata dall’Angelo Quadro, Annunciazione Il Microcosmo della pittura
tre tavole non meno differenti in riguardo della maniera che del soggetto, tutte però palesano egregiamente l’intento del maestro conforme a quello che pretende far conoscere in ordine a’ più veri effetti della natura; e nel soffittato stanno i tre gran quadri, che dimostrano al proprio della vista al disotto in su, tre istorie del Testamento Vecchio, con le figure maggiori del vero; il soggetto di questi in uno è il Sacrificio di Abramo, e nell’altro [p. 216] quando Davide uccise Gola Gigante, e nel terzo Caino quando ammazza Abel, istorie della più compita, vera e bella maniera che si ritrovi fra i dipinti di tanto maestro; quivi la proporzione e intelligenza di prospettiva campeggia al supremo segno, appaiono l’invenzioni puntuali, le disposizioni molto ordinate e le figure per ogni parte compite, le quali s’inalzano sopra all’occhio al proprio della veduta con tanto di rilievo, spirito e più bella e convenevole azione rassembrando formate di carne viva, che arrecano un gustoso spavento al riguardante, come se al vero vedesse in tal luogo così orrende dimostrazioni, e questi sono senza difficoltà i più belli dipinti, che a’ nostri tempi si conservino in ordine alla più adeguata imitazione della bella natura, e quelli che verranno ad osservare ignudi di tal sorte per mostrare la più esquisita verità, avranno anco occasione di conoscere che Tiziano, avendo espresso a maraviglia il più difficile in occasione, non aveva bisogno d’addottrinarsi sopra gl’ignudi e in altre operazioni del Bonarota, e d’altri simili, come fantasticarono i sopra citati autori173 stimando un tanto soggetto mancante, per non ritrovarsi facilmente delle proprie parti e a lor gusto confacevole, e in ordine a maestri stimati da loro per norma infallibile della perfetta operazione, benché siano poi questi tali per lo più lontani dalla bella idea e più vera naturalezza, e per opera corrispondente a mentoati quadri Quadri, Sacrificio di Abramo, Davide e Golia e Caino e Abele Il Microcosmo della pittura
tavola del martirio di S. Pietro Martire, pittura al sicuro della più eccellente bellezza, che in alcun tempo possa dimostrare coi suoi più vivi effetti la natura per esprimere in eccellenza il vero Quadro, martirio di san Pietro da Verona Il Microcosmo della pittura
sopra trenta pezzi dell’eccellentissimo Tiziano, opere d’ogni grandezza, alcuni di istorie, altri di meze figure, e diversi con teste, e particolari ritratti, rappresentati per l’ordinario di naturale misura, tutti caratterizzati dalla singolare sufficienza di Tiziano, massime i ritratti si dimostrano di così tremenda verità che spaventano il riguardante, e con la loro suprema eccellenza mostrano soprastare in tal luogo od ogni altro dipinto Quadri Il Microcosmo della pittura
sono pure nella Galeria de’ Lodovisi anco più d’una dozina di quadri, la maggior parte ritratti e meze figure, rappresentati al vero per ogni parte di dovuta corrispondenza collezione Ludovisi Il Microcosmo della pittura
più d’una dozina di quadri, la maggior parte ritratti e meze figure, rappresentati al vero per ogni parte di dovuta corrispondenza Quadri Il Microcosmo della pittura
e di tal sorte sono parimente diversi pezzi nell’ altra degli Aldobrandini al Monte detto Magna Napoli; e nel Palazzo de’ Farnesi vi sono ancora diverse meze figure al solito della sua straordinaria e grande operazione, e sopra d’ogni altro, che si manifesta in questa qualificata radunanza, campeggia a maraviglia la bellissima Danae, la quale si vede coricata delicatamente sopra il morbido letto, figura per ogni parte d’intero naturale, che sta nell’atto più bello e maggiormente disposto per sperimentare la desiderata pioggia d’oro, e nel piano appare la figura parimente intera ed ignuda d’Amore, che mostra di raccogliere la copia dell’oro collezione Aldobrandini Il Microcosmo della pittura
diverse meze figure al solito della sua straordinaria e grande operazione Quadri Il Microcosmo della pittura
la bellissima Danae, la quale si vede coricata delicatamente sopra il morbido letto, figura per ogni parte d’intero naturale, che sta nell’atto più bello e maggiormente disposto per sperimentare la desiderata pioggia d’oro, e nel piano appare la figura parimente intera ed ignuda d’Amore, che mostra di raccogliere la copia dell’oro Quadro, Danae Il Microcosmo della pittura
Sono in oltre diversi pezzi nella Galeria de’ Montalti collezione Peretti Montalto Il Microcosmo della pittura
Galeria del Serenissimo Gran Duca di Toscana altri due quadri assai grandi, i quali dimostrano femmine ignude intere al naturale, e questi ancorché siano del medesimo Tiziano palesano però maniera differente, l’una dimostra dipinto più gagliardo, e coricato con tanto di rilievo, morbidezza e bella verità, che resta tantosto presa la vista dell’osservante dalla rara naturalezza di questo straordinario oggetto, e viene anco di questo sopra d’ogni altro a compiacersi: e l’altro, che fa vedere più chiara, facile e ben’intesa operazione, arreca forsi maggior maraviglia, come quello che, mediante il gran possesso, ed [p. 222] intelligenza della professione, asconde egregiamente all’occhio quell’affettato artificio, che bene spesso, riconosciuto dal virtuoso, fa che non venga a ricevere quell’inganno e gusto, che ne deriva da quelle che dimostrano una pura verità, come se dalla stessa madre natura fossero immediatamente prodotte e di tal maniera dirò che sia stato un tal quadro, essendo al presente così mal trattato dall’ingiurie del tempo, che ormai si ritrova del tutto consumato collezione Medici Il Microcosmo della pittura
S’osserva pure nella città di Parma appresso il Serenissimo Signor Duca un ritratto al naturale dell’ Imperatore Carlo V a cavallo, il tutto adeguatamente espresso, quadro assai grande ben conservato, e per ogni parte mirabile, opera veramente della prima e più eccellente bellezza del medesimo Tiziano, come ancora un altro ritratto di meza figura degno ancor esso d’un tanto artefice collezione Farnese Il Microcosmo della pittura
e in Milano in casa del Marchese Serra un quadro famoso e degno, che contiene la favola di Venere con Adone, figure della più rara bellezza collezione Serra Il Microcosmo della pittura
un quadro famoso e degno, che contiene la favola di Venere con Adone, figure della più rara bellezza Quadro, Venere e Adone Il Microcosmo della pittura
E dopo la vista di questi ed altri somiglianti d’un tanto famoso maestro, non tralascierà il buon gusto del virtuoso di vedere nella singolar radunanza di Modana anco in poco spazio i più qualificati dipinti, che in alcun tempo abbia palesato il gran Tiziano. Quivi avrà occasione di riconoscere, oltre vari e bellissimi ritratti, uno in particolare, degno in vero anco sopra d’ogn’altro d’osservazione, ed è questo il vero ritratto che fa conoscere fino al presente la più naturale effigie della propria sua innamorata, quando egli eccitato dallo spirito amoroso rappresentolla in tal guisa, e chi tenesse principio di difficoltà in crederla d’essa, dopo aver osservato l’estrema maestria che si scuopre in tanto dipinto, venendoli permesso, potrà ancora nello stesso luogo leggere la lettera che scrisse il maestro Tiziano al Serenissimo Duca Alfonso all’ora che d’essa fece il dono, che vive appresso il Serenissimo Padrone, nella quale avvisa questo gran Prencipe [p. 223], ch’avea operato con ogni spirito e industria a fine di poter corrispondere in qualche parte al suo gran merito, mediante l’espressione dell’oggetto più amato, e pensava che in essa fosse per gradire l’immenso desiderio di sodisfarlo, non avendo cosa più cara. Chi dubiterà, adunque, che questo non sia uno de’ migliori operati del suo raro pennello? Questo effigiato viene a dimostrare giovane, di grandezza al vero corrispondente, espressa nell’atto di sodamente camminare con grazia e convenevole decoro, scuopre più di meza faccia, e sta riguardando leggiadramente col ventaglio in mano, espressa si può credere nel tempo estivo all’ora che veniva vagheggiata da così virtuoso amante. E questo è l’esempio in prattica, che chiaramente dimostra quanto siano valevoli per la buona operazione i grandi incentivi d’amore e gli impulsi di compiacere al gusto de’ più degni Prencipi, i cui commandi ne’ soggetti ordinari operano eccelsi, e negli straordinari miracoli; il primo fra l’altre operazioni lo diede a vedere questo gran maestro di Tiziano nel quadro di tal ritratto, ed anco di vantaggio nell’ altro detto del Cristo della moneta collezione Estense Il Microcosmo della pittura
quello in particolare di Papa Paolo III rappresentato nell’età mancante, che più naturale e proprio non è possibile imaginare Quadro, Ritratto di Paolo III Il Microcosmo della pittura
si viene poi ad osservare in altro quadro la Beata Vergine che tiene in collo il Santo Bambino ignudo, e S. Paolo nella parte d’avanti, figure dimidiate, ma di tutta naturalezza; ed opera tale non meno in riguardo a’ grandi dissegnati che alla particolar maniera, è molto dall’altro diversa, essendo questo secondo quadro opera di maggior rilievo e forza e di più gagliarda verità, benché inferiore nello studio, facilità, e grazioso decoro; si dovrà però credere, come dimostrano a sufficienza gli effetti dell’opere, che un tal maestro già reso per ogni parte valevole, che anco sapesse spiegare in varie maniere i propri dipinti, conforme la diversità dell’occasioni e degli oggetti, e differenti fantasmi che ad esso si rappresentarono, e ch’erano al di lui gusto più confacevoli e stimati migliori; l’intervento però del S. Paolo pare che in tal caso venga a difficultare l’ istoria, quando non vogliamo credere, sicome dimostra determinata effigie, che già facesse il maestro l’opera nobile particolare e che in un tal luogo ambisse il proprio ritratto col rappresentato di S. Paolo, che forsi era, se non conforme al suo nome almeno il suo protettore ed avvocato; si vede in questo il tutto dell’opera ridotto a compimento con maniera talmente gagliarda, e vera mediante una suprema intelligenza di colori, che fa conoscere il corpo del Cristo Bambino con tal proporzione, e così raro nella pastosità di più vera carne, che se bene insieme con le teste, mani e panni non palesi in paragone de’ più compiti, che imperfetta finitezza, osservato però nella debita distanza, si dimostra non poco riunito, e sufficientemente ricercato in ordine alla vera e più bella naturalezza; in modo che gli altri, ancorché dipinti da più degni maestri, perdono di vicino, ed appaiono come immobili ed artificiati Quadro, Madonna col bambino tra i santi Battista, Paolo, Maddalena e Girolamo Il Microcosmo della pittura
Galeria dell’Eminentissimo Pio un quadro assai grande con le figure al naturale, che dimostra con bellissima espressione la favola d’Europa, opera degnamente creduta di Paolo da Verona collezione Farnese Il Microcosmo della pittura
quadro assai grande con le figure al naturale, che dimostra con bellissima espressione la favola d’Europa, opera degnamente creduta di Paolo da Verona quadro, ratto d’Europa Il Microcosmo della pittura
un quadro di S. Giovanni Battista predicante nel deserto, figura di giovane al naturale, che si conserva da essi Padri, che sogliono sapere creduto per infallibile originale di Rafaello Quadro, San Giovanni Battista di Giulio Romano Il Microcosmo della pittura
la medesima figura in quadro di total somiglianza ritrovai poco dopo nel Palazzo de’ Borghesi collezione Borghese Il Microcosmo della pittura
Il terzo di questi quadri non sarà che circa alla grandezza di mezo braccio, con le figura anco meno d’un palmo, il quale dimostra Cristo Bambino nel Presepio colla Santa Madre e San Gioseffo, ma così compito, spiritoso e vero, che fa conoscere anco in tal forma d’opere piccioli, grandi effetti di maraviglia Quadro, Natività di Cristo Il Microcosmo della pittura
il famosissimo dipinto detto communemente per eccellenza il quadro della moneta Quadro, Cristo della moneta Il Microcosmo della pittura
tavolanella chiesa di S. Giovanni Grisostomo con detto santo ed altri santi differenti per una parte, e dall’altra sono tre sante, leggiadrissime figure quadro, Pala di S. Giovanni Crisostomo Il Microcosmo della pittura
portelle dell’organo con diversi santi, e massime un S. Sebastiano ignudo ante dell’organo, Santi Bartolomeo, Sebastiano, Ludovico da Tolosa e Sinibaldo Il Microcosmo della pittura
dipinti che si ritrovano nella chiesa di Santa Maria del Popolo nella capella de’ Ghisi con figure al naturale, che dimostrano fondamento e prattica al maggior segno quadro, Nascita della Vergine Il Microcosmo della pittura
pitture che operò nella minor loggia a medesimi Ghisi, che al presente vien posseduta da’ Farnesi nella via detta la Longara, ove si vede dalle parti di sopra della famosissima Galeria di Rafaello le figure dell’Icaro, e Polifemo affreschi, Polifemo, Icaro Il Microcosmo della pittura
pittura ad oglio sopra il muro, la quale dimostra la figura del Redentore legato ignudo alla colonna di natural grandezza, opera per ogni parte famosa, e sopra ogni altra dell’artefice in estremo bella, e compita per esser quell’unico dipinto, il quale in se contiene il tutto della più esatta e sufficientevirtù di Michelangelo, e Sebastiano insieme olio su intonaco, flagellazione di Gesù Il Microcosmo della pittura
Il che si manifesta nella Galeria de’ Borghesi nello stesso sopracitato palazzo, essendovi alcuni pezzi d’ignudo, e vari ritratti d’estrema bellezza collezione Borghese Il Microcosmo della pittura
e in Parma appresso quel Serenissimo vi è un ritratto di meza figura opera al pari d’ogni altra del maestro, e veramente di rara perfezione collezione Farnese Il Microcosmo della pittura
quadri istoriatidi grandezza per ogni parte riguardevole, ed uno in particolare, che dimostra insieme con esso maestro tutti di sua famiglia quadri Il Microcosmo della pittura
la tavola, che si riconosce de’ Carracci, appare anch’ella molto compita [p. 239] e riguardevole, potendosi similmente stimare una delle più grandi ed eccellenti operazioni di questo degno maestro, quella che si ritrova al di dentro nella facciata del Duomo di Cremona, che dimostra Cristo fra ladroni crocefisso coll’intervento di molte persone, e ’l tutto ridotto a segno di gran sufficienza. Nella Galeria del Serenissimo di Modana quadro, disputa sull’immacolata concezione Il Microcosmo della pittura
Cristo fra ladroni crocefisso coll’intervento di molte persone, e ’l tutto ridotto a segno di gran sufficienza. Nella Galeria del Serenissimo di Modana affresco su controffacciata, crocifissione Il Microcosmo della pittura
in quella del Serenissimo di Parma vi è un Salvatore di meza figuraal naturale, opera tremenda per esprimere a maraviglia bene un tal rappresentato collezione Farnese Il Microcosmo della pittura
una bella tavola quadro, pala dell’Alabarda, sacra conversazione con i S.S. Stefano, Giovanni evangelista, , Simone e Lorenzo Il Microcosmo della pittura
dipinti del coro, vi è la tavola che dimostra nell’entrare a mano destra, con San Cristoforo i Santi Rocco e Sebastiano, opere veramente riguardevoli ed eccellenti. dipinti Il Microcosmo della pittura
San Cristoforo i Santi Rocco e Sebastiano quadro, San Cristoforo fra i S.S. Sebastiano e Rocco Il Microcosmo della pittura
la coronazione di Venezia quadro, Apoteosi di Venezia circondata da divinità e incoronata dalla Vittoria Il Microcosmo della pittura
perfezioni, ed in particolare quella del suffittato, che per ritrovarsi di vastità impareggiabile, col tutto della quantità e qualità d’ogni sorte di figure, edifici, paesi, rappresentati compitissimamente alla propria veduta, resta per l’ordinario il riguardante ammirato e confuso, e non ritrovando opera che venga ad eguagliare una tanta maraviglia, conclude che al di certo quattro pittori diversi, ed anco de’ più eccellenti e famosi non avessero facilmente potuto compire opera tale in tutto il tempo della lor vita, dove ritrovandosi insufficiente la debolezza del mio talento per accennarla in parte, tralascerò incombenza tale ad un autore odierno oltramodo spiritoso185, che procura a tutto potere descrivere l’opere de’ pittori di questa seconda scuola con ogni puntualità, massime queste istorie, ed altre di detta Sala di Paolo, e di soggetti diversi tutti a proporzione [p. 243] veramente eccellentissimi e stupendi, e oltre quelle che nella Regia Sala arrecano universale stupore e confusione; si potrà osservare diversi al solito grandi istoriati di Cenacoli, come nella stessa città di Veneziaquello de’ Padri Serviti, e l’altro di somigliante grandezza, ed anco di maggior eccellenza nel refettorio pure de’ Padri di S. Giorgio Maggiore, come in quello de’ Padri di S. Gio e Paolo, e de’ Padri della chiesa di S. Sebastiano, e anco nel refettorio de’ Padri di San Nazario viddi uno che rappresentava similmente Cristo quando era convitato dal Fariseo, dove intraveniva la Maddalena a lavare e ad ungere i piedi del benedetto Redentore, che dopo m’è stato riferito che fosse ultimamente venduto agli Spinoli di Genova, che potrà essere veduto in tal luogo con altre degne pitture, essendo opera tale se non copiosa al pari dell’altre, almeno qualificata nella bellezza e buona conservazione, ed oggetto veramente singolare, e simile alle mentoate istorie di vari grandi ed eccellentissimi cenacoli, sarà fra gli quattro istoriati copiosi e degni, che si ritrovano nella mentoata Galeria del Serenissimo di Modana, quello che ancor esso rappresenta le Nozze di Cana Galilea, ed è al sicuro sopra d’ogni altro eccellente, mai sempre l’eccellentissimo, e queste sono quelle rare invenzioni che vengono del continuo ammirate da’ buoni intelligenti e predicate continuamente per le maggiori maraviglie della pittura. Cerchi pure il curioso della professione per ogni parte, che non potrà al certo tante e tali istorie ritrovare: quivi è il tutto a proporzione espresso, e ogni cosa ricercata a sufficienza egualmente nell’ignudo, come nel vestito, in questo veramente sì che l’uomo dimostra ogni più convenevole studio, e la donna la propria e debita morbidezza, il vecchio la gravità senile, e il giovane lo spirito pronto e vivace, ed in conformità dell’occasioni appaiono al vivo i più propri effetti della natura; ed osservandosi l’ultimo quadro, facilmente di prima e suprema eccellenza, delle citate Nozze, in questo si viene a scoprire fra commensali il benedetto Redentore, la Santissima Madre e gli Sposi, come principali e degni oggetti ne’ luoghi maggiormente onorevoli, e gli altri successivamente adagiati a proporzione; sì conosce [p. 244] in oltre alcuni portare in tavola, ed altri a suo tempo levare il superfluo, e vari similmente ritrovarsi per osservare, sicome diversi per supplire ad altre urgenze, non mancando in ordine al bisogno e convenienza con animali diversi, la bene intesa e meglio espressa architettura, sicome vasi differenti e altre cose concernenti alla determinata istoria, non apparendo in così abbondante diversità d’oggetti superfluo, ancorché minimo, ne’ tampoco mancanza di momento; ed a questi singolari pensieri avendo il raro maestro per guida il genio, e la ben regolata intelligenza si raccoglie non fosse, che il proprio sol giudicio l’architetto, e ’l fabro, come egualmente valevole pe ’l proprio pensiero della rara invenzione e ben intesa disposizione; e per riconoscere così ordinati componimenti, venghino pure i sofistici e cavillosi ingegni dell’altre parti, massime i più lontani, e quelli che si ritrovano non poco confirmati nelle proprie seccaggini, che pare non si possano dare a credere che la buona pittura si venga a ritrovare fuori de’ lor contorni, come quelli che per l’ordinario si fondano sopra le misure e regole di prospettiva, non manchino già in queste occasioni soggettare a simili scrutini tali dipinti. Quivi ritroverassi la disposizione con ordine inarrivabile, e si vedrà in effetto che le figure più rimote dimostrano a proporzione la sfuggita delle parti, in tal maniera che tutte ad un tratto si rappresentano alla vista senza minima offesa delle particolari; e le figure primarie collocate ne’ luoghi più degni, e l’altre in ordine alla convenevole disposizione, e ritenendo con gradi più eminenti in se stesse come virtuali le medesime misure e buona prospettiva, danno a vedere la vera strada della buona operazione, la quale ricoperta da grandissimo talento di natura, non appare che nella più degna forma della verità, e da così grandi ed insoliti componimenti verremo a conoscere che l’arte per se stessa non si ritrova che insufficiente, quando non sia fondamentata sopra il raro talentodi buona naturalezza, e tentare in ogni tempo invano chi pensa a sola forza di tempo ed ostinata pazienza potersi avanzare al colmo della desiderata virtù, perché scoprirà in componimenti di tal sorte con la più esatta istoria e facilissima rissoluzione il sommo del tutto [p. 245], che si può desiderare in riguardo della più degna imitazione del vero, il che da molti allo spesso si vede quanto più ricercato sempre meno espresso; e la sola ben intesa disposizione non potria rendere appieno compita l’istoria quando le particolari attitudini non si palesassero copiose e varie, con maniera anco fra le più degne forsi maggiormente naturale. Appaiono a sedere i commensali, ma però in ordine al grado e condizione delle persone, dal capo, Cristo Redentore, che fa conoscere insiememente colla maestosa gravità l’amore, il timore e riverenza de’ riguardanti, e in una parte sta la Beata Vergine, che spira grazia veneranda, e dall’altra la sposa con grazia, vezzi e modesta bellezza, e chi osserva così egregia figura viene a conoscere una delle più facili e compite pitture, che gli antichi e moderni maestri abbiano in alcun tempo espresso per dimostrazione di più bella naturalezza; segue ordinatamente a dimostrarsi la figura dello sposo, che palesa con faccia giuliva i veri effetti della contentezza, ed i convitati più giovani co’ spiriti brillanti l’allegra vivacità, sicome i vecchi adagiati in atto per ogni parte grave si palesano sodi nell’azioni, ed assai più lenti; e similmente l’altre persone con effigie, abito e gesti al loro proprio stato corrispondenti. quadro, Antonio Loredan dirige l’assalto per liberare Scutari dall’assedio di Maometto II Il Microcosmo della pittura
perfezioni, ed in particolare quella del suffittato, che per ritrovarsi di vastità impareggiabile, col tutto della quantità e qualità d’ogni sorte di figure, edifici, paesi, rappresentati compitissimamente alla propria veduta, resta per l’ordinario il riguardante ammirato e confuso, e non ritrovando opera che venga ad eguagliare una tanta maraviglia, conclude che al di certo quattro pittori diversi, ed anco de’ più eccellenti e famosi non avessero facilmente potuto compire opera tale in tutto il tempo della lor vita, dove ritrovandosi insufficiente la debolezza del mio talento per accennarla in parte, tralascerò incombenza tale ad un autore odierno oltramodo spiritoso185, che procura a tutto potere descrivere l’opere de’ pittori di questa seconda scuola con ogni puntualità, massime queste istorie, ed altre di detta Sala di Paolo, e di soggetti diversi tutti a proporzione [p. 243] veramente eccellentissimi e stupendi, e oltre quelle che nella Regia Sala arrecano universale stupore e confusione; si potrà osservare diversi al solito grandi istoriati di Cenacoli, come nella stessa città di Veneziaquello de’ Padri Serviti, e l’altro di somigliante grandezza, ed anco di maggior eccellenza nel refettorio pure de’ Padri di S. Giorgio Maggiore, come in quello de’ Padri di S. Gio e Paolo, e de’ Padri della chiesa di S. Sebastiano, e anco nel refettorio de’ Padri di San Nazario viddi uno che rappresentava similmente Cristo quando era convitato dal Fariseo, dove intraveniva la Maddalena a lavare e ad ungere i piedi del benedetto Redentore, che dopo m’è stato riferito che fosse ultimamente venduto agli Spinoli di Genova, che potrà essere veduto in tal luogo con altre degne pitture, essendo opera tale se non copiosa al pari dell’altre, almeno qualificata nella bellezza e buona conservazione, ed oggetto veramente singolare, e simile alle mentoate istorie di vari grandi ed eccellentissimi cenacoli, sarà fra gli quattro istoriati copiosi e degni, che si ritrovano nella mentoata Galeria del Serenissimo di Modana, quello che ancor esso rappresenta le Nozze di Cana Galilea, ed è al sicuro sopra d’ogni altro eccellente, mai sempre l’eccellentissimo, e queste sono quelle rare invenzioni che vengono del continuo ammirate da’ buoni intelligenti e predicate continuamente per le maggiori maraviglie della pittura. Cerchi pure il curioso della professione per ogni parte, che non potrà al certo tante e tali istorie ritrovare: quivi è il tutto a proporzione espresso, e ogni cosa ricercata a sufficienza egualmente nell’ignudo, come nel vestito, in questo veramente sì che l’uomo dimostra ogni più convenevole studio, e la donna la propria e debita morbidezza, il vecchio la gravità senile, e il giovane lo spirito pronto e vivace, ed in conformità dell’occasioni appaiono al vivo i più propri effetti della natura; ed osservandosi l’ultimo quadro, facilmente di prima e suprema eccellenza, delle citate Nozze, in questo si viene a scoprire fra commensali il benedetto Redentore, la Santissima Madre e gli Sposi, come principali e degni oggetti ne’ luoghi maggiormente onorevoli, e gli altri successivamente adagiati a proporzione; sì conosce [p. 244] in oltre alcuni portare in tavola, ed altri a suo tempo levare il superfluo, e vari similmente ritrovarsi per osservare, sicome diversi per supplire ad altre urgenze, non mancando in ordine al bisogno e convenienza con animali diversi, la bene intesa e meglio espressa architettura, sicome vasi differenti e altre cose concernenti alla determinata istoria, non apparendo in così abbondante diversità d’oggetti superfluo, ancorché minimo, ne’ tampoco mancanza di momento; ed a questi singolari pensieri avendo il raro maestro per guida il genio, e la ben regolata intelligenza si raccoglie non fosse, che il proprio sol giudicio l’architetto, e ’l fabro, come egualmente valevole pe ’l proprio pensiero della rara invenzione e ben intesa disposizione; e per riconoscere così ordinati componimenti, venghino pure i sofistici e cavillosi ingegni dell’altre parti, massime i più lontani, e quelli che si ritrovano non poco confirmati nelle proprie seccaggini, che pare non si possano dare a credere che la buona pittura si venga a ritrovare fuori de’ lor contorni, come quelli che per l’ordinario si fondano sopra le misure e regole di prospettiva, non manchino già in queste occasioni soggettare a simili scrutini tali dipinti. Quivi ritroverassi la disposizione con ordine inarrivabile, e si vedrà in effetto che le figure più rimote dimostrano a proporzione la sfuggita delle parti, in tal maniera che tutte ad un tratto si rappresentano alla vista senza minima offesa delle particolari; e le figure primarie collocate ne’ luoghi più degni, e l’altre in ordine alla convenevole disposizione, e ritenendo con gradi più eminenti in se stesse come virtuali le medesime misure e buona prospettiva, danno a vedere la vera strada della buona operazione, la quale ricoperta da grandissimo talento di natura, non appare che nella più degna forma della verità, e da così grandi ed insoliti componimenti verremo a conoscere che l’arte per se stessa non si ritrova che insufficiente, quando non sia fondamentata sopra il raro talentodi buona naturalezza, e tentare in ogni tempo invano chi pensa a sola forza di tempo ed ostinata pazienza potersi avanzare al colmo della desiderata virtù, perché scoprirà in componimenti di tal sorte con la più esatta istoria e facilissima rissoluzione il sommo del tutto [p. 245], che si può desiderare in riguardo della più degna imitazione del vero, il che da molti allo spesso si vede quanto più ricercato sempre meno espresso; e la sola ben intesa disposizione non potria rendere appieno compita l’istoria quando le particolari attitudini non si palesassero copiose e varie, con maniera anco fra le più degne forsi maggiormente naturale. Appaiono a sedere i commensali, ma però in ordine al grado e condizione delle persone, dal capo, Cristo Redentore, che fa conoscere insiememente colla maestosa gravità l’amore, il timore e riverenza de’ riguardanti, e in una parte sta la Beata Vergine, che spira grazia veneranda, e dall’altra la sposa con grazia, vezzi e modesta bellezza, e chi osserva così egregia figura viene a conoscere una delle più facili e compite pitture, che gli antichi e moderni maestri abbiano in alcun tempo espresso per dimostrazione di più bella naturalezza; segue ordinatamente a dimostrarsi la figura dello sposo, che palesa con faccia giuliva i veri effetti della contentezza, ed i convitati più giovani co’ spiriti brillanti l’allegra vivacità, sicome i vecchi adagiati in atto per ogni parte grave si palesano sodi nell’azioni, ed assai più lenti; e similmente l’altre persone con effigie, abito e gesti al loro proprio stato corrispondenti. quadro, Pietro Mocenigo prepara l’assalto per prendere Smirne ai Turchi>due particolari istorie</oggetto></oggetto>. Ma chi potrà mai a sufficienza descrivere simili, come immense <lemma val= Il Microcosmo della pittura
uno che rappresentava similmente Cristo quando era convitato dal Fariseo, dove intraveniva la Maddalena a lavare e ad ungere i piedi del benedetto Redentore quadro, cena in casa di Simone il Fariseo Il Microcosmo della pittura
l’istoria del samaritano con due figure al vero espresse con ogni debita sufficienza in un bosco quadro, il buon samaritano Il Microcosmo della pittura
si vedono nel Palazzo Borghese quattro pezzi, il maggiore è quadro istoriato di sopra porto, e gli altri inferiori collezione Borghese Il Microcosmo della pittura
e appresso l’Eminetissimo Cardinale Pio si conserva il citato quadro dell’Europa, e altri più piccioli pezzi del medesimo Paolo collezione Pio di Savoia Il Microcosmo della pittura
due quadri nella più volte mentoata Galeria di quel Serenissimo, che dimostrano la forza del gran talento di Giacomo Tintoretto collezione Estense Il Microcosmo della pittura
la Beata Vergine, Cristo Bambino, due Santi dalle parti e un angelo quadro, Madonna con bambino fra i Ss. Giovanni Battista e Stefano Il Microcosmo della pittura
quadrone con numero quasi innumerabile di persone le grandezze del Senato di Venezia, mentre diversi ambasciatori vengono a riverire la Serenissima Repubblica quadro, Venezia seduta tra gli dei riceve i doni del mare Il Microcosmo della pittura
altri quattro dalle parti di detta sala, che rappresentano con moto e spirito vivacissimo orribili e fiere battaglie in ordine a fatti e alle grandezze di così famosa Repubblica opere, storie di Venezia Il Microcosmo della pittura
quadro dipinto, il quale del continuo sta alla vista dei virtuosi, e benché fatto con estrema sollecitudine, dimostra invenzione di San Rocco portato dagli angeli in paradiso quadro, San Rocco in Gloria Il Microcosmo della pittura
Crocefissione di Cristo invenzione talmente copiosa, ed eccellente, che forsi di tal soggetto l’eguale non comparisce sopra le carte Stampa di Agostino Carracci Il Microcosmo della pittura
Crocefissione di Cristo invenzione talmente copiosa, ed eccellente, che forsi di tal soggetto l’eguale non comparisce sopra le carte quadro, Crocifissione Il Microcosmo della pittura
quella de’ Lodovisidue gran quadri con figure poco meno che naturali, in uno dei quali vi è similmente figurata in tempo di notte la natività di Cristo, e nell’altro pensieri capricciosi con fuochi e masserizie di casa ben conservati, e meglio espressi e tali dipinti riguardo dell’estrema naturalezza, e al grande insolito delle figure, e d’ogni altra più degna perfezione saranno facilmente con la prima tavola l’opere più belle del primo Bassano. Sono ancora in tal luogo diversi i pezzi con figure al solito picciole alla [p. 255] misura ordinaria de’ sopra porti del padre, come di Francesco suo figliuolo, e tutti appaiono con invenzionibizarre, manieranaturale e di rara bellezza collezione Ludovisi Il Microcosmo della pittura
quella de’ Pamphili fuori dalla porta di S. Pancrazio vi sono circa otto pezzi, parte della consueta grandezza, e altri minori, dell’uno e dell’altro maestro, ed in simili casi verrà l’intelligente a distinguere, mostrando l’opere del primo maniera più gagliarda, e soda, e l’altro maggiormente risoluta. Ritroverà in un tal luogo due pezzi di paesi di Francesco il giovane, e anco di buona conservazione, i quali ancorché siano espressi con la veneta sprezzatura de’ colori, considerati però al quanto di lontano a luogo della propria veduta dimostrano a forza di straordinaria maestria, con la diversità delle parti più convenevoli, le lontananze ed altri maggiormente veri e belli effetti della natura, sicome l’altre istorie a proporzione dichiarano la rara eccellenza di così degni maestri collezione Pamphilj Il Microcosmo della pittura
nell’altra dell’eminentissimo cardinalPio forsi dieci pezzi, parte con figure anco maggiori del consueto, e in altri della solita grandezza dell’uno, e dell’altro Bassano collezione Pio di Savoia Il Microcosmo della pittura
similmente nella maggior radunanza del palazzo Borghese almeno dodici, con figure in ordine al loro consueto, e alcuni sono quadri piccioli collezione Borghese Il Microcosmo della pittura
e a Magnanapoli degli Aldobrandini vi saranno almeno otto pezzi diversamente dipinti da questi qualificati artefici collezione Aldobrandini Il Microcosmo della pittura
e all’Eminentissimo Antonio Barberini, e si può dire, che vi siano quasi per ogni radunanza di pittura quadri particolari de’ Bassani, essendo però la maggior parte del Vecchio collezione Barberini Il Microcosmo della pittura
Galeria del Serenissimo Gran Duca vi sono alcuni pezzi sì del Vecchio, come del Giovane, e tutti riguardevoli e degni nel loro essere al pari d’ogni altro famoso dipinto collezione Medici Il Microcosmo della pittura
in quella del Serenissimo di Modana vi sono due quadri del Vecchio primo Bassano, pitture facilmente delle migliori c’abbia operato in ordine al proprio genio; in uno è l’istoria del samaritano molto bene intesa, e con gran sufficienza espressa; l’altro esprime a maraviglia un aggregato di vari animali, e mostra essere al quanto remota una gabbia di polli, i quali procurano con vari moti dar a conoscere la propria inclinazione, chi di mangiare, chi di faticare per uscire, chi sta quieto e chi con altri contende, e fuori della gabbia si vedono alcuni legati e altri liberi, e fra questi appaiono oggetti principali dell’occhio, un bizarro ritrovato che alletta non poco la vista del riguardante ed un cappone, che in occorrenza del cibo mostra di battagliare con una gallina, i quali oltre lo scoprirsi espressi coi colori di piena verità, che apportano gran rilievo e delicatezza, appaiono ad un punto ambidue così ben scompigliati, ed inferociti con tali primi moti, che non si possono concepire di più viva verità collezione Estense Il Microcosmo della pittura
un aggregato di vari animali, e mostra essere al quanto remota una gabbia di polli, i quali procurano con vari moti dar a conoscere la propria inclinazione, chi di mangiare, chi di faticare per uscire, chi sta quieto e chi con altri contende, e fuori della gabbia si vedono alcuni legati e altri liberi, e fra questi appaiono oggetti principali dell’occhio, un bizarro ritrovato che alletta non poco la vista del riguardante ed un cappone, che in occorrenza del cibo mostra di battagliare con una gallina, i quali oltre lo scoprirsi espressi coi colori di piena verità, che apportano gran rilievo e delicatezza, appaiono ad un punto ambidue così ben scompigliati, ed inferociti con tali primi moti quadro, mercato Il Microcosmo della pittura
quattro grandissime istorie che si vedono coll’altre citate nella Sala Regia del Gran Conseglio nel Palazzo di S. Marco della città di Venezia, le quali rappresentano quattro diversi combattimenti opere, scene di battaglia Il Microcosmo della pittura
l’istorie similmente di chiaro oscuro nella chiesa di S. Petronio, le quali dimostrano i fatti di S. Antonio da Padoa olio su muro, storie di Sant’Antonio da Padova Il Microcosmo della pittura
la Beata Vergine col Santo Bambino, e altri due santi quadro, madonna con bambino, santi e Filippo Fasanini Il Microcosmo della pittura
l’istoria che dimostra quando il pescatore presenta l’anello di S. Marco alla Signoria di Venezia quadro, consegna dell’anello al doge Il Microcosmo della pittura
ad olio una gloria d’angeli con diversi putti in atto d’adorare il Santissimo Sacramento dipinto a olio, gloria di angeli adoranti il santissimo sacramento Il Microcosmo della pittura
quattro grandi ed eccellentissimi quadri, che sono nel luogo dove convengono quelli della scuola di S. Giovanni Evangelista, i quali dichiarano a maraviglia le visioni dell’Apocalisse quadri, ciclo dell’Apocalisse Il Microcosmo della pittura
una tavola con la Beata Vergine e il Santo Bambino e diversi putti, che spargono fiori Quadro, Madonna e il Bambino tra i santi Marco e Maddalena Il Microcosmo della pittura
diverse istorie della Beata Vergine in una capella ornata di stucchi Affreschi, Cappella Gabrielli Il Microcosmo della pittura
due gran quadri, ed altri due di minor grandezza Quadri, Strage degli Innocenti, Il comando della strage, Gesù che cammina sulle acque, la Cena in casa di Gregorio Magno Il Microcosmo della pittura
l’istorie che dimostrano la Traslazione de’ corpi de’ santi Faustino e Giovita Affresco, Traslazione dei corpi dei Santi Faustino e Giovita Il Microcosmo della pittura
tavola della maggior bellezza Quadro, Trinità che incorona Maria Vergine, con san Pietro, san Paolo, l'allegoria della Giustizia e l'allegoria della Pace Il Microcosmo della pittura
quello che in Verona nella Galeria del Cortoni esprime figura di mezo naturale opera stupenda e per ogni parte compita Quadro Il Microcosmo della pittura
nella Galeria del Cortoni esprime figura di mezo naturale opera stupenda e per ogni parte compita collezione Curtoni Il Microcosmo della pittura
nella chiesa dei Crociferi in opera grande S. Anna e Gioachino Quadro, Incontro di Gioacchino e Anna alla porta del tempio Il Microcosmo della pittura
la tavola che sta nella chiesa della Salute esprimente in alto la Santissima Trinità, e da basso la città di Venezia, che priega i santi della loro protezione Quadro, Venezia supplice e Sant’Antonio da Padova che intercedono presso la Trinità per la cessazione dell'assedio di Candia Il Microcosmo della pittura
tavola nella chiesa dell’Ospitaletto di S. Giovanni, e Paolo, colla Beata Vergine, Cristo Bambino e altri diversi santi Quadro, Madonna col Bambino e Santi Il Microcosmo della pittura
la tavola, che ha fatto nella chiesa di S. Caterina colla Beata Vergine, e il Cristo Bambino in aria, e nella parte inferiore diversi santi Quadro Il Microcosmo della pittura
alcune sue pitture, come in una stanza diverse istorie e capricci bellissimi; e nella volta a fresco alla propria veduta del di sotto in su puntualissimamente espresse Affreschi, Camera degli Sposi, Castello di San Giorgio, Mantova Il Microcosmo della pittura
l’istoria della Natività della Beata Vergine; e alcuni profeti nello sportello dell’organo, che scorziano stupendamente, e dimostrano con ogni sufficienza oltre la buona proporzione il sodo intendimento di prospettiva e architettura
un’altra con S. Girolamo e S. Vincenzo nella quale insieme vi dipinse lo scolaro, avendo fatto in particolare le picciole istorie sotto la medesima tavola Quadro, Polittico Griffoni Il Microcosmo della pittura
l’altra capella con l’istorie della passione di Cristo
alcune istorie della passione di Cristo con figure al naturale nella casa del marchese Tanari nel mezo della strada Galliera, le quali aveva dipinto il maestro in una capella della vecchia chiesa di S. Pietro
istorie similmente nella parte di sotto al tabernacolo dell’altare maggiore nella chiesa di S. Giovanni in Monte, che dimostrano la passione di Cristo, invenzioni copiose, capricciose e rare; e queste straordinarie istorie si vedono intagliate, e sono in grande stima e figure di tal sorte, che poco eccedono la grandezza d’un palmo Quadro, predella della pala d’altare, Pietà, Cattura di Cristo, Andata al Calvario Il Microcosmo della pittura
questi rari dipinti del medemo Ercole da Ferrara esprimono con ogni adequatissima puntualità alcune istorie degli antichi romani d’eccellenza indicibile
come nella chiesa di S. Agostino di Cesena diverse istorie con figure anco più picciole sotto alla tavola nella capella di S. Sebastiano nell’entrare alla destra parte, di maniera antica, ma spiritose, e dotte al maggior segno
una nella chiesa di S. Giacomo degli Agostiniani Quadro, Madonna in trono e santi Il Microcosmo della pittura
due in quella dell’Annunziata de’ Padri Zoccolanti fuori della Porta di Strada S. Mammolo Quadro, Vergine annunziata, Padre Eterno Il Microcosmo della pittura
una tavola nella chiesa di S. Giovanni de’ Padri Benedettini Quadro, Compianto su Cristo morto Il Microcosmo della pittura
massime in Roma nella citata Galeria degli Aldobrandini alcuni pezzi d’eccellenza considerabile collezione Aldobrandini Il Microcosmo della pittura
l’uno che dimostra una pietà con la Beata Vergine, e S. Maria Maddalena Quadro, Compianto su Cristo morto Il Microcosmo della pittura
l’altro il martirio di alcuni Santi dell’ordine degli stessi monaci Quadro, Martirio di Quattro Santi Il Microcosmo della pittura
la tavola, che dimostra quando la Beata Vergine con Cristo fanciullo e S. Gioseffo ritornavano d’Egitto in Nazaret, d’ond’erano fuggiti per la persecuzione d’Erode, e vennero a fermare per strada in mezo ad una campagna, nella quale si ritrovava una palma con dattili, dove si vede per sodisfare il Santo putto procurare il buon vecchio S. Gioseffo di questi frutti Quadro, Madonna della Scodella Il Microcosmo della pittura
una tavola con la Beata Vergine, il Santo bambino, angeletti, S. Girolamo e S. Maria [p. 276] Maddalena Quadro, Madonna di San Girolamo Il Microcosmo della pittura
appresso il Serenissimo Duca tre quadri di poca grandezza in uno de’ quali si vede lo sposalizio di S. Catterina con figure in estremo picciole, e nell’altro pure la medesima istoria con figure più grandi, ma meno assai del naturale, e ’l terzo è pure di figure picciole il quadro detto la Zingarina del Correggio, che rappresenta la Beata Vergine col Santo Bambino sedente in terra con abiti somiglianti alla zingara, ma capriccioso e bizzarro in eccesso collezione Farnese Il Microcosmo della pittura
uno de’ quali si vede lo sposalizio di S. Catterina con figure in estremo picciole Quadro, Sposalizio mistico di Santa Caterina Il Microcosmo della pittura
nell’altro pure la medesima istoria con figure più grandi, ma meno assai del naturale Quadro, Matrimonio mistico di Santa Caterina con San Sebastiano Il Microcosmo della pittura
e ’l terzo è pure di figure picciole il quadro detto la Zingarina del Correggio, che rappresenta la Beata Vergine col Santo Bambino sedente in terra con abiti somiglianti alla zingara, ma capriccioso e bizzarro in eccesso Quadro, Madonna con Bambino, detto La Zingarella Il Microcosmo della pittura
in detta città in casa del conte Prati il famoso quadro dell’Ecce Homo collezione Prati Il Microcosmo della pittura
gran cuppole Affresco cupola, Chiesa di di San Giovanni Evangelista, Affresco cupola, Cattedrale di Parma Il Microcosmo della pittura
dove si rimira la Beata Vergine con squadre d’angeli diversi e ad ogni sorte di vedute immaginabili, i quali insieme co’ Santi Apostoli, ed altre non poche figure danno chiaramente a conoscere un estratto di rara bellezza, massime in riguardo della grazia sopranaturale, delicata unione, allegrezza indicibile e riso di Paradiso, che il solo Antonio per ogni parte, e in ogni tempo allegro ha saputo sopra d’ogni altro esprimere a maraviglia con idea di Paradiso tali divinità Affresco, Assunzione della Vergine, cupola del Duomo di Parma Il Microcosmo della pittura
La minor cuppola detta di S. Gioanni contiene l’istoria di Cristo quando ascende al cielo, e vi sono gli apostoli all’intorno, e alcuni Santi con ottimo concerto, ne’ quattro angoli de’ peducci figure maggiori del vivo, e in riguardo del sito nel quale sono, palesano con ogni [p. 277] facilità quelle più vere e convenevoli azioni, che gli uomini ben composti potriano, ancorché vivi, in un tal sito dimostrare, non restando al riguardante che desiderare un lume maggiore per riconoscere più adeguatamente la somma bellezza di questi eccellentissimi dipinti Affresco, Visione di San Giovanni a Patmos, cupola di San Giovanni Evangelista, Parma Il Microcosmo della pittura
Pietà del Correggio, la quale oltre alla più bella verità si ritrova in atto addolorato e proprio Quadro, Compianto su Cristo morto Il Microcosmo della pittura
l’altra del Caravaggio non dimostra la naturalezza, che nella pura apparente superficie, perché non valendo in fatti per animarla, si ritruova priva dello spirito, grazia e debita espressione, che si può dire per ogni parte morta Quadro, Maddalena penitente Il Microcosmo della pittura
la tavola delle Monache di S. Antonio mentoata dal Vasari col dire, dopo aver accennato le due cuppole, «che dipinse ancora in quella città una tavola, nella quale è una Maddalena con Santa Caterina, e S. Girolamo, colorita di maniera così maravigliosa, e stupenda, che i pittori ammirano quella pe’l colorito mirabile»194. Ma lasciando da parte un pensiero di divozione, che in picciola tavola dimostra figure per ogni parte al vivo, in maniera collocate, che riempiono il tutto con debita convenienza e unitamente conspirano alla divota dimostrazione con tanto di grazia e spirito, che appaiono superiori a’ stessi effetti della natura, e sono i primi e più degni oggetti, come dall’estrema virtù divinizzati. Nientedimeno, per quanto si può conoscere, opera tale non vide il Vasari che per relazione di [p. 279] persona, se non del tutto priva di conoscenza, almeno di gusto totalmente sconcertato, perché come amatore del buon dissegno e del ricercamento più apparente in ordine alla più rara e delicata naturalezza nell’osservare la figura ignuda di S. Girolamo, e la vestita di S. Maria Maddalena, detta da lui Santa Caterina, principali oggetti di questa stupendissima tavola, avria riconosciuto in uno riunita colla proporzione d’ogni minima parte un’idea di bellezza così eccedente, che forma un composto tanto concertato, in ordine alla determinata figura, e più convenevoli gesti, e mostra esprimere un’attitudine talmente elegante, scelta e graziosa, che naturale di tanta bellezza pare che non si possa concepire se non da quell’artefice, il quale unicamente ha saputo con talento divino esprimerla, si può dire, in forma la più assoluta perfezione Quadro, Madonna di San Girolamo Il Microcosmo della pittura
E ’l simile a proporzione si ritrova nella figura della S. Maria Maddalena, che sta dall’altra parte alquanto sopra all’occhio, che appare perfettamente espressa alla propria vista, con tanto di proporzione, grazia e più bella delicatezza nella testa, mani, e piedi, e nel resto de’ panni che ricercano dolcemente l’ignudo che figura di più rara bellezza in tutto, e parte non è possibile ritrovare Quadro, Madonna di San Girolamo Il Microcosmo della pittura
L’altra tavola, detta di S. Sepolcro, ch’è nella chiesa de’ Padri Serviti Quadro, Madonna della Scodella Il Microcosmo della pittura
Questa però dimostra con invenzione adequatissima un concerto d’istoria disposto molto al proposito; e l’arie delle teste nella grazia vivace, spirito e più propria espressione palesano il singolar carattere di questo gran maestro, benché si dimostrino più tosto inferiori nell’attitudini, e più esatto studio delle parti all’estrema bellezza de’ Santi Girolamo e Maria Maddalena, che si vedono nell’altra tavola, come singolari oggetti di perfezione Quadro, Madonna della Scodella Il Microcosmo della pittura
appresso il Conte Prati l’opera famosa e degna dell’Ecce Homo, che palesa per ogni parte effetti divini: figura che in ordine alla più propria e convenevole espressione porta congiunto le maggior difficoltà che possa in altro dipinto incontrare il degno professore collezione Prati Il Microcosmo della pittura
l’opera famosa e degna dell’Ecce Homo, che palesa per ogni parte effetti divini: figura che in ordine alla più propria e convenevole espressione porta congiunto le maggior difficoltà che possa in altro dipinto incontrare il degno professore Quadro, Ecce Homo Il Microcosmo della pittura
questo simulacro fu espresso felicemente in marmo dal singolar Bonarota nel Tempio della Minerva di Roma, che si ritrova ignudo con bellissima attitudine in piedi con la Croce in mano Statua, Cristo della Minerva Il Microcosmo della pittura
la tavola che sta nel Coro della Chiesa Catedrale della città di Forlì, che rappresenta Cristo quando communica i Santi Apostoli Quadro, Comunione degli apostoli Il Microcosmo della pittura
ed ignudo col tutto a proporzione corrispondente per dimostrare l’umanato Cristo in atto più immediato al patire; pare che in un tal stato, quale si dimostra questo [p. 282] del Antonio da Correggio si possa dire per ogni parte di formazione più propria, grazia e delicatezza, che sia sopra d’ogni altro divinizato Quadro, Ecce Homo Il Microcosmo della pittura
appresso il Duca Salviati un altro quadro del medesimo da Correggio, che dimostra parimente un Ecce Homo collezione Salviati Il Microcosmo della pittura
quadro del medesimo da Correggio, che dimostra parimente un Ecce Homo Quadro, Ecce Homo Il Microcosmo della pittura
nella Galeria del Serenissimo Gran Duca si vede pur anco un quadro con le figure picciole, che fanno conoscere espressa la Beata Vergine col Santo Bambino nelle braccia, e due santi dalle parti, che sono in effetto della solita esquisita operazione, che dà a divedere in questa dignissima radunanza essere ad ogni altro nella maggior eccellenza supremo, e ritrovarsi solamente l’opere di Rafaello e di Tiziano sopracitate, come quelle che vengono ancora in tal caso a competere, ed a dimostrare insieme i loro artefici per i primi più eccellenti capi e supremi maestri della pittura collezione Estense Il Microcosmo della pittura
un quadro con le figure picciole, che fanno conoscere espressa la Beata Vergine col Santo Bambino nelle braccia, e due santi dalle parti, che sono in effetto della solita esquisita operazione Quadro Il Microcosmo della pittura
nella citata Galeria degli Aldobrandini al Monte detto Magnanapoli fra gli altri degni dipinti un quadro pur del Correggio, che palesa con picciole figure una tal istoria, la quale se bene non sia per lo più dall’osservatore compresa, dà però a conoscere l’eccellenza suprema di tanta operazione, e sopra d’ogni altra dimostra in putti diversi il solito talento di spiritosa grazia, con riso e delicatezza come divina, e se bene detto quadro non si manifesti di total compimento, si dichiara però impareggiabile, ed in estremo eccellente e qualificato collezione Aldobrandini Il Microcosmo della pittura
quadro pur del Correggio, che palesa con picciole figure una tal istoria, la quale se bene non sia per lo più dall’osservatore compresa, dà però a conoscere l’eccellenza suprema di tanta operazione, e sopra d’ogni altra dimostra in putti diversi il solito talento di spiritosa grazia, con riso e delicatezza come divina, e se bene detto quadro non si manifesti di total compimento, si dichiara però impareggiabile, ed in estremo eccellente e qualificato Quadro, Allegoria della virtù Il Microcosmo della pittura
TRE TAVOLE DELLA PIÙ ECCELLENTE ED ECCEDENTE GRANDEZZA Tavole, Madonna di San Sebastiano, Madonna di San Giorgio, La Notte Il Microcosmo della pittura
maravigliosa radunanza del Serenissimo Duca di Modana, e fra gli altri, che in un tal luogo si palesano espressi col carattere della più fina naturalezza d’Antonio Allegri, pare che venga riconosciuto il ritratto, detto communemente il medico del Correggio, il quale lasciandosi addietro altri non pochi più famosi e rari effigiati, si rappresenta tantosto agli occhi del riguardante, ed in guisa di raggio di questo sole molto risplendente, giunge con moto velocissimo ed instantaneo per compito adequamento del senso, ed opera tale non è che un quadro di meza figura, la quale rappresenta il medico, che fu del medesimo Antonio da Correggio in atto di conveniente gravità, vestito di toga, abito particolare di quei tempi ed alla propria dignità convenevole, sta figurato in attitudine quasi di tutta faccia dimostrante l’allegrezza del viso, e se bene di colori composto, si ritrova però talmente qualificato mediante l’artificio di non conosciuta, ma più fina intelligenza, che dimostra a guisa d’uomo vivo il già stato soggetto quasi puntualmente regenerato. Quindi è che quel ritratto è talora per se stesso buono, il quale in tal maniera viene a raffigurare il naturale oggetto determinato, che minutamente imitando ogni più propria parte dell’aspetto, in modo che [p. 286] a prima vista altri possono riconoscere la particolar sembianza del vero, come per appunto n’asseriscono l’istorie, che già fossero i ritratti di quel famoso Demone Ateniese200, i quali erano talmente simili, che da quelli soli s’intende venissero a raccogliere le naturali proprietà degli stessi effigiati, scoprendosi non meno l’iracondo, che in occasione il mansueto, e così il crudele, l’avaro e ’l libidinoso si veniva in tal modo a palesare, e tali essere similmente stati al sentimento d’Appione Grammatico, come pure ne riferisce il sopracitato Apelle, de’ quali in conformità di quello c’hanno lasciato scritto gli stessi autori dell’antichità, un certo Fisionomo cavava il giudicio degli anni, della futura o passata morte di coloro, che si ritrovavano in tal modo con estrema esattezza dipinti, onde al presente in questo non punto inferiore potrassi dire essere rinovati gli effetti del primo passato valore, e forsi una maggior eccellenza come estratto delle moderne bellezze, perché se i primi a forza di gran studio e di replicato ricercamento dimostrarono con applicazione incessabile, col mezo di straordinario artificio, ogni più ordinata e minuta espressione, un tal ritratto sempre maggiormente mirabile contiene oltre l’esatte e più qualificate espressioni, uno spirito di primo moto, coll’annesso di maniera più vera e veramente indicibile, dove riconosciuto nell’azione più decente e proprio fa ben presto vedere il di lui sanguigno temperamento coll’aspetto giocondo e gioviale, e la bocca ridente insieme coll’altre parti esattamente disposte in ordine alla trasmissione della parola, pare non senza il verisimile d’apparenti e più prossime disposizioni, che il riguardante venga lusingato a credere immediatamente, come ne viene alla vista, né debba anco del pari giungere all’orecchio l’espressione del di lui piacevole concetto, ed anco riducendo alla memoria un tal soggetto con ogni puntualità fa conoscere pur tuttavia il già stato col tutto, che si possa mai comprendere dall’umano aspetto; e sicome la faccia, e’l restante dell’attitudine appaiono di più esatta naturalezza, così anco le stesse mani, le quali con atti facilissimi, propri ed esprimenti con pastosa morbidezza e stupendo rilievo di tutto proposito conspirano unitamente alla formazione di ritratto singolarissimo. collezione Estense Il Microcosmo della pittura
ritratto, detto communemente il medico del Correggio, il quale lasciandosi addietro altri non pochi più famosi e rari effigiati, si rappresenta tantosto agli occhi del riguardante, ed in guisa di raggio di questo sole molto risplendente, giunge con moto velocissimo ed instantaneo per compito adequamento del senso, ed opera tale non è che un quadro di meza figura, la quale rappresenta il medico, che fu del medesimo Antonio da Correggio in atto di conveniente gravità, vestito di toga, abito particolare di quei tempi ed alla propria dignità convenevole, sta figurato in attitudine quasi di tutta faccia dimostrante l’allegrezza del viso, e se bene di colori composto, si ritrova però talmente qualificato mediante l’artificio di non conosciuta, ma più fina intelligenza, che dimostra a guisa d’uomo vivo il già stato soggetto quasi puntualmente regenerato Quadro, Ritratto di medico Il Microcosmo della pittura
ritratto è talora per se stesso buono, il quale in tal maniera viene a raffigurare il naturale oggetto determinato, che minutamente imitando ogni più propria parte dell’aspetto, in modo che [p. 286] a prima vista altri possono riconoscere la particolar sembianza del vero Quadro, Ritratto di medico Il Microcosmo della pittura
tavola di S. Sebastiano del Correggio, la quale dimostra nella parte di sopra la Beata Vergine col Cristo pargoletto nelle nubi, attorniata da corona d’angeletti, alla destra S. Sebastiano, e S.Rocco alla sinistra, ed in mezo similmente collocato nel piano con un ginocchio in terra S. Geminiano, e dalla parte del detto S. Sebastiano una figura con l’immagine della città di Modana. Il soggetto, però, ed invenzione dell’opera, come componimento di divozione, potria facilmente a prima vista essere contrariato da’ critici non senza fondamento di ragione, potendosi sciegliere fra’ mancamenti spettanti all’invenzione anco quello dell’istoria Tavola, Madonna di San Sebastiano Il Microcosmo della pittura
Nella parte di sopra si scorge di forma poco meno che naturale la Beata Vergine col Divino Pargoletto in braccio sopra le nubi attorniata da capricciose e graziosissime attitudini di putti, che mostrano come degni vassalli assistere ordinatamente ossequiosi e pronti all’umanato, vero ed eterno Iddio, che in un tal luogo appare sopra le braccia della Beata Vergine molto in se stesso composto, e ripieno di tanto spirito e graziosa vivacità, che sembra per appunto il primo oggetto del Paradiso; ed amendue le figure della Madre e del Figlio stanno ad un tempo rimirando i Santi collocati nel piano inferiore. Si vede la Santissima Madre con veneranda bellezza e graziosa umiltà, in forma così eccellente espressa che si palesa il vero tipo di grazia singolare, spirante per ogni parte affetti d’amore e divozione; e gli angeletti all’intorno, ossequiosi e riverenti, composti dalla debita proporzione, e concertati dalla più delicata verità, con faccia al tutto dell’atto concorde, palesano in rara forma dipinti un tal giubilo interno della più vera giocondità di cuore per assistere e riconoscere con la Santissima Madre l’umanato figlio di Dio; e questa rappresentazione della Beata Vergine col Cristo Bambino si potrà dal virtuoso osservare per la più bella ed esquisita, che il divino Antonio da Correggio abbia mai dipinto, non avendo al certo la pittura a’ nostri giorni l’eguale in soggetto di tal sorte per dimostrare a’ gustosi della professione Quadro, Madonna di San Sebastiano Il Microcosmo della pittura
Sta dalla parte destra del tutto ignudo legato ad un tronco S.Sebastiano, che dimostra pensiero ed attitudine di stravagante bellezza, composto con esattissimo studio di maniera oltramodo delicata, che si rappresenta per appunto nell’atto in ordine al patire maggiormente disposto, affinché in un tal modo figurato rivolto al tribunale della misericordia con primo ed impetuoso moto, benché riverente e modesto, con faccia iscorzante in alto, ripieno d’affettuoso spirito, possa più sicuramente ottenere pe’l mezo d’un tal contrasegno le bramate grazie del sommo Iddio in riguardo della [p. 290] protezione de’ confratelli. E per contrapposto dello stante in piedi vi è alla sinistra il glorioso S. Rocco a sedere in sembianza di stanco e addolorato, in atto molto facile e naturale, con la faccia pendente al basso, che si dimostra in estremo languido e di forze abbandonato, in riguardo dell’apparente malore, oggetto sufficiente per movere anco l’animo più spietato a’ sensi di compassione, ed attraere mediante la formazione di più vera e rara delicatezza la vista d’ogni professore e dilettevole della virtù. Nel mezo a questi, posta in atto vivacissimo, con un ginocchio in terra e l’altro levato, è la figura di S.Geminiano con pioviale ed altri decenti vestiti, che forma positura agli altri come del tutto differente, e dimostra in azione di primo moto additare col gesto della destra la Gloria suprema, e nello stesso punto incitare coll’altra i mortali alla gloriosa vista, accioché vengano a ricorrere ne’ loro bisogni all’umanato e vero Iddio della misericordia, ed alla sua Santissima Madre. Quivi appaiono le figure tra di loro molto ben compartite, ed espresse con ogni puntuale osservazione, non desiderandosi in tal occorrenza la debita proporzione, la varietà dell’attitudini, diversità d’azioni ed ogni altra bella e ben osservata particolarità, colla più degna espressione de’ naturali e propri affetti e singolar concordanza de’ colori, che rapporta immediatamente all’occhio un raro composto di ben ricercata, più bella e graziosa naturalezza. E per compimento, e perfezione dell’opera si rimira co’ sensi ricolmi di maraviglia il particolar dipinto di figura, che rassembra l’essere di donzelletta posta nel principio d’adolescenza, la quale per aver nelle mani l’epilogato ritratto della città di Modana vien riconosciuta detta la Modanina del Correggio. Ma chi non considera coll’inarcato del ciglio una così egregia figura? Forsi quelli, che non l’hanno veduta per non aver concepito una divinità di tal sorte, perché fra l’altre qualità che la rendono in estremo concertata, si scorge in essa di primo tratto una grazia suprema, colla quale rivolta al trono celeste colla faccia e totale accompagnamento del corpo insieme, dimostra viso ridente, ma riso così ben composto, grazioso e modesto che superando non poco ogni più viva e spiritosa grazia [p. 291] rassembra un vivo ritratto della più delicata e fina bellezza, che rapisce gli animi de’ riguardanti, e gl’induce, innamorati e stupefatti, a languire ogni volta che s’affissano debitamente a considerarla, e questo divinizato oggettoè in fatti il vero parto della maraviglia, che si potrà credere nato dal particolar gusto dell’artefice per effetto degli spiriti depuratissimi mediante la più intensa applicazione, e che al presente si ritrovi per l’unico miracolo dell’arte non essendo al certo l’eguale fra l’universalità de’ più eccellenti dipinti, massime nel particolare di grazia, unione e delicatezza, che venga in un somigliante modo ad esprimere co’ colori la perfezione della maggior e più fina bellezza.
Dopo la vista della prima, che lo spettatore avrà tantosto nell’entrare osservato nella destra parte in questa mirabilissima radunanza, scoprirà in faccia dalla parte sinistra il secondo grande operato dello stesso Antonio da Correggio, tavola maggiore dell’altra con figure di grandezza naturale degna di continua lode, ed ammirazione. E se la prima si palesa nella più bella idea impareggiabile, riconoscerà però nella seconda il gustoso della virtù in conformità dell’occorrenza espressione di più vera e natural maniera, espressa col genio particolare della maggior grandezza, che fa conoscere in chiaro come il gusto di bonissima intelligenza, talvolta aderendo al bello della natural verità verità, sappia divisare con prudente elezione, ed anco formare dalla stessa scelta una più rara bellezza, che altrove non viene a dimostrarsi alla virtuosa curiosità. Il soggetto anch’esso, come componimento di divozione, espresso dal particolar motivo de’ confratelli riesce parimente del pari colla prima partecipante delle medesime difficoltà, ancorché in esso, per le cause sopracitate, non siano che di poco rilievo. Si ritrova però una tal invenzione mirabilmente disposta, apparendo per oggetto più degno nella parte suprema la Beata Vergine col Santo Bambino sopra le ginocchia rappresentata col debito decoro, sedente maestosamente in ordine alla vista di ben regolata prospettiva,che viene, come di tuttanaturalezza, a proporzionarsi all’occhio, la quale in riguardo della naturalissima attitudine colorita con la solita delicata verità, si palesa un raro modello [p. 292] per l’imitazione de’ buoni professori. Alla destra si dimostra per figura principale il gran Battista al consueto in buona parte denudato, e questo con gli altri soggetti d’apparenza del tutto naturale, che dimostra fra gli altri nel particolar sembiante la vera bellezza di giovanil composto, che tra disagi de’ deserti abbia saputo mendicare il disprezzo delle mondane commodità. Si sforzino pure a tutto potere l’antiche istorie201 per dimostrare la particolare espressione, che già fu riconosciuta in un giovane, che faticoso e sudato mostrava correre in arringo ne’ tempi andati, che al presente il vero precursore, come al vivo si vede, il quale stando collocato nel basso del suolo con leggiadrissima posatura in atto serpillante, con primo moto tutto spirito, ridente e grazioso, rivolto al Salvatore Bambino, e riguardando ad un tempo gli spettatori, con faccia giocondissima, e riso di Paradiso mostra additare con modo modestissimo la vera meta del Santo Messia. E nella parte sinistra, stando pure nello stesso piano, con atto sodamente fermo e di rara bellezza, si manifesta in positura sfiancheggiante la figura di S. Giorgio, con arnesi bizarri, e vestiti belli e capricciosi, in parte del corpo ricoperto, disposto in forma di graziosa, ma tremenda gravità, non dimostrata già in guisa di quel soldato, il quale, come parimente n’attestano d’istorie dell’antichità202, espresse a quei giorni il mentoato Demone fra le molte sue famose e degne operazioni; perché, se quello nel levarsi con gran fatica il grave dell’armatura mostrava mediante un tale sforzo il denso anelito a riguardanti, questo, per ogni parte campione più degno e forte, dimostra con soda naturalezza sfiancheggiare con modo così disinvolto, e sprezzatura cotanto propria e graziosa, che se bene appaia di grave ornato vestito, si scopre però mai sempre valoroso e snello, come guerriero invincibile del sommo Iddio, e mediante una rara osservazione di studio naturalissimo, dichiara il proprio essere della sua straordinaria fortezza; la qual figura, come formata di rara bellezza palesa continuamente una così eccellente verità, che, riconosciuta per tale da migliori maestri, non mancarono bene spesso dimostrarsene degni e laudabili imitatori. Dalla parte destra sta pure, successiva nello stesso [p. 293] suolo, la figura di S. Geminiano, espresso con abito episcopale, il quale con soda e divota grazia rivolto alla Beata Vergine appare ripieno d’allegrezza inesplicabile, accennando il rappresentato della città di Modana sostenuto da putto vicino, che manifesta una stupenda bellezza, e se bene egli si dimostra spiritoso al maggior segno, fa però conoscere agli astanti d’intercedere per la città protetta con atto molto proprio ed alla di lui gravità corrispondente. E proporzionatamente degradato si vede alla sinistra S. Pietro Martire con abito della propria religione, il quale, figurato in profilo, mostra esprimere con gesti efficacissimi, graziosi in estremo e convenevoli alla propria azione un affetto indicibile di spirito più sviscerato e divoto. Dove il tutto dell’opera conspirando insieme rappresenta un bellissimo concerto, anco nelle stesse persone per altro discordanti con la debita espressione degli affetti, e più rara contraposizione delle figure, e d’ogni altra particolar parte. Con tutto ciò non restando facilmente pago lo straordinario spirito di così eccellente maestro, come astretto ad invenzioni di tal sorte, si può credere per isfogo del talento e sua propria inclinazione, venisse a formare, oltre il mentoato maraviglioso putto, che serve a S. Geminiano per sostenere la città di Modana, parimente nello stesso piano de’ Santi uno scherzo capriccioso di vari fanciulli non mai appieno lodato; presa l’occasione molto al proposito, che fu il dar a vedere nel voto del mezo lo stocco e l’elmetto di S. Giorgio, dove operando col suo connatural talento dimostrò insolito e pellegrino concetto, il quale essendo formato da raro gusto di più vera naturalezza, fa conoscere che somiglianti occasioni hanno dato, ed anco palesano del continuo, una certa testimonianza delle più esquisite operazioni; e di ciò fino a tempi antichi n’abbiamo chiare le prove203, mentre raccontano che i migliori dipinti, che furono a quei tempi osservati in opera pregiatissima, erano fra gli altri bellissimi oggetti due putti, ne’ quali vogliono che gli stessi riguardanti venissero a riconoscere la di lor sicurezza, e propria simplicità all’azione ed età conveniente. Or chi non vede al presente in questo concerto di raro ritrovato il tutto delle più proprie e singolari qualità, che possono desiderarsi ne’ composti [p. 294] di tal sorte, questi sono per appunto quelli che dimostrano con ischerzi puerili, e con atti di vivace e propria simplicitàvivace e propria simplicità di procurare con ogni industrioso potere di porre in due nel capo al terzo l’elmo del Santo, ma egli non vago del giuoco mostra d’affaticarsi con ogni possibile sforzo per liberarsi dal dispiacevole scherzo. Sta in piedi il quarto putto nella parte d’avanti, che si manifesta alquanto maggiore come più vicino all’occhio, il quale con atto grazioso e sfiancheggiantetiene nelle mani lo stocco del mentoato S. Giorgio, ed osserva sorridendo il giuoco degli altri, ed è in fatti di tutta naturalezza. Il quinto appare alquanto rimoto, intento alla propria incumbenza di sostenere vicino a S. Geminiano l’epilogo della città di Modana, e veramente spira spirito, ma animatodal giubilo celeste; e tutti sono talmente espressi alla più rara verità uniformi, con formazione come di carne palpitante e viva, che del continuo stanno per sicura attestazione d’un compendio della più esquisita bellezza, e stimo che si possa anco dire con ogni ragione che tali figure contengano in eccellenza l’antiche e moderne perfezioni, non potendo essere riguardato da professori ed intelligenti della pittura, senza l’indurre moltiplicati gli effetti dello stupore, e quelli che gli hanno osservati non cessano di predicarli per i veri prodigi della pittura, e fra i molti e straordinari maestri che, allettati dalla vista di queste esquisite operazioni, hanno procurato come insaziabili di goderle con atti replicati, fu ultimamente il famoso Guido Reni, il quale per ricreazione del proprio talento più volte si portò a Modana, non dimostrandosi mai sazio il di lui gusto di commendare così rara bellezza, e coll’occasione di scoprire nella città di Bologna, massime nella propria stanza, l’opere sue a particolari cavalieri della città di Modana, che allo spesso pria di partirsi procuravano di vedere co’ belli dipinti anco il maestro celebratissimo, dove riconosciuti per modanesi dallo stesso Guido Reni era solito addimandare con spiritosa arguzia, «se quei putti d’ Antonio da Correggio erano divenuti grandi, e se più si ritrovavano in quella tavola di S. Pietro Martire, dove gli avea lasciati, perché dimostrandosi vivi, e di carne animata non potea credere, che fossero per stare in una tal forma, e di ciò accrescendosi sempre in sé [p. 295] stesso maggiore la difficoltà, desiderava per meglio chiarirsi del fatto, rivederli di nuovo»; e con questo singolar concerto mostra il prodigioso maestro dar compimento alla stupenda tavola Quadro, Madonna di San Giorgio Il Microcosmo della pittura
Sono pure in tal radunanza altri quadri della rara sufficienza dello stupendo da Correggio, massime particolare operazione con figure poco meno di mezo naturale che dimostra la Beata Vergine col Santo Bambino assai confacevole al gusto della sopracitata prima tavola detta di S. Sebastiano, quadro di poca grandezza, ma di straordinaria eccellenza, che nella grazia, unione e delicatezza, se bene non appieno corrispondente all’opere sopracitate dello stesso maestro, si ritrova però mai sempre raro ed ammirabile. S’osservano similmente altri, con figure intere, quadri ancor essi non poco qualificati, e molto meritevoli dell’osservazione virtuosa, con figure di somigliante grandezza, sicome altri più languidi, tutti dipinti infallibili del gran Correggio, e gli ultimi sono in ordine all’opere sue dell’infimo grado; i quali se bene vengono tutti egualmente creduti dal degnissimo possessore per parti sicuri di tanto virtuoso, sono nondimeno riconosciuti a proporzione del loro essere, e come tali stimati e resi all’occorrenza famosi, perché in fatti un tal Prencipe, come in estremo gustoso di questa virtù intende da se stesso e sa distinguere in occasione anco l’ottimo dal buono e migliore, e con esso lui diversi sudditi, massime in buona parte quelli di Corte, per essere il proprio degli uomini il comporsi all’esempio del Sua Altezza Serenissima per diverse scienze e professioni adeguati al servigio, molti l’imitano ancora nel buon gusto della pittura: e fra questi s’ammira particolarmente [p. 302] un suo segretario soggetto di più sodezze che d’apparenze, che fa maggiormente spiccare quel valore onde si rende amabile ed opportuno ad un tanto Prencipe co’ bei talenti ancora di matematica, sicome si dà a divedere in varie importanti occorrenze co’ pensieri singolari ed invenzioni mirabili, e conseguentemente appare molto versato nel buon dissegno, e non poco intendente della buona pittura, ed io fra tutti gli altri il posso attestare, c’ho avuto fortuna di servirlo più volte nel ricerco de’ migliori quadri sparsi nell’Italia per compiacere all’eroico intento del Serenissimo Duca Padrone, cioè d’arricchirne la mentuata Galeria. E però conserva una tal diversità d’operazioni il prudentissimo e generoso Prencipe, assai più per un sicuro testimonio dell’ascendente virtù di pittore così prodigioso, che in riguardo degl’inferiori dipinti, perch’egli, riconosciuto in buona parte privo de’ convenienti mezi per un tanto acquisto, quando solamente fossero osservati maravigliosi dipinti, ed in tal maniera apparendo al sommo senza la conoscenza de’ debiti mezi, potria facilmente essere creduto l’artefice sopra l’ordine dell’ordinaria natura. Dove in questa singolar Galeria potranno osservare la diversità dell’operazioni, ed insieme con agio distinguere l’infime dalle buone, e queste, ancora, dalle più perfette, non essendo finalmente che tale il corso consueto delle cose naturali, cioè di far conoscere dopo i debili principi, gli effetti della successiva perfezione collezione Estense Il Microcosmo della pittura
Sala del Serenissimo Duca di Modana, la quale per contenere un singolare epilogo delle più stupende operazioni, dimostra continoamente le vere maraviglie della pittura. Quivi ritroverà fra gli altri i tre mentoati maggiori dipinti del divino da Correggio, le due grandi e più esquisite sopracitate istorie di Paolo da Verona, similmente tre tavole straordinarie de’ Dossi, tutto il suffittato delle più eccellenti de’ Carracci, all’intorno del fregio sono paesi alternati ma rari de’ Carracci, e Dossi, una tavola del Parmeggianino, opere del gran Tiziano ed altri, col quadro sopracitato d’Andrea del Sarto, il quale se bene sia della più eccellente perfezione ch’abbia dipinto, e venga stimato dallo stesso Vasari l’artefice sopra d’ogni altro più eccellente, e come un’assoluta divinità, in riguardo d’essere dichiarato per maestro senza errori, si veda in paragone, ancorché la medesima istoria del Sacrificio d’Isac sia dimostrata anco dallo stesso Vasari pittura fra le migliori dello stesso Andrea del Sarto, coll’opere di quell’ Antonio da Correggio, che stima di poco fondamento, e solo riguardevole nella parte del colorito, che verrà a conoscere, oltre i capelli sfilati ed altre simili debolezze, il tutto in eccellenza, e a maggior segno dell’altro, e tali dimostrarsi parimenti le due grandi istorie di Paolo da Verona, le figure de’ Carracci, perché queste come compite con ogni debita sufficienza di dissegno e colorito, esprimono i propri più interni affetti della vera e buona naturalezza, e per conseguenza lasciano adietro (con pace di quelli che stimano altrimenti) la stessa opera d’ Andrea, con tutto che sia per se stessa non poco riguardevole. E però quello che tali dicitori non hanno visto o distinto, e forse non credono, potrà scoprire il sincero virtuoso per incontrare la verità del fatto collezione Estense Il Microcosmo della pittura
in occasione di visitare con esso Simonelli una principal Galeria di Roma, dopo avervi gustato delle più degne pitture, avvenutici finalmente in uno del Correggio, mi sovviene, ch’egli proferì somiglianti parole: «in fatti l’opere d’altri buoni maestri, con tutto che di straordinaria eccellenza, appaiono, come prodotte dalle cause naturali, ma quelle di Antonio da Correggio sembrano di Paradiso» collezione Aldobrandini Il Microcosmo della pittura
altre tavole diverse, che si possono continuamente vedere ne’ luoghi publici, et anco ne’ privati di detta città None Il Microcosmo della pittura
tavoletta della Decollazione di S. Giovanni Battista, e dell’Ascensione della Beata Vergine Quadro, Decollazione di San Giovanni Battista e Ascensione della Vergine Il Microcosmo della pittura
Beata Vergine ed il Santo Bambino altri due santi, l’uno in abito di vescovo, e l’altro di soldato con alcuni putti nel piano Quadro, Beata vergine ed il Santo Bambino altri due santi Il Microcosmo della pittura
la più degna si vede in S. Domenico con figure al naturale una tavola nella seconda capella in entrando alla parte destra, che dimostra la Beata Vergine con S. Francesco, ed un putto assai grande, per ogni parte più compita, e maggiore d’ogni altra, e questo fu al certo pittore di bonisimo gusto ed assai sufficiente Quadro, Cristo e la Madonna appaiono a Sant’Antonino e a San Francesco Il Microcosmo della pittura
Diverse sue operazioni sono apresso il Serenissimo Duca di Modana collezione Estense Il Microcosmo della pittura
capella della Concezione Basilica San Francesco d’Assisi, cappella dell’ Immacolata Concezione Il Microcosmo della pittura
tavola con la Beata Vergine, angeli e Santi diversi Quadro, Immacolata Concezione Il Microcosmo della pittura
tavola con la Beata Vergine, Cristo Bambino, S. Lucia, e S. Agata Quadro, Beata Vergine, Cristo Bambino, S. Lucia e S. Agata Il Microcosmo della pittura
un Redentore nelle nubi circondato dagli angeli vestiti delicatissimamente all’ignudo con gran compitezza e grazia, rappresentati con diversi belli putti Quadro, Cristo Redentore Il Microcosmo della pittura
Nella città di [p. 353] Fiorenza sono in diverse parti quadri particolari, massime nelle radunanze de’ Serenissimi Prencipi Giovanni Carlo e Leopoldo opere molto compite e rare collezione Medici Il Microcosmo della pittura
glorioso apostolo S. Andrea quando viene condotto al patibolo Quadro, Sant’Andrea condotto al Martirio Il Microcosmo della pittura
bellissima Aurora nel volto d’una Loggia de’ Giardini, nella cui opera appare sopra d’un carro tirato da quattro bianchi destrieri Apollo attorniato da dodici vaghe e leggiadre femmine che rappresentano l’ore, e a queste precede un putto con una facella accesa nelle mani, che vola per l’aria Quadro, Aurora conduce il carro di Apollo Il Microcosmo della pittura
martirio della santa Altare maggiore, inizialmente doveva essere dedicato a Sant’Agnese, in seguito si decise di dedicare alla Santa non più l’altare absidale ma la cappella nel lato nord Il Microcosmo della pittura
tavola del Serenissimo Duca di Modana, che esprime stupendamente l’istoria della Natività di Cristo, e nello scoprire tra l’altre singularità d’artificioso componimento un raggio più puro di raffinato sapere che rende la notte chiara e l’ombre luminose, e con didivine vine rappresentazioni e celesti apparenze, come animati i medemi splendori, avrà occasione di riconoscere in chiaro il primario e più nobile sentimento della vista quadro, adorazione dei pastori, la notte Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Et in un tal luogo rimirando parimente la bellissima tavola, e varia detta di San Pietro Martire, e sopra non poche singolarità egregiamente espresse, nel riconoscere in questa tremenda operazione la carne al vivo palpitante, come animata da più veri spiriti muovere ad un punto l’immaginazione al desiderio del tatto, sarà verisimilmente creduta per lo real senso del tangibile, et in somigliante modo essaminate l’opere di questo supremo maestro, a proporzione [p. 20] scoprirà mai sempre da questa mirabil parte esser derivato il sommo della perfezione nella pittura, avendo in fatti accresciuto supreme qualità, però meritamente dovrà prevalere come parte più nobile e principale intelligenza di così degno artificio quadro, Madonna di San Giorgio Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola, che dimostrarono conservare sbozzata dalla buona memoria di Guido Reni; e per ritrovarmi in compagnia di questo maestro sentii anco per risposta che avendo in ogni tempo portato la debita riverenza all’artefice, perciò fino allora non avea accettato l’incominciate pitture, e nemmeno voleva la presente, apportando per sufficiente ragione il dire, che sia assai meglio conservare in tal forma la memoria di un così pregiato maestro ed esser vano il pensare, come essi stimavano, di poter in uno ottenere l’opera, e particolar virtù di soggetti differenti, e ciò con minor studio e fatica dell’ultimo, perché in fatti non potria riuscire che l’opposito, essendo cosa co ne impossibile, che altro pittore venga al compimento di quello sbozzo, e conservi intatta la particolar virtù che si ritrova nel principiato, per essere in effetto l’opera di quello, che concorre maggiormente, e con gli ultimi colpi a perfezionarla, e quando desiderassero il saggio dell’uno e dell’altro compiacendosi del di lui pennello l’avria fatta molto volentieri da sé solo senza veruna obligazione di tal sorte, ma solo in ordine al soggetto che avessero addimandato, e con questo modo avriano sortito l’opere d’amendue. Quadro, Annuncio a S. Anna Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
, che dimostrarono conservare sbozzata dalla buona memoria di Guido Reni; e per ritrovarmi in compagnia di questo maestro sentii anco per risposta che avendo in ogni tempo portato la debita riverenza all’artefice, perciò fino allora non avea accettato l’incominciate pitture, e nemmeno voleva la presente, apportando per sufficiente ragione il dire, che sia assai meglio conservare in tal forma la memoria di un così pregiato maestro ed esser vano il pensare, come essi stimavano, di poter in uno ottenere l’opera, e particolar virtù di soggetti differenti, e ciò con minor studio e fatica dell’ultimo, perché in fatti non potria riuscire che l’opposito, essendo cosa co ne impossibile, che altro pittore venga al compimento di quello sbozzo, e conservi intatta la particolar virtù che si ritrova nel principiato, per essere in effetto l’opera di quello, che concorre maggiormente, e con gli ultimi colpi a perfezionarla, e quando desiderassero il saggio dell’uno e dell’altro compiacendosi del di lui pennello l’avria fatta molto volentieri da sé solo senza veruna obligazione di tal sorte, ma solo in ordine al soggetto che avessero addimandato, e con questo modo avriano sortito l’opere d’amendue. None Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
la molto delicata e graziosissima Galatea, la quale coll’intervento di belli e ben intesi ignudi di varie meze figure insieme con alcuni putti palesa sopra un’intelligenza estrema un eccesso di spirito, rilievo e delicata naturalezza Affresco, Trionfo di Galatea Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola di S. Pietro in Montorio fra l’altre figure di maravigliosa bellezza, che si considerano diversamente vestite, e in guisa di persone viventi con lo spirito e vari movimenti animate, vedrà un mezo nudo di figura così egregiamente studiata in ordine alla più fina perfezione, che al dicerto palesa un estratto della singolar naturalezza Quadro, Trasfigurazione Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola di Girolamo da Cotignola, nella quale scoprirà dalla parte di sopra la Beata Vergine sedente col Cristo bambino leggiadramente stante, figure poco meno di naturale, rappresentate a proporzione alquanto sopra l’ordinaria veduta con tanto di sufficienza, grazia e delicatezza Quadro, Madonna col Bambino e Santi Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
volto della capella maggiore, oltre gli altri dipinti a fresco, il rappresentato d’un Dio Padre sopra le nubi, attorniato da copia di putti, che in vari belli modi mostrano servirlo, figure al naturale espresse adequatissimamente alla propria vista del di sotto in su, dipinte da Francesco Minzochi da Forlì con tanto di sapere, e con tal naturalezza, forza e spirito, che di tal vista non credo si dovrà pentire il gustoso della professione [p. 105] d’aver speso qualche passo per sodisfare alla virtuosa curiosità Affreschi, Padre Eterno e Putti Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
ornamenti convenevoli [p. 123] all’invenzione e luogo, talmente adeguati che porgendo agli spettatori continuo l’inganno, si dimostravano piutosto rilevati e veri in sito retto e sfondato, che artificiati in luogo convesso: la qual cuppola per solita disgrazia del maestro e della patria insieme in occorrenza di nuova fabbrica, prevalendo l’uso e il commodo allavirtù, l’anno del 1651 fu miseramente atterrata dalla simplicità di quei buoni Padri, non senza cordoglio de’ virtuosi. Ed opere di tal sorte quando non fossero contaminate ed infette dal vizio dell’esecranda seccaggine, solito di quei tempi, avriano potuto come di straordinaria intelligenza altresì concorrere a grandi onori. Egli però, per non essere sopravissuto gran fatto, e bene spesso trasportato in diversi paesi dalla brama di approfittarsi, non lasciò al luogo natio che poche operazioni, a parte delle quali gli accidenti e il tempo hanno conspirato alla distruzione: ritrovasi nondimeno vivere alla vista virtuosa per caparra del molto suo sapere la tavola, che è l’altare d’uno de’ iuspadronati de’ Bezzi nella Chiesa della Trinità nella città di Forlì, e se bene alcuni stimano che sia del vecchio Cotignola, vero è che la maggior parte la credono di Melozzo, dimostrando in fatti con la solita antica maniera lo straordinario fondamento dell’arte e fra le cose, che allo spesso vengano a tirare i professori e gustosi della pittura, alla di lei osservazione sono le posature de’ Santi Pietro e Paolo, che in fatti oltre la compita espressione de’ piedi, meglio collocati sopra ben regolato piano non può al certo dimostrare la buona intelligenza di prospettiva; si vede parimente d’esso maestro meza figura esposta in publico rappresentante al vivo un pestapepe, che già dipinse sopra una botega di Speciaria di quei tempi, il quale espresso in atto di alzare il pesante ferro dimostra il proprio dell’azione con la debita simetria e buonaprospettiva, che allo spesso alletta alla di lui osservazione il passaggiere per ritrovarsi in via Maestra vicino alla Piazza, dove può essere visto, e come tale veduto e considerato da’ virtuosi. ornamenti Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
oggetti di natura e negli artificiati, delle quali si vengono poi a formare per vigore d’interno conoscimento idee di singolar bellezza, che servono per mezo [p. 131] maggiormente efficaci, e pronti per far conoscere adeguata
espressione de’ più eccellenti dipinti, che sono veri prodigi di maraviglia, essendo riconosciuto dallo spettatore virtuoso in tali stupendi rappresentanti sopra l’esattissimo nel tutto spettate al buono dissegno, e adeguata naturalezza una tal verità, che apporta piacevole inganno, e dimostra il bello dell’azioni co’ le parti corrispondenti che non lasciano alla vista che sensi di stupore. Così in altri verrà a riconoscere, oltre i dovuti e ben’espressi fondamenti dell’arte, fra i concerti dell’istorie molto al proposito disseminati e ancora essi dimostrati al vivo, gli effetti più propri ed interni dell’animo, e veri primi moti sommamente spiritosi, da’ quali non poco allettata la vista vengono ad un tempo a commoversi i sensi de’ riguardanti, che s’inducono in un tal punto in ordine al rappresentato non meno a motivi di compassione, che ora di sdegno ed amore, in modo che rapiscono con dolce violenza per la loro osservazione il concerto de’ più vivi spiriti, che non possono nello stesso punto che uniformarsi al soggetto dipinto, dove le già concepite specie del bellissimo vengonsi a rappresentare all’immaginazione con la stessa somiglianza di quel vero, ancorché finto e simulato, come se tale venisse esposto a’ sentimenti umani, e in un tal modo per vedersi come al vivo espressa bellezza e grazia quasi divina soprapresi in un tratto i sentimenti da qualità cotanto eccellenti non possono, che restar commossi all’amore e devozione, e similmente per l’apparenza, come vera, di profana bellezza a lussuria e ad incitamento di libidine: né perciò come a motrice d’affetti libidinosi diasi taccia alla pittura, ma lode per imitare, ed iscoprire l’opere dell’Altissimo, e se talora ne deriva il vizio, non sarà che per accidente, e non altrimenti dall’oggetto per se stesso buono, ma di chi malamente il riceve; perché questa armonia de’ corpi, che bellezza è detta, non è altro, che una via per cui si camina alla cognizione di Dio, onde il poeta ebbe a dire di queste visibili creature oggetti di natura Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
statue157 e quelli dell’opere dipinte, come la loro particolar qualità e somma sufficienza. E quando in oltre si trovasse inquieto il desio dell’umano pensiero per intravenire quelli che, in effetto, si dimostrarono piùluminosifra gli antichi splendori, e come tali furono celebrati sopra copia quasi infinita di buoni professori, in leggendo l’antiche carte scoprirà facilmente per eccedente lume di virtù sublime non meno il chiaroApelle cheProtogene,Zeusi, Aristide, Apollodoro ed altri più famosi e decantati come primi e celebratissimi professori della rinomata antichità; e quando bramasse l’avidità virtuosa anco intendere di vantaggio, leggerà M. Vitruvio158 unico padre della buona architettura, che verrà a ritrovare essere stati similmente riconosciuti da questo degno autore altri soggetti buoni e forsi maggiormente meritevoli sopra i mentuati, già per ogni parte illustri e manifesti, che furono sommamente risplendenti per l’eccesso della loro virtù, benché si ritrovino per mera disgrazia nel silenzio sepolti; come Aristomene Casio,Policle Atramiteno, Nicomaco ed altri, a’ quali, in conformità di quello racconta l’autore, non mancò studio e sufficienza dell’arte, e però dovranno essere creduti a’ primi e più famosi eguali; e per autorità di tanto maestro facilmente maggiori, i quali per essere vissuti, come egli dice, ne’ luoghi di poca considerazione mancanti bene spesso di robba e di eloquenza da piazza, e mai sempre di conveniente fortuna, non incontrarono nemmeno la congiuntura per l’impiego de’ loro tempi, né frequentarono le più famose città, perché non venendo portati a simili fortunevoli avvenimenti, non hanno per conseguenza potuto ottenere condegni glionoriper essere tramandati meritamente da’ posteri alla gloriosa eternità; dove in tal proposito commiserando lo scrittore al loro disgraziato merito, non resta di desiderare negli umani petti, conforme al prudentissimoSocrate, a sufficienza l’apertura, accioché fosse riconosciuto coll’interno dell’animo parimente i più veri gradi dellavirtù, a fin che venisse in tal manierano [p. 136] ad arrecarsi gli onorati applausi a’ dotti e meritevoli, e l’occasioni maggiori fussero lasciate a’ più degni virtuosi. Con tutto ciò, per esser assicurate opere di tal sorte dall’autorità di soggetto veramente d’ogni eccezione maggiore, si potrà credere che fossero in effetto impareggiabili, e fra l’altre di più qualificate prerogative ed eccellenti perfezioni, e quando persona particolare verrà eccitata dal gustoso talento di questa celebratissima professione per vedere coll’indubitato del senso, come rigenerata, e di nuovo ridotta in epilogo la perfezione e bellezza estrema degli antichi e moderni pittori, provisi pure di godere con la sufficiente osservazione l’opere più compite de’ primi e maggiori moderni, perché in fatti ricercandosi l’occasioni degne, e fortunate e la virtùconosciuta, e sollevata da maggiori Prencipi, e resa ad un tempo palese per ogni parte dell’universo, la ritroverà riunita adeguatamente ne’ principali soggetti diRafaelloe di Tiziano, ne’ quali a proporzione fu riconosciuto poscia rinnovarsi quei secoli tanto memorandi de’ più famosi pittori della Grecia, e se a quei giorni, come pur poco dianzi dicemmo, furono osservate gareggiare a vicenda con eguali gradi di esquisitezza l’opere dipinte con le scolpite di rilievo159, ed amendue ritrovarsi eternate nelle memorie de’ posteri, niuna somiglianza al di certo si ritrova più uniforme al giudicio de’ più dotti intelligenti all’opere scolpite di bella e ben ricercata antichità di quello siano l’operazioni dell’adeguatissimo Rafaello, e di ciò i dipinti dell’uno, come i rilievi degli altri ne danno a’ stessi sensi chiara e continuata cognizione, sicome proporzionatamente quelle che appaiono di maggior maniera, e più pastosa naturalezza sono al celebratissimo Tiziano maggiormente corrispondenti. E se alla fine fra gli avanzi più stimati e degni dell’antichità si ritrovano al sentimento de’ più spiritosi ingegni, quelli fra gli altri prevalere in eccellenza e merito, che col duro de’ marmi hanno annessi una tal insolita delicatezza con idea e graziasingolare, che viene in oltre a dimostrare una rara espressione de’ propri affetti sopra il sodo di necessarie proporzioni, i quali rilievi si possono credere ragionevolmenteproporzionati ed eguali alla somma sufficienza di quegli artefici160, che per autorità del medesimo [p. 137] Vitruvio furono a’ suoi tempi ritrovati coll’opere eguali a’ primi e più famosi. E però chi verrà ad astraere con giudiciosa considerazione e proporzionevole parità, incontrerà facilmente in tal modo un particolare saggio de’ già passati secoli, perché nel riconoscere maestri egregi, e sopra i più famosi maggiormente riguardevoli, con tuttoché in estremo sfortunati, avrà occasione di ritrovare, se non ripullulato nel numero, almeno nella somiglianza e più adeguata parità della specie, ed in molti degli accidenti il passato, come invitto valore, quasi nel tutto immedesimato nell’unicoAntonio da Correggio. E con tali, e simili modi considerandosi nell’opere de’ primi, e maggiori moderni le rare qualità , e vere perfezioni potrassi dedurre, ed in qualche modo conoscere, gli effetti più celebrati e stupendi della già stata pittura. statue Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nel Palazzo degli Orsini a Monte Giordano un quadro con figura d’ignudo meno assai del vero, come una simile con architettura, paese e altri bellissimi concetti si vede nella Galeria dell’Eminentiss. Sig. Cardinal Antonio Barberini, e ’l tutto si osserva espresso a segno di gran sapere collezione Orsini Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nella Galeria del Serenissimo Gran Duca di Toscana si vede un quadro che rappresenta la caduta di Fetonte con figure picciole, opera molto dotta e capricciosa, la quale benché sia solamente sbozzata, dimostra però la straordinaria sufficienza di un tal maestro collezione Medici Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Nella singolar radunanza del Serenissimo Duca di Modena ritroverà il gustoso di questa virtù fra molti e più rari dipinti una meza figura poco meno di naturale, che dimostra il rappresentato di Santa Caterina, la quale con atto graziosissimo tiene una palma nella destra, e si fa conoscere quasi di tutta faccia con viso ridente, grazioso e dilicato, e quello che vedrà opera tale, stimeralla al sicuro una delle più rare operazioni di questo straordinario maestro; si vede pure in tal luogo del singolar pennello del medesimo Leonardo una testa con alquanto di petto meno del naturale, che raffigura giovinetto armato con gran compitezza, e non poco grazioso, se bene al primo inferiore collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
si possono anche vedere in Roma nella Galeria degli Aldobrandini nel Palazzo del Monte detto Magna Napoli, ed oltre diverse teste, e altri quadri si riconoscerà in particolare il ritratto della Regina Giovanna di Napoli al naturale, che dimostra assai più di meza figura talmente esquisito, che al certo viene con ragione per l’ordinario stimato uno de’ più belli ritratti, che abbia mai fatto, e anche si venga a vedere tra l’opere dipinte collezione Aldobrandini Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Sono similmente nel Palazzo de’ Borghesi alcuni quadri, che rappresentano la Beata Vergine al naturale col Cristo Bambino in meze figure circa al naturale, e altre teste, opere veramente di somma adeguatezza collezione Borghese Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
un quadro il dipinto di Sant’Eustachio inginocchiato in aperto paese col Cavallo vicino, ed egli armato capricciosamente, e con ogni puntualità, che in ordine all’invenzione, buona simetria ed estrema diligenza del tutto, e d’ogni più minima parte riesce opera rara e sempre ammirabile incisione, Sant’Eustachio Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
appresso i sudetti Borghesi sono piccioli dipinti d’Alberto, ma di Luca una grande istoria in quadro assai capace, e molto ben conservata, nella quale con tutto che le figure non siano più longhe d’un braccio espresse con la solita maniera, si palesa però così bella ed abbondante l’invenzione, e le figure particolari tanto capricciose e ben osservate, che un quadro simile di questo autore al sicuro non si vede in altro luogo dell’Italia collezione Borghese Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
in Fiorenza conserva il Serenissimo Gran Duca del sudetto Alberto alcuni quadretti con figure picciole, le quali sopra l’invenzione e buona simetria mostrano le parti così al minuto, e pare come impossibile che la pazienza del riguardante possa resistere per ritrovare coll’occhio quello che la diligenza estrema dell’artefice ha espresso col pennello, riescono però anco più lontane dell’altre dalla prefissa verità per essere maggiormente contaminate dalla viziosa seccaggine collezione Medici Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nella stupenda Galeria di Modona, oltre alcuni piccioli operati di minor momento, un quadro dello stesso Alberto, che dimostra più di meza figura ignuda al naturale, la quale rappresenta un S. Girolamo, ed è tale che in riguardo della particolar maniera dimostra meno durezza, ed un vero assai confacevole al naturale, e di questo artefice non si vede forsi nell’Italia il simile collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
S. Girolamo, ed è tale che in riguardo della particolar maniera dimostra meno durezza, ed un vero assai confacevole al naturale, e di questo artefice non si vede forsi nell’Italia il simile Quadro, San Girolamo nello studio Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
un Cristo in alto sopra le nubi, e di sotto nel piano diversi monaci inginocchiati, i quali eccedendo non poco gli altri dipinti dello stesso maestro, per essere in effetto di miglior maniera, così ben studiati con grazia, proporzione e buona naturalezza, espressi con tanta intelligenza di prospettiva e di colori, che in fatti viene in questo caso a comparire all’occhio del riguardante quella debita distanza, che fra l’una e l’altra figura per l’ordinario si riconosce negli oggetti naturali ordinatamente disposti Affresco, Trinità e Santi Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
figura maggiore del vero espressa alquanto sopra l’ordinaria veduta, in parte denudata, con due putti del tutto ignudi, nella quale dimostrò apertamente supremo possesso di proporzione, prospettiva ed intelligenza dell’ignudo, e lo studio adeguatissimo de’ panni Affresco, Profeta Isaia e due putti Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola della Santa Cecilia posta nella Chiesa di S. Giovanni in Monte della Città di Bologna, fu forzato a confessare con un silenzio eterno, perché in conformità di quello che si raccoglie dagli scrittori di pittura164, morì Francesco Francia pittore di quei tempi laudabile nel vedere (come oggetto impensato) così stupenda operazione Quadro, Estasi di Santa Cecilia Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’opera egregia della Santa Cecilia vada in Bologna a ritrovarla nella Chiesa de’ Padri Lateranensi detta di S. Giovanni in Monte, che sta nell’ultima capella a mano manca nell’entrare dalla porta maggiore e per essere ordinariamente rinchiusa, e sotto le chiavi custodita, appare di quella conservazione come se al presente fosse stata dipinta, ed in riguardo d’ogni dovuto studio e più esatta sufficienza si riconosce a tutte l’opere sue, et ad ogni altro primo e più eccellente maestro suprema Quadro, Estasi di santa Ceciclia Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Santa Cecilia, la quale per la contemplazione delle cose celesti che dalla parte di sopra vengono a rappresentarsi, rapita dall’estasi dimostra con organo in mano rovesciato, ed in sconcerto insieme co’ gli altri instrumenti musicali che vi stanno a’ piedi di tutta verità, che non si può non disprezzare ogni cosa della terra quando l’anime sante giungono a fruire in qualche parte, con tutto che di riflesso, i godimenti incomparabili del Paradiso. Quadro, Estasi di Santa Cecilia Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’ultima tavola del Coro, coll’espressione della Beata Vergine col Cristo Bambino in mezo, e dalle parti S. Barbara e S. Sisto similmente rara, con due putti nella parte più bassa di stupenda bellezza Quadro, Madonna Sistina Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
istoria del Santissimo Sagramento venga ad osservare fra l’altre la figura del S. Marco, che mostra l’addietro della persona, che più ordinata e meglio vestita, e posatura migliore non è possibile immaginare, sicome di quella del S. Giovanni, che posta in atto sfiancheggiante, che amendue riescono in fatti i veri modelli delle più graziose e rare posature dell’uomo in piedi Affresco, Disputa del Sacramento Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
istoria della Scuola d’Atene vedrà fra l’altre la figura di uno coricato sopra le scale, che meglio in ordine alla positura naturale non si può dimostrare, massime in riguardo all’azione del particolar soggetto, nemmeno conoscerà che si possa mai sedere più acconciatamente di quello si mostri la figura prima ad oggettarsi che appoggiata con la faccia sopra la manca mano sta coll’altra scrivendo con espresione maravigliosa; e per differenza di questi potrà vedere l’ingenocchiato, il quale [p. 158] si ritrova del tutto intento per osservare l’espressioni matematiche, che il maestro alquanto incurvato mostra co’ sesti in mano esprimere con ogni puntualità, e per opposto dell’azione che palesa la fermezza vedesi soggetto di tutta movenza, il quale mostra ascendere le scale con tanto di spirito, grazia e propria naturalezza, che la verità stessa non può palesare simili azioni, che appaiono in questi stupendi istoriati, che per lo saggio di quel più bello che abbia saputo produrre la più perfetta natura. Ma non saria l’istoria, e figura compita ed animata di total perfezione, quando sopra la buona simetria del tutto e parte non concorressero l’espressioni de’ più veri e propri effetti, essendo in fatti simili, come più eccellenti qualità quelle che in ogni tempo hanno reso famosi ed immortali i buoni artefici, così testificano del pari l’antiche memorie, mentre vogliono che le qualità più riguardevoli di quei tempi fossero il dar a conoscere mediante l’artificio de’ colori nelle figure delle loro mal pensate deità, sopra l’altre sufficienze, i più particolari e propri effetti non meno della tremenda maestà, tal volta benigna ed amorevole, e benespesso severa ed ultrice, che in altre il furore, lo sdegno, l’amore, la lascivia, con altri più convenevoli effetti corrispondenti alla propria essenza de’ soggetti169 Affresco, Scuola di Atene Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Santissimo Sagramento. Quivi vedrassi sopra le nubi nella parte di sopra, come oggetto più degno, la figura dell’umanato Cristo che, spirando grazia amorosa, pare che vivo manifesti veri effetti della Divinità: appare alla destra genuflessa in atto di somma riverenza la figura della Beata Vergine, la quale acconciata con gran decoro, con le mani al petto, e per ogni parte rivestita di panno azurro, che dimostra il puntuale studio di tutte le parti che formano un composto ripieno di spirito e divozione, il quale rivolto con modestissima grazia all’umanato Cristo, mostra vivezza indicibile per intercedere con efficacissime preghiere appresso il benedetto suo figliulo la salute de’ mortali. Dalla sinistra appare il precursore S. Giovanni Battista, che si dimostra in atto vivacissimo, riverente e divoto, additante la figura del vero Messia. [p. 159] E successivamente appaiono espressi con ordine mirabile gli antichi patriarchi, i quali co’ gesti ed effiggiati più convenevoli ed arie insolite e stravaganti, pare che le loro faccie spirino una viva e veneranda Maestà, e quelle de’ Santi Apostoli un intenso amore, ed una sincera carità; sicome i Santi Martiri e Vergini, una più pura semplicità e vera allegrezza di cuore, effetti che si conoscono derivare dalla viva fede, ed intenso amore, che conservano al vero Iddio. Vengono in oltre a dimostrarsi i Santi Dottori ed Evangelisti, diversamente applicati e debitamente intenti in ordine al proprio ufficio, che già esercitarono ad onore e gloria di Dio, et al profitto della Santa Chiesa, e perciò fra questi sono alcuni che si palesano per oggetti primi alla vista in attitudine più rara di speculare, altri di scrivere, vari di studiare ed insieme fare fra di loro dispute per rinvenire il certo di quello che mostrano egregiamente difficoltare, dove si scuoprono ancora di quelli, i quali per ispiegare al vivo una tal più intensa brama appaiono (quando fosse lecito il dirlo) più che veri, posciaché eglino, accomodati adeguatissimamente col tutto della persona alla propria azione, con gesti più particolari e maggiormente propri, formano atti più convenevoli col concerto ed unione de’ sentimenti, di maniera tale che tenendo gli occhi intenti, le ciglia inarcate, l’orecchie erette, la testa diversamente ritorta e la bocca ristretta e verso il naso inalzata, mostrano co’ gli effetti di più fina verità di stupire alcuni di loro per intendere alti misteri, e divenire accertati in un tal punto di quelle cose, che per l’avanti non poco difficoltavano, e queste diverse positure, gesti ed espressioni con ogni parte concertata e propria fanno del continuo conoscere un’estrema maraviglia dell’arte, che forsi riuscì più facile ad un tanto soggetto l’esprimerla perfettamente co’ colori, che a scrittore meno che ordinario, mio pari, l’accennarla rozzamente con la penna Affresco, Disputa del Sacramento Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Scuola d’Atene, si mirano sopra la solita rara invenzione, quivi la mirabile disposizione e l’attitudini mai sempre singolari. Nel mezo si vedono i Santi Pietro e Paolo in abito apostolico con atti gravi, e graziosamente compiti in forma di predicare la nuova [p. 160] e più vera scienza de’ beni eterni, che hanno in ogni parte espresso il proprio e debito ricercamento; all’intorno stanno diversamente accomodati Platone, Socrate, Aristotile, ed altri simili straordinari soggetti co’ libri più famosi da loro composti; quivi dimostrano mirabilmente speculare ciascuno in ordine allo stato e sua propria professione, et in oltre a’ più famosi filosofi dell’antichità si scuoprono parimente gli astrologi e geometri, i quali espressi nella positura più confacevole, si vede fra questi chi tiene la sfera in mano, e vari con sesti, squadre, tavole ed altri propri stromenti rappresentati in modo più conveniente per dimostrare al vivo la professata virtù Affresco, Scuola di Atene Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
rappresentato del Monte di Parnaso e Fonte d’Elicona, attorniato da folta selva di verdi lauri, sopra a’ quali stanno volando vari graziosi amoretti con atti diversi molto spiritosi e concertati, parte di questi mostrano di cogliere la sommità di detti lauri per formarne corone ed altri di gettar le già fatte sopra i poeti. Affresco, Il Parnaso Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’istoria per ogni parte grande del famoso Incendio con figure anco maggiori del vero, e forsi in riguardo de’ figurati di maggior movenza coll’espressione de’ più veri affetti in ordine alla convenienza di pittura sommamente riguardevole Affresco, Incendio di Borgo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
sibille, profeti e putti, che furono già espressi dal medesimo Rafaello sopra al di fuori della prima capella in entrando alla destra della Chiesa della Pace, opera per quello si può comprendere della più esquisita, grande e ben intesa naturalezza, che possa dimostrare l’artificio della pittura Affresco, Sibille e angeli Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
dipinti che stanno nelle de’ Farnesi. E se bene nella Giulio Romano, e forsi anco da altro scolare sopra i puntuali dissegni di tanto maestro, appaiono nondimeno alcune femmine dipinte ignude con esquisito studio e rara naturalezza, le quali formate, come si viene a raccogliere dalla coniettura particolare di straordinario naturale, palesano un’ eccedente ed insolita bellezza propria della singolare eccellenza di Rafaello, essendo motivi di tal sorte l’occasioni più efficaci, che per lo più hanno eccitato i migliori professori ad operare nella pittura le vere maraviglie Affreschi, Trionfo di Galatea, Loggia di Psiche Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Galatea, invenzione di tutta puntualità, imperoché non mi posso dar a credere che sia possibile il vedere figura di femmina ignuda con atto più grazioso e leggiadro, e putti maggiormente proporzionati e spiritosi, nemmeno così bel ricercamento con bene intesa e rilevata naturalezza di quello dimostrino gli stessi tritoni Affresco, Il Trionfo di Galatea Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola di S. Pietro in Montorio dipinta ad oglio, procuri in oltre di veder questo fresco, che in opere tali l’assicuro, che non solo ritroverà la maggiore eccellenza d’ogni altro antecessore, ma al pari ed anco maggiore in ordine a’ più adequati e sodi fondamenti della professione Quadro, Flagellazione di Cristo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
meza figura di femmina al naturale nella Galeria dell’Eminentissimo Antonio Barberino dipinta in ordine al gusto di quelle che sono a’ Ghisi, creduta il ritratto e particolar modello della propria innamorata; pittura la quale contiene sopra l’altre adeguatissime sufficienze dell’arte una pastosità straordinaria con grande e ben rilevata naturalezza Quadro, la Fornarina Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tre quadri che ciascheduno di loro raffigura la Beata Vergine col Cristo Bambino, figure poco meno del naturale, tutte tre di Rafaello, ma però totalmente diversificate nell’invenzione, attitudini e gesti, particolari, col tutto ed ogni minima parte in estremo compito con grazia e decoro veramente singolare, in maniera che il virtuoso potrà dalla vista adeguatissima di questi rari oggetti restare appieno sodisfatto e consolato Quadri, Madonna col Bambino Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
radunanza ch’è nel Palazzo de’ Borghesi tra l’altre non poche famose ed eccellenti operazioni di pittura la famosa tavola, che dimostra l’istoria [p. 167] di Cristo morto, quando vien procurato di sepellirlo, dove interviene con la figura del morto Cristo quella della Santissima Madre, di S. Giovanni ed altri tutti poco meno del naturale con atti dolorosi, e propri alla più bella e convenevole naturalezza, e ’l tutto della sacrata istoria con ogni minima parte si dimostra così in eccellenza e di total perfezione, che non meno l’ignudo di quelle parti, che sono delicatamente ricoperte, che le denudate, palesano un’estrema proporzione, con attitudini rare, con ogni espressione più conveniente, con tanto d’unione, spirito, grazia e delicata natuaralezza, che al di certo si può considerare per una delle più belle operazioni di Rafaello e di pittura. Vi sono in oltre in tanta radunanza alcuni quadri, che rappresentano la Beata Vergine col Santo Bambino, e ritratti di teste maravigliose, che ciascheduna è degna di particolare e longa osservazione; e tra gli oggetti vari e di straordinaria bellezza, che m’arecarono in tal luogo un’insolita sodisfazione, fu la vista di quattro figurati della Beata Vergine col Cristo Bambino, quadri tutti che si ritrovavano sopra quattro porte d’una medesima stanza di somigliante grandezza con figure poco meno di naturale, i maestri de’ quali furono il Vinci, Rafaello da Urbino, Andrea del Sarto e Giulio Romano, e veramente ciascheduno di questi rari dipinti pareva come sopra l’ordinario sapere un particolar contrasegno della più bella operazione; erano bensì espresse con gusto vario e per ogni parte fra di loro differenti, ma ciascuna laudabile in eccesso; ebbi occasione di godere una così rara unione senza l’esperimentare da’ ministri la violenza de’ soliti impulsi, e dopo reiterata osservazione richiesto dal custode del mio particolar senso, non seppi che dimostrar gusto in ordine alla compiacenza di tutti, pure nell’uscire dalla stanza ritornato di nuovo, incitato, come da natural instinto a quella di Rafaello, sentii ad un tempo lo stesso custode che disse: «ancor voi fate quel tanto, che per l’ordinario mostrano di far gli altri, che hanno gusto di questa particolar virtù, laudate il tutto, ma poi infine ritornate a Rafaello, e però non dubbiate nel dire, che tale sia la più perfetta, perché non sarete il primo, né forsi l’ultimo a confessare questa verità». Così è [p. 168] dove sono le compitezze maggiori del supremo Rafaello, vengono in buona parte a perdere l’altre, ancorché siano di straordinaria perfezione, non avendo contrasto più adeguato una tanta sufficienza, che le maggiori ed estreme qualità degli altri due maestri, che furono Tiziano da Cadoro et Antonio da Correggio collezione Borghese Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola, che dimostra l’istoria [p. 167] di Cristo morto, quando vien procurato di sepellirlo, dove interviene con la figura del morto Cristo quella della Santissima Madre, di S. Giovanni ed altri tutti poco meno del naturale con atti dolorosi, e propri alla più bella e convenevole naturalezza, e ’l tutto della sacrata istoria con ogni minima parte si dimostra così in eccellenza e di total perfezione, che non meno l’ignudo di quelle parti, che sono delicatamente ricoperte, che le denudate, palesano un’estrema proporzione, con attitudini rare, con ogni espressione più conveniente, con tanto d’unione, spirito, grazia e delicata natuaralezza, che al di certo si può considerare per una delle più belle operazioni di Rafaello e di pittura Tavola, Deposizione di Cristo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Palazzo della Vigna de’ Lodovisi quattro e forsi sei quadri del medesimo Rafaello, che dimostrano la Beata Vergine col Salvatore Bambino, però quadri di poca grandezza con altre teste di particolari ritratti, i quali tutti palesano in ogni tempo l’estrema sufficienza di così degno maestro collezione Ludovisi Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quattro e forsi sei quadri del medesimo Rafaello, che dimostrano la Beata Vergine col Salvatore Bambino, però quadri di poca grandezza con altre teste di particolari ritratti, i quali tutti palesano in ogni tempo l’estrema sufficienza di così degno maestro Quadri, Madonna col Bambino Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nella straordinaria del Serenissimo Gran Duca di Fiorenza si vede un quadro assai grande, che raffigura al naturale il ritratto di Papa Leone, del Cardinale de’ Medici e de’ Rossi, della solita ma sempre maggiore eccellenza di Rafaello, e poco lontano a questo sta nella medesima stanza quadro forsi men d’un braccio, che dimostra espresso un capriccioso ritrovato della Beata Vergine col Cristo Bambino fra le braccia, opera talmente ben disposta, e con tanto di bell’artificio ridotta, che dimostra in così angusto spazio quasi meza figura al naturale, et in questo eccellentissimo dipinto riconoscerà il virtuoso, quello possa operare un ingegno divino in tal professione, perché in effetto quivi l’invenzione è rara, e la disposizione dell’attitudini del tutto pellegrina, che contiene proporzione adequatissima, ed i panni del proprio abito si vedono così bene appropriati alla qualità della determinata figura, che insieme con le teste, mani e ’l tutto del bellissimo corpicciuolo ignudo palesano una tal più eccellente naturalezza, tutta spirito, grazia e decoro e si può dire uno de’ più belli e ben conservati quadri, che abbia dipinto Rafaello; et in riguardo di così eccedente paragone restano in tal luogo molt’altri mancanti, con [p. 169] tutto che siano di straordinaria bellezza, e quello che aggiunge alla rara perfezione il maggior pregio, è il ritrovarsi di sì bella conservazione, che se venisse immediatamente dalle mani dell’artefice collezione Medici Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quadro assai grande, che raffigura al naturale il ritratto di Papa Leone, del Cardinale de’ Medici e de’ Rossi, della solita ma sempre maggiore eccellenza di Rafaello Quadro, Ritratto di Leone X con i cardinali Giulio de’ Medici e Luigi de’ Rossi Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quadro forsi men d’un braccio, che dimostra espresso un capriccioso ritrovato della Beata Vergine col Cristo Bambino fra le braccia, opera talmente ben disposta, e con tanto di bell’artificio ridotta, che dimostra in così angusto spazio quasi meza figura al naturale, et in questo eccellentissimo dipinto riconoscerà il virtuoso, quello possa operare un ingegno divino in tal professione, perché in effetto quivi l’invenzione è rara, e la disposizione dell’attitudini del tutto pellegrina, che contiene proporzione adequatissima, ed i panni del proprio abito si vedono così bene appropriati alla qualità della determinata figura, che insieme con le teste, mani e ’l tutto del bellissimo corpicciuolo ignudo palesano una tal più eccellente naturalezza, tutta spirito, grazia e decoro e si può dire uno de’ più belli e ben conservati quadri, che abbia dipinto Rafaello; et in riguardo di così eccedente paragone restano in tal luogo molt’altri mancanti, con [p. 169] tutto che siano di straordinaria bellezza, e quello che aggiunge alla rara perfezione il maggior pregio, è il ritrovarsi di sì bella conservazione, che se venisse immediatamente dalle mani dell’artefice Quadro, Madonna della seggiola Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Appresso il Serenissimo Duca di Parma viene ad osservarsi ancora quadro, che dimostra quasi meza figura di giovane, circa al naturale, molto compito e conservato, il quale palesa in effetto il tutto delle migliori qualità che si possano desiderare ne’ dipinti di piu eccellente perfezione collezione Farnese Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quadro, che dimostra quasi meza figura di giovane, circa al naturale, molto compito e conservato, il quale palesa in effetto il tutto delle migliori qualità che si possano desiderare ne’ dipinti di piu eccellente perfezione Quadro, Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Santa Dorotea, stimata dalla maggior parte di Rafaello, veramente di suprema bellezza, ed in ordine alla più delicata verità pare forsi all’altre del maestro superiore, e perciò furono alcuni indotti a credere che sia stata dipinta da Paolo da Verona per gusto d’imitare opera particolare di Rafaello, ma sia come si voglia, vero è che l’opera si conosce di così rara bellezza, che si può stimare al pari dell’altre e forsi di vantaggio Quadro, Dorotea Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola nella capella all’incontro a quella della Santissima Colonna, una delle migliori ch’abbia dipinto, ritrovandosi il volto molto ben fatto dal Cavaliere Gioseffo Cesari, in questa capella ciascuno di loro ha dimostrato l’estremo saggio del proprio valore Quadro, Incontro di Gesù con la Veronica Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
gl’Arcivescovi dipinti al naturale, figure che dimostrano il valore e sufficienza mirabile del medesimo Agresti, ed essendo dagli accidenti del tempo in parte guasti, venne permesso da persone di poco giudicio e meno di conoscenza, che soggetto di niuna considerazione con il pretesto di ristorare e risarcire, distruggesse e vituperasse il tutto Quadro, SS. Vescovi Colombini Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’istoria famosa dell’Anchise portato dal figlio Enea per iscampo dell’incendio di Troia, che già fu [p. 197] non poco nobilitata dall’ intaglio straordinario di Agostino Caracci Quadro, Fuga di Enea da Troia, olio su tela Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola con Cristo morto e diverse figure, la quale per non essere del tutto compita fu facilmente l’ultima operazione, e tutto per l’ordinario, oltre la buona sufficienza del dissegno, si conoscono nella particolar grazia e dolce delicatezza eccedere ogni altro, che da primi capi sino a quei giorni avevano dipinto Quadro, Cristo Morto e altre figure Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’istoria pure del santo quando fu chiamato da Cristo all’Apostolato, veramente una delle più pastose, rilevate e naturali operazioni, che venga a dimostrare l’artificio della pittura per immitazione di mera verità, essendo in tal luogo, [p. 198] quasi del tutto mancante il lume, in modo che opera tale per disgrazia de’ virtuosi e dello stesso autore non si può vedere che imperfettamente Quadro, Vocazione di San Matteo, olio su tela Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola dove intese di rappresentare dalla parte destra la Beata Vergine in piedi col Santo Bambino in collo, e alla sinistra inginocchiati un pellegrino insieme con una vecchia in atto di divozione, e chi viene ad osservarli non può, anco, se non confessare il lor animo ben disposto, ed assai confirmato egualmente nella fede, come nella pura simplicità di cuore per orare ad immagine che, invece di contenere il dovuto decoro, con grazia e devozione, si riconosce per ogni parte priva, avendo in fatti i soli primi capi e maggiori maestri dimostrato in un epilogato a maraviglia il tutto Quadro, Madonna dei Pellegrini, olio su tela Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
appresso l’Eminentissimo Antonio Barberini si vede un quadro di meze figure al naturale, che dimostrano giocare mirabilmente alle carte, invenzione molto al di lui genio confacevole, e per conseguenza in tal particolare di rara bellezza collezione Barberini Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nella vigna Pamfilia fuori della porta S. Pancrazio il quadro della zingara, che dà ad un giovane la buona ventura, e in un altro quadro una Maddalena, figura intera al naturale, e l’altro di meze figure collezione Pamphilj Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nelle stanze del Serenissimo Gran Duca di Toscana un quadro di meze figure della solita naturalezza, che fa vedere quando un ceretano cava ad un contadino un dente, e se questo quadro fosse di buona conservazione, come si ritrova in buona parte oscuro e rovinato, saria una delle più degne operazioni che avesse dipinto collezione Medici Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nella straordinaria Galeria del Serenissimo Duca di Modana un quadro d’un S. Agostino di meze figure al naturale, il quale sta rivolto con la penna in mano in atto spiritosissimo, che palesa vivezza e verità veramente insolita e rara, come un’altra meza figura, parimente di grandezza simile con S. Sebastiano ignudo, la quale dimostra oltre la solita forza e rilievo della maniera, una tal grazia, delicatezza e maggior decoro, che forsi non ha palesato in altro suo dipinto collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quadro, che fece fare già il famosissimo medico Girolamo Mercuriali, uno de’ principali splendori della medesima città e di tutta la medicina, il quale è dalla parte destra di detta capella, e dimostra quando detto santo in processione guida miracolosamente il drago che infestava per ogni parte il paese per precipitarlo in un pozzo vicino, come fece Quadro, San Mercuriale ammansisce il drago e libera la città di Forlì Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nella Galeria del Serenissimo Duca di Modana un gran quadro, che rappresenta il martirio di S. Bartolomeo con diverse figure intere al naturale, e in un altro un gioco di carte di meze figure, opere facilmente, come più uniformi al genio, anco delle migliori di questo maestro collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
battaglie, che sono dentro al Palazzo del Campidoglio, nelle quali si può dire, che questo maestro dimostrasse uno sforzo del proprio sapere, e degne in vero mai sempre d’osservazione e di memoria Affresco, Episodi della Storia di Roma Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
rappresentazione di Sodoma che abbrugiava, di grandezza anco meno di un quarto di carta, ma al sicuro non credo che il fuoco al vivo sia stato meglio rappresentato da verun maestro coll’artificio de’ colori Quadro, Sodoma Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
S. Caterina da Siena, nella quale si osserva la Beata Vergine con la Santa, ed altri Santi diversi, e due putti, che mostrano cantare nella parte del piano di rara bellezza, e nella parte di sopra s’osserva la volta dipinta Pala d’altare, Altare di Santa Caterina da Siena e Tommaso d’Aquino Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
alcuni dipinti ne’ peducci della cuppola, come nelle parti all’intorno, e per quello si può conoscere dimostrano una rara sufficienza con maniera mai sempre stupenda Affreschi, Percorso dell’umanità verso Dio fin dai tempi del paganesimo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quella de’Lodovisi, che mostrano diversi capricci, come di cantare alcuni, e altri di sonare, con ritratti stravaganti, soggetti per quello si può comprendere molto confacevoli al particolar genio dell’autore, dimostrando con lo spirito tanto di sapere, e bella verità, [p. 213] che pare non si possano che in estremo lodare collezione Ludovisi Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
diversi capricci, come di cantare alcuni, e altri di sonare, con ritratti stravaganti, soggetti per quello si può comprendere molto confacevoli al particolar genio dell’autore, dimostrando con lo spirito tanto di sapere, e bella verità, [p. 213] che pare non si possano che in estremo lodare Affreschi, L’aurora, La Fama Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nella Galeria degli Aldobrandini al Monte detto Magna Napoli alcune teste, e in altri diversi luoghi somiglianti teste e meze figure, che dimostrano continuamente l’eccellenza d’uno de’ maggiori maestri che nella pittura abbia operato a’ tempi moderni collezione Aldobrandini Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
all’opere che dipinse nell’esterno muro del sopracitato Fondaco de’ Tedeschi Quadri, Caino ed Abele, Il sacrificio di Abramo ed Isacco, Davide e Golia>ne’ quadri del suffittato d’eccellenza suprema</oggetto>. E se intorno <oggetto norm= Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’Altare in capo al Coro, che rappresenta la Beata Vergine, che ascende al Cielo accompagnata con angeli all’intorno in forma di bellissimi putti ignudi co’ Santi Apostoli, tutte figure anco maggiori del vero Quadro, Assunta Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
e nell’altra, ch’è circa il mezo della Chiesa nell’entrare a mano sinistra, vi è la Beata Vergine col Santo Bambino, e S. Pietro, figure poco meno del vero, e alla sinistra dalla parte di sotto vi sono alcuni ritratti di meze figure, così somiglianti al vero, e dimostrano tanto di spirito e vivezza, che in riguardo della loro stupenda bellezza vien detta la tavola de’ ritratti, contuttoché si ritrovino anco le figure dell’una e l’altra tavola di suprema eccellenza Quadro, Madonna di Ca’ Pesaro Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
la tavola dell’Altare maggiore con quattro figure di Santi, che palesano la più bella, rilevante e vera pittura che forsi abbia dipinto il raro Tiziano, e che in altro luogo dimostri l’arte a gloria della professione Quadro, La Madonna col bambino e Santi Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
chiesa di S. Salvatore ove risiedono i Padri Regolari di S. Agostino, l’una nell’Altare maggiore con la Trasfigurazione di Cristo nel Monte Tabor, e l’altra nell’entrare dalla porta maggiore verso il mezo della chiesa a mano destra, ch’è la Beata Vergine Annonziata dall’Angelo; e nella sopracitata chiesa di S. Spirito Quadro, Annunciazione>tavole</oggetto> nella <luogo città= Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tre tavole non meno differenti in riguardo della maniera che del soggetto, tutte però palesano egregiamente l’intento del maestro conforme a quello che pretende far conoscere in ordine a’ più veri effetti della natura; e nel soffittato stanno i tre gran quadri, che dimostrano al proprio della vista al disotto in su, tre istorie del Testamento Vecchio, con le figure maggiori del vero; il soggetto di questi in uno è il Sacrificio di Abramo, e nell’altro [p. 216] quando Davide uccise Gola Gigante, e nel terzo Caino quando ammazza Abel, istorie della più compita, vera e bella maniera che si ritrovi fra i dipinti di tanto maestro; quivi la proporzione e intelligenza di prospettiva campeggia al supremo segno, appaiono l’invenzioni puntuali, le disposizioni molto ordinate e le figure per ogni parte compite, le quali s’inalzano sopra all’occhio al proprio della veduta con tanto di rilievo, spirito e più bella e convenevole azione rassembrando formate di carne viva, che arrecano un gustoso spavento al riguardante, come se al vero vedesse in tal luogo così orrende dimostrazioni, e questi sono senza difficoltà i più belli dipinti, che a’ nostri tempi si conservino in ordine alla più adeguata imitazione della bella natura, e quelli che verranno ad osservare ignudi di tal sorte per mostrare la più esquisita verità, avranno anco occasione di conoscere che Tiziano, avendo espresso a maraviglia il più difficile in occasione, non aveva bisogno d’addottrinarsi sopra gl’ignudi e in altre operazioni del Bonarota, e d’altri simili, come fantasticarono i sopra citati autori173 stimando un tanto soggetto mancante, per non ritrovarsi facilmente delle proprie parti e a lor gusto confacevole, e in ordine a maestri stimati da loro per norma infallibile della perfetta operazione, benché siano poi questi tali per lo più lontani dalla bella idea e più vera naturalezza, e per opera corrispondente a mentoati quadri Quadri, Sacrificio di Abramo, Davide e Golia e Caino e Abele Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola del martirio di S. Pietro Martire, pittura al sicuro della più eccellente bellezza, che in alcun tempo possa dimostrare coi suoi più vivi effetti la natura per esprimere in eccellenza il vero Quadro, martirio di san Pietro da Verona Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
sopra trenta pezzi dell’eccellentissimo Tiziano, opere d’ogni grandezza, alcuni di istorie, altri di meze figure, e diversi con teste, e particolari ritratti, rappresentati per l’ordinario di naturale misura, tutti caratterizzati dalla singolare sufficienza di Tiziano, massime i ritratti si dimostrano di così tremenda verità che spaventano il riguardante, e con la loro suprema eccellenza mostrano soprastare in tal luogo od ogni altro dipinto Quadri Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
e di tal sorte sono parimente diversi pezzi nell’ altra degli Aldobrandini al Monte detto Magna Napoli; e nel Palazzo de’ Farnesi vi sono ancora diverse meze figure al solito della sua straordinaria e grande operazione, e sopra d’ogni altro, che si manifesta in questa qualificata radunanza, campeggia a maraviglia la bellissima Danae, la quale si vede coricata delicatamente sopra il morbido letto, figura per ogni parte d’intero naturale, che sta nell’atto più bello e maggiormente disposto per sperimentare la desiderata pioggia d’oro, e nel piano appare la figura parimente intera ed ignuda d’Amore, che mostra di raccogliere la copia dell’oro collezione Aldobrandini Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
la bellissima Danae, la quale si vede coricata delicatamente sopra il morbido letto, figura per ogni parte d’intero naturale, che sta nell’atto più bello e maggiormente disposto per sperimentare la desiderata pioggia d’oro, e nel piano appare la figura parimente intera ed ignuda d’Amore, che mostra di raccogliere la copia dell’oro Quadro, Danae Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Galeria del Serenissimo Gran Duca di Toscana altri due quadri assai grandi, i quali dimostrano femmine ignude intere al naturale, e questi ancorché siano del medesimo Tiziano palesano però maniera differente, l’una dimostra dipinto più gagliardo, e coricato con tanto di rilievo, morbidezza e bella verità, che resta tantosto presa la vista dell’osservante dalla rara naturalezza di questo straordinario oggetto, e viene anco di questo sopra d’ogni altro a compiacersi: e l’altro, che fa vedere più chiara, facile e ben’intesa operazione, arreca forsi maggior maraviglia, come quello che, mediante il gran possesso, ed [p. 222] intelligenza della professione, asconde egregiamente all’occhio quell’affettato artificio, che bene spesso, riconosciuto dal virtuoso, fa che non venga a ricevere quell’inganno e gusto, che ne deriva da quelle che dimostrano una pura verità, come se dalla stessa madre natura fossero immediatamente prodotte e di tal maniera dirò che sia stato un tal quadro, essendo al presente così mal trattato dall’ingiurie del tempo, che ormai si ritrova del tutto consumato collezione Medici Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
S’osserva pure nella città di Parma appresso il Serenissimo Signor Duca un ritratto al naturale dell’ Imperatore Carlo V a cavallo, il tutto adeguatamente espresso, quadro assai grande ben conservato, e per ogni parte mirabile, opera veramente della prima e più eccellente bellezza del medesimo Tiziano, come ancora un altro ritratto di meza figura degno ancor esso d’un tanto artefice collezione Farnese Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
E dopo la vista di questi ed altri somiglianti d’un tanto famoso maestro, non tralascierà il buon gusto del virtuoso di vedere nella singolar radunanza di Modana anco in poco spazio i più qualificati dipinti, che in alcun tempo abbia palesato il gran Tiziano. Quivi avrà occasione di riconoscere, oltre vari e bellissimi ritratti, uno in particolare, degno in vero anco sopra d’ogn’altro d’osservazione, ed è questo il vero ritratto che fa conoscere fino al presente la più naturale effigie della propria sua innamorata, quando egli eccitato dallo spirito amoroso rappresentolla in tal guisa, e chi tenesse principio di difficoltà in crederla d’essa, dopo aver osservato l’estrema maestria che si scuopre in tanto dipinto, venendoli permesso, potrà ancora nello stesso luogo leggere la lettera che scrisse il maestro Tiziano al Serenissimo Duca Alfonso all’ora che d’essa fece il dono, che vive appresso il Serenissimo Padrone, nella quale avvisa questo gran Prencipe [p. 223], ch’avea operato con ogni spirito e industria a fine di poter corrispondere in qualche parte al suo gran merito, mediante l’espressione dell’oggetto più amato, e pensava che in essa fosse per gradire l’immenso desiderio di sodisfarlo, non avendo cosa più cara. Chi dubiterà, adunque, che questo non sia uno de’ migliori operati del suo raro pennello? Questo effigiato viene a dimostrare giovane, di grandezza al vero corrispondente, espressa nell’atto di sodamente camminare con grazia e convenevole decoro, scuopre più di meza faccia, e sta riguardando leggiadramente col ventaglio in mano, espressa si può credere nel tempo estivo all’ora che veniva vagheggiata da così virtuoso amante. E questo è l’esempio in prattica, che chiaramente dimostra quanto siano valevoli per la buona operazione i grandi incentivi d’amore e gli impulsi di compiacere al gusto de’ più degni Prencipi, i cui commandi ne’ soggetti ordinari operano eccelsi, e negli straordinari miracoli; il primo fra l’altre operazioni lo diede a vedere questo gran maestro di Tiziano nel quadro di tal ritratto, ed anco di vantaggio nell’ altro detto del Cristo della moneta collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
si viene poi ad osservare in altro quadro la Beata Vergine che tiene in collo il Santo Bambino ignudo, e S. Paolo nella parte d’avanti, figure dimidiate, ma di tutta naturalezza; ed opera tale non meno in riguardo a’ grandi dissegnati che alla particolar maniera, è molto dall’altro diversa, essendo questo secondo quadro opera di maggior rilievo e forza e di più gagliarda verità, benché inferiore nello studio, facilità, e grazioso decoro; si dovrà però credere, come dimostrano a sufficienza gli effetti dell’opere, che un tal maestro già reso per ogni parte valevole, che anco sapesse spiegare in varie maniere i propri dipinti, conforme la diversità dell’occasioni e degli oggetti, e differenti fantasmi che ad esso si rappresentarono, e ch’erano al di lui gusto più confacevoli e stimati migliori; l’intervento però del S. Paolo pare che in tal caso venga a difficultare l’ istoria, quando non vogliamo credere, sicome dimostra determinata effigie, che già facesse il maestro l’opera nobile particolare e che in un tal luogo ambisse il proprio ritratto col rappresentato di S. Paolo, che forsi era, se non conforme al suo nome almeno il suo protettore ed avvocato; si vede in questo il tutto dell’opera ridotto a compimento con maniera talmente gagliarda, e vera mediante una suprema intelligenza di colori, che fa conoscere il corpo del Cristo Bambino con tal proporzione, e così raro nella pastosità di più vera carne, che se bene insieme con le teste, mani e panni non palesi in paragone de’ più compiti, che imperfetta finitezza, osservato però nella debita distanza, si dimostra non poco riunito, e sufficientemente ricercato in ordine alla vera e più bella naturalezza; in modo che gli altri, ancorché dipinti da più degni maestri, perdono di vicino, ed appaiono come immobili ed artificiati Quadro, Madonna col bambino tra i santi Battista, Paolo, Maddalena e Girolamo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
un quadro di S. Giovanni Battista predicante nel deserto, figura di giovane al naturale, che si conserva da essi Padri, che sogliono sapere creduto per infallibile originale di Rafaello Quadro, San Giovanni Battista di Giulio Romano Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Il terzo di questi quadri non sarà che circa alla grandezza di mezo braccio, con le figura anco meno d’un palmo, il quale dimostra Cristo Bambino nel Presepio colla Santa Madre e San Gioseffo, ma così compito, spiritoso e vero, che fa conoscere anco in tal forma d’opere piccioli, grandi effetti di maraviglia Quadro, Natività di Cristo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
pitture che operò nella minor loggia a medesimi Ghisi, che al presente vien posseduta da’ Farnesi nella via detta la Longara, ove si vede dalle parti di sopra della famosissima Galeria di Rafaello le figure dell’Icaro, e Polifemo affreschi, Polifemo, Icaro Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
pittura ad oglio sopra il muro, la quale dimostra la figura del Redentore legato ignudo alla colonna di natural grandezza, opera per ogni parte famosa, e sopra ogni altra dell’artefice in estremo bella, e compita per esser quell’unico dipinto, il quale in se contiene il tutto della più esatta e sufficientevirtù di Michelangelo, e Sebastiano insieme olio su intonaco, flagellazione di Gesù Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
la tavola, che si riconosce de’ Carracci, appare anch’ella molto compita [p. 239] e riguardevole, potendosi similmente stimare una delle più grandi ed eccellenti operazioni di questo degno maestro, quella che si ritrova al di dentro nella facciata del Duomo di Cremona, che dimostra Cristo fra ladroni crocefisso coll’intervento di molte persone, e ’l tutto ridotto a segno di gran sufficienza. Nella Galeria del Serenissimo di Modana quadro, disputa sull’immacolata concezione Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
perfezioni, ed in particolare quella del suffittato, che per ritrovarsi di vastità impareggiabile, col tutto della quantità e qualità d’ogni sorte di figure, edifici, paesi, rappresentati compitissimamente alla propria veduta, resta per l’ordinario il riguardante ammirato e confuso, e non ritrovando opera che venga ad eguagliare una tanta maraviglia, conclude che al di certo quattro pittori diversi, ed anco de’ più eccellenti e famosi non avessero facilmente potuto compire opera tale in tutto il tempo della lor vita, dove ritrovandosi insufficiente la debolezza del mio talento per accennarla in parte, tralascerò incombenza tale ad un autore odierno oltramodo spiritoso185, che procura a tutto potere descrivere l’opere de’ pittori di questa seconda scuola con ogni puntualità, massime queste istorie, ed altre di detta Sala di Paolo, e di soggetti diversi tutti a proporzione [p. 243] veramente eccellentissimi e stupendi, e oltre quelle che nella Regia Sala arrecano universale stupore e confusione; si potrà osservare diversi al solito grandi istoriati di Cenacoli, come nella stessa città di Veneziaquello de’ Padri Serviti, e l’altro di somigliante grandezza, ed anco di maggior eccellenza nel refettorio pure de’ Padri di S. Giorgio Maggiore, come in quello de’ Padri di S. Gio e Paolo, e de’ Padri della chiesa di S. Sebastiano, e anco nel refettorio de’ Padri di San Nazario viddi uno che rappresentava similmente Cristo quando era convitato dal Fariseo, dove intraveniva la Maddalena a lavare e ad ungere i piedi del benedetto Redentore, che dopo m’è stato riferito che fosse ultimamente venduto agli Spinoli di Genova, che potrà essere veduto in tal luogo con altre degne pitture, essendo opera tale se non copiosa al pari dell’altre, almeno qualificata nella bellezza e buona conservazione, ed oggetto veramente singolare, e simile alle mentoate istorie di vari grandi ed eccellentissimi cenacoli, sarà fra gli quattro istoriati copiosi e degni, che si ritrovano nella mentoata Galeria del Serenissimo di Modana, quello che ancor esso rappresenta le Nozze di Cana Galilea, ed è al sicuro sopra d’ogni altro eccellente, mai sempre l’eccellentissimo, e queste sono quelle rare invenzioni che vengono del continuo ammirate da’ buoni intelligenti e predicate continuamente per le maggiori maraviglie della pittura. Cerchi pure il curioso della professione per ogni parte, che non potrà al certo tante e tali istorie ritrovare: quivi è il tutto a proporzione espresso, e ogni cosa ricercata a sufficienza egualmente nell’ignudo, come nel vestito, in questo veramente sì che l’uomo dimostra ogni più convenevole studio, e la donna la propria e debita morbidezza, il vecchio la gravità senile, e il giovane lo spirito pronto e vivace, ed in conformità dell’occasioni appaiono al vivo i più propri effetti della natura; ed osservandosi l’ultimo quadro, facilmente di prima e suprema eccellenza, delle citate Nozze, in questo si viene a scoprire fra commensali il benedetto Redentore, la Santissima Madre e gli Sposi, come principali e degni oggetti ne’ luoghi maggiormente onorevoli, e gli altri successivamente adagiati a proporzione; sì conosce [p. 244] in oltre alcuni portare in tavola, ed altri a suo tempo levare il superfluo, e vari similmente ritrovarsi per osservare, sicome diversi per supplire ad altre urgenze, non mancando in ordine al bisogno e convenienza con animali diversi, la bene intesa e meglio espressa architettura, sicome vasi differenti e altre cose concernenti alla determinata istoria, non apparendo in così abbondante diversità d’oggetti superfluo, ancorché minimo, ne’ tampoco mancanza di momento; ed a questi singolari pensieri avendo il raro maestro per guida il genio, e la ben regolata intelligenza si raccoglie non fosse, che il proprio sol giudicio l’architetto, e ’l fabro, come egualmente valevole pe ’l proprio pensiero della rara invenzione e ben intesa disposizione; e per riconoscere così ordinati componimenti, venghino pure i sofistici e cavillosi ingegni dell’altre parti, massime i più lontani, e quelli che si ritrovano non poco confirmati nelle proprie seccaggini, che pare non si possano dare a credere che la buona pittura si venga a ritrovare fuori de’ lor contorni, come quelli che per l’ordinario si fondano sopra le misure e regole di prospettiva, non manchino già in queste occasioni soggettare a simili scrutini tali dipinti. Quivi ritroverassi la disposizione con ordine inarrivabile, e si vedrà in effetto che le figure più rimote dimostrano a proporzione la sfuggita delle parti, in tal maniera che tutte ad un tratto si rappresentano alla vista senza minima offesa delle particolari; e le figure primarie collocate ne’ luoghi più degni, e l’altre in ordine alla convenevole disposizione, e ritenendo con gradi più eminenti in se stesse come virtuali le medesime misure e buona prospettiva, danno a vedere la vera strada della buona operazione, la quale ricoperta da grandissimo talento di natura, non appare che nella più degna forma della verità, e da così grandi ed insoliti componimenti verremo a conoscere che l’arte per se stessa non si ritrova che insufficiente, quando non sia fondamentata sopra il raro talentodi buona naturalezza, e tentare in ogni tempo invano chi pensa a sola forza di tempo ed ostinata pazienza potersi avanzare al colmo della desiderata virtù, perché scoprirà in componimenti di tal sorte con la più esatta istoria e facilissima rissoluzione il sommo del tutto [p. 245], che si può desiderare in riguardo della più degna imitazione del vero, il che da molti allo spesso si vede quanto più ricercato sempre meno espresso; e la sola ben intesa disposizione non potria rendere appieno compita l’istoria quando le particolari attitudini non si palesassero copiose e varie, con maniera anco fra le più degne forsi maggiormente naturale. Appaiono a sedere i commensali, ma però in ordine al grado e condizione delle persone, dal capo, Cristo Redentore, che fa conoscere insiememente colla maestosa gravità l’amore, il timore e riverenza de’ riguardanti, e in una parte sta la Beata Vergine, che spira grazia veneranda, e dall’altra la sposa con grazia, vezzi e modesta bellezza, e chi osserva così egregia figura viene a conoscere una delle più facili e compite pitture, che gli antichi e moderni maestri abbiano in alcun tempo espresso per dimostrazione di più bella naturalezza; segue ordinatamente a dimostrarsi la figura dello sposo, che palesa con faccia giuliva i veri effetti della contentezza, ed i convitati più giovani co’ spiriti brillanti l’allegra vivacità, sicome i vecchi adagiati in atto per ogni parte grave si palesano sodi nell’azioni, ed assai più lenti; e similmente l’altre persone con effigie, abito e gesti al loro proprio stato corrispondenti. quadro, Antonio Loredan dirige l’assalto per liberare Scutari dall’assedio di Maometto II Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
perfezioni, ed in particolare quella del suffittato, che per ritrovarsi di vastità impareggiabile, col tutto della quantità e qualità d’ogni sorte di figure, edifici, paesi, rappresentati compitissimamente alla propria veduta, resta per l’ordinario il riguardante ammirato e confuso, e non ritrovando opera che venga ad eguagliare una tanta maraviglia, conclude che al di certo quattro pittori diversi, ed anco de’ più eccellenti e famosi non avessero facilmente potuto compire opera tale in tutto il tempo della lor vita, dove ritrovandosi insufficiente la debolezza del mio talento per accennarla in parte, tralascerò incombenza tale ad un autore odierno oltramodo spiritoso185, che procura a tutto potere descrivere l’opere de’ pittori di questa seconda scuola con ogni puntualità, massime queste istorie, ed altre di detta Sala di Paolo, e di soggetti diversi tutti a proporzione [p. 243] veramente eccellentissimi e stupendi, e oltre quelle che nella Regia Sala arrecano universale stupore e confusione; si potrà osservare diversi al solito grandi istoriati di Cenacoli, come nella stessa città di Veneziaquello de’ Padri Serviti, e l’altro di somigliante grandezza, ed anco di maggior eccellenza nel refettorio pure de’ Padri di S. Giorgio Maggiore, come in quello de’ Padri di S. Gio e Paolo, e de’ Padri della chiesa di S. Sebastiano, e anco nel refettorio de’ Padri di San Nazario viddi uno che rappresentava similmente Cristo quando era convitato dal Fariseo, dove intraveniva la Maddalena a lavare e ad ungere i piedi del benedetto Redentore, che dopo m’è stato riferito che fosse ultimamente venduto agli Spinoli di Genova, che potrà essere veduto in tal luogo con altre degne pitture, essendo opera tale se non copiosa al pari dell’altre, almeno qualificata nella bellezza e buona conservazione, ed oggetto veramente singolare, e simile alle mentoate istorie di vari grandi ed eccellentissimi cenacoli, sarà fra gli quattro istoriati copiosi e degni, che si ritrovano nella mentoata Galeria del Serenissimo di Modana, quello che ancor esso rappresenta le Nozze di Cana Galilea, ed è al sicuro sopra d’ogni altro eccellente, mai sempre l’eccellentissimo, e queste sono quelle rare invenzioni che vengono del continuo ammirate da’ buoni intelligenti e predicate continuamente per le maggiori maraviglie della pittura. Cerchi pure il curioso della professione per ogni parte, che non potrà al certo tante e tali istorie ritrovare: quivi è il tutto a proporzione espresso, e ogni cosa ricercata a sufficienza egualmente nell’ignudo, come nel vestito, in questo veramente sì che l’uomo dimostra ogni più convenevole studio, e la donna la propria e debita morbidezza, il vecchio la gravità senile, e il giovane lo spirito pronto e vivace, ed in conformità dell’occasioni appaiono al vivo i più propri effetti della natura; ed osservandosi l’ultimo quadro, facilmente di prima e suprema eccellenza, delle citate Nozze, in questo si viene a scoprire fra commensali il benedetto Redentore, la Santissima Madre e gli Sposi, come principali e degni oggetti ne’ luoghi maggiormente onorevoli, e gli altri successivamente adagiati a proporzione; sì conosce [p. 244] in oltre alcuni portare in tavola, ed altri a suo tempo levare il superfluo, e vari similmente ritrovarsi per osservare, sicome diversi per supplire ad altre urgenze, non mancando in ordine al bisogno e convenienza con animali diversi, la bene intesa e meglio espressa architettura, sicome vasi differenti e altre cose concernenti alla determinata istoria, non apparendo in così abbondante diversità d’oggetti superfluo, ancorché minimo, ne’ tampoco mancanza di momento; ed a questi singolari pensieri avendo il raro maestro per guida il genio, e la ben regolata intelligenza si raccoglie non fosse, che il proprio sol giudicio l’architetto, e ’l fabro, come egualmente valevole pe ’l proprio pensiero della rara invenzione e ben intesa disposizione; e per riconoscere così ordinati componimenti, venghino pure i sofistici e cavillosi ingegni dell’altre parti, massime i più lontani, e quelli che si ritrovano non poco confirmati nelle proprie seccaggini, che pare non si possano dare a credere che la buona pittura si venga a ritrovare fuori de’ lor contorni, come quelli che per l’ordinario si fondano sopra le misure e regole di prospettiva, non manchino già in queste occasioni soggettare a simili scrutini tali dipinti. Quivi ritroverassi la disposizione con ordine inarrivabile, e si vedrà in effetto che le figure più rimote dimostrano a proporzione la sfuggita delle parti, in tal maniera che tutte ad un tratto si rappresentano alla vista senza minima offesa delle particolari; e le figure primarie collocate ne’ luoghi più degni, e l’altre in ordine alla convenevole disposizione, e ritenendo con gradi più eminenti in se stesse come virtuali le medesime misure e buona prospettiva, danno a vedere la vera strada della buona operazione, la quale ricoperta da grandissimo talento di natura, non appare che nella più degna forma della verità, e da così grandi ed insoliti componimenti verremo a conoscere che l’arte per se stessa non si ritrova che insufficiente, quando non sia fondamentata sopra il raro talentodi buona naturalezza, e tentare in ogni tempo invano chi pensa a sola forza di tempo ed ostinata pazienza potersi avanzare al colmo della desiderata virtù, perché scoprirà in componimenti di tal sorte con la più esatta istoria e facilissima rissoluzione il sommo del tutto [p. 245], che si può desiderare in riguardo della più degna imitazione del vero, il che da molti allo spesso si vede quanto più ricercato sempre meno espresso; e la sola ben intesa disposizione non potria rendere appieno compita l’istoria quando le particolari attitudini non si palesassero copiose e varie, con maniera anco fra le più degne forsi maggiormente naturale. Appaiono a sedere i commensali, ma però in ordine al grado e condizione delle persone, dal capo, Cristo Redentore, che fa conoscere insiememente colla maestosa gravità l’amore, il timore e riverenza de’ riguardanti, e in una parte sta la Beata Vergine, che spira grazia veneranda, e dall’altra la sposa con grazia, vezzi e modesta bellezza, e chi osserva così egregia figura viene a conoscere una delle più facili e compite pitture, che gli antichi e moderni maestri abbiano in alcun tempo espresso per dimostrazione di più bella naturalezza; segue ordinatamente a dimostrarsi la figura dello sposo, che palesa con faccia giuliva i veri effetti della contentezza, ed i convitati più giovani co’ spiriti brillanti l’allegra vivacità, sicome i vecchi adagiati in atto per ogni parte grave si palesano sodi nell’azioni, ed assai più lenti; e similmente l’altre persone con effigie, abito e gesti al loro proprio stato corrispondenti. quadro, Pietro Mocenigo prepara l’assalto per prendere Smirne ai Turchi>due particolari istorie</oggetto></oggetto>. Ma chi potrà mai a sufficienza descrivere simili, come immense <lemma val= Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quella de’ Lodovisidue gran quadri con figure poco meno che naturali, in uno dei quali vi è similmente figurata in tempo di notte la natività di Cristo, e nell’altro pensieri capricciosi con fuochi e masserizie di casa ben conservati, e meglio espressi e tali dipinti riguardo dell’estrema naturalezza, e al grande insolito delle figure, e d’ogni altra più degna perfezione saranno facilmente con la prima tavola l’opere più belle del primo Bassano. Sono ancora in tal luogo diversi i pezzi con figure al solito picciole alla [p. 255] misura ordinaria de’ sopra porti del padre, come di Francesco suo figliuolo, e tutti appaiono con invenzionibizarre, manieranaturale e di rara bellezza collezione Ludovisi Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quella de’ Pamphili fuori dalla porta di S. Pancrazio vi sono circa otto pezzi, parte della consueta grandezza, e altri minori, dell’uno e dell’altro maestro, ed in simili casi verrà l’intelligente a distinguere, mostrando l’opere del primo maniera più gagliarda, e soda, e l’altro maggiormente risoluta. Ritroverà in un tal luogo due pezzi di paesi di Francesco il giovane, e anco di buona conservazione, i quali ancorché siano espressi con la veneta sprezzatura de’ colori, considerati però al quanto di lontano a luogo della propria veduta dimostrano a forza di straordinaria maestria, con la diversità delle parti più convenevoli, le lontananze ed altri maggiormente veri e belli effetti della natura, sicome l’altre istorie a proporzione dichiarano la rara eccellenza di così degni maestri collezione Pamphilj Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
in quella del Serenissimo di Modana vi sono due quadri del Vecchio primo Bassano, pitture facilmente delle migliori c’abbia operato in ordine al proprio genio; in uno è l’istoria del samaritano molto bene intesa, e con gran sufficienza espressa; l’altro esprime a maraviglia un aggregato di vari animali, e mostra essere al quanto remota una gabbia di polli, i quali procurano con vari moti dar a conoscere la propria inclinazione, chi di mangiare, chi di faticare per uscire, chi sta quieto e chi con altri contende, e fuori della gabbia si vedono alcuni legati e altri liberi, e fra questi appaiono oggetti principali dell’occhio, un bizarro ritrovato che alletta non poco la vista del riguardante ed un cappone, che in occorrenza del cibo mostra di battagliare con una gallina, i quali oltre lo scoprirsi espressi coi colori di piena verità, che apportano gran rilievo e delicatezza, appaiono ad un punto ambidue così ben scompigliati, ed inferociti con tali primi moti, che non si possono concepire di più viva verità collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
un aggregato di vari animali, e mostra essere al quanto remota una gabbia di polli, i quali procurano con vari moti dar a conoscere la propria inclinazione, chi di mangiare, chi di faticare per uscire, chi sta quieto e chi con altri contende, e fuori della gabbia si vedono alcuni legati e altri liberi, e fra questi appaiono oggetti principali dell’occhio, un bizarro ritrovato che alletta non poco la vista del riguardante ed un cappone, che in occorrenza del cibo mostra di battagliare con una gallina, i quali oltre lo scoprirsi espressi coi colori di piena verità, che apportano gran rilievo e delicatezza, appaiono ad un punto ambidue così ben scompigliati, ed inferociti con tali primi moti quadro, mercato Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quattro grandissime istorie che si vedono coll’altre citate nella Sala Regia del Gran Conseglio nel Palazzo di S. Marco della città di Venezia, le quali rappresentano quattro diversi combattimenti opere, scene di battaglia Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
la tavola che sta nella chiesa della Salute esprimente in alto la Santissima Trinità, e da basso la città di Venezia, che priega i santi della loro protezione Quadro, Venezia supplice e Sant’Antonio da Padova che intercedono presso la Trinità per la cessazione dell'assedio di Candia Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
alcune sue pitture, come in una stanza diverse istorie e capricci bellissimi; e nella volta a fresco alla propria veduta del di sotto in su puntualissimamente espresse Affreschi, Camera degli Sposi, Castello di San Giorgio, Mantova Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’istoria della Natività della Beata Vergine; e alcuni profeti nello sportello dell’organo, che scorziano stupendamente, e dimostrano con ogni sufficienza oltre la buona proporzione il sodo intendimento di prospettiva e architettura
alcune istorie della passione di Cristo con figure al naturale nella casa del marchese Tanari nel mezo della strada Galliera, le quali aveva dipinto il maestro in una capella della vecchia chiesa di S. Pietro
istorie similmente nella parte di sotto al tabernacolo dell’altare maggiore nella chiesa di S. Giovanni in Monte, che dimostrano la passione di Cristo, invenzioni copiose, capricciose e rare; e queste straordinarie istorie si vedono intagliate, e sono in grande stima e figure di tal sorte, che poco eccedono la grandezza d’un palmo Quadro, predella della pala d’altare, Pietà, Cattura di Cristo, Andata al Calvario Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
questi rari dipinti del medemo Ercole da Ferrara esprimono con ogni adequatissima puntualità alcune istorie degli antichi romani d’eccellenza indicibile
come nella chiesa di S. Agostino di Cesena diverse istorie con figure anco più picciole sotto alla tavola nella capella di S. Sebastiano nell’entrare alla destra parte, di maniera antica, ma spiritose, e dotte al maggior segno
la tavola, che dimostra quando la Beata Vergine con Cristo fanciullo e S. Gioseffo ritornavano d’Egitto in Nazaret, d’ond’erano fuggiti per la persecuzione d’Erode, e vennero a fermare per strada in mezo ad una campagna, nella quale si ritrovava una palma con dattili, dove si vede per sodisfare il Santo putto procurare il buon vecchio S. Gioseffo di questi frutti Quadro, Madonna della Scodella Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
appresso il Serenissimo Duca tre quadri di poca grandezza in uno de’ quali si vede lo sposalizio di S. Catterina con figure in estremo picciole, e nell’altro pure la medesima istoria con figure più grandi, ma meno assai del naturale, e ’l terzo è pure di figure picciole il quadro detto la Zingarina del Correggio, che rappresenta la Beata Vergine col Santo Bambino sedente in terra con abiti somiglianti alla zingara, ma capriccioso e bizzarro in eccesso collezione Farnese Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
e ’l terzo è pure di figure picciole il quadro detto la Zingarina del Correggio, che rappresenta la Beata Vergine col Santo Bambino sedente in terra con abiti somiglianti alla zingara, ma capriccioso e bizzarro in eccesso Quadro, Madonna con Bambino, detto La Zingarella Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
dove si rimira la Beata Vergine con squadre d’angeli diversi e ad ogni sorte di vedute immaginabili, i quali insieme co’ Santi Apostoli, ed altre non poche figure danno chiaramente a conoscere un estratto di rara bellezza, massime in riguardo della grazia sopranaturale, delicata unione, allegrezza indicibile e riso di Paradiso, che il solo Antonio per ogni parte, e in ogni tempo allegro ha saputo sopra d’ogni altro esprimere a maraviglia con idea di Paradiso tali divinità Affresco, Assunzione della Vergine, cupola del Duomo di Parma Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
La minor cuppola detta di S. Gioanni contiene l’istoria di Cristo quando ascende al cielo, e vi sono gli apostoli all’intorno, e alcuni Santi con ottimo concerto, ne’ quattro angoli de’ peducci figure maggiori del vivo, e in riguardo del sito nel quale sono, palesano con ogni [p. 277] facilità quelle più vere e convenevoli azioni, che gli uomini ben composti potriano, ancorché vivi, in un tal sito dimostrare, non restando al riguardante che desiderare un lume maggiore per riconoscere più adeguatamente la somma bellezza di questi eccellentissimi dipinti Affresco, Visione di San Giovanni a Patmos, cupola di San Giovanni Evangelista, Parma Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’altra del Caravaggio non dimostra la naturalezza, che nella pura apparente superficie, perché non valendo in fatti per animarla, si ritruova priva dello spirito, grazia e debita espressione, che si può dire per ogni parte morta Quadro, Maddalena penitente Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
la tavola delle Monache di S. Antonio mentoata dal Vasari col dire, dopo aver accennato le due cuppole, «che dipinse ancora in quella città una tavola, nella quale è una Maddalena con Santa Caterina, e S. Girolamo, colorita di maniera così maravigliosa, e stupenda, che i pittori ammirano quella pe’l colorito mirabile»194. Ma lasciando da parte un pensiero di divozione, che in picciola tavola dimostra figure per ogni parte al vivo, in maniera collocate, che riempiono il tutto con debita convenienza e unitamente conspirano alla divota dimostrazione con tanto di grazia e spirito, che appaiono superiori a’ stessi effetti della natura, e sono i primi e più degni oggetti, come dall’estrema virtù divinizzati. Nientedimeno, per quanto si può conoscere, opera tale non vide il Vasari che per relazione di [p. 279] persona, se non del tutto priva di conoscenza, almeno di gusto totalmente sconcertato, perché come amatore del buon dissegno e del ricercamento più apparente in ordine alla più rara e delicata naturalezza nell’osservare la figura ignuda di S. Girolamo, e la vestita di S. Maria Maddalena, detta da lui Santa Caterina, principali oggetti di questa stupendissima tavola, avria riconosciuto in uno riunita colla proporzione d’ogni minima parte un’idea di bellezza così eccedente, che forma un composto tanto concertato, in ordine alla determinata figura, e più convenevoli gesti, e mostra esprimere un’attitudine talmente elegante, scelta e graziosa, che naturale di tanta bellezza pare che non si possa concepire se non da quell’artefice, il quale unicamente ha saputo con talento divino esprimerla, si può dire, in forma la più assoluta perfezione Quadro, Madonna di San Girolamo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
E ’l simile a proporzione si ritrova nella figura della S. Maria Maddalena, che sta dall’altra parte alquanto sopra all’occhio, che appare perfettamente espressa alla propria vista, con tanto di proporzione, grazia e più bella delicatezza nella testa, mani, e piedi, e nel resto de’ panni che ricercano dolcemente l’ignudo che figura di più rara bellezza in tutto, e parte non è possibile ritrovare Quadro, Madonna di San Girolamo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Questa però dimostra con invenzione adequatissima un concerto d’istoria disposto molto al proposito; e l’arie delle teste nella grazia vivace, spirito e più propria espressione palesano il singolar carattere di questo gran maestro, benché si dimostrino più tosto inferiori nell’attitudini, e più esatto studio delle parti all’estrema bellezza de’ Santi Girolamo e Maria Maddalena, che si vedono nell’altra tavola, come singolari oggetti di perfezione Quadro, Madonna della Scodella Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
appresso il Conte Prati l’opera famosa e degna dell’Ecce Homo, che palesa per ogni parte effetti divini: figura che in ordine alla più propria e convenevole espressione porta congiunto le maggior difficoltà che possa in altro dipinto incontrare il degno professore collezione Prati Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’opera famosa e degna dell’Ecce Homo, che palesa per ogni parte effetti divini: figura che in ordine alla più propria e convenevole espressione porta congiunto le maggior difficoltà che possa in altro dipinto incontrare il degno professore Quadro, Ecce Homo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
ed ignudo col tutto a proporzione corrispondente per dimostrare l’umanato Cristo in atto più immediato al patire; pare che in un tal stato, quale si dimostra questo [p. 282] del Antonio da Correggio si possa dire per ogni parte di formazione più propria, grazia e delicatezza, che sia sopra d’ogni altro divinizato Quadro, Ecce Homo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nella Galeria del Serenissimo Gran Duca si vede pur anco un quadro con le figure picciole, che fanno conoscere espressa la Beata Vergine col Santo Bambino nelle braccia, e due santi dalle parti, che sono in effetto della solita esquisita operazione, che dà a divedere in questa dignissima radunanza essere ad ogni altro nella maggior eccellenza supremo, e ritrovarsi solamente l’opere di Rafaello e di Tiziano sopracitate, come quelle che vengono ancora in tal caso a competere, ed a dimostrare insieme i loro artefici per i primi più eccellenti capi e supremi maestri della pittura collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
nella citata Galeria degli Aldobrandini al Monte detto Magnanapoli fra gli altri degni dipinti un quadro pur del Correggio, che palesa con picciole figure una tal istoria, la quale se bene non sia per lo più dall’osservatore compresa, dà però a conoscere l’eccellenza suprema di tanta operazione, e sopra d’ogni altra dimostra in putti diversi il solito talento di spiritosa grazia, con riso e delicatezza come divina, e se bene detto quadro non si manifesti di total compimento, si dichiara però impareggiabile, ed in estremo eccellente e qualificato collezione Aldobrandini Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quadro pur del Correggio, che palesa con picciole figure una tal istoria, la quale se bene non sia per lo più dall’osservatore compresa, dà però a conoscere l’eccellenza suprema di tanta operazione, e sopra d’ogni altra dimostra in putti diversi il solito talento di spiritosa grazia, con riso e delicatezza come divina, e se bene detto quadro non si manifesti di total compimento, si dichiara però impareggiabile, ed in estremo eccellente e qualificato Quadro, Allegoria della virtù Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
maravigliosa radunanza del Serenissimo Duca di Modana, e fra gli altri, che in un tal luogo si palesano espressi col carattere della più fina naturalezza d’Antonio Allegri, pare che venga riconosciuto il ritratto, detto communemente il medico del Correggio, il quale lasciandosi addietro altri non pochi più famosi e rari effigiati, si rappresenta tantosto agli occhi del riguardante, ed in guisa di raggio di questo sole molto risplendente, giunge con moto velocissimo ed instantaneo per compito adequamento del senso, ed opera tale non è che un quadro di meza figura, la quale rappresenta il medico, che fu del medesimo Antonio da Correggio in atto di conveniente gravità, vestito di toga, abito particolare di quei tempi ed alla propria dignità convenevole, sta figurato in attitudine quasi di tutta faccia dimostrante l’allegrezza del viso, e se bene di colori composto, si ritrova però talmente qualificato mediante l’artificio di non conosciuta, ma più fina intelligenza, che dimostra a guisa d’uomo vivo il già stato soggetto quasi puntualmente regenerato. Quindi è che quel ritratto è talora per se stesso buono, il quale in tal maniera viene a raffigurare il naturale oggetto determinato, che minutamente imitando ogni più propria parte dell’aspetto, in modo che [p. 286] a prima vista altri possono riconoscere la particolar sembianza del vero, come per appunto n’asseriscono l’istorie, che già fossero i ritratti di quel famoso Demone Ateniese200, i quali erano talmente simili, che da quelli soli s’intende venissero a raccogliere le naturali proprietà degli stessi effigiati, scoprendosi non meno l’iracondo, che in occasione il mansueto, e così il crudele, l’avaro e ’l libidinoso si veniva in tal modo a palesare, e tali essere similmente stati al sentimento d’Appione Grammatico, come pure ne riferisce il sopracitato Apelle, de’ quali in conformità di quello c’hanno lasciato scritto gli stessi autori dell’antichità, un certo Fisionomo cavava il giudicio degli anni, della futura o passata morte di coloro, che si ritrovavano in tal modo con estrema esattezza dipinti, onde al presente in questo non punto inferiore potrassi dire essere rinovati gli effetti del primo passato valore, e forsi una maggior eccellenza come estratto delle moderne bellezze, perché se i primi a forza di gran studio e di replicato ricercamento dimostrarono con applicazione incessabile, col mezo di straordinario artificio, ogni più ordinata e minuta espressione, un tal ritratto sempre maggiormente mirabile contiene oltre l’esatte e più qualificate espressioni, uno spirito di primo moto, coll’annesso di maniera più vera e veramente indicibile, dove riconosciuto nell’azione più decente e proprio fa ben presto vedere il di lui sanguigno temperamento coll’aspetto giocondo e gioviale, e la bocca ridente insieme coll’altre parti esattamente disposte in ordine alla trasmissione della parola, pare non senza il verisimile d’apparenti e più prossime disposizioni, che il riguardante venga lusingato a credere immediatamente, come ne viene alla vista, né debba anco del pari giungere all’orecchio l’espressione del di lui piacevole concetto, ed anco riducendo alla memoria un tal soggetto con ogni puntualità fa conoscere pur tuttavia il già stato col tutto, che si possa mai comprendere dall’umano aspetto; e sicome la faccia, e’l restante dell’attitudine appaiono di più esatta naturalezza, così anco le stesse mani, le quali con atti facilissimi, propri ed esprimenti con pastosa morbidezza e stupendo rilievo di tutto proposito conspirano unitamente alla formazione di ritratto singolarissimo. collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
ritratto, detto communemente il medico del Correggio, il quale lasciandosi addietro altri non pochi più famosi e rari effigiati, si rappresenta tantosto agli occhi del riguardante, ed in guisa di raggio di questo sole molto risplendente, giunge con moto velocissimo ed instantaneo per compito adequamento del senso, ed opera tale non è che un quadro di meza figura, la quale rappresenta il medico, che fu del medesimo Antonio da Correggio in atto di conveniente gravità, vestito di toga, abito particolare di quei tempi ed alla propria dignità convenevole, sta figurato in attitudine quasi di tutta faccia dimostrante l’allegrezza del viso, e se bene di colori composto, si ritrova però talmente qualificato mediante l’artificio di non conosciuta, ma più fina intelligenza, che dimostra a guisa d’uomo vivo il già stato soggetto quasi puntualmente regenerato Quadro, Ritratto di medico Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
ritratto è talora per se stesso buono, il quale in tal maniera viene a raffigurare il naturale oggetto determinato, che minutamente imitando ogni più propria parte dell’aspetto, in modo che [p. 286] a prima vista altri possono riconoscere la particolar sembianza del vero Quadro, Ritratto di medico Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
tavola di S. Sebastiano del Correggio, la quale dimostra nella parte di sopra la Beata Vergine col Cristo pargoletto nelle nubi, attorniata da corona d’angeletti, alla destra S. Sebastiano, e S.Rocco alla sinistra, ed in mezo similmente collocato nel piano con un ginocchio in terra S. Geminiano, e dalla parte del detto S. Sebastiano una figura con l’immagine della città di Modana. Il soggetto, però, ed invenzione dell’opera, come componimento di divozione, potria facilmente a prima vista essere contrariato da’ critici non senza fondamento di ragione, potendosi sciegliere fra’ mancamenti spettanti all’invenzione anco quello dell’istoria Tavola, Madonna di San Sebastiano Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Nella parte di sopra si scorge di forma poco meno che naturale la Beata Vergine col Divino Pargoletto in braccio sopra le nubi attorniata da capricciose e graziosissime attitudini di putti, che mostrano come degni vassalli assistere ordinatamente ossequiosi e pronti all’umanato, vero ed eterno Iddio, che in un tal luogo appare sopra le braccia della Beata Vergine molto in se stesso composto, e ripieno di tanto spirito e graziosa vivacità, che sembra per appunto il primo oggetto del Paradiso; ed amendue le figure della Madre e del Figlio stanno ad un tempo rimirando i Santi collocati nel piano inferiore. Si vede la Santissima Madre con veneranda bellezza e graziosa umiltà, in forma così eccellente espressa che si palesa il vero tipo di grazia singolare, spirante per ogni parte affetti d’amore e divozione; e gli angeletti all’intorno, ossequiosi e riverenti, composti dalla debita proporzione, e concertati dalla più delicata verità, con faccia al tutto dell’atto concorde, palesano in rara forma dipinti un tal giubilo interno della più vera giocondità di cuore per assistere e riconoscere con la Santissima Madre l’umanato figlio di Dio; e questa rappresentazione della Beata Vergine col Cristo Bambino si potrà dal virtuoso osservare per la più bella ed esquisita, che il divino Antonio da Correggio abbia mai dipinto, non avendo al certo la pittura a’ nostri giorni l’eguale in soggetto di tal sorte per dimostrare a’ gustosi della professione Quadro, Madonna di San Sebastiano Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Sta dalla parte destra del tutto ignudo legato ad un tronco S.Sebastiano, che dimostra pensiero ed attitudine di stravagante bellezza, composto con esattissimo studio di maniera oltramodo delicata, che si rappresenta per appunto nell’atto in ordine al patire maggiormente disposto, affinché in un tal modo figurato rivolto al tribunale della misericordia con primo ed impetuoso moto, benché riverente e modesto, con faccia iscorzante in alto, ripieno d’affettuoso spirito, possa più sicuramente ottenere pe’l mezo d’un tal contrasegno le bramate grazie del sommo Iddio in riguardo della [p. 290] protezione de’ confratelli. E per contrapposto dello stante in piedi vi è alla sinistra il glorioso S. Rocco a sedere in sembianza di stanco e addolorato, in atto molto facile e naturale, con la faccia pendente al basso, che si dimostra in estremo languido e di forze abbandonato, in riguardo dell’apparente malore, oggetto sufficiente per movere anco l’animo più spietato a’ sensi di compassione, ed attraere mediante la formazione di più vera e rara delicatezza la vista d’ogni professore e dilettevole della virtù. Nel mezo a questi, posta in atto vivacissimo, con un ginocchio in terra e l’altro levato, è la figura di S.Geminiano con pioviale ed altri decenti vestiti, che forma positura agli altri come del tutto differente, e dimostra in azione di primo moto additare col gesto della destra la Gloria suprema, e nello stesso punto incitare coll’altra i mortali alla gloriosa vista, accioché vengano a ricorrere ne’ loro bisogni all’umanato e vero Iddio della misericordia, ed alla sua Santissima Madre. Quivi appaiono le figure tra di loro molto ben compartite, ed espresse con ogni puntuale osservazione, non desiderandosi in tal occorrenza la debita proporzione, la varietà dell’attitudini, diversità d’azioni ed ogni altra bella e ben osservata particolarità, colla più degna espressione de’ naturali e propri affetti e singolar concordanza de’ colori, che rapporta immediatamente all’occhio un raro composto di ben ricercata, più bella e graziosa naturalezza. E per compimento, e perfezione dell’opera si rimira co’ sensi ricolmi di maraviglia il particolar dipinto di figura, che rassembra l’essere di donzelletta posta nel principio d’adolescenza, la quale per aver nelle mani l’epilogato ritratto della città di Modana vien riconosciuta detta la Modanina del Correggio. Ma chi non considera coll’inarcato del ciglio una così egregia figura? Forsi quelli, che non l’hanno veduta per non aver concepito una divinità di tal sorte, perché fra l’altre qualità che la rendono in estremo concertata, si scorge in essa di primo tratto una grazia suprema, colla quale rivolta al trono celeste colla faccia e totale accompagnamento del corpo insieme, dimostra viso ridente, ma riso così ben composto, grazioso e modesto che superando non poco ogni più viva e spiritosa grazia [p. 291] rassembra un vivo ritratto della più delicata e fina bellezza, che rapisce gli animi de’ riguardanti, e gl’induce, innamorati e stupefatti, a languire ogni volta che s’affissano debitamente a considerarla, e questo divinizato oggetto è in fatti il vero parto della maraviglia, che si potrà credere nato dal particolar gusto dell’artefice per effetto degli spiriti depuratissimi mediante la più intensa applicazione, e che al presente si ritrovi per l’unico miracolo dell’arte non essendo al certo l’eguale fra l’universalità de’ più eccellenti dipinti, massime nel particolare di grazia, unione e delicatezza, che venga in un somigliante modo ad esprimere co’ colori la perfezione della maggior e più fina bellezza.
Dopo la vista della prima, che lo spettatore avrà tantosto nell’entrare osservato nella destra parte in questa mirabilissima radunanza, scoprirà in faccia dalla parte sinistra il secondo grande operato dello stesso Antonio da Correggio, tavola maggiore dell’altra con figure di grandezza naturale degna di continua lode, ed ammirazione. E se la prima si palesa nella più bella idea impareggiabile, riconoscerà però nella seconda il gustoso della virtù in conformità dell’occorrenza espressione di più vera e natural maniera, espressa col genio particolare della maggior grandezza, che fa conoscere in chiaro come il gusto di bonissima intelligenza, talvolta aderendo al bello della natural verità verità, sappia divisare con prudente elezione, ed anco formare dalla stessa scelta una più rara bellezza, che altrove non viene a dimostrarsi alla virtuosa curiosità. Il soggetto anch’esso, come componimento di divozione, espresso dal particolar motivo de’ confratelli riesce parimente del pari colla prima partecipante delle medesime difficoltà, ancorché in esso, per le cause sopracitate, non siano che di poco rilievo. Si ritrova però una tal invenzione mirabilmente disposta, apparendo per oggetto più degno nella parte suprema la Beata Vergine col Santo Bambino sopra le ginocchia rappresentata col debito decoro, sedente maestosamente in ordine alla vista di ben regolata prospettiva,che viene, come di tuttanaturalezza, a proporzionarsi all’occhio, la quale in riguardo della naturalissima attitudine colorita con la solita delicata verità, si palesa un raro modello [p. 292] per l’imitazione de’ buoni professori. Alla destra si dimostra per figura principale il gran Battista al consueto in buona parte denudato, e questo con gli altri soggetti d’apparenza del tutto naturale, che dimostra fra gli altri nel particolar sembiante la vera bellezza di giovanil composto, che tra disagi de’ deserti abbia saputo mendicare il disprezzo delle mondane commodità. Si sforzino pure a tutto potere l’antiche istorie201 per dimostrare la particolare espressione, che già fu riconosciuta in un giovane, che faticoso e sudato mostrava correre in arringo ne’ tempi andati, che al presente il vero precursore, come al vivo si vede, il quale stando collocato nel basso del suolo con leggiadrissima posatura in atto serpillante, con primo moto tutto spirito, ridente e grazioso, rivolto al Salvatore Bambino, e riguardando ad un tempo gli spettatori, con faccia giocondissima, e riso di Paradiso mostra additare con modo modestissimo la vera meta del Santo Messia. E nella parte sinistra, stando pure nello stesso piano, con atto sodamente fermo e di rara bellezza, si manifesta in positura sfiancheggiante la figura di S. Giorgio, con arnesi bizarri, e vestiti belli e capricciosi, in parte del corpo ricoperto, disposto in forma di graziosa, ma tremenda gravità, non dimostrata già in guisa di quel soldato, il quale, come parimente n’attestano d’istorie dell’antichità202, espresse a quei giorni il mentoato Demone fra le molte sue famose e degne operazioni; perché, se quello nel levarsi con gran fatica il grave dell’armatura mostrava mediante un tale sforzo il denso anelito a riguardanti, questo, per ogni parte campione più degno e forte, dimostra con soda naturalezza sfiancheggiare con modo così disinvolto, e sprezzatura cotanto propria e graziosa, che se bene appaia di grave ornato vestito, si scopre però mai sempre valoroso e snello, come guerriero invincibile del sommo Iddio, e mediante una rara osservazione di studio naturalissimo, dichiara il proprio essere della sua straordinaria fortezza; la qual figura, come formata di rara bellezza palesa continuamente una così eccellente verità, che, riconosciuta per tale da migliori maestri, non mancarono bene spesso dimostrarsene degni e laudabili imitatori. Dalla parte destra sta pure, successiva nello stesso [p. 293] suolo, la figura di S. Geminiano, espresso con abito episcopale, il quale con soda e divota grazia rivolto alla Beata Vergine appare ripieno d’allegrezza inesplicabile, accennando il rappresentato della città di Modana sostenuto da putto vicino, che manifesta una stupenda bellezza, e se bene egli si dimostra spiritoso al maggior segno, fa però conoscere agli astanti d’intercedere per la città protetta con atto molto proprio ed alla di lui gravità corrispondente. E proporzionatamente degradato si vede alla sinistra S. Pietro Martire con abito della propria religione, il quale, figurato in profilo, mostra esprimere con gesti efficacissimi, graziosi in estremo e convenevoli alla propria azione un affetto indicibile di spirito più sviscerato e divoto. Dove il tutto dell’opera conspirando insieme rappresenta un bellissimo concerto, anco nelle stesse persone per altro discordanti con la debita espressione degli affetti, e più rara contraposizione delle figure, e d’ogni altra particolar parte. Con tutto ciò non restando facilmente pago lo straordinario spirito di così eccellente maestro, come astretto ad invenzioni di tal sorte, si può credere per isfogo del talento e sua propria inclinazione, venisse a formare, oltre il mentoato maraviglioso putto, che serve a S. Geminiano per sostenere la città di Modana, parimente nello stesso piano de’ Santi uno scherzo capriccioso di vari fanciulli non mai appieno lodato; presa l’occasione molto al proposito, che fu il dar a vedere nel voto del mezo lo stocco e l’elmetto di S. Giorgio, dove operando col suo connatural talento dimostrò insolito e pellegrino concetto, il quale essendo formato da raro gusto di più vera naturalezza, fa conoscere che somiglianti occasioni hanno dato, ed anco palesano del continuo, una certa testimonianza delle più esquisite operazioni; e di ciò fino a tempi antichi n’abbiamo chiare le prove203, mentre raccontano che i migliori dipinti, che furono a quei tempi osservati in opera pregiatissima, erano fra gli altri bellissimi oggetti due putti, ne’ quali vogliono che gli stessi riguardanti venissero a riconoscere la di lor sicurezza, e propria simplicità all’azione ed età conveniente. Or chi non vede al presente in questo concerto di raro ritrovato il tutto delle più proprie e singolari qualità, che possono desiderarsi ne’ composti [p. 294] di tal sorte, questi sono per appunto quelli che dimostrano con ischerzi puerili, e con atti di vivace e propria simplicitàvivace e propria simplicità di procurare con ogni industrioso potere di porre in due nel capo al terzo l’elmo del Santo, ma egli non vago del giuoco mostra d’affaticarsi con ogni possibile sforzo per liberarsi dal dispiacevole scherzo. Sta in piedi il quarto putto nella parte d’avanti, che si manifesta alquanto maggiore come più vicino all’occhio, il quale con atto grazioso e sfiancheggiantetiene nelle mani lo stocco del mentoato S. Giorgio, ed osserva sorridendo il giuoco degli altri, ed è in fatti di tutta naturalezza. Il quinto appare alquanto rimoto, intento alla propria incumbenza di sostenere vicino a S. Geminiano l’epilogo della città di Modana, e veramente spira spirito, ma animatodal giubilo celeste; e tutti sono talmente espressi alla più rara verità uniformi, con formazione come di carne palpitante e viva, che del continuo stanno per sicura attestazione d’un compendio della più esquisita bellezza, e stimo che si possa anco dire con ogni ragione che tali figure contengano in eccellenza l’antiche e moderne perfezioni, non potendo essere riguardato da professori ed intelligenti della pittura, senza l’indurre moltiplicati gli effetti dello stupore, e quelli che gli hanno osservati non cessano di predicarli per i veri prodigi della pittura, e fra i molti e straordinari maestri che, allettati dalla vista di queste esquisite operazioni, hanno procurato come insaziabili di goderle con atti replicati, fu ultimamente il famoso Guido Reni, il quale per ricreazione del proprio talento più volte si portò a Modana, non dimostrandosi mai sazio il di lui gusto di commendare così rara bellezza, e coll’occasione di scoprire nella città di Bologna, massime nella propria stanza, l’opere sue a particolari cavalieri della città di Modana, che allo spesso pria di partirsi procuravano di vedere co’ belli dipinti anco il maestro celebratissimo, dove riconosciuti per modanesi dallo stesso Guido Reni era solito addimandare con spiritosa arguzia, «se quei putti d’ Antonio da Correggio erano divenuti grandi, e se più si ritrovavano in quella tavola di S. Pietro Martire, dove gli avea lasciati, perché dimostrandosi vivi, e di carne animata non potea credere, che fossero per stare in una tal forma, e di ciò accrescendosi sempre in sé [p. 295] stesso maggiore la difficoltà, desiderava per meglio chiarirsi del fatto, rivederli di nuovo»; e con questo singolar concerto mostra il prodigioso maestro dar compimento alla stupenda tavola Quadro, Madonna di San Giorgio Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Sono pure in tal radunanza altri quadri della rara sufficienza dello stupendo da Correggio, massime particolare operazione con figure poco meno di mezo naturale che dimostra la Beata Vergine col Santo Bambino assai confacevole al gusto della sopracitata prima tavola detta di S. Sebastiano, quadro di poca grandezza, ma di straordinaria eccellenza, che nella grazia, unione e delicatezza, se bene non appieno corrispondente all’opere sopracitate dello stesso maestro, si ritrova però mai sempre raro ed ammirabile. S’osservano similmente altri, con figure intere, quadri ancor essi non poco qualificati, e molto meritevoli dell’osservazione virtuosa, con figure di somigliante grandezza, sicome altri più languidi, tutti dipinti infallibili del gran Correggio, e gli ultimi sono in ordine all’opere sue dell’infimo grado; i quali se bene vengono tutti egualmente creduti dal degnissimo possessore per parti sicuri di tanto virtuoso, sono nondimeno riconosciuti a proporzione del loro essere, e come tali stimati e resi all’occorrenza famosi, perché in fatti un tal Prencipe, come in estremo gustoso di questa virtù intende da se stesso e sa distinguere in occasione anco l’ottimo dal buono e migliore, e con esso lui diversi sudditi, massime in buona parte quelli di Corte, per essere il proprio degli uomini il comporsi all’esempio del Sua Altezza Serenissima per diverse scienze e professioni adeguati al servigio, molti l’imitano ancora nel buon gusto della pittura: e fra questi s’ammira particolarmente [p. 302] un suo segretario soggetto di più sodezze che d’apparenze, che fa maggiormente spiccare quel valore onde si rende amabile ed opportuno ad un tanto Prencipe co’ bei talenti ancora di matematica, sicome si dà a divedere in varie importanti occorrenze co’ pensieri singolari ed invenzioni mirabili, e conseguentemente appare molto versato nel buon dissegno, e non poco intendente della buona pittura, ed io fra tutti gli altri il posso attestare, c’ho avuto fortuna di servirlo più volte nel ricerco de’ migliori quadri sparsi nell’Italia per compiacere all’eroico intento del Serenissimo Duca Padrone, cioè d’arricchirne la mentuata Galeria. E però conserva una tal diversità d’operazioni il prudentissimo e generoso Prencipe, assai più per un sicuro testimonio dell’ascendente virtù di pittore così prodigioso, che in riguardo degl’inferiori dipinti, perch’egli, riconosciuto in buona parte privo de’ convenienti mezi per un tanto acquisto, quando solamente fossero osservati maravigliosi dipinti, ed in tal maniera apparendo al sommo senza la conoscenza de’ debiti mezi, potria facilmente essere creduto l’artefice sopra l’ordine dell’ordinaria natura. Dove in questa singolar Galeria potranno osservare la diversità dell’operazioni, ed insieme con agio distinguere l’infime dalle buone, e queste, ancora, dalle più perfette, non essendo finalmente che tale il corso consueto delle cose naturali, cioè di far conoscere dopo i debili principi, gli effetti della successiva perfezione collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Sala del Serenissimo Duca di Modana, la quale per contenere un singolare epilogo delle più stupende operazioni, dimostra continoamente le vere maraviglie della pittura. Quivi ritroverà fra gli altri i tre mentoati maggiori dipinti del divino da Correggio, le due grandi e più esquisite sopracitate istorie di Paolo da Verona, similmente tre tavole straordinarie de’ Dossi, tutto il suffittato delle più eccellenti de’ Carracci, all’intorno del fregio sono paesi alternati ma rari de’ Carracci, e Dossi, una tavola del Parmeggianino, opere del gran Tiziano ed altri, col quadro sopracitato d’Andrea del Sarto, il quale se bene sia della più eccellente perfezione ch’abbia dipinto, e venga stimato dallo stesso Vasari l’artefice sopra d’ogni altro più eccellente, e come un’assoluta divinità, in riguardo d’essere dichiarato per maestro senza errori, si veda in paragone, ancorché la medesima istoria del Sacrificio d’Isac sia dimostrata anco dallo stesso Vasari pittura fra le migliori dello stesso Andrea del Sarto, coll’opere di quell’ Antonio da Correggio, che stima di poco fondamento, e solo riguardevole nella parte del colorito, che verrà a conoscere, oltre i capelli sfilati ed altre simili debolezze, il tutto in eccellenza, e a maggior segno dell’altro, e tali dimostrarsi parimenti le due grandi istorie di Paolo da Verona, le figure de’ Carracci, perché queste come compite con ogni debita sufficienza di dissegno e colorito, esprimono i propri più interni affetti della vera e buona naturalezza, e per conseguenza lasciano adietro (con pace di quelli che stimano altrimenti) la stessa opera d’ Andrea, con tutto che sia per se stessa non poco riguardevole. E però quello che tali dicitori non hanno visto o distinto, e forse non credono, potrà scoprire il sincero virtuoso per incontrare la verità del fatto collezione Estense Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
in occasione di visitare con esso Simonelli una principal Galeria di Roma, dopo avervi gustato delle più degne pitture, avvenutici finalmente in uno del Correggio, mi sovviene, ch’egli proferì somiglianti parole: «in fatti l’opere d’altri buoni maestri, con tutto che di straordinaria eccellenza, appaiono, come prodotte dalle cause naturali, ma quelle di Antonio da Correggio sembrano di Paradiso» collezione Aldobrandini Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
la più degna si vede in S. Domenico con figure al naturale una tavola nella seconda capella in entrando alla parte destra, che dimostra la Beata Vergine con S. Francesco, ed un putto assai grande, per ogni parte più compita, e maggiore d’ogni altra, e questo fu al certo pittore di bonisimo gusto ed assai sufficiente Quadro, Cristo e la Madonna appaiono a Sant’Antonino e a San Francesco Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
bellissima Aurora nel volto d’una Loggia de’ Giardini, nella cui opera appare sopra d’un carro tirato da quattro bianchi destrieri Apollo attorniato da dodici vaghe e leggiadre femmine che rappresentano l’ore, e a queste precede un putto con una facella accesa nelle mani, che vola per l’aria Quadro, Aurora conduce il carro di Apollo Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
quattro ovati del vano della nicchia vi sono altri fatti di S. Paolo; la prima, che sta posta vicino all’altare è la decollazione, l’altra il miracolo del serpe nell’isola di Malta; dall’altra banda S. Paolo rapito al terzo Cielo, e quando vietò al custode delle carceri che non si ammazzasse il Dottore delle genti con altre istorie quadro Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
la Vergine con Gesù in braccio in una nuvola e sopra due puttini che l’incoronano, a mano destra S. Bernardo Abbate e S. Roberto Abbate suo fratello fondatore dell’Ordine Cisterciense, e Papa Clemente VIII inginocchione; a mano sinistra li SS. Vincenzo et Anastasio Martiri et il Cardinal Pietro Aldobrandini pur inginocchione affresco Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
S. Giovanni Battista che predica e quella che rappresenta quando il gran Precursore battezzò il figliolo di Dio nel Giordano affresco’’>la storia dell’angelo, che annunzia a Zaccaria la concezione di S. Giovanni Battista</oggetto>, con gran diligenza espressa; l’altra ancora di <oggetto norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
quattro quadri, in uno vi è dipinto Cristo battuto alla colonna et un manigoldo, molto ben colorito, l’altro è un S. Francesco con due angioli, che lo sostengono, et un altro San Francesco con un angiolo solo, e nel quarto vi è S. Bonaventura con una testa di morto in mano quadro Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
lati di essa dalla cornice in giù, tutte fatighe studiate e colorite da Giovanni Francesco Romanelli con più forza del suo solito; ma quelle dalla cornice in su e nella volta furono con buona prattica lavorate da Nicolò dalle Pomarancie None Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Nella nave di mezzo le pitture a fresco sopra le colonne, la prima cominciando a mano destra è di Francesco Mola romano, la seconda di Francesco Allegrini, l’altra di Giovanni Angelo Canini, l’ultima di Guglielmo Cortese borgognone; et a man sinistra dall’altra parte, la prima è di Guglielmo, la seconda con la pianta della chiesa del Canini, la terza dell’Allegrini e l’ultima di Fabrizio Chiari None Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
tavola dell’altare da Pietro Perugino, e l’altre pitture che vi si vedono sono del Borgognone, come anche sono sue le laterali nella tribuna dell’altar maggiore, dove ha faticato con maniera da tutti lodata; la di mezzo però, dove è un S. Marco col leone, è bella pittura del Romanelli. None Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
da Pietro Perugino, e l’altre pitture che vi si vedono sono del Borgognone, come anche sono sue le laterali nella tribuna dell’altar maggiore, dove ha faticato con maniera da tutti lodata; la di mezzo però, dove è un S. Marco col leone, è bella pittura del Romanelli. None Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
gl’apostoli dipinti a fresco; il S. Tadeo accanto all’organo è di mano d’Orazio Gentileschi, il S. Tommaso è lavoro di Giovanni Baglione; incontro a questi a man manca il S. Barnaba contiguo all’organo è di Giovanni Battista da Novara, il S. Bartolomeo di Paris Nogari et il S. Simone lo colorì il Cavaliere Pomarancio; e li festoni attorno con frutti e puttini sono del Cavalier d’Arpino. L’istoria di S. Silvestro quando con Constantino fondò questa basilica è opera del Novara [p. 236] et è a mano destra; quella incontro con S. Silvestro che battezza Constantino è pittura del Cavaliere Pomarancio; l’altra che è quando l’imperatore mandò al Monte Soratte per S. Silvestro è lavoro del Nogari; e li quattro evangelisti sopra gl’arconi sono del Ciampelio lo fece cominciare Papa Nicola IV da Giacomo Turrita e poi da Gaddo Gaddi fiorentino, che alla morte dell’altro sopravisse, ebbe il compimento nell’annoRaggi. affreschi Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
l’istoria di quando Mosè fa scatorire l’acqua dal sasso, che sta nella volta della Scala a mano destra della santa; nella scala a man sinistra dipinse quando Mosè gettò la verga in terra e divenne serpe avanti al faraone, e vicino l’altra pur di Mosè; opere tutte assai lodate per la maniera bella e dolce affreschi Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
L’istorie, che sono dipinte a fresco nelle cappelle, sono de’ medesimi che operarono nelle scale, e diversi santi tutti in piedi, che stanno intorno alla Cappella di Sancta Sanctorum, come un fregio, furono a fresco con buona prattica lavorati affresco Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
S. Elena ad olio dipinta, nell’altro la Coronazione di spine di Nostro Signore et incontro la Crocifissione che è delle più belle cose che abbia fatto Pietro Paolo Rubens, con Maria Vergine e diverse figure, tutte ad olio dipinte dall’istesso dipinti ad olio Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
cappella tutta dipinta a fresco da Francesco Nappi e Girolamo Nanni romano e vi sono diversi santi et istorie che alludono all’anime del Purgatorio, [p. 250] con Maria Vergine e la SS. Trinità nella volta cappella dipinta ad affresco Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
l’istoria della Testa di San Cesario con S. Bernardo e molte figure, nel secondo S. Bernardo col scisma di Pietro Leone Papa da Carlo Maratti, nel terzo dal Cavaliere Vanni, S. Roberto fanciullo portato dagl’angioli, Maria Vergine, Gesù e la madre di detto santo affreschi Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
L’Ascensione di Cristo con Maria Vergine, li apostoli et angioli dipinta nella volta, nelli fianchi di essa li quattro Dottori della Chiesa Latina e nelle lunette alcuni angioli, come anche sopra la porta di dentro li due profeti grandi affreschi Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
la colonna, che è nella piazza, è modello di Guglielmo Francese, gettata da Domenico Ferreri romano, e l’architetto che fece condurre e porre la colonna fu Carlo Maderno lombardo. Scultura</oggetto >La statua di Maria col Figlio in braccio di metallo dorato</oggetto>, posta sopra <luogo norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
[p. 294] Nostro Signore che porta la croce la condusse a Ferraù; la Crocifissione e la Pietà sono pitture del Croce; la Resurrezione di Cristo d’ Andrea d’Ancona, la salita al cielo del Novara, la Morte della Beata Vergine da Baldassar Croce, e l’ Assunzione di Maria Vergine è lavoro colorito da Giovanni Battista da Novara. storia>l’istoria</oggetto> di <pagina numero= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Ferraù; la Crocifissione e la Pietà sono pitture del Croce; la Resurrezione di Cristo d’ Andrea d’Ancona, la salita al cielo del Novara, la Morte della Beata Vergine da Baldassar Croce, e l’ Assunzione di Maria Vergine è lavoro colorito da Giovanni Battista da Novara. affresco>fresco</oggetto> <persona norm= Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
fresco, opera tutta del Cavaliere Baglione, come anche sono sue tutte le pitture del primo arcone sopra queste [p. 297] cappelle, con l’ istorie di Giuliano Apostata saettato, dell’ Imperatore Leone Armeno ucciso alla presenza della madre da una delle bande, e dall’altra l’ Imperatore Copronimo, che abbrugia senza vedersi il fuoco, con altre figure. affresco Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
l’angiolo che restituisce [p. 298] mano tagliata a S. Giovanni Crisostomo e dall’altra la Madonna che porge la pianeta a S. Idelfonso, sono pitture formate a fresco da Guido Reni, pittore insigne, fuori che la Madonna che vi colorì il Lanfranco, avendovi cancellato l’angiolo di Guido Reni che vi era prima, e sopra l’ arcone nell’ovato di mezzo lo Spirito Santo con puttini, da una banda li Santissimi greci, et all’incontro le Santissime Imperatrici sono pure opere di Guido; le statue però da basso al pari del deposito, una del sacerdote con l’incensiere, l’altra di S. Bernardo sono del Cordieri lorenese. affresco Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
vita di Maria Vergine e di sotto con alcuni santi e vari ritratti de’ Signori Vitelli, che per quel lavoro spese il denaro, la dipinse Giovanni Battista da Novara, che anche con buona prattica terminò e condusse tutte l’istorie della Passione attorno alla nave della chiesa con quella grande che riempie tutta la facciata sopr’alla porta di detta chiesa; e li santi di stucco dai lati dell’altare maggiore uno fu fatto da Michele e l’altro da Filippo, allievi d’Ercole Ferrata. affreschi Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
de’ Signori Vitelli, che per quel lavoro spese il denaro, la dipinse Giovanni Battista da Novara, che anche con buona prattica terminò e condusse tutte l’istorie della Passione attorno alla nave della chiesa con quella grande che riempie tutta la facciata sopr’alla porta di detta chiesa; e li santi di stucco dai lati dell’altare maggiore uno fu fatto da Michele e l’altro da Filippo, allievi d’Ercole Ferrata. None Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
l’istorie della Passione attorno alla nave della chiesa con quella grande che riempie tutta la facciata sopr’alla porta di detta chiesa; e li santi di stucco dai lati dell’altare maggiore uno fu fatto da Michele e l’altro da Filippo, allievi d’Ercole Ferrata. affreschi Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
quadro con dentro il Salvatore in aria sopr’alle nuvole a sedere con vari puttini attorno, dai lati li santi Pietro e Paolo apostoli in piedi e nel mezzo S. Eligio Vescovo inginocchioni in atto di far orazione, ad olio con amore Quadro Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
istorie di Maria Vergine, cioè le quattro che sono nella volta et una nella facciata sotto l’arco, e fuori di quella sopra un arco della cappella fece due profeti grandi, Isaia e Danielle, con due puttini in mezzo che reggono l’arme del detto cardinale Affresco Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
istorie a mano manca, la prima la Natività del santo, la seconda il Battesimo, la terza quando prese l’abito, l’altra quando in età d’anni 15 andò all’eremo, la quinta allora che vi principiò un monastero e l’ultima quando li fu dato il sussidio per la fabrica Affresco Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
altri due furono dal medesimo ordinati e ritoccati, quello però a mano destra della porta della chiesa con l’istoria del figlio prodigo è di diversa, ma diligente maniera; et una Madonna col fanciullo che porge un cuore a S. Agostino nella sagrestia Quadro Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
cantonate vi sono quattro statue di marmo; l’Elia et il Giona sono scolture del Lorenzetto con disegno di Raffaello; le due moderne con li sepolcri et altri ornamenti furono fatte dal Cavaliere Bernino et il paliotto di metallo con basso rilievo Statue di marmo Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
de’ Farnesi. E se bene nella Giulio Romano, e forsi anco da altro scolare sopra i puntuali dissegni di tanto maestro, appaiono nondimeno alcune femmine dipinte ignude con esquisito studio e rara naturalezza, le quali formate, come si viene a raccogliere dalla coniettura particolare di straordinario naturale, palesano un’ eccedente ed insolita bellezza propria della singolare eccellenza di Rafaello, essendo motivi di tal sorte l’occasioni più efficaci, che per lo più hanno eccitato i migliori professori ad operare nella pittura le vere maraviglie Roma, villa Farnesina>Loggie dette de’ Ghisi</luogo>, al presente <persona norm= Il Microcosmo della pittura
Giulio Romano, e forsi anco da altro scolare sopra i puntuali dissegni di tanto maestro, appaiono nondimeno alcune femmine dipinte ignude con esquisito studio e rara naturalezza, le quali formate, come si viene a raccogliere dalla coniettura particolare di straordinario naturale, palesano un’ eccedente ed insolita bellezza propria della singolare eccellenza di Rafaello, essendo motivi di tal sorte l’occasioni più efficaci, che per lo più hanno eccitato i migliori professori ad operare nella pittura le vere maraviglie Roma, Loggia di Psiche>Loggia Maggiore</luogo> non venghino stimate per lo più l’opere che colorite da <persona norm= Il Microcosmo della pittura
l’Eminentissimo Antonio Barberini si vede un quadro di meze figure al naturale, che dimostrano giocare mirabilmente alle carte, invenzione molto al di lui genio confacevole, e per conseguenza in tal particolare di rara bellezza None Il Microcosmo della pittura
Venezia, come nella piazza di S. Giovanni, e Paolo, e nell’esterno del Palazzo detto il Fondaco de’ Tedeschi a piedi dello stupendo Ponte di Rialto, i quali dipinti, se bene non si possano che imperfettamente godere, danno però a conoscere anco al presente sufficienza con maniera insolita e sempre mirabile, essendo al di certo la più vera e perfetta, che fino a quei giorni fosse stata dipinta, e anco a’ nostri tempi si stima tra l’opere più degne della pittura. Si ritrova similmente, ancorché appaia di mala conservazione, nella Chiesa della Madonna di Campagna della Città di Piacenza alcuni dipinti ne’ peducci della cuppola, come nelle parti all’intorno, e per quello si può conoscere dimostrano una rara sufficienza con maniera mai sempre stupenda. Ne’ luoghi particolari si ritrovano diversi quadri, massime nella Galeria di Modana alcune teste, ma al solito dell’altre citate di poca buona conservazione, essendo assai meglio mantenuto un ritratto di meza figura, ch’è appresso il Serenissimo di Parma, e in Verona nello studio de’ Muselli vi è un quadro di meza figura anco maggiore del vero di rara bellezza, e un quadro simile per ogni parte di detto maestro ho veduto pure nella casa del N. Pisani, i quali sono amendue oltra il gran rilievo, spirito e più compita naturalezza così ben mantenuti, come fossero dipinti a’ presenti giorni. Sono nelle Galerie di Roma vari pezzi, ed in particolare in quella de’Lodovisi, che mostrano diversi capricci, come di cantare alcuni, e altri di sonare, con ritratti stravaganti, soggetti per quello si può comprendere molto confacevoli al particolar genio dell’autore, dimostrando con lo spirito tanto di sapere, e bella verità, [p. 213] che pare non si possano che in estremo lodare. Come anco nel Palazzo de’ Borghesi, dove si vede fra gli altri un quadro istoriato None Il Microcosmo della pittura
publico palazzo di Venezia fatte da Tiziano e d’altri non pochi gran maestri della seconda scuola, potrà procurare quello c’hanno scritto con ogni esattezza ultimamente gli scrittori di quelle parti174. None Il Microcosmo della pittura
Roma nel palazzo de’ Borghesi alcuni quadri istoriatidi grandezza per ogni parte riguardevole, ed uno in particolare, che dimostra insieme con esso maestro tutti di sua famiglia, opera espressa con gran gusto e veramente singolare; e nella Galeria de’ Lodovisi diversi quadri, come nell’altre, che dimostrano in ogni tempo il talento raro di questo dignissimo professore. Et a Corte Maggiore, terra del Piacentino, è nel Duomo una tavoletta d’esso da Pordenone, come nella chiesa sopra la porta nella parte di dentro, opera assai copiosa ed eccellente, e fra l’altre si vede nella stessa chiesa in una cuppoletta Dio Padre sostenuto da putti, ed è in fatti uno de’ più rari suoi dipinti, e la tavola, che si riconosce de’ Carracci, appare anch’ella molto compita [p. 239] e riguardevole, potendosi similmente stimare una delle più grandi ed eccellenti operazioni di questo degno maestro, quella che si ritrova al di dentro nella facciata del Duomo di Cremona, che dimostra Cristo fra ladroni crocefisso coll’intervento di molte persone, e ’l tutto ridotto a segno di gran sufficienza. Nella Galeria del Serenissimo di Modana None Il Microcosmo della pittura
Stato Veneto, come nell’altre scuole, dicono che finalmente nel considerare questi singolari eccessi del fertilissimo Paolo esclamasse col dire, che non sapeva desiderare di vantaggio, e potendosi eleggere un nuovo stato fra pittori moderni avria volentieri scelto il ritornare d’essere Paolo Veronese; imperoché gli altri, come egli soggiunse, dimostrano le loro operazioni, che paiono diversamente elaborate, e compiute coll’arte: e solo fra tutte l’altre si dimostravano quelle del medesimo Paolo come prodotte dalla Madre natura per conservare colla bellacopia delle opere questa dignissima professione; e però dovrà con debita ragione concorrere prima d’ogni altro in guisa di virtù generativa a fine di mantenere anco sopra la formazione ed eternare insieme il grande Microcosmo della Pittura. Veneto Il Microcosmo della pittura
, come nell’altre scuole, dicono che finalmente nel considerare questi singolari eccessi del fertilissimo Paolo esclamasse col dire, che non sapeva desiderare di vantaggio, e potendosi eleggere un nuovo stato fra pittori moderni avria volentieri scelto il ritornare d’essere Paolo Veronese; imperoché gli altri, come egli soggiunse, dimostrano le loro operazioni, che paiono diversamente elaborate, e compiute coll’arte: e solo fra tutte l’altre si dimostravano quelle del medesimo Paolo come prodotte dalla Madre natura per conservare colla bellacopia delle opere questa dignissima professione; e però dovrà con debita ragione concorrere prima d’ogni altro in guisa di virtù generativa a fine di mantenere anco sopra la formazione ed eternare insieme il grande Microcosmo della Pittura. None Il Microcosmo della pittura
S. Petronio, le quali dimostrano i fatti di S. Antonio da Padoa Bologna, basilica di S. Petronio, cappella di S. Antonio Il Microcosmo della pittura
chiesa di S. Domenico di detta città si vede dalla parte della capella del santo Bologna, chiesa di S. Domenico, cappella di S. Domenico Il Microcosmo della pittura
chiesa della Commenda de’ Cavalieri Gierosolimitani Faenza, chiesa della commenda, chiesa di S. Maria Maddalena Il Microcosmo della pittura
Venezia, già reso più prattico e compito maestro, e di tal sorte sono pure in Roma nella Madonna della Scala in Trastevere vicino all’altare maggiore nella parte destra Santa Teresa dipinta in orazione quando Cristo le apparve, con una gloria d’angeli, e nella chiesa di S. Silvestro a Montecavallo de’ Padri Teatini la tavola che rappresenta la venuta dello Spirito Santo sopra gli Apostoli, che sarà forse la seconda nell’entrare a mano destra con figure al naturale, opera molto prattica, dotta e manierosa. Sono pure tre quadri assai grandi nella citata Galeria de’ Borghesi, e altri nelle radunanze più riguardevoli dell’Italia, e nella Romagna si vede una tavola nella sopracitata None Il Microcosmo della pittura
chiesa di S. Silvestro a Montecavallo de’ Padri Teatini Roma, chiesa di S. Silvestro al Quirinale, chiesa di S. Stefano in Caballo, chiesa di S. Stefano Arcioni, chiesa di S. Stefano in Biberatica Il Microcosmo della pittura
chiesa della Misericordia [p. 273] de’ Padri Agostiniani fuori della Porta di Strada Castiglione Bologna, chiesa di Santa Maria della Misericordia Il Microcosmo della pittura
Modana vien riconosciuta detta la Modanina del Correggio. Ma chi non considera coll’inarcato del ciglio una così egregia figura? Forsi quelli, che non l’hanno veduta per non aver concepito una divinità di tal sorte, perché fra l’altre qualità che la rendono in estremo concertata, si scorge in essa di primo tratto una grazia suprema, colla quale rivolta al trono celeste colla faccia e totale accompagnamento del corpo insieme, dimostra viso ridente, ma riso così ben composto, grazioso e modesto che superando non poco ogni più viva e spiritosa grazia [p. 291] rassembra un vivo ritratto della più delicata e fina bellezza, che rapisce gli animi de’ riguardanti, e gl’induce, innamorati e stupefatti, a languire ogni volta che s’affissano debitamente a considerarla, e questo divinizato oggettoè in fatti il vero parto della maraviglia, che si potrà credere nato dal particolar gusto dell’artefice per effetto degli spiriti depuratissimi mediante la più intensa applicazione, e che al presente si ritrovi per l’unico miracolo dell’arte non essendo al certo l’eguale fra l’universalità de’ più eccellenti dipinti, massime nel particolare di grazia, unione e delicatezza, che venga in un somigliante modo ad esprimere co’ colori la perfezione della maggior e più fina bellezza.
Dopo la vista della prima, che lo spettatore avrà tantosto nell’entrare osservato nella destra parte in questa mirabilissima radunanza, scoprirà in faccia dalla parte sinistra il secondo grande operato dello stesso Antonio da Correggio, tavola maggiore dell’altra con figure di grandezza naturale degna di continua lode, ed ammirazione. E se la prima si palesa nella più bella idea impareggiabile, riconoscerà però nella seconda il gustoso della virtù in conformità dell’occorrenza espressione di più vera e natural maniera, espressa col genio particolare della maggior grandezza, che fa conoscere in chiaro come il gusto di bonissima intelligenza, talvolta aderendo al bello della natural verità verità, sappia divisare con prudente elezione, ed anco formare dalla stessa scelta una più rara bellezza, che altrove non viene a dimostrarsi alla virtuosa curiosità. Il soggetto anch’esso, come componimento di divozione, espresso dal particolar motivo de’ confratelli riesce parimente del pari colla prima partecipante delle medesime difficoltà, ancorché in esso, per le cause sopracitate, non siano che di poco rilievo. Si ritrova però una tal invenzione mirabilmente disposta, apparendo per oggetto più degno nella parte suprema la Beata Vergine col Santo Bambino sopra le ginocchia rappresentata col debito decoro, sedente maestosamente in ordine alla vista di ben regolata prospettiva,che viene, come di tuttanaturalezza, a proporzionarsi all’occhio, la quale in riguardo della naturalissima attitudine colorita con la solita delicata verità, si palesa un raro modello [p. 292] per l’imitazione de’ buoni professori. Alla destra si dimostra per figura principale il gran Battista al consueto in buona parte denudato, e questo con gli altri soggetti d’apparenza del tutto naturale, che dimostra fra gli altri nel particolar sembiante la vera bellezza di giovanil composto, che tra disagi de’ deserti abbia saputo mendicare il disprezzo delle mondane commodità. Si sforzino pure a tutto potere l’antiche istorie201 per dimostrare la particolare espressione, che già fu riconosciuta in un giovane, che faticoso e sudato mostrava correre in arringo ne’ tempi andati, che al presente il vero precursore, come al vivo si vede, il quale stando collocato nel basso del suolo con leggiadrissima posatura in atto serpillante, con primo moto tutto spirito, ridente e grazioso, rivolto al Salvatore Bambino, e riguardando ad un tempo gli spettatori, con faccia giocondissima, e riso di Paradiso mostra additare con modo modestissimo la vera meta del Santo Messia. E nella parte sinistra, stando pure nello stesso piano, con atto sodamente fermo e di rara bellezza, si manifesta in positura sfiancheggiante la figura di S. Giorgio, con arnesi bizarri, e vestiti belli e capricciosi, in parte del corpo ricoperto, disposto in forma di graziosa, ma tremenda gravità, non dimostrata già in guisa di quel soldato, il quale, come parimente n’attestano d’istorie dell’antichità202, espresse a quei giorni il mentoato Demone fra le molte sue famose e degne operazioni; perché, se quello nel levarsi con gran fatica il grave dell’armatura mostrava mediante un tale sforzo il denso anelito a riguardanti, questo, per ogni parte campione più degno e forte, dimostra con soda naturalezza sfiancheggiare con modo così disinvolto, e sprezzatura cotanto propria e graziosa, che se bene appaia di grave ornato vestito, si scopre però mai sempre valoroso e snello, come guerriero invincibile del sommo Iddio, e mediante una rara osservazione di studio naturalissimo, dichiara il proprio essere della sua straordinaria fortezza; la qual figura, come formata di rara bellezza palesa continuamente una così eccellente verità, che, riconosciuta per tale da migliori maestri, non mancarono bene spesso dimostrarsene degni e laudabili imitatori. Dalla parte destra sta pure, successiva nello stesso [p. 293] suolo, la figura di S. Geminiano, espresso con abito episcopale, il quale con soda e divota grazia rivolto alla Beata Vergine appare ripieno d’allegrezza inesplicabile, accennando il rappresentato della città di Modana sostenuto da putto vicino, che manifesta una stupenda bellezza, e se bene egli si dimostra spiritoso al maggior segno, fa però conoscere agli astanti d’intercedere per la città protetta con atto molto proprio ed alla di lui gravità corrispondente. E proporzionatamente degradato si vede alla sinistra S. Pietro Martire con abito della propria religione, il quale, figurato in profilo, mostra esprimere con gesti efficacissimi, graziosi in estremo e convenevoli alla propria azione un affetto indicibile di spirito più sviscerato e divoto. Dove il tutto dell’opera conspirando insieme rappresenta un bellissimo concerto, anco nelle stesse persone per altro discordanti con la debita espressione degli affetti, e più rara contraposizione delle figure, e d’ogni altra particolar parte. Con tutto ciò non restando facilmente pago lo straordinario spirito di così eccellente maestro, come astretto ad invenzioni di tal sorte, si può credere per isfogo del talento e sua propria inclinazione, venisse a formare, oltre il mentoato maraviglioso putto, che serve a S. Geminiano per sostenere la città di Modana, parimente nello stesso piano de’ Santi uno scherzo capriccioso di vari fanciulli non mai appieno lodato; presa l’occasione molto al proposito, che fu il dar a vedere nel voto del mezo lo stocco e l’elmetto di S. Giorgio, dove operando col suo connatural talento dimostrò insolito e pellegrino concetto, il quale essendo formato da raro gusto di più vera naturalezza, fa conoscere che somiglianti occasioni hanno dato, ed anco palesano del continuo, una certa testimonianza delle più esquisite operazioni; e di ciò fino a tempi antichi n’abbiamo chiare le prove203, mentre raccontano che i migliori dipinti, che furono a quei tempi osservati in opera pregiatissima, erano fra gli altri bellissimi oggetti due putti, ne’ quali vogliono che gli stessi riguardanti venissero a riconoscere la di lor sicurezza, e propria simplicità all’azione ed età conveniente. Or chi non vede al presente in questo concerto di raro ritrovato il tutto delle più proprie e singolari qualità, che possono desiderarsi ne’ composti [p. 294] di tal sorte, questi sono per appunto quelli che dimostrano con ischerzi puerili, e con atti di vivace e propria simplicitàvivace e propria simplicità di procurare con ogni industrioso potere di porre in due nel capo al terzo l’elmo del Santo, ma egli non vago del giuoco mostra d’affaticarsi con ogni possibile sforzo per liberarsi dal dispiacevole scherzo. Sta in piedi il quarto putto nella parte d’avanti, che si manifesta alquanto maggiore come più vicino all’occhio, il quale con atto grazioso e sfiancheggiantetiene nelle mani lo stocco del mentoato S. Giorgio, ed osserva sorridendo il giuoco degli altri, ed è in fatti di tutta naturalezza. Il quinto appare alquanto rimoto, intento alla propria incumbenza di sostenere vicino a S. Geminiano l’epilogo della città di Modana, e veramente spira spirito, ma animatodal giubilo celeste; e tutti sono talmente espressi alla più rara verità uniformi, con formazione come di carne palpitante e viva, che del continuo stanno per sicura attestazione d’un compendio della più esquisita bellezza, e stimo che si possa anco dire con ogni ragione che tali figure contengano in eccellenza l’antiche e moderne perfezioni, non potendo essere riguardato da professori ed intelligenti della pittura, senza l’indurre moltiplicati gli effetti dello stupore, e quelli che gli hanno osservati non cessano di predicarli per i veri prodigi della pittura, e fra i molti e straordinari maestri che, allettati dalla vista di queste esquisite operazioni, hanno procurato come insaziabili di goderle con atti replicati, fu ultimamente il famoso Guido Reni, il quale per ricreazione del proprio talento più volte si portò a Modana, non dimostrandosi mai sazio il di lui gusto di commendare così rara bellezza, e coll’occasione di scoprire nella città di Bologna, massime nella propria stanza, l’opere sue a particolari cavalieri della città di Modana, che allo spesso pria di partirsi procuravano di vedere co’ belli dipinti anco il maestro celebratissimo, dove riconosciuti per modanesi dallo stesso Guido Reni era solito addimandare con spiritosa arguzia, «se quei putti d’ Antonio da Correggio erano divenuti grandi, e se più si ritrovavano in quella tavola di S. Pietro Martire, dove gli avea lasciati, perché dimostrandosi vivi, e di carne animata non potea credere, che fossero per stare in una tal forma, e di ciò accrescendosi sempre in sé [p. 295] stesso maggiore la difficoltà, desiderava per meglio chiarirsi del fatto, rivederli di nuovo»; e con questo singolar concerto mostra il prodigioso maestro dar compimento alla stupenda tavola None Il Microcosmo della pittura
Rafaello in Roma potè col proprio gusto da questi, mediante la pratica e sufficienza dello studio, cavare un estratto, ed insieme formare a proporzione del proprio talento una particolare operazione, che per la buona simetria, studio del tutto, e parte con grazia singolare, e delicatezza straordinaria si ritrova veramente molto laudabile e qualificata, e l’opere che derivarono da così studioso maestro sono le più note, tre figure di femmine maggiori del vivo sopra la facciata del publico Palazzo della Piazza di Bologna e un quadro in S. Bernardo sopra il muro alla sinistra dell’altare maggiore, le quali sopra l’altre, ch’avea prima dipinto, dimostrano maestria, grazia e straordinario talento; e al didentro del medesimo Palazzo publico si può vedere il bellissimo stendardo, che fece dipingere la città allo stesso Guido Reni, per voto che fece alla Madonna del Rosario nel tempo della Peste del 1630 ove è dipinta la Beata Vergine co’ santi protettori della seconda maniera d’esso maestro, ma nella grazia, facilità e vaghezza veramente impareggiabile; e per distinguere poscia l’opere dette della prima e seconda maniera del medesimo Guido Reni, e d’altri buoni pittori dipinte in tempi diversi, potrà il curioso della professione ridursi a memoria il già detto nel capitolo XVII del primo libro; e sopra le porte degli appartamenti del Confaloniere l’Arme de’ Pontefici cittadini di Bologna; e in S. Domenico, oltre il fresco, che si vede in faccia sopra il tumulo nella capella del santo, che dimostra esso santo, che ascende in Cielo, con Cristo, la Beata Vergine e gloria d’Angeli, vi è al didietro del pulpito la tavola degl’Innocenti così squisitamente dipinta, che fra l’altre questa eccellentissima operazione fa chiaramente vedere quanto egli sia stato eminente e [p. 350] singulare nella sufficienza dello studio, più bella grazia e delicata maniera; nella chiesa Parrochiale di S. Tommaso sotto al portico de’ Servi di Strada Maggiore una tavola con Cristo nella parte di sopra, e nel piano inferiore S. Andrea e S. Francesco, e in quella de’ Servi in una capella alla destra dell’altare maggiore alcuni putti nel volto, e in S. Salvatore nell’ultimo del coro il quadro del Salvatore, e nella Chiesa de’ Mendicanti la tavola dell’altare maggiore, opera di straordinaria grandezza, che dimostra sopra la solita virtù del maestro invenzione disposta con grandissima prudenza, facendo vedere nella parte di sopra come in opera separata i più degni rappresentanti, cioè Cristo morto in luogo molto conveniente collocato alla parte davanti, e sopra al di dietro piangente la Beata Vergine con angeli dalle parti, e nella medesima tavola, ma dal medesimo artefice finta bipartita, si vede al disotto i santi protettori con diversi putti, opera della prima e maggior bellezza, e alla destra d’essa maggiore nel mezo vi è la tavola di S. Iob con invenzione copiosa, ed ignudi di gran studio e bellezza, benché sia della seconda maniera; e fuori della porta detta di S. Mammolo per andare a S. Michiel in Bosco si ritrova nella Chiesa de’ Padri Capuccini l’altare maggiore con Cristo spirante in Croce, e alla destra la Beata Vergine, S. Gioanni alla sinistra, con S. Maria Maddalena che abbraccia la Croce, opera della prima più vera maniera e della maggiore eccellenza ch’abbia fatto; e simile, ed anco maggiore, ascendendosi fino al mentoato Claustro di S. Michiel in Bosco, s’osserva fra l’altre del maestro Ludovico, e degli scolari diversi, una grande istoria del medesimo Guido, che in un tanto concorso ha dimostrato al pari d’ogni altro la sufficienza e il valore. Quivi in particolare si vede quanto vaglia lo studio straordinario di questo buon maestro, perché dall’ignudo della figura maggiore alla vista che guida un somaro, e da termini di chiaro oscuro si viene a riconoscere la proporzione della bella idea d’un corpo, e il compiacimento de’ maestri Carracci, e da femmina con panni rivolti in capo con ordine ben composto e spirito grazioso l’andamento studioso di Rafaello, e in una femmina pure, che ride graziosamente con rara e delicata naturalezza il gusto esquisitissimo [p. 351] d’Antonio da Correggio. Quindi si può dedurre, che il solo Guido Reni più compito d’ogni altro de’ nostri giorni poteva esprimere così bella istoria con alcuni termini di chiaro oscuro dalle parti della più proporzionata e bella naturalezza, come quello che studiò indefessamente in ogni tempo, e potè con tal mezo formare in ordine al proprio talento operazione veramente singolare, e si potea dire innanzi fosse ritocca e non si ritrovasse dall’aria offesa, il migliore dipinto di Guido Reni, e fra più degni che possa godere la virtuosa vista, e benché fosse ritoccata dallo stesso artefice, e con intenzione di migliorare conforme ad altri in simili congiunture, l’esperienza però dimostra in ciascheduna occorrenza l’opposito, non osservandosi per lo più ritocco che non abbia arrecato in fine all’opera notabile detrimento, per essere cosa facile che nello spazio d’anni e lustri interi premuti insieme con la sufficienza anco il proprio gusto, in conformità di quello s’è dimostrato nel primo libro, ed altrettanto difficile, che col tempo l’ultimo venga a conservarsi riunito al primo per ogni parte differente, e non levi al già fatto il primiero spirito e facilità dell’opera, coll’unione e debito accompagnamento del tutto, e perciò s’osserva per l’ordinario in simili casi il dipinto pesto e stentato, al quale bene presto succede l’oscurità e la scrostatura, nel modo è per appunto accaduto a questo, e succede alla giornata ad altri, che camminano a gran passi alla destruzione totale. Appresso a’ particolari sono non pochi i quadri di questo famoso maestro: i più noti però si ritrovano in casa del Marchese Tanari, della prima e seconda maniera, sicome in quella de’ Sampieri di Strada Maggiore, un S. Pietro figura naturale fra gli altri della più eccellente bellezza, ch’abbia dipinto; in casa parimente de’ Zambeccari vicino al Reno si vede in particolare un Sansone che fa strage de’ nemici con la mascella dell’asino, opera degna d’osservazione; in casa pure del Marchese Angelelli un Cristo in Croce spirante al vivo con altri quadri dell’ultima operazione, come sono quelli de’ Guidotti vicino a S. Andrea della Scuole, del Conte Ranucci, de’ Pepoli, de’ Bentivogli e fuori della città per la Lombardia vi sono per ogni radunanza di pittura opere di questo celebre maestro, massime [p. 352] nella città di Reggio, una tavola in S. Prospero, che fece fare l’arte de’ Calzolari, ove si vede insieme con la Beata Vergine e il Santo Bambino disopra, S. Girolamo, con i SS. Avocati Crispino e Cispiniano, ed è della prima e più eccellente maniera, e l’altra nella picciola Chiesa S. Gioseffo, che dimostra un Cristo spirante dell’ultima pittura; e in Modana oltre non pochi quadri, che si ritrovano fra gli altri del Serenissimo padrone, si vede in Duomo, nell’entrare alla destra parte, due tavole, ed anco in Carpi la tavola di S. Rocco, che è facilmente una delle migliori operazioni dell’artefice; e per la Romagna, si vede fuori di Faenza, dalla parte di Bologna nella Chiesa de’ Padri Cappuccini la tavola dell’altare maggiore con la Beata Vergine, il Cristo Bambino, S. Francesco e S. Cristina; e in Forlì in S. Girolamo, Chiesa de’ Padri Zoccolanti, s’osserva nella capella della Concezione della Beata Vergine un rappresentato d’esso mistero con figura maggiore del vivo sopra la luna posata, con angeli all’intorno, e due teste di cherubini sotto a piedi espressa, attorniata nella parte inferiore da nubi, e di sopra coronata di stelle, e da bellissimi splendori, la quale in riguardo della più bella grazia delle teste, facilità e vaghezza de’ colori, pare che non abbia pari, e l’arte non possa fare cosa maggiore; si vede però nel Duomo di Ravenna la capella straordinaria dell’Eminentissimo Cardinale Aldobrandini con la tavola, che dimostra l’istoria quando piove la manna, e nel volto si scorge una meza figura d’ un Redentore nelle nubi circondato dagli angeli vestiti delicatissimamente all’ignudo con gran compitezza e grazia, rappresentati con diversi belli putti, ed opera tale si ritrova della prima più vera e compita maniera, e degna anco per ogni parte al pari d’ogni altro suo buon dipinto d’osservazione e di lode, quando l’umidità non abbia levato il meglio, come anni sono avea dato l’infelice principio; s’osserva similmente in Padoa nella Chiesa degli Eremitani in sagrestia una tavola di S. Giovanni Battista predicante; nel Duomo della città di Pesaro appare similmente verso il mezo della chiesa nell’entrare a mano destra, una grande e bella tavola, come a Fano nella chiesa nuova due tavole picciole, ma di gusto straordinario ed eccellente. Nella città di [p. 353] Fiorenza sono in diverse parti quadri particolari, massime nelle radunanze de’ Serenissimi Prencipi Giovanni Carlo e Leopoldo opere molto compite e rare; e una pure nella Chiesa nuova di S. Filippo Neri della città di Perugia; e una tavola bellissima coll’ Assunta della Beata Vergine nella città di Genova. E in Roma s’osserva, fra le prime ch’egli dipinse, l’istoria che dimostra il glorioso apostolo S. Andrea quando viene condotto al patibolo in una capella contigua alla Chiesa di S. Gregorio de’ Padri Camaldolesi, dove si può dedurre da quella rara operazione a fresco dipinta nella sua gioventù, che le fatiche fatte in somiglianti tempi sono quelle che per l’ordinario dimostrano più spirito e maggior compitezza, per essere istoria grande con figure in copia e più tosto maggiori del vero, ed uno de’ più ben espressi dipinti, che possa spiegare la maggior pratica e sufficienza de’ maggiori professori. Si vede parimente nel volto d’una contigua capelletta una musica d’angeli del medesimo pittore, che se bene non dimostri totale finitezza, sono però ridotti con tanto di grazia e proporzione, che dimostrano il talento straordinario dell’artefice; e nel Palazzo de’ Mazzarini a Monte Cavallo si vede la bellissima Aurora nel volto d’una Loggia de’ Giardini, nella cui opera appare sopra d’un carro tirato da quattro bianchi destrieri Apollo attorniato da dodici vaghe e leggiadre femmine che rappresentano l’ore, e a queste precede un putto con una facella accesa nelle mani, che vola per l’aria, ed un tal rappresentato per essere molto confacevole al particolar genio del pittore dimostra, oltre la bella invenzione e all’attitudini scelte e ben studiate, una tal graziosa leggiadria, accompagnata a più vivo concerto di vaghi colori, che pare impossibile l’incontrare altrove opera di maggior vaghezza e facilità, e in una stanza vicina s’osservano similmente dipinti alcuni putti della solita bellezza di Guido Reni; si vede pure nella prima capella in entrando a mano destra nella Chiesa dei Padri Cappuccini la bella e vaga tavola dell’ Arcangelo S. Michele; e fuori della Porta di S. Paolo alle tre Fontane, dove fu decapitato il santo, vi è la tavola col martirio di San PietroChiesa nuova di S. Filippo Milano, Chiesa di Sant’Antonio Abate">Chiesa di S. Antonio de’ Padri Teatini</luogo> a mano sinistra dell’altare maggiore di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, in <luogo città="Piacenza">Piacenza</luogo> nel <luogo norm="Piacenza, Cattedrale Santa Maria Assunta e Santa Giustina">Duomo</luogo> una tavola, che dimostra <oggetto norm="Quadro, San Martino dona il mantello a un povero">S. Martino quando dà per elemosina parte del suo mantello al povero</oggetto>, e dalle parti della sopracitata tavola del <persona norm="Procaccini, Giulio, Cesare, pittore">Procaccino</persona> le due virtù, e l’altre due istorie laterali della <oggetto norm="Quadro, Beata Vergine">Beata Vergine</oggetto>, e sopra l’organo <oggetto norm="Quadro, Annunziata">l’Annonziata</oggetto> con meze figure, e la grande istoria che si ritrova vicina della <oggetto norm="Quadro, Natività">Natività della Beata Vergine</oggetto>, essendo dipinta la volta verso il coro con istorie varie ed alternate del sudetto <persona norm="Procaccini, Giulio, Cesare, pittore">Procaccino</persona>, e del medesimo <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico Carracci</persona>, che possono esser distinte in occorrenza anco da mezano intelligente di questa professione; ed <oggetto norm="collezione Farnese">appresso il <persona norm="Farnese, Odoardo I, duca"> Serenissimo di Parma</persona> sono alcune copie del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona>, e vari quadri d’invenzione, e dipinti esquisitamente del medesimo <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>; e d’ <persona norm="Carracci, Agostino, pittore">Agostino</persona> si vede, fra l’altre sue operazioni, una stanza quasi del tutto istoriata, e un quadro con figure picciole sopra ad un rame di rara perfezione, di cui è fama non fosse corrisposto in ordine al proprio merito, e perciò restasse così fattamente turbato nell’animo, che in breve fornisse col dolore la vita. L’ <lemma val="ingegno">ingegno</lemma> di grand’eccellenza si dimostra soggetto disposto egualmente all’operare e al patire, e come a quello che più conosce, non serve in simili il maggior acume della conoscenza, che in guisa di più acuto strale per maggiormente se stesso ferire; posciaché lo stesso spirito, da venti dello sdegno rivoltato all’interno, esercita la medesima forza, e virtù anco nella destruzione del proprio composto</oggetto>. Ebbi già occasione in passando di <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo> di vedere nella casa del soprastante alle cantine di S. A. Serenissima alcuni quadri d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, i quali quando non abbiano fatto altra mutazione si possono considerare della più rara <lemma val="bellezza">bellezza</lemma> di tal maestro; e nella <luogo norm="Parma, Chiesa dei Capuccini">Chiesa de’ Padri Cappuccini</luogo>vi è una tavola con <oggetto norm="Quadro, Compianto sul Cristo morto con i santi Chiara e Francesco d’Assisi">Cristo morto, le Marie, S. Francesco e altri santi</oggetto> del medesimo <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, e della solita straordinaria <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>; e nella <luogo norm="Parma, Monastero di San Paolo">Chiesa pure delle Monache di S. Paolo</luogo> l’ <oggetto norm="Quadro, Nozze mistiche di Santa Caterina">istoria del Sposalizio di. S. Caterina d’Agostino</oggetto> veramente rara; e in <luogo città="Reggio Emilia">Reggio</luogo> <pagina numero="339">[p. 339]</pagina> sta in <luogo norm="Reggio Emilia, San Prospero">S. Prospero</luogo> l’altare del coro, e nella <luogo norm="Venezia, Scuola Grande di San Rocco, confraternita laica">confraternita di S. Rocco</luogo> la tavola similmente del coro, e alla destra del maggiore altare l’istoria molto celebre dell’elemosina di questo Santo, e se bene gli altri citati siano di bellezza e perfezione straordinaria, sono in fatti però queste due operazioni il fiore de’ più esquisiti dipinti, ch’abbia mai dimostrato il medesimo<persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>.</p>
Fece azione degna di lode e di memoria il glorioso S. Rocco nel dispensare le proprie facoltà a’ poveri, e quivi appare come al vivo rappresentato dal <lemma val="raro pennello">raro pennello</lemma> di così egregio artefice, il quale in un tal caso altrettanto prodigo della virtù comparte a’ mendici della professione continuamente in abbondanza i più rari e qualificati effetti di bella <lemma val="pittura">pittura</lemma>, ed istoria tale è una di quelle grandi e straordinarie operazioni, le quali per contenere ogni sorte di più rari oggetti, dimostrano come un aggregato del tutto, che la maggior eccellenza dell’arte può manifestare ad imitazione della ben disposta natura. Quivi l’invenzione è rara, la disposizione molto sufficiente, l’attitudini singolari, ed i concetti e pensieri diseminati in ordine alla più propria espressione, sono così insoliti e spiritosi, che oltre il rappresentare adequatamente ogni minima parte, danno motivo di gustosa <lemma val="maraviglia">maraviglia</lemma> al riguardante, oltre il Santo tutto spirito fra molti e differenti pitocchi ciascheduno in un tal caso si palesa del tutto intento coll’arte propria per ottenere la desiata elemosina; alcuni procurano con la forza avanzarsi, altri col dimostrarsi in varie guise più bisognosi e compassionevoli, e in ordine a ciò non mancano gesti più efficaci e maggiormente spiritosi, né deformità orrende, e vestiti capricciosi e stravaganti, e quelli, che per sé soli non sono bastevoli uniti con altri s’ingegnano a tutto potere di rappresentarsi in sito e forma meritevole. In somma, il tutto è così bello e ogni particolare di tanta eccellenza, che ricoperto con <lemma val="maniera">maniera</lemma> della più facile e vera operazione fa conoscere un concerto d’istoria senza difficoltà delle più naturali, e belle che possa in alcun tempo la forza dei pennelli rappresentare a’ buoni intelligenti; e di questa particolar istoria si compiacque si fattamente il famoso <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido Reni</persona>, che dopo averla co’ fatti, e parole più <pagina numero="340">[p. 340]</pagina> volte encomiata incitato dal proprio gusto non mancò d’eternarla a tutto potere col mezo della stampa d’acqua forte, dimostrando con una tal’insolita azione essersi compiaciuto in estremo di questo raro dipinto; e chi brama di riconoscere in un tal luogo l’opere distinte dei tre più eccellenti <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona> con figure d’ogni grandezza, e espresse ad ogni veduta basterà il diportarsi dalla città di <luogo città="Reggio Emilia">Reggio</luogo> a quella di <luogo città="Modena">Modana</luogo>, che riconoscerà <oggetto norm="collezione Estense">nella mentoata <luogo norm="Modena, Gran sala di Palazzo Ducale">gran Sala della stupenda Galeria</luogo>, oltre diversi paesi all’intorno del superbo <oggetto norm="fregio">fregio</oggetto>, anco diversità di figure al naturale nel bellissimo suffittato, ed in particolare un ignudo dipinto alla vista propria del di sotto in su d’<persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> di così eccellente bellezza, come altre figure di donne ignude di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, che in fatti in ordine alla straordinaria intelligenza del bello e gran rilievo, e più vera <lemma val="naturalezza">naturalezza</lemma> pare che l’arte non possa dimostrare maggiore perfezione. Non mancano in tale e tanta radunanza altre diverse istorie, che dimostrano figure intere, con meze e di sole teste, e di grandezza differente sia ne’ quadri come nelle figure, e tra queste ve ne sono della più eccellente <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, che questi tre gran maestri abbiano operato</oggetto>. E dopo l’esatta osservazione di tanti e tali oggetti potrà diportarsi alla città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo>, dove risiede la maggior copia delle tavole, ed opere grandi, e avanti di ricercare quelle della città, compiacendosi di trasferirsi sino alla <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Michele in Bosco">Chiesa di San Michele in Bosco de’ Monaci Olivetani</luogo> fuori di <luogo norm="Bologna, Porta San Mamolo">porta detta S. Mammolo</luogo>, vedrà nel <oggetto norm="chiostro">claustro</oggetto> diverse grandi istorie, che rappresentano i fatti di <oggetto norm="Quadro, San Benedetto">S. Benedetto</oggetto>, dipinte da <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> ad olio dal volto sino in terra, divise da bellissimi termini dimostrati al naturale di <lemma val="chiaroscuro">chiaro scuro</lemma>, con altri capricciosi adornamenti che vengono a framezzare <lemma val="invenzioni">invenzioni</lemma> così belle, copiose ed eccellenti per ogni parte, che servono del continuo alla studiosa gioventù per insegnarle la strada sicura della più bella operazione: ma per disgrazia de’ virtuosi, essendo dipinte ad olio, sono ormai dall’ingiurie de’ tempi così mal trattate, che in breve saranno privi i buoni studiosi d’un tanto seminario della buona <lemma val="pittura">pittura</lemma>. E dopo, andando fuori della <luogo norm="Bologna, Porta di Sant’Isaia">porta detta di Sant’Isaia</luogo>, ritroverà circa mezzo miglio similmente lontana dalla stessa città, la <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Girolamo della Certosa">Chiesa della Certosa</luogo>, <pagina numero="341">[p. 341]</pagina>nella quale vedrà una tavola assai grande, che dimostra <oggetto norm="Quadro, San Giovanni Battista predicante">S. Giovanni Battista predicante</oggetto>, con un paese bellissimo e per l’avanti dell’altare maggiore due istorie della Passione di Cristo, il tutto con figure al naturale di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, e dalla parte destra la celebratissima tavola della <oggetto norm="Quadro, Comunione di San Girolamo">Communione di S. Girolamo</oggetto>, ed i soggetti dipinti sono più tosto maggiori del vivo, e di suprema <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, alla di cui straordinaria formazione è fama che unitamente concorressero i tre eccellentissimi maestri coll’opera e ponderato consiglio, ed in tal guisa formassero una tavola di tanta e di tale eccellenza, la quale viene stimata tra le più singolari che <persona norm="Carracci, Agostino, pittore">Agostino</persona> ed anco gli altri abbiano dipinto, essendo in fatti una delle più esquisite operazioni, che ai nostri giorni si conservi per la vista dei virtuosi di questa professione. È pure anco fuori della <luogo norm="Bologna, Porta Maggiore">porta di Strada Maggiore</luogo> nella <luogo norm="Bologna, Chiesa dei Santi Giuseppe e Teresa dei Carmelitani scalzi">Chiesa degli Scalci</luogo>, una tavola della solita sufficienza di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>; e dentro la medesima città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo> in <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico">S. Domenico</luogo> la <oggetto norm="Quadro, Visione di San Giacinto">tavola del S. Giacinto</oggetto>, ch’è nella <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico, cappella di San Domenico">prima capella a mano destra</luogo> nell’entrare, e all’incontro forsi nella <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico, cappella del Rosario">terza capella alla sinistra</luogo> la <oggetto norm="Quadro, San Raimondo da Pennafort attraversa il mare sul suo mantello">tavola di S. Raimondo</oggetto>, e di dietro al <oggetto norm="pulpito">pulpito</oggetto> i <oggetto norm="Quadro, Martirio di Sant’Andrea">freschi della cappella del martirio di S. Andrea</oggetto>, dove si vede la figura della Carità, S. Francesco, S. Domenico ed altre cose della più grande, ed esquisita <lemma val="naturalezza">naturalezza</lemma>, e tutte di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>; ed in <luogo norm="Bologna, Basilica di San Francesco">S. Francesco</luogo> la <oggetto norm="Quadro, Assunzione della Vergine">tavola dell’Assunta della Beata Vergine al di fuori del coro, con i Santi Apostoli</oggetto>, d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> e dalla parte destra un’altra di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> coll’istoria della <oggetto norm="Quadro, Conversione di San Paolo">Conversione di S. Paolo</oggetto>, opera veramente rara al pari d’ogni al_tra; ed in <luogo norm="Bologna, Ex Chiesa di San Giorgio in Poggiale, oggi Biblioteca d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio">S. Giorgio de’ Padri Serviti</luogo> dalla parte sinistra una tavola d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, ch’è forsi nella seconda capella con la <oggetto norm="Quadro, Madonna in Trono col Bambino e santi">Beata Vergine, Cristo Bambino, e altri due santi dalle parti</oggetto>, e nell’ultima capella della stessa parte la <oggetto norm="Quadro, Annunciazione">Beata Vergine dall’Angelo annunziata con figure picciole degli stessi maestri</oggetto>, e di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> si vede nel mezo a queste una tavola di straordinaria <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, che dimostra con spirito e bella verità l’ <oggetto norm="Quadro, La Piscina Probatica">istoria della Piscina</oggetto>; e nella <luogo norm="Bologna, Santuario di Santa Maria della Vita">Chiesa delle Monache del Corpo di Cristo</luogo> si ritrovano pure dalle parti della <luogo norm="Bologna, Porta Maggiore">porta maggiore</luogo> dentro alla <luogo città="Bologna, Santuario di Santa Maria della Vita">stessa Chiesa</ luogo> due tavole di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, ed in quella delle <luogo norm="Bologna, Convento di Sant’Orsola">Monache di S. Orsola in Strada S. Vittale</luogo> la <oggetto norm="Quadro, Martirio di Sant’Orsola">tavola dell’altar maggiore col Martirio della santa</oggetto> <pagina numero="342">[p. 342]</pagina>, e un’altra dalla parte destra; e nelle <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo> <luogo norm="Bologna, Chiesa di Santa Cristina">Monache di S. Cristina</luogo> l’altare maggiore con figure maggiori del <lemma val="naturale">naturale</lemma>, nella <luogo norm="Bologna, Chiesa e Convento di suore Carmelitane dei Santi Giacomo e Filippo Apostoli dette comunemente le Convertite">Chiesa delle Monache Convertite</luogo> una tavola, nella parte destra dell’altare maggiore, e ancorché tutte siano straordinarie, l’ultima però pare più uniforme al gusto del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona>, e maggiormente bella; nella <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Gregorio dei Mendicanti">Chiesa de’ Mendicanti</luogo> vi è parimente la <oggetto norm="Quadro, San Matteo">tavola di S. Matteo</oggetto> chiamato da Cristo all’apostolato di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, con figure assai maggiori del vero, come in <luogo norm="Bologna, Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano">S. Bartolomeo</luogo> di <luogo norm="Bologna, Piazza di Porta Ravegnana">Piazza Ravegnana</luogo> una <oggetto norm="Quadro, San Carlo">picciola tavola con la figura di S. Carlo</oggetto>, in <luogo norm="Bologna, Basilica di San Martino">San Martino de’ Padri Carmelitani</luogo> dalla parte sinistra della capella maggiore la <oggetto norm="Quadro, San Girolamo">tavola di S. Girolamo</oggetto>, ed in <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Giacomo">S. Giacomo de’ Padri Agostiniani</luogo> pure alla sinistra parte la <oggetto norm="Quadro, San Rocco">tavola di S. Rocco</oggetto>, ed un altro somigliante <oggetto norm="Quadro, San Rocco">S. Rocco</oggetto> nella picciola chiesa dello stesso santo detto del Pratello, e in <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Paolo Maggiore">S. Paolo de’ Padri Teatini</luogo>la tavola della seconda capella nell’entrare a mano destra, e nella sagrestia del <luogo norm="Bologna, Cattedrale Metropolitana di San Pietro">Duomo</luogo> vi è il quadro nel volto come nella <luogo norm="Bologna, Chiesa dei Santi Gregorio e Siro">Chiesa di S. Gregorio</luogo>, e delle <luogo norm="Bologna, Chiesa e Convento di Monache Domenicane dette di San Giovanni Battista">Monache di S. Giovanni Battista</luogo>, nella prima la tavola della seconda capella dalla parte sinistra nell’entrare, e nell’altra l’altare maggiore, e tutte di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico Carracci</persona> di varia e rara <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>; si vede pure nella medesima <luogo norm="Bologna, Chiesa dei Santi Gregorio e Siro">chiesa di S. Gregorio</luogo> una <oggetto norm="Quadro, Battesimo di Cristo">tavola, che dimostra S. Giovanni Battista che battezza Cristo</oggetto>, opera copiosa e assai sufficiente, e un’altra tavola in <luogo norm="Bologna, Ex Chiesa di San Nicolò in San Felice ora chiusa definitivamente">S. Nicolò di Strada S. Felice</luogo> della prima operazione d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>. Nella picciola chiesa di <luogo norm="Bologna, Oratorio di San Bartolomeo di Reno">S. Bartolomeo di Reno</luogo> si vede parimente una tavola col tutto della capella dipinta per ogni parte dal pennello d’ <persona norm="Carracci, Agostino, pittore">Agostino</persona>, essendo anco dello stesso la tavola ch’è in <luogo norm="Bologna, Chiesa del Santissimo Salvatore">S. Salvatore con l’Assunta Beata Vergine e gli Apostoli</luogo>, e in San Bernando vicino a <luogo norm="Bologna, Strada Castiglione">Strada Castiglione</luogo> una tavola nella prima capella nell’entrare a mano sinistra, di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, come l’istoria sotto al portico all’incontro di S. Maria Maggiore sopra il muro, che rappresenta quando Pilato si lavò le mani alla presenza di Cristo; ed è anco fra le più esquisite del medesimo <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> l’altar maggiore di S. Antonio del Collegio di Montalto, che fa vedere il santo nella parte di sopra, e vari eremiti dalle parti di sotto, opera molto confacevole al proprio <lemma val="genio">genio</lemma>, e di singolar e bella naturalezza. Appresso a’ <pagina numero="343">[p. 343]</pagina> particolari della città, si ritrovano diverse e belle operazioni, come nella <luogo norm="Bologna, Palazzo Fava">Casa de’ Favi</luogo> <oggetto norm="affreschi">alcuni fregi coll’istorie a fresco dell’Eneide di Virgilio del medesimo <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, ed alcune di <persona norm="Albani, Francesco, pittore">Francesco Albani</persona>, e d’altri suoi scolari</oggetto>, ma sono di buon principio in riguardo di quelle che stanno dipinte nel gran fregio della <luogo norm="Bologna, Palazzo Magnani">Sala de’ Magnani</luogo> vicino a <luogo norm="Bologna, Basilica di San Giacomo Maggiore">San Giacomo Maggiore</luogo>, dove si vedono i fatti di Romolo e Remo, istorie espresse seguitamente dal primo <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, come d’ <persona norm="Carracci, Agostino, pittore">Agostino</persona>, a <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, adorne con framezati di termini rappresentati di <lemma val="chiaroscuro">chiaro scuro</lemma> insieme con diversità di festoni, mensule, cartelle e mascheroni, che egualmente in riguardo dell’istorie, come degli ornamenti, i quali vengono a legarle insieme della più rara <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, si rende opera straordinaria, e per ogni parte mirabile, e nelle stanze del piano vi è un Apollo <lemma val="affresco">a fresco</lemma> sopra un focolare, opera di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, e altre figure di rara compitezza, ma al pari d’ogni altra esquisita e bella; e nella <luogo norm="Bologna, Casa Sampieri, Museo">casa de’ Sampieri</luogo> nel mezzo di <luogo norm="Bologna, Strada Maggiore">Strada Maggiore</luogo>, oltre diversi quadri di questi maestri, e uno in particolare d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> con figure picciole, ma stupende, s’osservano parimenti sopra muri <lemma val="affresco">a fresco</lemma> in diverse stanze le forze d’Ercole, con ignudi maggiori del vero, di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> e d’ <persona norm="Agostino Carracci, pittore">Agostino</persona>, espressi ad ogni veduta con gran maestria, e in casa del marchese Tanari, verso il mezo di <luogo città="Bologna, Strada Galliera">Strada Galiera</luogo>, vi sono alcuni pezzi di quadri di <persona norm="Ludovico Carracci, pittore">Lodovico</persona>, e d’altri molto eccellenti; fra i quali D. Luca Buonfigliuolo conserva alcuni quadri degli stessi <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona>, come diversi rari <lemma val="disegni">dissegni</lemma>, massime de’ medesimi maestri e de’ suoi più degni seguaci, e col mezo di questo intelligente e pratico soggetto potrà il curioso della <lemma val="pittura">pittura</lemma>, scoprire altre non poche buone pitture, che vengono ad ornare una tal città per ogni parte qualificata e riguardevole, e che io per non fare un longo inventario di tutte tralascio: si considerano però fra le maggiori l’ <oggetto norm="Quadro, Resurrezione di Cristo">istoria della Resurrezione di Cristo</oggetto> in Casa del Marchese Angelelli vicino a <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico">San Domenico</luogo>, ed il quadro del <oggetto norm="Quadro, Il ritorno del figliol prodigo">Figliuolo Prodigo</oggetto>, che si ritrova in <luogo norm="Bologna, Casa Zambeccari">Casa de’ Zambeccari</luogo> da S. Barbaziano, amendue di rara eccellenza d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, e il primo fatto a bella posta per dimostrare nelle figure che dormano le più difficili occorrenze de’ scorzi, e nell’altro per imitare il particolare gusto del divino <pagina numero="344">[p. 344]</pagina> <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Antonio da Correggio</persona>, ed in vero nell’uno, come nell’altro, è riuscito di suprema <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, e per ogni parte <lemma val="meraviglioso">maraviglioso</lemma>; e in oltre alla quantità d’altri particolari quadri, che sono di questi rari maestri nella stessa città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo>, si possono anco vedere in <luogo città="Ferrara">Ferrara</luogo> la tavola maggiore in <luogo norm="Ferrara, Chiesa di San Francesca Romana">S. Francesca Romana</luogo>, e un’istoria nella confraternita contigua a <luogo norm="Bologna, Basilica di San Francesco">S. Francesco</luogo>, e nella <luogo norm="Cento, Convento Cappuccini, Santuario Madonna della Rocca">Chiesa de’ Padri Capuccini di Cento</luogo> una tavola, come l’altre di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, che è la prima in entrare a mano destra, e veramente si ritrova della più bella e compita maniera ch’abbia mai fatto; e in <luogo norm="Imola, Chiesa dei Santi Nicolò e Domenico">S. Domenico d’Imola</luogo> si vede pure nell’ultimo del coro una tavola assai grande coll’ <oggetto norm="Quadro, Martirio di Sant’ Orsola">istoria di S. Orsola</oggetto> dello stesso <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, come la tavola d’altare maggiore nella <luogo norm="Sassuolo, Parrocchia di Sant’Antonio">Chiesa de’ Cappuccini</luogo> di <luogo città="Sassuolo">Sassuoli</luogo>, e nella famosa di <luogo città="Loreto">Loreto</luogo> una tavola stupenda d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> in entrare alla parte destra. In altre Galerie di <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo>, e di <luogo città="Venezia">Venezia</luogo>, ed in particolare nelle mentoate di <luogo città="Verona">Verona</luogo> non mancano gli operati di questi eccellentissimi maestri, ma però in paragone delle citate di minor momento. <oggetto norm="collezione Estense">Nella Galeria similmente del <persona norm="d’Este, Francesco I, duca di Modena">Serenissimo Gran Duca</persona> compare fra gli altri di prima <lemma val="bellezza">bellezza</lemma> <oggetto norm="quadro, Venere e Cupido">un quadro, che dimostra donna ignuda al vivo, che quando non superi nella più eccellente bellezza l’opere dei primi capi e maggiori sopracitati maestri, si dimostra almeno, eccettuati i medesimi primi, superiore ad ogni altro</oggetto></oggetto>, e l’opere ch’hanno nella città di <luogo città="Roma">Roma</luogo> comprato ad <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> l’immortalità del nome, con la destruzione del composto, sono diversi dipinti, che si vedono nel famoso <luogo norm="Roma, Palazzo Farnese">Palazzo Farnese</luogo>, come alcuni sopra muri, altri con copie del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona>, e alcuni altri quadri della solita compitezza d’un tal maestro; ma l’opera che contiene in se stessa un compendio del bello e buono della <lemma val="pittura">pittura</lemma>, è poi sempre quella della famosa Galeria, la quale in riguardo della nuova invenzione egregiamente disposta, con capricci insoliti e stupendi, e del concerto di più ben fondata e compita <lemma val="naturalezza">naturalezza</lemma>, pare che solo il buon virtuoso possa in tal luogo ritrovare quel meglio espresso con somma facilità, vaga e più vera maniera, per esser quivi il tutto in varie guise dipinto, con la maggior eccellenza dell’arte, e questa in fatti è l’opera singolare degli odierni, come le stanze citate di <persona norm="Sanzio, Raffaello, pittore architetto">Rafaello</persona> fra li <pagina numero="345">[p. 345]</pagina> moderni, e queste a proporzione sono nella pittura le maggiori eccellenze della città di <luogo città="Roma">Roma</luogo> e dell’Universo tutto, ed opera tale insieme con la altre di questi studiosissimi maestri espresse con la più vaga, vera e soda <lemma val="maniera">maniera</lemma> hanno in <luogo città="Roma">Roma</luogo>, e in ogni altra parte riaperta la strada che dopo i primi Capi e più eccellenti s’era col tempo quasi di fatto perduta; e oltre alle sin qui citate, si possono anco vedere di questi degnissimi riformatori nella stessa città di <luogo città="Roma">Roma</luogo> la <luogo norm="Roma, Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, cappella di San Diego">capella di S. Diego</luogo> in <luogo norm="Roma, Ex Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli ora Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore">S. Giacomo dei Spagnuoli</luogo>, dipinta da <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> a fresco coll’istorie del Santo, massime quelle della parte di sotto, per esser di sopra dipinta per mano d’ <persona norm="Tacconi, Innocenzo, pittore">Innocenzo Tacconi</persona>, del <persona norm="Zampieri, Domenico, pittore">Zampieri</persona> e dell’ <persona norm="Albani, Francesco, pittore">Albani</persona> suoi scolari, col <lemma val="disegno">dissegno</lemma> del maestro, e in <luogo norm="Roma, Papale Arcibasilica Maggiore Arcipretale Liberiana di Santa Maria Maggiore">Santa Maria Maggiore</luogo> una tavola con l’ <oggetto norm="Quadro, Assunzione della Vergine">Assunta al Cielo della Beata Vergine insieme con gli apostoli</oggetto>, e l’istoria della volta dei sudetti suoi scolari, e in S. Gregorio de’ Padri di Camaldoli vi è la capella alla destra della maggiore dedicata al santo, colla tavola dello stesso <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, sicome la tavola a mano destra in S. Francesco di Ripa grande de’ Padri Zoccolanti, della <oggetto norm="Quadro, Pietà">Pietà con la Beata Vergine, S. Gioanni, S. Maria Maddalena, S. Francesco</oggetto>, e vari putti della solita bellissima e compita <lemma val="naturalezza">naturalezza</lemma>, e in <luogo norm="Roma, Chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo">S. Onofrio</luogo> nell’entrare alla destra nella capella verso il mezo della chiesa si vede una tavola con figure assai meno del vero, che dimostrano quando fu portata sopra il mare dagli Angeli la Santissima Casa di <luogo città="Loreto">Loreto</luogo>; e in S. Bartolomeo in Lola vi è nell’entrare alla destra verso il mezo la capella di S. Carlo col santo nella tavola inginocchiato, e dalle parti l’istoria del santo <lemma val="affresco">a fresco</lemma>, prima da me stimata dello stesso <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, ma dopo sono accertato non essere che d’<persona norm="Carracci, Antonio, figlio di Agostino pittore">Antonio</persona> suo nipote e <oggetto norm="collezione Ludovisi">di questo si vedono nella <luogo norm="Roma, Palazzo Ludovisi">Galeria de’ Lodovisi</luogo> alcune istorie di S. Dionigio in picciolo, ma l’une e l’altre sono di rara sufficienza</oggetto>, e di tal sorte, e forsi meglio, era una rappresentazione del Diluvio, che levò di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo> l’Abbate Gavoto al tempo della Legazione dell’Eminentissimo Sachetti, che dimostrava una bella e copiosa invenzione dipinta con ogni compitezza. <oggetto norm="collezione Ludovisi">Nella medesima <luogo norm="Roma, Palazzo Ludovisi">Galeria de’ Lodovisi</luogo>, oltre l’opere citate d’<persona norm="Carracci, Antonio, pittore">Antonio</persona>, vi sono d’<persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> e degl’altri <persona norm="Carracci, famiglia, pittori">Carracci</persona> diversi pezzi con figure al naturale, come in picciolo <pagina numero="346">[p. 346]</pagina> della prima e più rara <lemma val="bellezza">bellezza</lemma></oggetto>; e similmente appresso i <oggetto norm="collezione Borghese">Borghesi</oggetto>, <oggetto norm="collezione Aldobrandini">Aldobrandini</oggetto> e nell’altre sopracitate straordinarie <oggetto norm="collezioni">radunanze</oggetto> si vedono, massime d’<persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, diverse ed eccellentissime operazioni, <oggetto norm="collezione Pamphilj">in particolare nel <luogo norm="Roma, Villa Pamphilj"> Palazzo della Vigna Pamfiglia</luogo> si viene ad osservare fra gl’altri in un <oggetto norm="Quadro, Danea">quadro assai grande una Danea ignuda</oggetto>, figura al <lemma val="naturale">naturale</lemma>, con Amore parimente <lemma val="ignudo">ignudo</lemma>, il quale sta raccogliendo l’oro per mettere nel carcasso, dopo aver gettato via gli strali, additando lo stesso oro per lo più penetrante, potente ed efficace in amore d’ogni altra cosa, ed opera tale per ogni parte d’osservazione espressa con estrema <lemma val="bellezza">bellezza</lemma> si palesa fra le più degne continuamente mirabile</oggetto>. Si ritrova pure appresso <persona norm="Oddi, Angelo, conte">Monsignor degli Oddi</persona> <oggetto norm="quadro, Samaritana al pozzo">un quadro, che dimostra quando Cristo sta vicino al pozzo convertendo la samaritana, opera della più vera e compita verità, che lo stesso <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> abbia dipinto, essendo stato fatto per saggio d’opere grandi, che si dovevano fare nella <luogo norm="Perugia, Abbazia di San Pietro">Chiesa di S. Pietro di Perugia de’ Padri Benedettini</luogo>, ed egli per contrasegno del suo valore dipinse in concorrenza questa stupenda operazione, che forsi al solito di simili congiunture prevalendo qualche parzialità fu accettato il peggio</oggetto>. Ma questi spiritosissimi maestri riuscirono per l’ordinario nell’occasioni dell’operare altrettanto disgraziati, quanto eccellentissimi ed immortali.</p>
<p style="text-align: justify"><capitolo titolo="Dell’opere principali di tre primi e maggiori soggetti della odierna scuola de’ <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona>, che furono <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido Reni</persona>, <persona norm="Zampieri, Domenico, pittore">Domenico Zampieri</persona>, <persona norm="Lanfranco, Giovanni, pittore">Gioanni Lanfranchi</persona>, et altri dal medesimo <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido</persona> derivanti">Dell’opere principali di tre primi e maggiori soggetti della odierna scuola de’ <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona>, che furono <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido Reni</persona>, <persona norm="Zampieri, Domenico, pittore">Domenico Zampieri</persona>, <persona norm="Lanfranco, Giovanni, pittore">Gioanni Lanfranchi</persona>, et altri dal medesimo <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido</persona> derivanti</capitolo></p><br>
<p style="text-align: center"><capitolo titolo="CAP. XXIX">CAP. XXIX</capitolo></p><br>
<p style="text-align: justify"><pagina numero="347">[p. 347]</pagina> Dalla fiorita scuola degli eccellentissimi <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona> pare fra i molti, che germogliarono quasi ad un tempo nella <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo>, ed in particolare nella medesima città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo>, e parti circonvicine, riuscirono a’ nostri giorni più immediati nella virtù, e maggiormente famosi <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido Reni</persona>, <persona norm="Zampieri, Domenico, pittore">Domenico Zampieri</persona> e <persona norm="Lanfranco, Giovanni, pittore">Giovanni Lanfranco</persona>, che dipinsero laudabilmente in ogni sorte d’operazione, ed hanno lasciato per l’universo fortunate memorie, come effetti desiati della loro singolar virtù.</p>
E fra gli altri esso <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido</persona> dopo la mancanza degli stessi <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona> è restato vera guida e primo capo a’ nostri giorni nella <lemma val="pittura">pittura</lemma>, e sopra d’ogni altro famoso ed eccellente. E per dar a conoscere la strada, che venne a condurre un tanto soggetto a’ gradi di fortunata e sublime virtù, mi sarà lecito di rappresentare in questo punto quello che lo stesso maestro si compiacque meco conferire in occorrenza di grato discorso, allora ch’eccitato dal natural talento per dar a conoscere i propri sentimenti, col fondamento di teorica e pratica intorno al debito indrizzo de’ principianti nella <lemma val="pittura">pittura</lemma>, ebbe a dirmi in tal proposito «che questi tali hanno bisogno d’esser instrutti con pazienza, amore e carità, e che malamente l’intendono coloro che procurano in occasione di tal sorte i più eccellenti maestri della professione, come quelli che sono allettati dalla speranza di potere con poco dispendio sortire in breve, e di facile con la virtù straordinaria l’utile e riputazione». E perciò, com’egli dicea, «restano di longa mano ingannati, perché i soggetti c’hanno impiego di gran conseguenza, non possono applicare alle più <pagina numero="348">[p. 348]</pagina> basse istruzioni, ma bensì indovinarla coloro che vengono ad accommodare simili principianti con persone anco di ordinaria sufficienza, i quali per essere a questo effetto stipendiati, del continuo s’impiegano in tal insegnamenti, e sono solleciti ad abituarli nella buona operazione, dove resi poscia questi studiosi professori pratici ed intelligenti nelle proporzioni, vengono facilmente ad apprendere da’ più eccellenti maestri la miglior <lemma val="maniera">maniera</lemma>»; onde, com’egli testificava, nato di musico, gustoso della <lemma val="pittura">pittura</lemma>, dopo essere stato indirizzato, e mantenuto per qualche tempo infruttuosamente nell’esercizio paterno, dall’armonie delle voci passò al concerto de’ colori, e per ottenere la desiderata riuscita fu indirizzato sotto la disciplina di <persona norm="Denijs, Calvaert, in Italia detto Dionisio Fiammingo, pittore">Dionisio Fiamengo</persona>, pittore a quei giorni pratico e diligente, ma di sufficienza poco più che ordinaria, come si può vedere nelle tavole di <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico">S. Domenico</luogo>, <luogo norm="Bologna, Basilica di Santa Maria dei Servi">de’ Servi di Strada Maggiore</luogo>, di <luogo norm="Bologna, Chiesa dei Santi Gregorio e Siro">S. Gregorio</luogo> e quasi per ogni chiesa della città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo>, il quale maestro per esser riconosciuto in quei tempi col mezo di uno scudo d’argento da ciascheduno di loro, ne derivava in conformità di quello ch’egli raccontò in tal caso che fosse oltramodo sollecito co’ propri scolari, e in una tal guisa proseguisse lo studio fino alla morte d’esso <persona norm="Denijs, Calvaert, in Italia detto Dionisio Fiammingo, pittore">Dionisio</persona>, che fu circa otto anni continui, e con tanta assiduità che testificava in riguardo della sollecitudine, egualmente del padre come del maestro, che benespesso non permettevano la necessaria dimora per supplire alle necessità della <lemma val="natura">natura</lemma>; dove di già stabilito nell’abito del continuo studio, e innamorato da dovero della virtù, fatto pratico nel <lemma val="disegno">dissegno</lemma>, venne indirizzato per tempo nella gran scuola de’ <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino Carracci, Ludovico, artisti">Caracci</persona>, alle cui bellezze del tutto intento per alcuni anni procurò col <lemma val="disegno">dissegno</lemma> e colori d’imitare, e fu facile in riguardo delle longhe anticipate fatiche approfittarsi e rendersi degno seguace di tanti maestri, senza de’ quali riusciva come repugnante dal solo Fiamengo l’estraere la bellissima perfezione dell’operare, che mirabilmente ottenne da’ studiosissimi <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Caracci</persona>, e reso poi in progresso di tempo avido delle maggiori bellezze, già divertiti i propri maestri in diverse parti, si diportò ad osservare l’estreme del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona>, ed incitato dal desiderio d’avanzarli col maggior studio procurò <pagina numero="349">[p. 349]</pagina> di portarsi a <luogo città="Roma">Roma</luogo>, e quivi oltre aver dissegnato più volte le più rare operazioni, dissegnò replicatamente il tutto dell’antichità spettante alla professione, prima con la <lemma val="pietra ematite">pietra amatite</lemma>, e poi colla <lemma val="penna">penna</lemma>, le quali fatiche, come m’affermò soggetto molto versato ed intelligente della <lemma val="pittura">pittura</lemma>, sono così copiose e belle, che rendono <lemma val="meraviglia">maraviglia</lemma> non solamente per la <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, come in riguardo della copia, e finalmente dalla grazia e delicatezza del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona> in <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo>, e dall’osservazione dell’opere, e <lemma val="disegni">dissegni</lemma> adequatissimi di <persona norm="Sanzio, Raffaello, pittore Il Microcosmo della pittura
Chiesa dei Padri Cappuccini Roma, Chiesa di Santa Maria della Concezione dei Cappuccini o di Santa Maria Immacolata a Via Veneto Il Microcosmo della pittura
de’ Farnesi. E se bene nella Giulio Romano, e forsi anco da altro scolare sopra i puntuali dissegni di tanto maestro, appaiono nondimeno alcune femmine dipinte ignude con esquisito studio e rara naturalezza, le quali formate, come si viene a raccogliere dalla coniettura particolare di straordinario naturale, palesano un’ eccedente ed insolita bellezza propria della singolare eccellenza di Rafaello, essendo motivi di tal sorte l’occasioni più efficaci, che per lo più hanno eccitato i migliori professori ad operare nella pittura le vere maraviglie Roma, villa Farnesina>Loggie dette de’ Ghisi</luogo>, al presente <persona norm= Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Giulio Romano, e forsi anco da altro scolare sopra i puntuali dissegni di tanto maestro, appaiono nondimeno alcune femmine dipinte ignude con esquisito studio e rara naturalezza, le quali formate, come si viene a raccogliere dalla coniettura particolare di straordinario naturale, palesano un’ eccedente ed insolita bellezza propria della singolare eccellenza di Rafaello, essendo motivi di tal sorte l’occasioni più efficaci, che per lo più hanno eccitato i migliori professori ad operare nella pittura le vere maraviglie Roma, Loggia di Psiche>Loggia Maggiore</luogo> non venghino stimate per lo più l’opere che colorite da <persona norm= Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
l’Eminentissimo Antonio Barberini si vede un quadro di meze figure al naturale, che dimostrano giocare mirabilmente alle carte, invenzione molto al di lui genio confacevole, e per conseguenza in tal particolare di rara bellezza None Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Venezia, come nella piazza di S. Giovanni, e Paolo, e nell’esterno del Palazzo detto il Fondaco de’ Tedeschi a piedi dello stupendo Ponte di Rialto, i quali dipinti, se bene non si possano che imperfettamente godere, danno però a conoscere anco al presente sufficienza con maniera insolita e sempre mirabile, essendo al di certo la più vera e perfetta, che fino a quei giorni fosse stata dipinta, e anco a’ nostri tempi si stima tra l’opere più degne della pittura. Si ritrova similmente, ancorché appaia di mala conservazione, nella Chiesa della Madonna di Campagna della Città di Piacenza alcuni dipinti ne’ peducci della cuppola, come nelle parti all’intorno, e per quello si può conoscere dimostrano una rara sufficienza con maniera mai sempre stupenda. Ne’ luoghi particolari si ritrovano diversi quadri, massime nella Galeria di Modana alcune teste, ma al solito dell’altre citate di poca buona conservazione, essendo assai meglio mantenuto un ritratto di meza figura, ch’è appresso il Serenissimo di Parma, e in Verona nello studio de’ Muselli vi è un quadro di meza figura anco maggiore del vero di rara bellezza, e un quadro simile per ogni parte di detto maestro ho veduto pure nella casa del N. Pisani, i quali sono amendue oltra il gran rilievo, spirito e più compita naturalezza così ben mantenuti, come fossero dipinti a’ presenti giorni. Sono nelle Galerie di Roma vari pezzi, ed in particolare in quella de’Lodovisi, che mostrano diversi capricci, come di cantare alcuni, e altri di sonare, con ritratti stravaganti, soggetti per quello si può comprendere molto confacevoli al particolar genio dell’autore, dimostrando con lo spirito tanto di sapere, e bella verità, [p. 213] che pare non si possano che in estremo lodare. Come anco nel Palazzo de’ Borghesi, dove si vede fra gli altri un quadro istoriato None Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Roma nel palazzo de’ Borghesi alcuni quadri istoriatidi grandezza per ogni parte riguardevole, ed uno in particolare, che dimostra insieme con esso maestro tutti di sua famiglia, opera espressa con gran gusto e veramente singolare; e nella Galeria de’ Lodovisi diversi quadri, come nell’altre, che dimostrano in ogni tempo il talento raro di questo dignissimo professore. Et a Corte Maggiore, terra del Piacentino, è nel Duomo una tavoletta d’esso da Pordenone, come nella chiesa sopra la porta nella parte di dentro, opera assai copiosa ed eccellente, e fra l’altre si vede nella stessa chiesa in una cuppoletta Dio Padre sostenuto da putti, ed è in fatti uno de’ più rari suoi dipinti, e la tavola, che si riconosce de’ Carracci, appare anch’ella molto compita [p. 239] e riguardevole, potendosi similmente stimare una delle più grandi ed eccellenti operazioni di questo degno maestro, quella che si ritrova al di dentro nella facciata del Duomo di Cremona, che dimostra Cristo fra ladroni crocefisso coll’intervento di molte persone, e ’l tutto ridotto a segno di gran sufficienza. Nella Galeria del Serenissimo di Modana None Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Stato Veneto, come nell’altre scuole, dicono che finalmente nel considerare questi singolari eccessi del fertilissimo Paolo esclamasse col dire, che non sapeva desiderare di vantaggio, e potendosi eleggere un nuovo stato fra pittori moderni avria volentieri scelto il ritornare d’essere Paolo Veronese; imperoché gli altri, come egli soggiunse, dimostrano le loro operazioni, che paiono diversamente elaborate, e compiute coll’arte: e solo fra tutte l’altre si dimostravano quelle del medesimo Paolo come prodotte dalla Madre natura per conservare colla bellacopia delle opere questa dignissima professione; e però dovrà con debita ragione concorrere prima d’ogni altro in guisa di virtù generativa a fine di mantenere anco sopra la formazione ed eternare insieme il grande Microcosmo della Pittura. Veneto Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
, come nell’altre scuole, dicono che finalmente nel considerare questi singolari eccessi del fertilissimo Paolo esclamasse col dire, che non sapeva desiderare di vantaggio, e potendosi eleggere un nuovo stato fra pittori moderni avria volentieri scelto il ritornare d’essere Paolo Veronese; imperoché gli altri, come egli soggiunse, dimostrano le loro operazioni, che paiono diversamente elaborate, e compiute coll’arte: e solo fra tutte l’altre si dimostravano quelle del medesimo Paolo come prodotte dalla Madre natura per conservare colla bellacopia delle opere questa dignissima professione; e però dovrà con debita ragione concorrere prima d’ogni altro in guisa di virtù generativa a fine di mantenere anco sopra la formazione ed eternare insieme il grande Microcosmo della Pittura. None Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Venezia, già reso più prattico e compito maestro, e di tal sorte sono pure in Roma nella Madonna della Scala in Trastevere vicino all’altare maggiore nella parte destra Santa Teresa dipinta in orazione quando Cristo le apparve, con una gloria d’angeli, e nella chiesa di S. Silvestro a Montecavallo de’ Padri Teatini la tavola che rappresenta la venuta dello Spirito Santo sopra gli Apostoli, che sarà forse la seconda nell’entrare a mano destra con figure al naturale, opera molto prattica, dotta e manierosa. Sono pure tre quadri assai grandi nella citata Galeria de’ Borghesi, e altri nelle radunanze più riguardevoli dell’Italia, e nella Romagna si vede una tavola nella sopracitata None Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Modana vien riconosciuta detta la Modanina del Correggio. Ma chi non considera coll’inarcato del ciglio una così egregia figura? Forsi quelli, che non l’hanno veduta per non aver concepito una divinità di tal sorte, perché fra l’altre qualità che la rendono in estremo concertata, si scorge in essa di primo tratto una grazia suprema, colla quale rivolta al trono celeste colla faccia e totale accompagnamento del corpo insieme, dimostra viso ridente, ma riso così ben composto, grazioso e modesto che superando non poco ogni più viva e spiritosa grazia [p. 291] rassembra un vivo ritratto della più delicata e fina bellezza, che rapisce gli animi de’ riguardanti, e gl’induce, innamorati e stupefatti, a languire ogni volta che s’affissano debitamente a considerarla, e questo divinizato oggetto è in fatti il vero parto della maraviglia, che si potrà credere nato dal particolar gusto dell’artefice per effetto degli spiriti depuratissimi mediante la più intensa applicazione, e che al presente si ritrovi per l’unico miracolo dell’arte non essendo al certo l’eguale fra l’universalità de’ più eccellenti dipinti, massime nel particolare di grazia, unione e delicatezza, che venga in un somigliante modo ad esprimere co’ colori la perfezione della maggior e più fina bellezza.
Dopo la vista della prima, che lo spettatore avrà tantosto nell’entrare osservato nella destra parte in questa mirabilissima radunanza, scoprirà in faccia dalla parte sinistra il secondo grande operato dello stesso Antonio da Correggio, tavola maggiore dell’altra con figure di grandezza naturale degna di continua lode, ed ammirazione. E se la prima si palesa nella più bella idea impareggiabile, riconoscerà però nella seconda il gustoso della virtù in conformità dell’occorrenza espressione di più vera e natural maniera, espressa col genio particolare della maggior grandezza, che fa conoscere in chiaro come il gusto di bonissima intelligenza, talvolta aderendo al bello della natural verità verità, sappia divisare con prudente elezione, ed anco formare dalla stessa scelta una più rara bellezza, che altrove non viene a dimostrarsi alla virtuosa curiosità. Il soggetto anch’esso, come componimento di divozione, espresso dal particolar motivo de’ confratelli riesce parimente del pari colla prima partecipante delle medesime difficoltà, ancorché in esso, per le cause sopracitate, non siano che di poco rilievo. Si ritrova però una tal invenzione mirabilmente disposta, apparendo per oggetto più degno nella parte suprema la Beata Vergine col Santo Bambino sopra le ginocchia rappresentata col debito decoro, sedente maestosamente in ordine alla vista di ben regolata prospettiva,che viene, come di tuttanaturalezza, a proporzionarsi all’occhio, la quale in riguardo della naturalissima attitudine colorita con la solita delicata verità, si palesa un raro modello [p. 292] per l’imitazione de’ buoni professori. Alla destra si dimostra per figura principale il gran Battista al consueto in buona parte denudato, e questo con gli altri soggetti d’apparenza del tutto naturale, che dimostra fra gli altri nel particolar sembiante la vera bellezza di giovanil composto, che tra disagi de’ deserti abbia saputo mendicare il disprezzo delle mondane commodità. Si sforzino pure a tutto potere l’antiche istorie201 per dimostrare la particolare espressione, che già fu riconosciuta in un giovane, che faticoso e sudato mostrava correre in arringo ne’ tempi andati, che al presente il vero precursore, come al vivo si vede, il quale stando collocato nel basso del suolo con leggiadrissima posatura in atto serpillante, con primo moto tutto spirito, ridente e grazioso, rivolto al Salvatore Bambino, e riguardando ad un tempo gli spettatori, con faccia giocondissima, e riso di Paradiso mostra additare con modo modestissimo la vera meta del Santo Messia. E nella parte sinistra, stando pure nello stesso piano, con atto sodamente fermo e di rara bellezza, si manifesta in positura sfiancheggiante la figura di S. Giorgio, con arnesi bizarri, e vestiti belli e capricciosi, in parte del corpo ricoperto, disposto in forma di graziosa, ma tremenda gravità, non dimostrata già in guisa di quel soldato, il quale, come parimente n’attestano d’istorie dell’antichità202, espresse a quei giorni il mentoato Demone fra le molte sue famose e degne operazioni; perché, se quello nel levarsi con gran fatica il grave dell’armatura mostrava mediante un tale sforzo il denso anelito a riguardanti, questo, per ogni parte campione più degno e forte, dimostra con soda naturalezza sfiancheggiare con modo così disinvolto, e sprezzatura cotanto propria e graziosa, che se bene appaia di grave ornato vestito, si scopre però mai sempre valoroso e snello, come guerriero invincibile del sommo Iddio, e mediante una rara osservazione di studio naturalissimo, dichiara il proprio essere della sua straordinaria fortezza; la qual figura, come formata di rara bellezza palesa continuamente una così eccellente verità, che, riconosciuta per tale da migliori maestri, non mancarono bene spesso dimostrarsene degni e laudabili imitatori. Dalla parte destra sta pure, successiva nello stesso [p. 293] suolo, la figura di S. Geminiano, espresso con abito episcopale, il quale con soda e divota grazia rivolto alla Beata Vergine appare ripieno d’allegrezza inesplicabile, accennando il rappresentato della città di Modana sostenuto da putto vicino, che manifesta una stupenda bellezza, e se bene egli si dimostra spiritoso al maggior segno, fa però conoscere agli astanti d’intercedere per la città protetta con atto molto proprio ed alla di lui gravità corrispondente. E proporzionatamente degradato si vede alla sinistra S. Pietro Martire con abito della propria religione, il quale, figurato in profilo, mostra esprimere con gesti efficacissimi, graziosi in estremo e convenevoli alla propria azione un affetto indicibile di spirito più sviscerato e divoto. Dove il tutto dell’opera conspirando insieme rappresenta un bellissimo concerto, anco nelle stesse persone per altro discordanti con la debita espressione degli affetti, e più rara contraposizione delle figure, e d’ogni altra particolar parte. Con tutto ciò non restando facilmente pago lo straordinario spirito di così eccellente maestro, come astretto ad invenzioni di tal sorte, si può credere per isfogo del talento e sua propria inclinazione, venisse a formare, oltre il mentoato maraviglioso putto, che serve a S. Geminiano per sostenere la città di Modana, parimente nello stesso piano de’ Santi uno scherzo capriccioso di vari fanciulli non mai appieno lodato; presa l’occasione molto al proposito, che fu il dar a vedere nel voto del mezo lo stocco e l’elmetto di S. Giorgio, dove operando col suo connatural talento dimostrò insolito e pellegrino concetto, il quale essendo formato da raro gusto di più vera naturalezza, fa conoscere che somiglianti occasioni hanno dato, ed anco palesano del continuo, una certa testimonianza delle più esquisite operazioni; e di ciò fino a tempi antichi n’abbiamo chiare le prove203, mentre raccontano che i migliori dipinti, che furono a quei tempi osservati in opera pregiatissima, erano fra gli altri bellissimi oggetti due putti, ne’ quali vogliono che gli stessi riguardanti venissero a riconoscere la di lor sicurezza, e propria simplicità all’azione ed età conveniente. Or chi non vede al presente in questo concerto di raro ritrovato il tutto delle più proprie e singolari qualità, che possono desiderarsi ne’ composti [p. 294] di tal sorte, questi sono per appunto quelli che dimostrano con ischerzi puerili, e con atti di vivace e propria simplicitàvivace e propria simplicità di procurare con ogni industrioso potere di porre in due nel capo al terzo l’elmo del Santo, ma egli non vago del giuoco mostra d’affaticarsi con ogni possibile sforzo per liberarsi dal dispiacevole scherzo. Sta in piedi il quarto putto nella parte d’avanti, che si manifesta alquanto maggiore come più vicino all’occhio, il quale con atto grazioso e sfiancheggiantetiene nelle mani lo stocco del mentoato S. Giorgio, ed osserva sorridendo il giuoco degli altri, ed è in fatti di tutta naturalezza. Il quinto appare alquanto rimoto, intento alla propria incumbenza di sostenere vicino a S. Geminiano l’epilogo della città di Modana, e veramente spira spirito, ma animatodal giubilo celeste; e tutti sono talmente espressi alla più rara verità uniformi, con formazione come di carne palpitante e viva, che del continuo stanno per sicura attestazione d’un compendio della più esquisita bellezza, e stimo che si possa anco dire con ogni ragione che tali figure contengano in eccellenza l’antiche e moderne perfezioni, non potendo essere riguardato da professori ed intelligenti della pittura, senza l’indurre moltiplicati gli effetti dello stupore, e quelli che gli hanno osservati non cessano di predicarli per i veri prodigi della pittura, e fra i molti e straordinari maestri che, allettati dalla vista di queste esquisite operazioni, hanno procurato come insaziabili di goderle con atti replicati, fu ultimamente il famoso Guido Reni, il quale per ricreazione del proprio talento più volte si portò a Modana, non dimostrandosi mai sazio il di lui gusto di commendare così rara bellezza, e coll’occasione di scoprire nella città di Bologna, massime nella propria stanza, l’opere sue a particolari cavalieri della città di Modana, che allo spesso pria di partirsi procuravano di vedere co’ belli dipinti anco il maestro celebratissimo, dove riconosciuti per modanesi dallo stesso Guido Reni era solito addimandare con spiritosa arguzia, «se quei putti d’ Antonio da Correggio erano divenuti grandi, e se più si ritrovavano in quella tavola di S. Pietro Martire, dove gli avea lasciati, perché dimostrandosi vivi, e di carne animata non potea credere, che fossero per stare in una tal forma, e di ciò accrescendosi sempre in sé [p. 295] stesso maggiore la difficoltà, desiderava per meglio chiarirsi del fatto, rivederli di nuovo»; e con questo singolar concerto mostra il prodigioso maestro dar compimento alla stupenda tavola None Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
Rafaello in Roma potè col proprio gusto da questi, mediante la pratica e sufficienza dello studio, cavare un estratto, ed insieme formare a proporzione del proprio talento una particolare operazione, che per la buona simetria, studio del tutto, e parte con grazia singolare, e delicatezza straordinaria si ritrova veramente molto laudabile e qualificata, e l’opere che derivarono da così studioso maestro sono le più note, tre figure di femmine maggiori del vivo sopra la facciata del publico Palazzo della Piazza di Bologna e un quadro in S. Bernardo sopra il muro alla sinistra dell’altare maggiore, le quali sopra l’altre, ch’avea prima dipinto, dimostrano maestria, grazia e straordinario talento; e al didentro del medesimo Palazzo publico si può vedere il bellissimo stendardo, che fece dipingere la città allo stesso Guido Reni, per voto che fece alla Madonna del Rosario nel tempo della Peste del 1630 ove è dipinta la Beata Vergine co’ santi protettori della seconda maniera d’esso maestro, ma nella grazia, facilità e vaghezza veramente impareggiabile; e per distinguere poscia l’opere dette della prima e seconda maniera del medesimo Guido Reni, e d’altri buoni pittori dipinte in tempi diversi, potrà il curioso della professione ridursi a memoria il già detto nel capitolo XVII del primo libro; e sopra le porte degli appartamenti del Confaloniere l’Arme de’ Pontefici cittadini di Bologna; e in S. Domenico, oltre il fresco, che si vede in faccia sopra il tumulo nella capella del santo, che dimostra esso santo, che ascende in Cielo, con Cristo, la Beata Vergine e gloria d’Angeli, vi è al didietro del pulpito la tavola degl’Innocenti così squisitamente dipinta, che fra l’altre questa eccellentissima operazione fa chiaramente vedere quanto egli sia stato eminente e [p. 350] singulare nella sufficienza dello studio, più bella grazia e delicata maniera; nella chiesa Parrochiale di S. Tommaso sotto al portico de’ Servi di Strada Maggiore una tavola con Cristo nella parte di sopra, e nel piano inferiore S. Andrea e S. Francesco, e in quella de’ Servi in una capella alla destra dell’altare maggiore alcuni putti nel volto, e in S. Salvatore nell’ultimo del coro il quadro del Salvatore, e nella Chiesa de’ Mendicanti la tavola dell’altare maggiore, opera di straordinaria grandezza, che dimostra sopra la solita virtù del maestro invenzione disposta con grandissima prudenza, facendo vedere nella parte di sopra come in opera separata i più degni rappresentanti, cioè Cristo morto in luogo molto conveniente collocato alla parte davanti, e sopra al di dietro piangente la Beata Vergine con angeli dalle parti, e nella medesima tavola, ma dal medesimo artefice finta bipartita, si vede al disotto i santi protettori con diversi putti, opera della prima e maggior bellezza, e alla destra d’essa maggiore nel mezo vi è la tavola di S. Iob con invenzione copiosa, ed ignudi di gran studio e bellezza, benché sia della seconda maniera; e fuori della porta detta di S. Mammolo per andare a S. Michiel in Bosco si ritrova nella Chiesa de’ Padri Capuccini l’altare maggiore con Cristo spirante in Croce, e alla destra la Beata Vergine, S. Gioanni alla sinistra, con S. Maria Maddalena che abbraccia la Croce, opera della prima più vera maniera e della maggiore eccellenza ch’abbia fatto; e simile, ed anco maggiore, ascendendosi fino al mentoato Claustro di S. Michiel in Bosco, s’osserva fra l’altre del maestro Ludovico, e degli scolari diversi, una grande istoria del medesimo Guido, che in un tanto concorso ha dimostrato al pari d’ogni altro la sufficienza e il valore. Quivi in particolare si vede quanto vaglia lo studio straordinario di questo buon maestro, perché dall’ignudo della figura maggiore alla vista che guida un somaro, e da termini di chiaro oscuro si viene a riconoscere la proporzione della bella idea d’un corpo, e il compiacimento de’ maestri Carracci, e da femmina con panni rivolti in capo con ordine ben composto e spirito grazioso l’andamento studioso di Rafaello, e in una femmina pure, che ride graziosamente con rara e delicata naturalezza il gusto esquisitissimo [p. 351] d’Antonio da Correggio. Quindi si può dedurre, che il solo Guido Reni più compito d’ogni altro de’ nostri giorni poteva esprimere così bella istoria con alcuni termini di chiaro oscuro dalle parti della più proporzionata e bella naturalezza, come quello che studiò indefessamente in ogni tempo, e potè con tal mezo formare in ordine al proprio talento operazione veramente singolare, e si potea dire innanzi fosse ritocca e non si ritrovasse dall’aria offesa, il migliore dipinto di Guido Reni, e fra più degni che possa godere la virtuosa vista, e benché fosse ritoccata dallo stesso artefice, e con intenzione di migliorare conforme ad altri in simili congiunture, l’esperienza però dimostra in ciascheduna occorrenza l’opposito, non osservandosi per lo più ritocco che non abbia arrecato in fine all’opera notabile detrimento, per essere cosa facile che nello spazio d’anni e lustri interi premuti insieme con la sufficienza anco il proprio gusto, in conformità di quello s’è dimostrato nel primo libro, ed altrettanto difficile, che col tempo l’ultimo venga a conservarsi riunito al primo per ogni parte differente, e non levi al già fatto il primiero spirito e facilità dell’opera, coll’unione e debito accompagnamento del tutto, e perciò s’osserva per l’ordinario in simili casi il dipinto pesto e stentato, al quale bene presto succede l’oscurità e la scrostatura, nel modo è per appunto accaduto a questo, e succede alla giornata ad altri, che camminano a gran passi alla destruzione totale. Appresso a’ particolari sono non pochi i quadri di questo famoso maestro: i più noti però si ritrovano in casa del Marchese Tanari, della prima e seconda maniera, sicome in quella de’ Sampieri di Strada Maggiore, un S. Pietro figura naturale fra gli altri della più eccellente bellezza, ch’abbia dipinto; in casa parimente de’ Zambeccari vicino al Reno si vede in particolare un Sansone che fa strage de’ nemici con la mascella dell’asino, opera degna d’osservazione; in casa pure del Marchese Angelelli un Cristo in Croce spirante al vivo con altri quadri dell’ultima operazione, come sono quelli de’ Guidotti vicino a S. Andrea della Scuole, del Conte Ranucci, de’ Pepoli, de’ Bentivogli e fuori della città per la Lombardia vi sono per ogni radunanza di pittura opere di questo celebre maestro, massime [p. 352] nella città di Reggio, una tavola in S. Prospero, che fece fare l’arte de’ Calzolari, ove si vede insieme con la Beata Vergine e il Santo Bambino disopra, S. Girolamo, con i SS. Avocati Crispino e Cispiniano, ed è della prima e più eccellente maniera, e l’altra nella picciola Chiesa S. Gioseffo, che dimostra un Cristo spirante dell’ultima pittura; e in Modana oltre non pochi quadri, che si ritrovano fra gli altri del Serenissimo padrone, si vede in Duomo, nell’entrare alla destra parte, due tavole, ed anco in Carpi la tavola di S. Rocco, che è facilmente una delle migliori operazioni dell’artefice; e per la Romagna, si vede fuori di Faenza, dalla parte di Bologna nella Chiesa de’ Padri Cappuccini la tavola dell’altare maggiore con la Beata Vergine, il Cristo Bambino, S. Francesco e S. Cristina; e in Forlì in S. Girolamo, Chiesa de’ Padri Zoccolanti, s’osserva nella capella della Concezione della Beata Vergine un rappresentato d’esso mistero con figura maggiore del vivo sopra la luna posata, con angeli all’intorno, e due teste di cherubini sotto a piedi espressa, attorniata nella parte inferiore da nubi, e di sopra coronata di stelle, e da bellissimi splendori, la quale in riguardo della più bella grazia delle teste, facilità e vaghezza de’ colori, pare che non abbia pari, e l’arte non possa fare cosa maggiore; si vede però nel Duomo di Ravenna la capella straordinaria dell’Eminentissimo Cardinale Aldobrandini con la tavola, che dimostra l’istoria quando piove la manna, e nel volto si scorge una meza figura d’ un Redentore nelle nubi circondato dagli angeli vestiti delicatissimamente all’ignudo con gran compitezza e grazia, rappresentati con diversi belli putti, ed opera tale si ritrova della prima più vera e compita maniera, e degna anco per ogni parte al pari d’ogni altro suo buon dipinto d’osservazione e di lode, quando l’umidità non abbia levato il meglio, come anni sono avea dato l’infelice principio; s’osserva similmente in Padoa nella Chiesa degli Eremitani in sagrestia una tavola di S. Giovanni Battista predicante; nel Duomo della città di Pesaro appare similmente verso il mezo della chiesa nell’entrare a mano destra, una grande e bella tavola, come a Fano nella chiesa nuova due tavole picciole, ma di gusto straordinario ed eccellente. Nella città di [p. 353] Fiorenza sono in diverse parti quadri particolari, massime nelle radunanze de’ Serenissimi Prencipi Giovanni Carlo e Leopoldo opere molto compite e rare; e una pure nella Chiesa nuova di S. Filippo Neri della città di Perugia; e una tavola bellissima coll’ Assunta della Beata Vergine nella città di Genova. E in Roma s’osserva, fra le prime ch’egli dipinse, l’istoria che dimostra il glorioso apostolo S. Andrea quando viene condotto al patibolo in una capella contigua alla Chiesa di S. Gregorio de’ Padri Camaldolesi, dove si può dedurre da quella rara operazione a fresco dipinta nella sua gioventù, che le fatiche fatte in somiglianti tempi sono quelle che per l’ordinario dimostrano più spirito e maggior compitezza, per essere istoria grande con figure in copia e più tosto maggiori del vero, ed uno de’ più ben espressi dipinti, che possa spiegare la maggior pratica e sufficienza de’ maggiori professori. Si vede parimente nel volto d’una contigua capelletta una musica d’angeli del medesimo pittore, che se bene non dimostri totale finitezza, sono però ridotti con tanto di grazia e proporzione, che dimostrano il talento straordinario dell’artefice; e nel Palazzo de’ Mazzarini a Monte Cavallo si vede la bellissima Aurora nel volto d’una Loggia de’ Giardini, nella cui opera appare sopra d’un carro tirato da quattro bianchi destrieri Apollo attorniato da dodici vaghe e leggiadre femmine che rappresentano l’ore, e a queste precede un putto con una facella accesa nelle mani, che vola per l’aria, ed un tal rappresentato per essere molto confacevole al particolar genio del pittore dimostra, oltre la bella invenzione e all’attitudini scelte e ben studiate, una tal graziosa leggiadria, accompagnata a più vivo concerto di vaghi colori, che pare impossibile l’incontrare altrove opera di maggior vaghezza e facilità, e in una stanza vicina s’osservano similmente dipinti alcuni putti della solita bellezza di Guido Reni; si vede pure nella prima capella in entrando a mano destra nella Chiesa dei Padri Cappuccini la bella e vaga tavola dell’ Arcangelo S. Michele; e fuori della Porta di S. Paolo alle tre Fontane, dove fu decapitato il santo, vi è la tavola col martirio di San PietroChiesa nuova di S. Filippo Milano, Chiesa di Sant’Antonio Abate">Chiesa di S. Antonio de’ Padri Teatini</luogo> a mano sinistra dell’altare maggiore di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, in <luogo città="Piacenza">Piacenza</luogo> nel <luogo norm="Piacenza, Cattedrale Santa Maria Assunta e Santa Giustina">Duomo</luogo> una tavola, che dimostra <oggetto norm="Quadro, San Martino dona il mantello a un povero">S. Martino quando dà per elemosina parte del suo mantello al povero</oggetto>, e dalle parti della sopracitata tavola del <persona norm="Procaccini, Giulio, Cesare, pittore">Procaccino</persona> le due virtù, e l’altre due istorie laterali della <oggetto norm="Quadro, Beata Vergine">Beata Vergine</oggetto>, e sopra l’organo <oggetto norm="Quadro, Annunziata">l’Annonziata</oggetto> con meze figure, e la grande istoria che si ritrova vicina della <oggetto norm="Quadro, Natività">Natività della Beata Vergine</oggetto>, essendo dipinta la volta verso il coro con istorie varie ed alternate del sudetto <persona norm="Procaccini, Giulio, Cesare, pittore">Procaccino</persona>, e del medesimo <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico Carracci</persona>, che possono esser distinte in occorrenza anco da mezano intelligente di questa professione; ed <oggetto norm="collezione Farnese">appresso il <persona norm="Farnese, Odoardo I, duca"> Serenissimo di Parma</persona> sono alcune copie del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona>, e vari quadri d’invenzione, e dipinti esquisitamente del medesimo <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>; e d’ <persona norm="Carracci, Agostino, pittore">Agostino</persona> si vede, fra l’altre sue operazioni, una stanza quasi del tutto istoriata, e un quadro con figure picciole sopra ad un rame di rara perfezione, di cui è fama non fosse corrisposto in ordine al proprio merito, e perciò restasse così fattamente turbato nell’animo, che in breve fornisse col dolore la vita. L’ <lemma val="ingegno">ingegno</lemma> di grand’eccellenza si dimostra soggetto disposto egualmente all’operare e al patire, e come a quello che più conosce, non serve in simili il maggior acume della conoscenza, che in guisa di più acuto strale per maggiormente se stesso ferire; posciaché lo stesso spirito, da venti dello sdegno rivoltato all’interno, esercita la medesima forza, e virtù anco nella destruzione del proprio composto</oggetto>. Ebbi già occasione in passando di <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo> di vedere nella casa del soprastante alle cantine di S. A. Serenissima alcuni quadri d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, i quali quando non abbiano fatto altra mutazione si possono considerare della più rara <lemma val="bellezza">bellezza</lemma> di tal maestro; e nella <luogo norm="Parma, Chiesa dei Capuccini">Chiesa de’ Padri Cappuccini</luogo>vi è una tavola con <oggetto norm="Quadro, Compianto sul Cristo morto con i santi Chiara e Francesco d’Assisi">Cristo morto, le Marie, S. Francesco e altri santi</oggetto> del medesimo <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, e della solita straordinaria <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>; e nella <luogo norm="Parma, Monastero di San Paolo">Chiesa pure delle Monache di S. Paolo</luogo> l’ <oggetto norm="Quadro, Nozze mistiche di Santa Caterina">istoria del Sposalizio di. S. Caterina d’Agostino</oggetto> veramente rara; e in <luogo città="Reggio Emilia">Reggio</luogo> <pagina numero="339">[p. 339]</pagina> sta in <luogo norm="Reggio Emilia, San Prospero">S. Prospero</luogo> l’altare del coro, e nella <luogo norm="Venezia, Scuola Grande di San Rocco, confraternita laica">confraternita di S. Rocco</luogo> la tavola similmente del coro, e alla destra del maggiore altare l’istoria molto celebre dell’elemosina di questo Santo, e se bene gli altri citati siano di bellezza e perfezione straordinaria, sono in fatti però queste due operazioni il fiore de’ più esquisiti dipinti, ch’abbia mai dimostrato il medesimo<persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>.</p>
Fece azione degna di lode e di memoria il glorioso S. Rocco nel dispensare le proprie facoltà a’ poveri, e quivi appare come al vivo rappresentato dal <lemma val="raro pennello">raro pennello</lemma> di così egregio artefice, il quale in un tal caso altrettanto prodigo della virtù comparte a’ mendici della professione continuamente in abbondanza i più rari e qualificati effetti di bella <lemma val="pittura">pittura</lemma>, ed istoria tale è una di quelle grandi e straordinarie operazioni, le quali per contenere ogni sorte di più rari oggetti, dimostrano come un aggregato del tutto, che la maggior eccellenza dell’arte può manifestare ad imitazione della ben disposta natura. Quivi l’invenzione è rara, la disposizione molto sufficiente, l’attitudini singolari, ed i concetti e pensieri diseminati in ordine alla più propria espressione, sono così insoliti e spiritosi, che oltre il rappresentare adequatamente ogni minima parte, danno motivo di gustosa <lemma val="maraviglia">maraviglia</lemma> al riguardante, oltre il Santo tutto spirito fra molti e differenti pitocchi ciascheduno in un tal caso si palesa del tutto intento coll’arte propria per ottenere la desiata elemosina; alcuni procurano con la forza avanzarsi, altri col dimostrarsi in varie guise più bisognosi e compassionevoli, e in ordine a ciò non mancano gesti più efficaci e maggiormente spiritosi, né deformità orrende, e vestiti capricciosi e stravaganti, e quelli, che per sé soli non sono bastevoli uniti con altri s’ingegnano a tutto potere di rappresentarsi in sito e forma meritevole. In somma, il tutto è così bello e ogni particolare di tanta eccellenza, che ricoperto con <lemma val="maniera">maniera</lemma> della più facile e vera operazione fa conoscere un concerto d’istoria senza difficoltà delle più naturali, e belle che possa in alcun tempo la forza dei pennelli rappresentare a’ buoni intelligenti; e di questa particolar istoria si compiacque si fattamente il famoso <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido Reni</persona>, che dopo averla co’ fatti, e parole più <pagina numero="340">[p. 340]</pagina> volte encomiata incitato dal proprio gusto non mancò d’eternarla a tutto potere col mezo della stampa d’acqua forte, dimostrando con una tal’insolita azione essersi compiaciuto in estremo di questo raro dipinto; e chi brama di riconoscere in un tal luogo l’opere distinte dei tre più eccellenti <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona> con figure d’ogni grandezza, e espresse ad ogni veduta basterà il diportarsi dalla città di <luogo città="Reggio Emilia">Reggio</luogo> a quella di <luogo città="Modena">Modana</luogo>, che riconoscerà <oggetto norm="collezione Estense">nella mentoata <luogo norm="Modena, Gran sala di Palazzo Ducale">gran Sala della stupenda Galeria</luogo>, oltre diversi paesi all’intorno del superbo <oggetto norm="fregio">fregio</oggetto>, anco diversità di figure al naturale nel bellissimo suffittato, ed in particolare un ignudo dipinto alla vista propria del di sotto in su d’<persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> di così eccellente bellezza, come altre figure di donne ignude di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, che in fatti in ordine alla straordinaria intelligenza del bello e gran rilievo, e più vera <lemma val="naturalezza">naturalezza</lemma> pare che l’arte non possa dimostrare maggiore perfezione. Non mancano in tale e tanta radunanza altre diverse istorie, che dimostrano figure intere, con meze e di sole teste, e di grandezza differente sia ne’ quadri come nelle figure, e tra queste ve ne sono della più eccellente <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, che questi tre gran maestri abbiano operato</oggetto>. E dopo l’esatta osservazione di tanti e tali oggetti potrà diportarsi alla città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo>, dove risiede la maggior copia delle tavole, ed opere grandi, e avanti di ricercare quelle della città, compiacendosi di trasferirsi sino alla <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Michele in Bosco">Chiesa di San Michele in Bosco de’ Monaci Olivetani</luogo> fuori di <luogo norm="Bologna, Porta San Mamolo">porta detta S. Mammolo</luogo>, vedrà nel <oggetto norm="chiostro">claustro</oggetto> diverse grandi istorie, che rappresentano i fatti di <oggetto norm="Quadro, San Benedetto">S. Benedetto</oggetto>, dipinte da <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> ad olio dal volto sino in terra, divise da bellissimi termini dimostrati al naturale di <lemma val="chiaroscuro">chiaro scuro</lemma>, con altri capricciosi adornamenti che vengono a framezzare <lemma val="invenzioni">invenzioni</lemma> così belle, copiose ed eccellenti per ogni parte, che servono del continuo alla studiosa gioventù per insegnarle la strada sicura della più bella operazione: ma per disgrazia de’ virtuosi, essendo dipinte ad olio, sono ormai dall’ingiurie de’ tempi così mal trattate, che in breve saranno privi i buoni studiosi d’un tanto seminario della buona <lemma val="pittura">pittura</lemma>. E dopo, andando fuori della <luogo norm="Bologna, Porta di Sant’Isaia">porta detta di Sant’Isaia</luogo>, ritroverà circa mezzo miglio similmente lontana dalla stessa città, la <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Girolamo della Certosa">Chiesa della Certosa</luogo>, <pagina numero="341">[p. 341]</pagina>nella quale vedrà una tavola assai grande, che dimostra <oggetto norm="Quadro, San Giovanni Battista predicante">S. Giovanni Battista predicante</oggetto>, con un paese bellissimo e per l’avanti dell’altare maggiore due istorie della Passione di Cristo, il tutto con figure al naturale di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, e dalla parte destra la celebratissima tavola della <oggetto norm="Quadro, Comunione di San Girolamo">Communione di S. Girolamo</oggetto>, ed i soggetti dipinti sono più tosto maggiori del vivo, e di suprema <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, alla di cui straordinaria formazione è fama che unitamente concorressero i tre eccellentissimi maestri coll’opera e ponderato consiglio, ed in tal guisa formassero una tavola di tanta e di tale eccellenza, la quale viene stimata tra le più singolari che <persona norm="Carracci, Agostino, pittore">Agostino</persona> ed anco gli altri abbiano dipinto, essendo in fatti una delle più esquisite operazioni, che ai nostri giorni si conservi per la vista dei virtuosi di questa professione. È pure anco fuori della <luogo norm="Bologna, Porta Maggiore">porta di Strada Maggiore</luogo> nella <luogo norm="Bologna, Chiesa dei Santi Giuseppe e Teresa dei Carmelitani scalzi">Chiesa degli Scalci</luogo>, una tavola della solita sufficienza di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>; e dentro la medesima città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo> in <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico">S. Domenico</luogo> la <oggetto norm="Quadro, Visione di San Giacinto">tavola del S. Giacinto</oggetto>, ch’è nella <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico, cappella di San Domenico">prima capella a mano destra</luogo> nell’entrare, e all’incontro forsi nella <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico, cappella del Rosario">terza capella alla sinistra</luogo> la <oggetto norm="Quadro, San Raimondo da Pennafort attraversa il mare sul suo mantello">tavola di S. Raimondo</oggetto>, e di dietro al <oggetto norm="pulpito">pulpito</oggetto> i <oggetto norm="Quadro, Martirio di Sant’Andrea">freschi della cappella del martirio di S. Andrea</oggetto>, dove si vede la figura della Carità, S. Francesco, S. Domenico ed altre cose della più grande, ed esquisita <lemma val="naturalezza">naturalezza</lemma>, e tutte di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>; ed in <luogo norm="Bologna, Basilica di San Francesco">S. Francesco</luogo> la <oggetto norm="Quadro, Assunzione della Vergine">tavola dell’Assunta della Beata Vergine al di fuori del coro, con i Santi Apostoli</oggetto>, d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> e dalla parte destra un’altra di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> coll’istoria della <oggetto norm="Quadro, Conversione di San Paolo">Conversione di S. Paolo</oggetto>, opera veramente rara al pari d’ogni al_tra; ed in <luogo norm="Bologna, Ex Chiesa di San Giorgio in Poggiale, oggi Biblioteca d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio">S. Giorgio de’ Padri Serviti</luogo> dalla parte sinistra una tavola d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, ch’è forsi nella seconda capella con la <oggetto norm="Quadro, Madonna in Trono col Bambino e santi">Beata Vergine, Cristo Bambino, e altri due santi dalle parti</oggetto>, e nell’ultima capella della stessa parte la <oggetto norm="Quadro, Annunciazione">Beata Vergine dall’Angelo annunziata con figure picciole degli stessi maestri</oggetto>, e di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> si vede nel mezo a queste una tavola di straordinaria <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, che dimostra con spirito e bella verità l’ <oggetto norm="Quadro, La Piscina Probatica">istoria della Piscina</oggetto>; e nella <luogo norm="Bologna, Santuario di Santa Maria della Vita">Chiesa delle Monache del Corpo di Cristo</luogo> si ritrovano pure dalle parti della <luogo norm="Bologna, Porta Maggiore">porta maggiore</luogo> dentro alla <luogo città="Bologna, Santuario di Santa Maria della Vita">stessa Chiesa</ luogo> due tavole di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, ed in quella delle <luogo norm="Bologna, Convento di Sant’Orsola">Monache di S. Orsola in Strada S. Vittale</luogo> la <oggetto norm="Quadro, Martirio di Sant’Orsola">tavola dell’altar maggiore col Martirio della santa</oggetto> <pagina numero="342">[p. 342]</pagina>, e un’altra dalla parte destra; e nelle <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo> <luogo norm="Bologna, Chiesa di Santa Cristina">Monache di S. Cristina</luogo> l’altare maggiore con figure maggiori del <lemma val="naturale">naturale</lemma>, nella <luogo norm="Bologna, Chiesa e Convento di suore Carmelitane dei Santi Giacomo e Filippo Apostoli dette comunemente le Convertite">Chiesa delle Monache Convertite</luogo> una tavola, nella parte destra dell’altare maggiore, e ancorché tutte siano straordinarie, l’ultima però pare più uniforme al gusto del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona>, e maggiormente bella; nella <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Gregorio dei Mendicanti">Chiesa de’ Mendicanti</luogo> vi è parimente la <oggetto norm="Quadro, San Matteo">tavola di S. Matteo</oggetto> chiamato da Cristo all’apostolato di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, con figure assai maggiori del vero, come in <luogo norm="Bologna, Basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano">S. Bartolomeo</luogo> di <luogo norm="Bologna, Piazza di Porta Ravegnana">Piazza Ravegnana</luogo> una <oggetto norm="Quadro, San Carlo">picciola tavola con la figura di S. Carlo</oggetto>, in <luogo norm="Bologna, Basilica di San Martino">San Martino de’ Padri Carmelitani</luogo> dalla parte sinistra della capella maggiore la <oggetto norm="Quadro, San Girolamo">tavola di S. Girolamo</oggetto>, ed in <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Giacomo">S. Giacomo de’ Padri Agostiniani</luogo> pure alla sinistra parte la <oggetto norm="Quadro, San Rocco">tavola di S. Rocco</oggetto>, ed un altro somigliante <oggetto norm="Quadro, San Rocco">S. Rocco</oggetto> nella picciola chiesa dello stesso santo detto del Pratello, e in <luogo norm="Bologna, Chiesa di San Paolo Maggiore">S. Paolo de’ Padri Teatini</luogo>la tavola della seconda capella nell’entrare a mano destra, e nella sagrestia del <luogo norm="Bologna, Cattedrale Metropolitana di San Pietro">Duomo</luogo> vi è il quadro nel volto come nella <luogo norm="Bologna, Chiesa dei Santi Gregorio e Siro">Chiesa di S. Gregorio</luogo>, e delle <luogo norm="Bologna, Chiesa e Convento di Monache Domenicane dette di San Giovanni Battista">Monache di S. Giovanni Battista</luogo>, nella prima la tavola della seconda capella dalla parte sinistra nell’entrare, e nell’altra l’altare maggiore, e tutte di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico Carracci</persona> di varia e rara <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>; si vede pure nella medesima <luogo norm="Bologna, Chiesa dei Santi Gregorio e Siro">chiesa di S. Gregorio</luogo> una <oggetto norm="Quadro, Battesimo di Cristo">tavola, che dimostra S. Giovanni Battista che battezza Cristo</oggetto>, opera copiosa e assai sufficiente, e un’altra tavola in <luogo norm="Bologna, Ex Chiesa di San Nicolò in San Felice ora chiusa definitivamente">S. Nicolò di Strada S. Felice</luogo> della prima operazione d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>. Nella picciola chiesa di <luogo norm="Bologna, Oratorio di San Bartolomeo di Reno">S. Bartolomeo di Reno</luogo> si vede parimente una tavola col tutto della capella dipinta per ogni parte dal pennello d’ <persona norm="Carracci, Agostino, pittore">Agostino</persona>, essendo anco dello stesso la tavola ch’è in <luogo norm="Bologna, Chiesa del Santissimo Salvatore">S. Salvatore con l’Assunta Beata Vergine e gli Apostoli</luogo>, e in San Bernando vicino a <luogo norm="Bologna, Strada Castiglione">Strada Castiglione</luogo> una tavola nella prima capella nell’entrare a mano sinistra, di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, come l’istoria sotto al portico all’incontro di S. Maria Maggiore sopra il muro, che rappresenta quando Pilato si lavò le mani alla presenza di Cristo; ed è anco fra le più esquisite del medesimo <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> l’altar maggiore di S. Antonio del Collegio di Montalto, che fa vedere il santo nella parte di sopra, e vari eremiti dalle parti di sotto, opera molto confacevole al proprio <lemma val="genio">genio</lemma>, e di singolar e bella naturalezza. Appresso a’ <pagina numero="343">[p. 343]</pagina> particolari della città, si ritrovano diverse e belle operazioni, come nella <luogo norm="Bologna, Palazzo Fava">Casa de’ Favi</luogo> <oggetto norm="affreschi">alcuni fregi coll’istorie a fresco dell’Eneide di Virgilio del medesimo <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, ed alcune di <persona norm="Albani, Francesco, pittore">Francesco Albani</persona>, e d’altri suoi scolari</oggetto>, ma sono di buon principio in riguardo di quelle che stanno dipinte nel gran fregio della <luogo norm="Bologna, Palazzo Magnani">Sala de’ Magnani</luogo> vicino a <luogo norm="Bologna, Basilica di San Giacomo Maggiore">San Giacomo Maggiore</luogo>, dove si vedono i fatti di Romolo e Remo, istorie espresse seguitamente dal primo <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, come d’ <persona norm="Carracci, Agostino, pittore">Agostino</persona>, a <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, adorne con framezati di termini rappresentati di <lemma val="chiaroscuro">chiaro scuro</lemma> insieme con diversità di festoni, mensule, cartelle e mascheroni, che egualmente in riguardo dell’istorie, come degli ornamenti, i quali vengono a legarle insieme della più rara <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, si rende opera straordinaria, e per ogni parte mirabile, e nelle stanze del piano vi è un Apollo <lemma val="affresco">a fresco</lemma> sopra un focolare, opera di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, e altre figure di rara compitezza, ma al pari d’ogni altra esquisita e bella; e nella <luogo norm="Bologna, Casa Sampieri, Museo">casa de’ Sampieri</luogo> nel mezzo di <luogo norm="Bologna, Strada Maggiore">Strada Maggiore</luogo>, oltre diversi quadri di questi maestri, e uno in particolare d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> con figure picciole, ma stupende, s’osservano parimenti sopra muri <lemma val="affresco">a fresco</lemma> in diverse stanze le forze d’Ercole, con ignudi maggiori del vero, di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona> e d’ <persona norm="Agostino Carracci, pittore">Agostino</persona>, espressi ad ogni veduta con gran maestria, e in casa del marchese Tanari, verso il mezo di <luogo città="Bologna, Strada Galliera">Strada Galiera</luogo>, vi sono alcuni pezzi di quadri di <persona norm="Ludovico Carracci, pittore">Lodovico</persona>, e d’altri molto eccellenti; fra i quali D. Luca Buonfigliuolo conserva alcuni quadri degli stessi <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona>, come diversi rari <lemma val="disegni">dissegni</lemma>, massime de’ medesimi maestri e de’ suoi più degni seguaci, e col mezo di questo intelligente e pratico soggetto potrà il curioso della <lemma val="pittura">pittura</lemma>, scoprire altre non poche buone pitture, che vengono ad ornare una tal città per ogni parte qualificata e riguardevole, e che io per non fare un longo inventario di tutte tralascio: si considerano però fra le maggiori l’ <oggetto norm="Quadro, Resurrezione di Cristo">istoria della Resurrezione di Cristo</oggetto> in Casa del Marchese Angelelli vicino a <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico">San Domenico</luogo>, ed il quadro del <oggetto norm="Quadro, Il ritorno del figliol prodigo">Figliuolo Prodigo</oggetto>, che si ritrova in <luogo norm="Bologna, Casa Zambeccari">Casa de’ Zambeccari</luogo> da S. Barbaziano, amendue di rara eccellenza d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, e il primo fatto a bella posta per dimostrare nelle figure che dormano le più difficili occorrenze de’ scorzi, e nell’altro per imitare il particolare gusto del divino <pagina numero="344">[p. 344]</pagina> <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Antonio da Correggio</persona>, ed in vero nell’uno, come nell’altro, è riuscito di suprema <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, e per ogni parte <lemma val="meraviglioso">maraviglioso</lemma>; e in oltre alla quantità d’altri particolari quadri, che sono di questi rari maestri nella stessa città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo>, si possono anco vedere in <luogo città="Ferrara">Ferrara</luogo> la tavola maggiore in <luogo norm="Ferrara, Chiesa di San Francesca Romana">S. Francesca Romana</luogo>, e un’istoria nella confraternita contigua a <luogo norm="Bologna, Basilica di San Francesco">S. Francesco</luogo>, e nella <luogo norm="Cento, Convento Cappuccini, Santuario Madonna della Rocca">Chiesa de’ Padri Capuccini di Cento</luogo> una tavola, come l’altre di <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, che è la prima in entrare a mano destra, e veramente si ritrova della più bella e compita maniera ch’abbia mai fatto; e in <luogo norm="Imola, Chiesa dei Santi Nicolò e Domenico">S. Domenico d’Imola</luogo> si vede pure nell’ultimo del coro una tavola assai grande coll’ <oggetto norm="Quadro, Martirio di Sant’ Orsola">istoria di S. Orsola</oggetto> dello stesso <persona norm="Carracci, Ludovico, pittore">Lodovico</persona>, come la tavola d’altare maggiore nella <luogo norm="Sassuolo, Parrocchia di Sant’Antonio">Chiesa de’ Cappuccini</luogo> di <luogo città="Sassuolo">Sassuoli</luogo>, e nella famosa di <luogo città="Loreto">Loreto</luogo> una tavola stupenda d’ <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> in entrare alla parte destra. In altre Galerie di <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo>, e di <luogo città="Venezia">Venezia</luogo>, ed in particolare nelle mentoate di <luogo città="Verona">Verona</luogo> non mancano gli operati di questi eccellentissimi maestri, ma però in paragone delle citate di minor momento. <oggetto norm="collezione Estense">Nella Galeria similmente del <persona norm="d’Este, Francesco I, duca di Modena">Serenissimo Gran Duca</persona> compare fra gli altri di prima <lemma val="bellezza">bellezza</lemma> <oggetto norm="quadro, Venere e Cupido">un quadro, che dimostra donna ignuda al vivo, che quando non superi nella più eccellente bellezza l’opere dei primi capi e maggiori sopracitati maestri, si dimostra almeno, eccettuati i medesimi primi, superiore ad ogni altro</oggetto></oggetto>, e l’opere ch’hanno nella città di <luogo città="Roma">Roma</luogo> comprato ad <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> l’immortalità del nome, con la destruzione del composto, sono diversi dipinti, che si vedono nel famoso <luogo norm="Roma, Palazzo Farnese">Palazzo Farnese</luogo>, come alcuni sopra muri, altri con copie del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona>, e alcuni altri quadri della solita compitezza d’un tal maestro; ma l’opera che contiene in se stessa un compendio del bello e buono della <lemma val="pittura">pittura</lemma>, è poi sempre quella della famosa Galeria, la quale in riguardo della nuova invenzione egregiamente disposta, con capricci insoliti e stupendi, e del concerto di più ben fondata e compita <lemma val="naturalezza">naturalezza</lemma>, pare che solo il buon virtuoso possa in tal luogo ritrovare quel meglio espresso con somma facilità, vaga e più vera maniera, per esser quivi il tutto in varie guise dipinto, con la maggior eccellenza dell’arte, e questa in fatti è l’opera singolare degli odierni, come le stanze citate di <persona norm="Sanzio, Raffaello, pittore architetto">Rafaello</persona> fra li <pagina numero="345">[p. 345]</pagina> moderni, e queste a proporzione sono nella pittura le maggiori eccellenze della città di <luogo città="Roma">Roma</luogo> e dell’Universo tutto, ed opera tale insieme con la altre di questi studiosissimi maestri espresse con la più vaga, vera e soda <lemma val="maniera">maniera</lemma> hanno in <luogo città="Roma">Roma</luogo>, e in ogni altra parte riaperta la strada che dopo i primi Capi e più eccellenti s’era col tempo quasi di fatto perduta; e oltre alle sin qui citate, si possono anco vedere di questi degnissimi riformatori nella stessa città di <luogo città="Roma">Roma</luogo> la <luogo norm="Roma, Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, cappella di San Diego">capella di S. Diego</luogo> in <luogo norm="Roma, Ex Chiesa di San Giacomo degli Spagnoli ora Chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore">S. Giacomo dei Spagnuoli</luogo>, dipinta da <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> a fresco coll’istorie del Santo, massime quelle della parte di sotto, per esser di sopra dipinta per mano d’ <persona norm="Tacconi, Innocenzo, pittore">Innocenzo Tacconi</persona>, del <persona norm="Zampieri, Domenico, pittore">Zampieri</persona> e dell’ <persona norm="Albani, Francesco, pittore">Albani</persona> suoi scolari, col <lemma val="disegno">dissegno</lemma> del maestro, e in <luogo norm="Roma, Papale Arcibasilica Maggiore Arcipretale Liberiana di Santa Maria Maggiore">Santa Maria Maggiore</luogo> una tavola con l’ <oggetto norm="Quadro, Assunzione della Vergine">Assunta al Cielo della Beata Vergine insieme con gli apostoli</oggetto>, e l’istoria della volta dei sudetti suoi scolari, e in S. Gregorio de’ Padri di Camaldoli vi è la capella alla destra della maggiore dedicata al santo, colla tavola dello stesso <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, sicome la tavola a mano destra in S. Francesco di Ripa grande de’ Padri Zoccolanti, della <oggetto norm="Quadro, Pietà">Pietà con la Beata Vergine, S. Gioanni, S. Maria Maddalena, S. Francesco</oggetto>, e vari putti della solita bellissima e compita <lemma val="naturalezza">naturalezza</lemma>, e in <luogo norm="Roma, Chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo">S. Onofrio</luogo> nell’entrare alla destra nella capella verso il mezo della chiesa si vede una tavola con figure assai meno del vero, che dimostrano quando fu portata sopra il mare dagli Angeli la Santissima Casa di <luogo città="Loreto">Loreto</luogo>; e in S. Bartolomeo in Lola vi è nell’entrare alla destra verso il mezo la capella di S. Carlo col santo nella tavola inginocchiato, e dalle parti l’istoria del santo <lemma val="affresco">a fresco</lemma>, prima da me stimata dello stesso <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, ma dopo sono accertato non essere che d’<persona norm="Carracci, Antonio, figlio di Agostino pittore">Antonio</persona> suo nipote e <oggetto norm="collezione Ludovisi">di questo si vedono nella <luogo norm="Roma, Palazzo Ludovisi">Galeria de’ Lodovisi</luogo> alcune istorie di S. Dionigio in picciolo, ma l’une e l’altre sono di rara sufficienza</oggetto>, e di tal sorte, e forsi meglio, era una rappresentazione del Diluvio, che levò di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo> l’Abbate Gavoto al tempo della Legazione dell’Eminentissimo Sachetti, che dimostrava una bella e copiosa invenzione dipinta con ogni compitezza. <oggetto norm="collezione Ludovisi">Nella medesima <luogo norm="Roma, Palazzo Ludovisi">Galeria de’ Lodovisi</luogo>, oltre l’opere citate d’<persona norm="Carracci, Antonio, pittore">Antonio</persona>, vi sono d’<persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> e degl’altri <persona norm="Carracci, famiglia, pittori">Carracci</persona> diversi pezzi con figure al naturale, come in picciolo <pagina numero="346">[p. 346]</pagina> della prima e più rara <lemma val="bellezza">bellezza</lemma></oggetto>; e similmente appresso i <oggetto norm="collezione Borghese">Borghesi</oggetto>, <oggetto norm="collezione Aldobrandini">Aldobrandini</oggetto> e nell’altre sopracitate straordinarie <oggetto norm="collezioni">radunanze</oggetto> si vedono, massime d’<persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona>, diverse ed eccellentissime operazioni, <oggetto norm="collezione Pamphilj">in particolare nel <luogo norm="Roma, Villa Pamphilj"> Palazzo della Vigna Pamfiglia</luogo> si viene ad osservare fra gl’altri in un <oggetto norm="Quadro, Danea">quadro assai grande una Danea ignuda</oggetto>, figura al <lemma val="naturale">naturale</lemma>, con Amore parimente <lemma val="ignudo">ignudo</lemma>, il quale sta raccogliendo l’oro per mettere nel carcasso, dopo aver gettato via gli strali, additando lo stesso oro per lo più penetrante, potente ed efficace in amore d’ogni altra cosa, ed opera tale per ogni parte d’osservazione espressa con estrema <lemma val="bellezza">bellezza</lemma> si palesa fra le più degne continuamente mirabile</oggetto>. Si ritrova pure appresso <persona norm="Oddi, Angelo, conte">Monsignor degli Oddi</persona> <oggetto norm="quadro, Samaritana al pozzo">un quadro, che dimostra quando Cristo sta vicino al pozzo convertendo la samaritana, opera della più vera e compita verità, che lo stesso <persona norm="Carracci, Annibale, pittore">Annibale</persona> abbia dipinto, essendo stato fatto per saggio d’opere grandi, che si dovevano fare nella <luogo norm="Perugia, Abbazia di San Pietro">Chiesa di S. Pietro di Perugia de’ Padri Benedettini</luogo>, ed egli per contrasegno del suo valore dipinse in concorrenza questa stupenda operazione, che forsi al solito di simili congiunture prevalendo qualche parzialità fu accettato il peggio</oggetto>. Ma questi spiritosissimi maestri riuscirono per l’ordinario nell’occasioni dell’operare altrettanto disgraziati, quanto eccellentissimi ed immortali.</p>
<p style="text-align: justify"><capitolo titolo="Dell’opere principali di tre primi e maggiori soggetti della odierna scuola de’ <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona>, che furono <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido Reni</persona>, <persona norm="Zampieri, Domenico, pittore">Domenico Zampieri</persona>, <persona norm="Lanfranco, Giovanni, pittore">Gioanni Lanfranchi</persona>, et altri dal medesimo <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido</persona> derivanti">Dell’opere principali di tre primi e maggiori soggetti della odierna scuola de’ <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona>, che furono <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido Reni</persona>, <persona norm="Zampieri, Domenico, pittore">Domenico Zampieri</persona>, <persona norm="Lanfranco, Giovanni, pittore">Gioanni Lanfranchi</persona>, et altri dal medesimo <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido</persona> derivanti</capitolo></p><br>
<p style="text-align: center"><capitolo titolo="CAP. XXIX">CAP. XXIX</capitolo></p><br>
<p style="text-align: justify"><pagina numero="347">[p. 347]</pagina> Dalla fiorita scuola degli eccellentissimi <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona> pare fra i molti, che germogliarono quasi ad un tempo nella <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo>, ed in particolare nella medesima città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo>, e parti circonvicine, riuscirono a’ nostri giorni più immediati nella virtù, e maggiormente famosi <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido Reni</persona>, <persona norm="Zampieri, Domenico, pittore">Domenico Zampieri</persona> e <persona norm="Lanfranco, Giovanni, pittore">Giovanni Lanfranco</persona>, che dipinsero laudabilmente in ogni sorte d’operazione, ed hanno lasciato per l’universo fortunate memorie, come effetti desiati della loro singolar virtù.</p>
E fra gli altri esso <persona norm="Reni, Guido, pittore">Guido</persona> dopo la mancanza degli stessi <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Carracci</persona> è restato vera guida e primo capo a’ nostri giorni nella <lemma val="pittura">pittura</lemma>, e sopra d’ogni altro famoso ed eccellente. E per dar a conoscere la strada, che venne a condurre un tanto soggetto a’ gradi di fortunata e sublime virtù, mi sarà lecito di rappresentare in questo punto quello che lo stesso maestro si compiacque meco conferire in occorrenza di grato discorso, allora ch’eccitato dal natural talento per dar a conoscere i propri sentimenti, col fondamento di teorica e pratica intorno al debito indrizzo de’ principianti nella <lemma val="pittura">pittura</lemma>, ebbe a dirmi in tal proposito «che questi tali hanno bisogno d’esser instrutti con pazienza, amore e carità, e che malamente l’intendono coloro che procurano in occasione di tal sorte i più eccellenti maestri della professione, come quelli che sono allettati dalla speranza di potere con poco dispendio sortire in breve, e di facile con la virtù straordinaria l’utile e riputazione». E perciò, com’egli dicea, «restano di longa mano ingannati, perché i soggetti c’hanno impiego di gran conseguenza, non possono applicare alle più <pagina numero="348">[p. 348]</pagina> basse istruzioni, ma bensì indovinarla coloro che vengono ad accommodare simili principianti con persone anco di ordinaria sufficienza, i quali per essere a questo effetto stipendiati, del continuo s’impiegano in tal insegnamenti, e sono solleciti ad abituarli nella buona operazione, dove resi poscia questi studiosi professori pratici ed intelligenti nelle proporzioni, vengono facilmente ad apprendere da’ più eccellenti maestri la miglior <lemma val="maniera">maniera</lemma>»; onde, com’egli testificava, nato di musico, gustoso della <lemma val="pittura">pittura</lemma>, dopo essere stato indirizzato, e mantenuto per qualche tempo infruttuosamente nell’esercizio paterno, dall’armonie delle voci passò al concerto de’ colori, e per ottenere la desiderata riuscita fu indirizzato sotto la disciplina di <persona norm="Denijs, Calvaert, in Italia detto Dionisio Fiammingo, pittore">Dionisio Fiamengo</persona>, pittore a quei giorni pratico e diligente, ma di sufficienza poco più che ordinaria, come si può vedere nelle tavole di <luogo norm="Bologna, Basilica di San Domenico">S. Domenico</luogo>, <luogo norm="Bologna, Basilica di Santa Maria dei Servi">de’ Servi di Strada Maggiore</luogo>, di <luogo norm="Bologna, Chiesa dei Santi Gregorio e Siro">S. Gregorio</luogo> e quasi per ogni chiesa della città di <luogo città="Bologna">Bologna</luogo>, il quale maestro per esser riconosciuto in quei tempi col mezo di uno scudo d’argento da ciascheduno di loro, ne derivava in conformità di quello ch’egli raccontò in tal caso che fosse oltramodo sollecito co’ propri scolari, e in una tal guisa proseguisse lo studio fino alla morte d’esso <persona norm="Denijs, Calvaert, in Italia detto Dionisio Fiammingo, pittore">Dionisio</persona>, che fu circa otto anni continui, e con tanta assiduità che testificava in riguardo della sollecitudine, egualmente del padre come del maestro, che benespesso non permettevano la necessaria dimora per supplire alle necessità della <lemma val="natura">natura</lemma>; dove di già stabilito nell’abito del continuo studio, e innamorato da dovero della virtù, fatto pratico nel <lemma val="disegno">dissegno</lemma>, venne indirizzato per tempo nella gran scuola de’ <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino Carracci, Ludovico, artisti">Caracci</persona>, alle cui bellezze del tutto intento per alcuni anni procurò col <lemma val="disegno">dissegno</lemma> e colori d’imitare, e fu facile in riguardo delle longhe anticipate fatiche approfittarsi e rendersi degno seguace di tanti maestri, senza de’ quali riusciva come repugnante dal solo Fiamengo l’estraere la bellissima perfezione dell’operare, che mirabilmente ottenne da’ studiosissimi <persona norm="Carracci, Annibale, Carracci, Agostino, Carracci, Ludovico, artisti">Caracci</persona>, e reso poi in progresso di tempo avido delle maggiori bellezze, già divertiti i propri maestri in diverse parti, si diportò ad osservare l’estreme del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona>, ed incitato dal desiderio d’avanzarli col maggior studio procurò <pagina numero="349">[p. 349]</pagina> di portarsi a <luogo città="Roma">Roma</luogo>, e quivi oltre aver dissegnato più volte le più rare operazioni, dissegnò replicatamente il tutto dell’antichità spettante alla professione, prima con la <lemma val="pietra ematite">pietra amatite</lemma>, e poi colla <lemma val="penna">penna</lemma>, le quali fatiche, come m’affermò soggetto molto versato ed intelligente della <lemma val="pittura">pittura</lemma>, sono così copiose e belle, che rendono <lemma val="meraviglia">maraviglia</lemma> non solamente per la <lemma val="bellezza">bellezza</lemma>, come in riguardo della copia, e finalmente dalla grazia e delicatezza del <persona norm="Allegri, Antonio, detto il Correggio, pittore">Correggio</persona> in <luogo città="Lombardia">Lombardia</luogo>, e dall’osservazione dell’opere, e <lemma val="disegni">dissegni</lemma> adequatissimi di <persona norm="Sanzio, Raffaello, pittore Francesco Scannelli, Il Microcosmo della Pittura, per il Neri, Cesena 1657
, che fu concessa l’anno 1588 da Sisto V alla Compagnia de’ Pittori, quali la dedicarono anche a S. Luca loro Avvocato al tempo di Urbano VIII. Questa chiesa è delle più antiche di Roma che doppo aver avuto molti ristori, per esser non di meno ridotta a cattivo termine, fu risoluto mercé la magnificenza de’ Signori Barberini di rinovarla da’ fondamenti, come seguì coll’industrioso disegno e perfetta architettura di Pietro da Cortona e benché non molto grande e non ancor ridotta a perfezione, riesce una delle maestose e vaghe chiese di Roma. Roma, chiesa di S. Martina Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
chiesa sopra la porta di mezzo vi è l’arme di Clemente VIII con due angioli che la sostengono, lavorata riccamente da Giovanni Antonio Valsoldino; e diversi trofei d’instrumenti musicali di marmo, come anche le due mezze figure che rappresentano il Re David con l’arpa et il re Ezechia con l’organo, sono scolture assai buone d’Ambrogio Malvicino. Roma, Chiesa di San Giovanni in Laterano Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
sopra la porta di mezzo vi è l’arme di Clemente VIII con due angioli che la sostengono, lavorata riccamente da Giovanni Antonio Valsoldino; e diversi trofei d’instrumenti musicali di marmo, come anche le due mezze figure che rappresentano il Re David con l’arpa et il re Ezechia con l’organo, sono scolture assai buone d’Ambrogio Malvicino. None Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma
Ripetta, e nel fine di esso si fece una nuova chiesina in ottangolo con l’architettura di Giovanni Antonio de’ Rossi, che per un legato del medico [p. 419] Matteo Caccia da Orti, fu abbellita di pitture, stucchi e bassi rilievi di marmo; quello nell’altare a man destra è scoltura del padre di Giovanni Francesco de’ Rossi, e l’altro incontro col sepolcro del medico è opera di Cosimo Fancelli; le pitture della cuppola sono di Pietro Paolo Baldini, l’altre di sotto di Lorenzo Greuter e tutte l’altre de’ medesimi. Roma, Via di Ripetta Filippo Titi, Studio di pittura, scultura e architettura nelle chiese di Roma